Versione artistica di Tralfamadore, NASA
Su Science, Wilfred Ovadi et al. analizzano gli effetti sulle risorse alimentari della convivenza tra gazelle, zebre, bufali, elefanti ecc. e bovini d’allevamento nelle savane dell’Africa sud-orientale, Serengeti principalmente, a seconda delle stagioni.
Le conclusioni sono di buon senso: nella stagione secca, sono avvantaggiati solo gli erbivori più piccoli. Dalle osservazioni, traggono un modello delle interazioni tra animali e vegetazione per vedere quali accrescono la “facilitazione” o, al contrario, la competizione tra specie selvatiche, domestiche e quindi popolazioni umane locali. E qui saltano fuori dettagli interessanti: per esempio durante la stagione delle piogge, le zebre – che mangiano gli steli secchi – facilitano l’accesso delle mandrie bovine alle erbe più nutrienti.
E’ solo un esempio, ma se è così, e serviranno un po’ di esperimenti per confermarlo, potrebbe convenire portare le mandrie a pascolare anche nei parchi.
Emigrati
Science Express anticipa il genoma degli aborigeni australiani, sequenziato a partire “dalla ciocca di capelli donata” all’antropologo inglese Alfred Cort Haddon da un uomo morto all’inizio del secolo scorso, prima di eventuali rapporti ravvicinati con i coloni europei.
Ci sono un po’ di sorprese. Gli aborigeni discendono da africani migrati in Asia tra 62 e 75 mila anni fa, con una piccola (minore che a Papua) eredità genetica di Neanderthal e di Denisovani. Come tutti noi venuti fuori dall’Africa. Al contrario degli asiatici attuali quindi, non discendono dall’Homo sapiens moderno arrivato in Asia 25-38 mila anni fa. Hanno anche alleli, comuni agli asiatici di entrambe le ondate, ma che risalgono a prima che questi ultimi colonizzassero l’America. In totale,
i dati rafforzano l’ipotesi che gli aborigeni odierni sono i discendenti diretti dei primi esseri umani arrivati in Australia circa 50 mila anni fa. Questo significa che, come popolazione continua, hanno una delle storie più antiche che esistono al di fuori dell’Africa subsahariana.
Inquinati
E’ anticipata anche la ricerca sull’abbondanza crescente, rispetto al fosforo, dell’azoto da “inquinamento atmosferico” nel mare tra Corea del Sud e Giappone – i ricercatori sono quasi tutti coreani e fanno capire che è colpa dei cinesi…
Su Science di carta – per restare in tema – un gruppo coordinato da Thomas Wagner, del Max Planck di Magonza, propone un nuovo metodo per mappare, in base ai rilevamenti satellitari, gli ossidi d’azoto emessi da “megalopoli” e centrali termoelettriche, e la loro permanenza e localizzazione (dei NOx) tenuto conto anche del vento e non solo della densità media nella colonna d’aria.
La permanenza nei polmoni dei cittadini, non c’è. Per lo più i risultati coincidono con l’inventario Edgar e l’incertezza resta attorno al 50%. A Ryadh però, le emissioni risultano il triplo di quelle inventoriate. Wagner et al. non se lo spiegano né lo spiega il fatto che il loro modello usa le emissioni diurne e quello di Edgar la media su 24 ore.
Segretati
mazzetta segnala che la CIA rifiuta di consegnare alla Federation of American Scientists (FAS, dove A stava prima per Atomic, perché erano tutti pro-energia nucleare anche se non tutti pro-bomba atomica) i documenti prodotti dal suo Centro di ricerca sul clima che aveva l’incarico di “declassificare” immagini e dati da satelliti o da sensori a terra e di metterli a disposizione dei ricercatori, e anche di fornire sintesi di quello che combinano gli altri paesi ai decisori politici.
La novità è che il National Intelligence Council – in parte indipendente dalla CIA, che ne coordina e valuta i rapporti – ha messo on line alcune delle rassegne e delle proiezioni che sono state commissionate dal governo anche se “non riflettono la posizione del governo”.
Geoff Brumfield riferisce invece che, ancora con parecchi limiti, la CIA condivide i propri dati con il gruppo MEDEA, una sessantina di scienziati fanno ricerca proprio sul clima. Rif. il New York Times sui rapporti migliorati da quando c’è Obama alla Casa Bianca. Che fra i documenti ci siano mail dei sessanta e tra questi un Jim “pluriarrestato” Hansen, un Michael “mazza da hockey” Mann o altri minacciati di morte che la CIA non vuol esporre oltre o tocca farli proteggere dall’FBI?
L’exopianeta Fomalhaut b (vedi sopra) è partito per la tangente. Aveva avuto un’identificazione difficile, l’Advanced Camera di Hubble s’era rotta e Paul Kalas aveva dovuto completare l’osservazione con un altro strumento di bordo. Solo che adesso Formalhaut b – ci mette 800 anni a percorrere la sua orbita, è tuttora osservabile – avrebbe cambiato strada. Che sia un’illusione?