L’isola di Hirta, Ebridi Esterne, con decorazione di pecore Soay
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Non gli piace questa ricerca in biologia delle popolazioni. Per chi ha fretta, una sintesi. Due anni fa Clutton-Brock, Coulson et al. avevano ipotizzato un effetto del riscaldamento globale su pecore scozzesi che vivono all’aperto tutto l’anno. Adesso hanno testato l’ipotesi localmente, trovando che tra le pecore sono rimpicciolite nei vent’anni (1985-2005) in cui gli inverni erano più miti.
Digressione
Come si sa, nei climi freschini è la temperatura invernale a stabilire quanti agnelli dell’anno sopravvivono e si potranno riprodurre. A metà degli anni Novanta un allevatore neo-zelandese stufo di perderne tre su dieci, aveva inventato un apposito maglione di pura lana vergine. Risultò in vendita in un negozio specializzato di Christchurch. Ne diedi l’indirizzo a Enrico Deaglio che ci andava in vacanza, mi promise di comprarlo e invece…
Fine digressione
Per la mitezza invernale, Coulson, Clutton-Brock et al. usano misure di alte e basse pressione sull’Atlantico nord, in gergo l’indice NAO, e in una nota rimandano a “Decadal trends in the NAO: Regional temperatures and precipitation” di James Hurrell. E’ una variabile tra le tante, in mezzo a una serie di parametri biologici e metodi matematici per analizzarli. Lo scopo dei biologi infatti è di contribuire a una teoria delle interazioni tra cambiamenti ambientali, genotipo, fenotipo e dinamica delle popolazioni.
A Maurizio non interessa. Ha da ridire perché secondo lui
- la NAO non c’entra con il riscaldamento globale;
- Il suo indice non “coincide con i dati meteo” (come scrivevo in risposta a un suo commento);
- i quali dovevano essere rilevati dai biologi stessi;
- avrei dovuto controllare la NAO almeno su questo link;
- chiunque parli di riscaldamento globale gli credo, invece di essere scettica come lo sono sull’omeopatia.
Secondo me:
- Nel nuovo articolo, Clutton-Brock, Coulson et al. parlano di clima locale. Di riscaldamento globale parla Coulson in un comunicato stampa. Ne ha motivo: la NAO “è un fenomeno climatico su vasta scala” (stando al link fornito da Maurizio) che influisce, per es., sulle correnti circumpolari. Se l’indice resta positivo, come nel periodo considerato dai biologi, accelera per es. lo scioglimento dei ghiacci, la quantità di radiazione solare assorbita invece che riflessa e la temperatura globale;
- “coincide ecc.” era un mio sunto, veloce, dell’articolo di Hurrell;
- dei biologi dovrebbero improvvisarsi meteorologi, invece di fidarsi degli specialisti? Non sorprende da parte di chi in materia di clima si fida di un imprenditore laureato in giornalismo.
- Il link da lui fornito riguarda la prevedibilità della NAO, ma giustifica la scelta dei biologi già dalle prime righe: “la NAO è un fenomeno climatico (…) con importanti impatti nell’Atlantico nord e continenti circostanti, in particolare l’Europa. Sebbene si manifesti in tutte le stagioni, è particolarmente dominante durante l’inverno”;
- il lavoro di Hurrell è credibile, le opinioni di Maurizio lo sarebbero se ci fossero dati a suffragarle, ma non vuole citarne neanche uno.
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