Abbassare il volume

Sulla strada per il vertice di Copenaghen, Nature smorza le aspettative e pubblica gratis un editoriale e gli articoli di Rajendra Pachauri sull’India che fa da sé; di Jiahua Pan sulla Cina che se le nazioni ricche spendessero di più per aiutare quelle povere ci starebbe, di Raùl Estrada-Oyuela che faute de mieux rimanderebbe gli impegni concreti a un ulteriore vertice.

Nella sezione libri, David Reay passa in rassegna i saggi sul clima (1) che hanno influenzato di più l’opinione pubblica.

Controversie scientifiche
Tre per il prezzo di una, questa settimana. La più clamorosa è sul posto che la star mediatica Ida – Darwinus masillae – occuperebbe nella genealogia dell’H. sapiens. Dalla mascella e dai denti di Afradapis scoperti in Egitto, risalenti a circa 37 milioni di anni fa e caratterizzati da Eric Seiffert et al., l’Afradapis egiziano e l’Ida tedesca apparterrebbero a una famiglia di simil-lemuri, priva di discendenti attuali.

Morale:  diffidare della réclame.

La più divertente riguarda la tarantola zebrata del Costa Rica.  Nel 2006, secondo Gorb et al. produceva seta pure dalla pianta dei piedi, motivo per cui riusciva ad arrampicarsi dappertutto.  No, dicono ora ricercatori guatemaltechi, la produce dai soliti tubi addominali: nel nostro esperimento, una volta otturati i tubi, niente più seta. Ma siccome a volte i fili di seta le s’impigliano nelle zampe, forse Gorb et al. hanno visto male? Mica abbiamo le traveggole, ribattono questi.

La più triste riguarda i risultati completi e ricontrollati del vaccino anti-HIV provato in Thailandia, i cui risultati erano stati vantati in una conf.  stampa prematura. Resta una differenza positiva significativa in termini statistici, ma priva di significato dal punto della lotta all’AIDS secondo The Scientist, e anche secondo Nature.
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C’è molto altro, mi son presa da studiare il paper sull’invasione massiccia di transposoni che al genoma del riso gli fa un baffo, sul gene che determina la femminilità nei meloni, e uno sull’information causality in cui gli andirivieni tra Bob e Alice mi sembrano avere implicazioni per la fisica in generale oltre che per l’informatica quantistica.
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(1) Controversia tout court
Era la più prevedibile e cercata da agosto con “global cooling”  in copertina di Superfreakonomics, il sequel del divertente Freakonomics. Questa volta Steven Levitt e Stephen Dubner hanno scritto alcune imprecisioni nel cap. 5: per es.  su un presunto consenso scientifico degli anni ’70 sul raffreddamento globale, sui pannelli solari che essendo scuri scaldano la temperatura globale e, in materia di geoingegneria, sui lavori e le opinioni di Ken Caldeira in merito ai solfati da sparare in atmosfera nel caso detta temperatura aumentasse di altri 2° C.
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Dopo alcune recensioni dispiaciute, gli autori si sono difesi parlando di calunnie. Ma le critiche continuano ad arrivare dai climatologi, of course, e da chi si occupa di economia come Eric Pooley, Paul Krugman again and again, Brad DeLong again and again and again and (omissis).
(Da ridere:
Nei commenti sotto il primo post di DeLong, Roger Pielke figlio s’arrabbia a sproposito, meno celebre del padre gode lo stesso di una certa fama dopo il grandioso svarione di quest’estate che doveva dimostrare i pregiudizi di noi cronisti).
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Il climatologo Joe Romm – uno dei primi a stupirsi di tanti errori in un solo capitolo – aveva centrato il bersaglio.
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Da Brad DeLong, il link al capitolo 5 a volte non funziona,  semmai provare qui.