L'anima più Margherita


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Da Realclimate, Raymond Pierrehumbert interviene a proposito dell’editoriale del New York Times “Per combattere il cambiamento climatico, va pulito il cielo” in cui Veeb Ramanathan e David Victor auspicavano che a Cancùn si limitassero non solo la CO2, ma anche metano, fuliggine, ozono, clorofluorocarboni ecc.

Il controllo del metano, della fuliggine e di altri climalteranti a vita breve è stato spesso descritto come un modo poco costoso di “guadagnare tempo” per il controllo delle emissioni di anidride carbonica. Ma è proprio così?

si chiede Raypierre. No, si risponde, e dimostra perché lasciando perdere le emissioni di CO2, anche senza più quelle di metano e C.,  il riscaldamento globale proseguirebbe. Però

In materia di fuliggine e della brodaglia di emissioni tossiche che formano la nube bruna atmosferica, la cosa importante è che ci sono impellenti ragioni sanitarie, agricole e climatiche regionali per la loro eliminazione, a prescindere dall’effetto collaterale sulla temperatura globale. Queste cose vanno fatte, a prescindere delle implicazioni (positive o negative) per il clima, così come bisogna fornire acqua potabile al mondo in via di sviluppo. E’ inutile rendere ancora più complicato il negoziato sul clima aggiungendo queste cose alla miscela.

Già. Solo che non vengono fatte malgrado gli strombazzati “scopi del millennio”; non esiste un’altra miscela o convenzione dell’Onu cui aggiungerle; sono legate a doppio e triplo filo alla stabilizzazione del clima.

Raypierre riconosce che nessuno propone di contrattare limiti a tutti i climalteranti fuorché la CO2, ma si preoccupa lo stesso. Occuparsi degli altri climalteranti –  in parte raffreddanti – rischia di far credere che per la CO2 c’è tempo. Invece è altrettanto urgente, spiega Gavin Schmidt su CNN, perciò è dell’interesse di tutti, politici compresi, capire i vari effetti climatici dei singoli gas e aerosol. E, dico io, smetterla di pensare solo in termini di sviluppo industriale.

Per esempio un meccanismo per ridurre la nube bruna –  come il REDD per fermare la deforestazione – affronterebbe un problema che ostacola i negoziati: quello dell’equità sollevato da Cina e dall’India, ma anche dall’America Latina, dall’Africa ecc. La brodaglia è emessa da pratiche agricole, impianti per l’energia arcaici, allevamenti ecc., in paesi che in passato hanno contribuito poco o niente alla CO2 atmosferica e ne subiranno i danni climatici più gravi.

Poi ci sono i problemi dell’accesso al cibo e all’acqua potabile quando aumenta la frequenza degli eventi estremi, di sfamare nove miliardi di persone entro il 2050 con una superficie coltivabile non elastica e anche qui i paesi poveri sono messi peggio – rif. le conclusioni dell’agriculture day.

Per dirla con Jim Hansen
Se nella brodaglia prevalgano i raffreddanti, a ridurla farà più caldo; è il prezzo del patto faustiano con i carburanti fossili con la differenza che alla fine Faust si tiene sia Margherita e che l’anima e i poveri sono dannati. Eh no.