Tra Ipazia e Diotima

Ipazia ritratta da un pittore copto del Fayyum, direi – comunque meglio che la melensona di Raffaello.

Stamattina, la Scuola estiva della differenza s’è trasferita dal convento degli Olivetani al monastero delle Benedettine. Chiara Zamboni, filosofa all’univ. di Verona, del gruppo Diotima, parla della trasformazione che subisce un oggetto di ricerca scientifica – un embrione, la Terra – quando diventa un tema di “biopolitica”, il controllo del potere sul vivente. L’embrione si trasforma in un soggetto, quindi portatore di diritti, e perfino ci sono verdi che rivendicano diritti per Gaia, pianeta vivo.

Sempre in “biopolitica”, dice poi la sua collega Vanna Tommasi, un ministero detta le norme di comportamento quotidiano – per la salute, o la divisione dei rifiuti – sulla base di un sapere scientifico che si sostituisce all’esperienza accumulata. Chiara e Vanna dicono molte altre cose, ovviamente, ma poi gli atti della scuola vengono pubblicati e chi è interessato può procurarseli.

L’ipotesi Gaia usata da certi verdi ed eco-femministe – nel senso di un meccanismo omeostatico della Terra che la renderebbe ospitale alla nostra vita (grassetto aggiunto dopo: avevo fatto casino, rif. il primo commento della Lectora Corrent) – è smentita da ricorrenti estinzioni, eruzioni vulcaniche, cadute meteoriti, ere glaciali ecc.

E per le donne, salvo credenza inculcata in precedenza, l’embrione ha una vita – è diverso dall’appendice, per dire – solo quando la madre lo considera altro da sé, gli si rivolge, gli fa dei progetti ecc. Un po’ come le donne quiché che descrivono al proprio feto i luoghi dove camminano, nell’autobiografia di Rigoberta Menchù. Come dice Chiara Z., non esiste la “nuda vita” di Agamben, ognuno di noi nasce rivestito di pensieri materni “in una culla di parole”.  (Poi la costruisce anche il padre, se c’è).

Enrichetta Susi, fisica dello stato solido a Bologna, del gruppo Ipazia, ieri citava lo scarto tra oggetto di scienza e soggetto di “biopolitica”, il “pensiero scientifico” travisato non solo dall’allenatore del Milan che crede che la squadra abbia la vittoria nel Dna o dal Papa che nelle iniziali di Acido Desossiribo Nucleico vede la Trinità (nella CIA no?), ma anche dalle femministe.

Su questo siamo d’accordo. Mi sembra che Diotima e Ipazia abitino un tempo diverso. Le filosofe si rifanno a Husserl e Heidegger, persino a Lacan, vedono la biologia e le sue tecnologie come la scienza del 21mo secolo e dominante nel “pensiero scientifico”. (Quello devo proprio metterlo tra virgolette: a me sembrano parecchi e che accorpano ciascuno concetti e metodi diversi anche se i termini si somigliano – penso per es. a “evoluzione” in astrofisica e in genetica.)

Per chi fa il mio mestiere, credo, non è così. In biologia, le discipline si sono moltiplicate, com’era successo alla fisica dopo la bomba atomica, non c’è più un pensiero che possa dominarla, è già pluralista. Ora sono le neuroscienze ad avanzare grandi pretese e a dover generare un pensiero forte – una teoria, o magari due o tre.  Le donne del lato Ipazia sono nel presente che continua a cambiare, quelle del lato Diotima devono ancora far i conti con il passato della propria disciplina.

Deve esserci un motivo per questa tendenza a produrre miti – l’embrione-persona, Gaia, il Dna-Dio – e anche per quel dualismo mente/cultura (regno del maschile) e corpo/natura (regno del femminile) così duro a morire di cui sentivo tanti echi oggi.

Forse è così che funzionano le facoltà cognitive, per categorie così antiche nella storia della specie che sono difficili da sostituire. Magari sono io che sbaglio e non capisco niente – facile, sono negata per la filosofia (e non solo) – ma l’impressione che lo scarto sia più profondo di come dice Enrichetta, e altre, resta anche dopo qualche ora a rimuginarci su.

Clima: quick fixes e battibecchi
E’ uscito il rapporto della Royal Society che valuta gli interventi di geo-ingegneria proposti negli ultimi anni per tamponare un riscaldamento globale, visto che la melina politica continua. Poi me lo leggo, intanto c’è un breve resoconto di Geoff Brumfiel.

Climalteranti riassume il recente match Sartori/Della Porta Raffo sul Corriere e rimanda al commento dell’ineffabile prof. Battaglia sul Giornale.

Entre temps, nous au Hameau de la Reine
E’ nuvolo e speriamo che piova, meno i tafani presumo. Gli otto cuccioli di Lola la Matriarca vanno ancora biberonati tre volte al dì.  Claire-Miss Italia s’è trasferita in un vasto recinto all’aperto con due cucce sotto gli alberi: una stanza tutta per sé (qua siamo d’obbedienza woolfiana, anche per via della biografia di Flush) e una per i sette petulanti. Sui nomi, il dibattito prosegue, solo 5 sono stati assegnati (forse, c’è dibattito anche su questi).

Avviso ai cacciatori pugliesi
Il nostro 26mo cavalleggeri, vittorioso a Austerlitz, comprende: la trottatrice Brina,  zampe di gazzella e sopra un carro armato (1), due appaloosa dotate per la carica. Più due albini, di cui una giovane mulatta con tracce di grigio nel sottopelo, che invece di caricare dietro il mazzo di carote che impugno a stendardo, lo mangiano, tornano a farsi bagni di terra e per ora sono color havana. Che faccio, riprovo con fette di melone verde, appetitoso ma meno? Se sì, come le lego per impugnarle? E attirano i tafani?

(1) Il suo puledro resta innominato: Aldebaran mi è stato bocciato, Altair e Darwin non ancora, ma qua propendono per Cielitolindo.