Troppo umani

Sull’Economist, c’è un articolo sulle falsificazioni di Anil Potti e del suo supervisore Joseph Nevins, dell’università Duke, presunti scopritori nel 2006 di un metodo per prevedere con l’analisi di alcuni geni la reazione – positiva o negativa – di un paziente ad alcune terapie antitumorali.

Modelli e statistiche basati su dati traballanti o inventati, immagini riciclate in successive pubblicazioni con didascalie cambiate ecc. Ci sono volute 3.400 ore di lavoro, da parte di ricercatori Keith Baggerly, Kevin Coombes (rif. l’oca) dell’Anderson Cancer Center, e Lisa McShane del National Cancer Institute per venirne a capo.

Oltre alle speranze della “medicina predittiva personalizzata”, ha preso una botta anche la reputazione dell’università Duke. Nonostante fosse informata dal 2008 aveva continuato ad arruolare pazienti in tre esperimenti clinici, sospesi solo l’anno scorso. Non ne escono bene nemmeno le riviste, per es. Nature Medicine aveva pubblicato una sola lettera di obiezioni  e lasciato che gli autori schivassero i punti essenziali.

Anil Potti si era dimesso l’anno scorso. E’ riemerso al Coastal Cancer Center, dopo aver affidato la propria notorietà a Online Reputation Manager… Joseph Nevins risulta tuttora del dip. di genetica molecolare e microbiologia, ma non più direttore del Centro di genomica applicata e tecnologia.

L’episodio è un promemoria tempestivo di una cosa che a volte viene dimenticata. Anche gli scienziati sono umani.

conclude l’Economist, che prevede processi da parte dei volontari arruolati nei trial con false pretese. Aggiungo
– dagli scandali, sembra che gli scienziati che fanno ricerca in medicina siano più “umani”;
– quelli coperti da Duke in particolare;
– Potti & Nivens avevano molteplici conflitti d’interesse, tra cui brevetti e posizioni retribuite nelle due spin-off create per sfruttarli e nelle quali l’università aveva investito;
– non è l’unico caso di test genetici dubbi; la nuova legge americana sui brevetti dovrebbe rimediare (non ci capisco molto, comunque prevede che i ricercatori possano chiederli fino a un anno dopo aver pubblicato i propri risultati) e incorporare raccomandazioni attese per l’anno prossimo, di un apposito comitato;
– pazienti sopravvissuti e parenti di pazienti morti durante gli esperimenti clinici stanno già facendo un processo all’università.

Diederik Stapel – il “professore di scienza del consumo” cioè “psicologia cognitiva sociale” all’università di Tilburg che aveva pubblicato su Science un articolo sulla discriminazione razziale più marcata in un ambiente degradato (articolo controverso) –  è stato sospeso

per grave violazione dell’integrità scientifica avendo usato dati fittizi nelle proprie pubblicazioni.

Stava per pubblicare un’altra ricerca sulla maggior cattiveria dei carnivori umani.