In The Mismeasure of Man (Intelligenza e pregiudizio, Ed. Riuniti 1985) Stephen Jay Gould denunciava i pregiudizi razzisti e sessisti degli antropologi e come aggiustavano le misure dei crani per dimostrare che i maschi bianchi avevano più cervello e quindi erano più intelligenti dei neri, dei nativi americani e dei nuovi emigrati.
Su PLoS Biology, Jason Lewis et al. scrivono in “The Mismeasure of Science: Stephen Jay Gould versus Samuel George Morton on Skulls and Bias”:
Stephen Jay Gould, il celebre biologo evoluzionista e storico della scienza, ha sostenuto che ‘una manipolazione inconscia dei dati potrebbe anche essere una norma scientifica’ perché gli scienziati sono esseri umani radicati in contesti culturali, e non automi che mirano a una verità esterna’, una posizione oggi popolare in sociologia della scienza. A sostegno di tale argomento, Gould citava il caso di Samuel George Morton, un medico e antropologo fisico dell’Ottocento, famoso per le sue misure di crani umani. All’epoca Morton era considerato un oggettivista, ma Gould ne rianalizzò i dati e sostenne che Morton li aveva falsificati per conformarli a propri preconcetti sulla variazione umana. Oggi Morton è considerato un esempio canonico di misconduct.
Gli autori hanno rintracciato metà dei crani usati da Morton, li hanno misurati e hanno confrontato i risultati con quelli pubblicati da Morton e da Gould:
La nostra analisi rivela che molte delle critiche di Gould sono poco fondate o falsificate. (…) L’affidabilità dei dati di Morton, malgrado i suoi palesi pregiudizi, indebolisce l’argomento di Gould e altri secondo i quali nella scienza i risultati distorti sarebbero endemici. Gould aveva ragione di dire che gli scienziati sono esseri umani… Ma il potere dell’approccio scientifico è che una metodologia ben progettata e applicata mette per lo più al riparo dai pregiudizi dei ricercatori.
“Per lo più“.