Storia del verde


(Climatepedia).
Su Nature Geoscience esce una serie di articoli sulla Terra “plasmata dalle piante” co-evolute da 500 milioni di anni in qua, dopo l’arrivo dei microbi fotosintetici 350 milioni di anni prima. Insomma è diventata un bel posto nell’ultimo quinto della sua esistenza, prima lo era solo per batteri e archei.  Per chi ama la “narrativa deep-time”.

The trees that didn’t bark (oh là là, l’ calembour…)

On-line è anticipato il paper di Michael Mann et al. sugli alberi dell’emisfero nord usati come proxy in alcune mazze da hockey. Nel loro modello, basato sulle temperature, la luce e gli aerosol, gli alberi che crescono al limite del proprio territorio sono meno sensibili ai raffreddamenti causati dalle eruzioni vulcaniche. D’altro canto, se l’annata è proprio fredda, possono anche saltare del tutto la formazione di un anello.

In sostanza, vien fuori che l’effetto delle eruzioni sugli alberi e sulle temperature è maggiore di quello stimato, e che le dendrocronologie potrebbero essere sbagliate di alcuni anni per via degli anelli mancanti. Per implicazione, sarebbe maggiore anche la sensitività del clima a un raddoppio della CO2.

Come scrive Mann su Real Climate, l’ipotesi spiega bizzarrie in certe ricostruzioni delle temperature e forse permette di correggerle. Tocca agli altri ricercatori vedere se valida.

Un caso di discriminazione

Come segnalava aldo, sulle Atmospheric Science Letters Antonello Pasini et al. usano il trucco dell’economista Clive Granger per determinare la causa principale dell’aumento delle temperature tra il 1941 e il 2006 in un modello di hindcasting. Trovano che le forzanti naturali non permettono di prevedere granché – ci hanno messo pure i raggi cosmici, malgrado i risultati di CLOUD – e che il riscaldamento è dovuto a fattori antropici con una “confidenza statistica” del 99%.

Esagerati! La prossima volta, spero che Antonello ci provi con il trucco dei fratelli Reshef. E per par condicio che usi anche i cicli astrologici di Nicola Scafetta.