Più caldo, più stretti, più grandi

L’anno scorso sui PNAS, Sean McMahon et al. trovavano che in 55 appezzamenti campione di foreste decidue nell’Est degli Stati Uniti, la biomassa aumentava da ventidue anni insieme alla CO2 atmosferica. Su Global Change Biology, Kai Zu et al. analizzano i dati di 43 mila appezzamenti, sempre a Est, per vedere quante specie di alberi spostano la propria zona abitabile per stare alla temperatura alla quale sono abituate. Per il 58,7% la zona si contrae sia da nord che da sud, mentre per il 20,7% si sposta a nord, per il 16,3% a sud e per il 4,3% da entrambe le latitudini.

Rispetto ai cambiamenti climatici avvenuti nel secolo scorso ai limiti degli habitat, non c’è un’evidenza coerente di una maggior espansione delle popolazioni dove il clima è maggiormente cambiato né regolarità (patterns) collegate alle dimensioni dei semi o alle caratteristiche di dispersione.

Gli animali migrano, gli alberi no – niente di sorprendente, ma conviene saperlo prima di rimboscare con specie poco mobili.

Altra longitudine
Secondo la regola di Bergmann, all’interno di una specie o di tante per esempio i vertebrati a sangue caldo, le dimensioni degli individui aumentano con il freddo, per esempio le balene sono più piccole nel Mediterraneo che nel mare del Nord o a parità di altezza gli Inuit pesano più dei Beduini. Non che sia universale, anche se vale per buona parte degli animali, Drosophila compresa.

Nella baia di San Francisco e nella riserva costiera di Point Reyes, agli uccelli succede il contrario: da 40 anni la dimensione aumenta insieme alla temperatura. Dal 1971 in un caso e dal 1983 nell’altro, nelle stazioni di inanellamento si controlla il peso e la lunghezza delle ali degli uccelli catturati e rilasciati, in tutto circa 33 mila sia migratori che stanziali.
Per tutte le specie, scrivono Rae Goodman et al., sempre su Global Change Biology

la lunghezza delle ali è aumentata regolarmente a un tasso annuo di 0,024–0,084%. Le variazioni della massa corporea non erano sempre significative, ma quando la tendenza era positiva, era abbastanza simile alla precedente (0,040–0,112% all’anno).

Sarà un adattamento a una crescente variabilità del clima o a una maggiore abbondanza delle specie di cui si nutrano o… ? Conclusione: servono ulteriori studi, ti pareva.

Aggiunta: non mi sembra una gran ricerca, vedi commenti sotto.