The Fab Four

Copyright: Nature
I non abbonati troveranno qui e meglio ancora qui particolari sulle quattro discendenti transgeniche di uistitì transgenici dai bianchi pennacchi.

Ieri all’accademia dei Lincei
“Invitiamo gli scienziati a intervenire sulle pagine ‘scienza e filosofia’ del Sole – diceva Armando Massarenti (autore di Staminalia, Guanda) al convegno europeo sulle cellule staminali embrionali – per controbilanciare un po’ il punto di vista cattolico di teologi, filosofi et al. che prevale negli altri media.”

Gli scienziati erano critici lo stesso verso la categoria dei giornalisti, rei di dare informazioni sbagliate, di favorire i malintesi già diffusi nell’opinione pubblica, di incitarla a chiedere esperimenti clinici e terapie a breve. Come se i ricercatori non ci pensassero da soli.

Io li ho ringraziati per averci fornito occasioni d’oro, annunciando risultati strepitosi che si rivelavano irriproducibili, presunte clonazioni di embrioni umani, e altri scandali spesso legati a conflitti d’interesse.

Visto che è giovedì, parliamone. Noi giornalisti prendiamo qualunque cosa esca su Nature per una grande scoperta, diceva un ricercatore italiano. E’ vero, e ci siamo anche inventati l’impact factor del settimanale, e pure che lui e i suoi colleghi mirano innanzitutto a pubblicare proprio su quel settimanale lì.

Ieri ho incontrato la mia prima eccezione da quando faccio questo lavoro, Austin Smith del Wellcome all’università di Cambridge. Sulla pagina del suo lab ha messo questa frase:

From July 2008 the Smith laboratory does not submit research findings to, or referee for, NATURE magazine.

Oggi, università di Milano-Bicocca
Sono passata stamattina alla sessione della Settimana della ricerca scientifica dedicata a tecnologie wireless e “ubiquitous learning”. Per ritrovare degli amici e chiedere a Manuel Castells se all’Annenberg School of Communication o altrove, conosceva qualcuno che studia l’uso dei cellulari nelle situazioni di emergenza o per la normale assistenza umanitaria.

Sul blog segnalo ogni tanto innovazioni/applicazioni in campo sanitario, ambientale ecc. che mi sembrano utili a chi collabora con un’Ong. Però come posso sapere se e quali fanno davvero una differenza e quale?

Guido Martinotti (grazie dell’ottima colazione e conversazione) dice che per ora gli esperimenti controllati sul serio riguardano il monitoraggio a casa loro di pazienti dimessi dagli ospedali o di anziani che devono prendere farmaci a scadenze regolari, che si stanno svolgendo nei paesi ricchi.

Eppure tutti quelli con i quali si discuteva oggi erano d’accordo: nel primo mondo le tecnologie wireless si sommano a quelle wired, moltiplicano e modificano i rapporti sociali ecc. ma i vantaggi concreti per la qualità della vita e la vita tout court sono maggiori nel terzo mondo.

Sono stati quantificati i guadagni economici della “disintermediazione” fra l’offerta e la domanda di pesce o di prodotti agricoli, ma non trovo altro. Le mie domande sono più terra terra, per es. quanti bambini in più sono mandati alla scuola, ritenuta prima troppo distante, perché i genitori sono rassicurati da potersi mettere in contatto con loro se fanno ritardo. Oppure quanti casi di colera sono stati evitati quest’anno in Africa sub-sahariana, grazie a cell cum video, google maps, geochat ecc.

Magari qualche passante è a conoscenza di studi del genere? Mi farebbero proprio comodo.

I uistitì dai bianchi pennacchi sono troppo belli per fare da cavie nei laboratori…