Vegetariani – II

Ayako Koizumi et al. spiegano sui PNAS come funziona la miracolina, una proteina delle bacche di Richadella dulcifica.

Alcuni popoli africani sanno da sempre che di per sé le bacche sono poco dolci ma che, dopo averle mangiate, perfino i cibi acidi sembrano gradevolmente zuccherati. Perché la proteina si lega ai ricettori del dolce sulla lingua, si pensava negli anni ’70 quando un’azienda americana ne aveva ricavato un sostituto “naturale” dello zucchero, non autorizzato come additivo anche grazie alla lobby di industrie concorrenti (altri dettagli da Papille vagabonde, in attesa che Meristemi rientri dai propri vagabondaggi).

In realtà, scrive la Koizumi (la ricerca sulla miracolina è una specialità giapponese), se il pH è neutro la miracolina disattiva per circa un’ora i ricettori e non sentiamo più i dolcificanti. Quindi chi ama il dolce deve mangiare le bacche prima e non durante il pasto. Quando il pH è acido, come succede a “bocca pulita”, la miracolina acquisisce protoni, cambia forma e modifica quella dei ricettori. Se addentiamo un limone, per esempio, diventano iperattivi, segnalano al cervello che abbiamo sciroppo in bocca e il cervello ci casca.

La neoculina – una proteina della Curculigo latifolia – fa lo stesso effetto, ma ci sembra dolce di suo e agisce attraverso un meccanismo completamente diverso. Immagino che l’effetto della curculina – stessa provenienza – sia simile.

Nomi buffi a parte e mentre vi chiedete quanti inganni le piante hanno evoluto per diffondere i propri semi prendendo i fitofagi per la gola, ho una notizia più sensazionale.

Nelle api si sapeva già

Alimentate per tutta la vita con la pappa reale, le regine vivono fino a 5 anni; con tre giorni di pappa reale da larve, le operaie vivono fino a 5 settimane, le api sono quello che mangiano.

La novità riguarda noi mammiferi. Su Nature Cell Research, il gruppo di Chen-Yu Zhang all’università di Nanchino scrive che quello che mangiamo cambia il funzionamento dei nostri geni. I ricercatori se ne sono accorti per caso: normalmente si occupano di variazioni nelle brevissime sequenze di RNA in caso di tumore soprattutto, per vedere se può servire per una diagnosi precoce, oltre che precisa. Semplifico un pochino l’abstract per rendere l’idea:

Le nostre precedenti ricerche hanno mostrato che i microRNA stabili nel siero e nel plasma sanguigno dei mammiferi sono prodotti dai tessuti e dalle cellule, possono servire da biomarcatori di patologie e fanno da molecole segnalatrici nella comunicazione tra le cellule. Qui riferiamo una scoperta sorprendente: i microRNA esogeni delle piante sono presenti nei sieri e nei tessuti di vari animali e sono acquisiti primariamente dal cibo. Il MIR168, molto abbondante nel riso, è uno dei (…) micro-RNA vegetali più presenti nei sieri dei soggetti cinesi. Studi funzionali in vitro hanno mostrato che il MIR168a potrebbe legarsi a recettori presenti nei topi e negli esseri umani, inibire l’espressione di un gene attivo nel fegato e quindi ridurre l’eliminazione dal plasma della lipoproteina del “colesterolo cattivo”.

La conclusione deriva da una serie di esperimenti ben congegnati dopo la scoperta per caso di microRNA vegetali nel latte materno (un po’  l’equivalente della pappa reale).

Dal sangue di 31 volontari sani, hanno isolato 40 microRNA vegetali di cui due del riso, dei broccoli e del cavolfiore presenti in quantità addirittura superiori ai microRNA umani più abbondanti. Non solo, le sequenze di quell’RNA sono complementari per quelle del DNA in 50 geni di mammiferi.

Per verificare se  complementarità = attività, hanno iniettato il MIR168 in cellule epiteliali umane coltivate in vitro per vedere se interferiva con la produzione del DNA dei geni nucleari. Interferiva. Poi  lo hanno testato in linee cellulari del fegato nelle quali il livello di colesterolo cattivo è risultato più basso, il gene responsabile del filtraggio dormiva.

Controllo finale: i topolini che avevano mangiato riso fresco o ai quali era stato iniettato il MIR168 avevano molto più “colesterolo cattivo” nel sangue di quelli con la solita dieta. Ma se veniva iniettato loro un microRNA che inibiva l’azione del MIR168, il livello tornava normale.

Conviene aspettare conferme e comunque bisognerà mappare l’intera concatenazione degli eventi attraverso l’apparato digerente. Comunque Chen-Yu Zhang et al. prevedono che si troveranno altri geni umani regolati allo stesso modo e che questo cambierà parecchio la medicina.

Monsanto, we have a problem
I fitogenetisti della CGIAR che mi mandano l’articolo (a disposizione, su richiesta) si chiedono se alla regolazione genica partecipano anche i micro-RNA degli Ogm creati per resistere a erbicidi e pesticidi. Dopotutto gli insetti fanno parte delle “pesti” da trucidare e gli Ogm resistono finché gli insetti non evolvono una resistenza propria.

Le moscerine della frutta e le zanzare ci mettono pochi anni, le api non si sa, quelle allevate non fanno testo perché le regine sono cambiate in media ogni due anni. E i mammiferi?

*

A proposito di quelli che negano l’evoluzione
L’avvenente collega Dalla Casa, cacciatore di bufale a Oggi Scienza, viene chiamato “bolscevico” per aver preso in giro le cogitazioni di Enzo Pennetta, un creazionista  che fa “critica scientifica”. Purtroppo confonde critica e comica: esige l’anello mancante, come se ogni specie non ne fosse uno, poiché a suo avviso il “gradualismo” sarebbe il fondamento del “neo-darwinismo”. Niente di male, sennonché l’ignaro Pennetta si presenta così

biologo, insegnante di scienze naturali, si occupa di iniziative legate alla didattica delle scienze e di attività di formazione culturale.

Sono nato a Roma nel 1960 e ho conseguito nel 1984 la laurea in Scienze biologiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, nello stesso anno ho iniziato a lavorare come insegnante. Nel 1989 ho conseguito una laurea in Farmacia, presso la stessa università “La Sapienza”.

e conferma un giudizio diffuso su certe facoltà romane.