Sweet Food Nation

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I consumatori fanno confusione sugli zuccheri, dicono gli scienziati, titola il com. stampa della lobby dello sciroppo di mais, adunata nel Convention Center di Anaheim, sulla costa californiana, per il convegno annuo delle tecnologie alimentari. Sito istruttivo. Ieri per esempio, c’era la sessione “come far arrivare composti bioattivi nei cibi grazie alle nanotecnologie”, come se il nostro apparato digerente operasse sulla nanoscala. Altro trucco per scrivere “high tech” sulla confezione e scucirci soldi in più per roba inutile (se va bene)?
Dov’ero arrivata?
Ah sì, gli zuccheri. Da decenni Big Sugar dolcifica qualunque tipo di cibo, e prezzola scienziati per dimostrare che sì, gli zuccheri hanno tantissime calorie, ma no, mica fanno ingrassare. Se metà degli americani è sovrappeso, un terzo obeso e un quarto diabetico è solo perché mangia troppo, non per le tonnellate di dolcificanti che le rifilano. Come scrive Michael Pollan nel Dilemma dell’onnivoro e In difesa del cibo (Aldephi) bellissimo il primo, più scontato il secondo perché passa in rassegna parecchia letteratura scientifica e se la prende con quella disonesta. E come scrive Marion Nestle
Tentativo di recensione
Come scrive Pollan, gli zuccheri sono la fonte d’energia per il cervello, il nostro s’è evoluto per ingerirne il più possibile, costano poco da produrre, rendono l’ira di dio, e nel dopoguerra gli “scienziati” di Big Sugar hanno puntato deliberatamente a creare consumatori glucosio-dipendenti. Ci sono riusciti.
Ripensandoci, è bello anche In difesa del cibo, 252 pagine, 19 euro, ottima traduzione di Giovanni Luciani. Ha la stessa visione d’insieme, critica il riduzionismo scientifico (prezzolato), la semplificazione ad oltranza dei contenuti degli alimenti decisa dall’industria, mascherata dall’aggiunta dissennata di singoli nutrienti – come se a renderli nutrienti non fossero le loro interazioni.
Digressione
Motivo per cui – aggiungo io – il Golden Rice per ora non mantiene la doppia promessa di riscattare gli Ogm e di regalare salute e felicità ai bambini del terzo mondo. Con l’aggiunta di un gene, è vero che c’è beta-carotene nei chicchi, ma non basta ingerirlo per trasformarlo in vitamina A, fissarla dove serve, vederci meglio ecc. Anche se fosse stata condotta in maniera etica – ci sono dubbi – l’ultima ricerca mette tutte le conclusioni al condizionale e raccomanda di integrarlo comunque con vegetali che contengono beta-carotene. Ma non era fatto proprio per compensarne le  carenze?
Conclusione
Comunque fa piacere che uno importante come Pollan parli della qualità dei suoli e della vita dei loro microbi. Però fra gli scienziati onesti, poteva citare almeno Manuela Giovannetti, la presidente della banca mondiale e open access dei glomeromiceti, e il mitico Pedro Sanchez, detto Marcané