La maggioranza

Foto: Michael Mann

Al raduno organizzato ieri a Minneapolis, per protestare contro l’intervento di Michael Mann alla conferenza annua della Geological Society of America, da
– Minnesotans for Global Warming, spaccio di magliette, adesivi e altri prodotti recanti slogan contro la ricerca sul clima;
– Global Climate Scam, a cura della Minnesota Majority, spaccio di disinformazione
– Free Market Institute of Minnesota, lobby contro le tasse e le leggi a tutela della salute umana e dell’ambiente
– Anthony Watts, guru del ten. col. Guidi, quale “media partner”
hanno partecipato 6 persone secondo la Geological Society e “circa 10” secondo gli organizzatori, che a dimostrarlo pubblicano questa foto in cui sono sette. I cartelli accusano Michael  Mann di aver “nascosto il declino” delle temperature globali dal 1960 in poi.

(Occupy Wall Street deve trovarsi un altro posto – altrove ha scritto una poesia.)

Hide the decline
Il successo della manifestazione consolerà i globalcoolisti nostrani d’aver perso un potente alleato nella lotta contro Mann e l’aumento delle temperature.

Corsivi miei:

Documenti ottenuti dal Guardian indicano che il Wall Street Journal incanalava denaro attraverso società europee, per comprare segretamente migliaia di copie del quotidiano a prezzo stracciato, ingannando lettori e inserzionisti sulle proprie vendite.
Lo strano schema comprendeva un contratto scritto e formale in cui il WSJ-Europe convinceva una società a cooperare, accettando di pubblicare articoli che ne promuovevano l’attività (= marchette), una mossa che ha portato alcuni dipendenti ad accusare la direzione del quotidiano di violare la deontologia del giornalismo e di mettere a repentaglio la sua preziosa reputazione di oggettività (quando mai?).
Email e documenti interni indicano che l’affare è stato promosso da Andrew Langhoff (= “il cocco di Rupert“) direttore della Dow Jones & Co. per l’Europa (l’Africa e il Medioriente), proprietaria della testata WSJ e comprata dalla News Corporation di Rupert Murdoch.  Langhoff si  è dimesso martedì.
Avvertiti un anno fa da un whistleblower, i dirigenti di New York, compreso il braccio destro di Rupert Murdoch, Les Hinton, sembrano aver deciso di non intervenire. Il whistleblower è stato licenziato in gennaio.

The scam, context

Dal 2008 era partito un giro di soldi tra News Corp, Think Media e altri raccoglitori di pubblicità, l’Executive Leaning Partnership e il Future Leadership Institute – fondato dall’ufficio vendite del WSJ-Europe, per vendere alle aziende seminari per studenti di economia, finanza, management ecc. Ai seminaristi erano regalate copie del WSJ-E nel quale figuravano “Special Reports” lusinghieri per gli sponsor, che le  acquistavano per 5 centesimi cad. La direttrice del WSJ-E ha cambiato mestiere.

Fatta baronessa Wheatcroft con i titoli in quota al partito conservatore a dicembre, sta alla Camera dei Lords.

L’Audit Bureau of Circulation – pagato dagli editori per certificare le vendite – ritenne la mossa legittima e nel 2010, ogni giorno nei paesi europei, Russia inclusa, erano “vendute” così 31 mila copie su un totale di 75 mila. Langhoff ha minacciato di licenziamento due giornalisti, se rifiutavano di scrivere marchette. Due delle quali erano talmente ovvie che Langhoff se n’era preoccupato, ma la baronessa le aveva approvate, e che il WSJ-E le ha tolte dall’edizione online.

Ieri Dow Jones & Co. ha dichiarato di aver troncato i rapporti con dipendenti e gestori esterni legati all’affare, anche se continua a considerarlo del tutto “legittimo”. Altri dettagli sul Guardian. Versione del WSJ, sanitized e gratis…
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