Per via di un articolo su Rio+20 di Carlo Rovelli al quale faccio da spalla domenica sul Sole, guardo se ci sono novità in evoluzione dell’altruismo. A sorpresa, ce n’è una in teoria dei giochi e proprio per il gioco più sviscerato di tutti nel contesto dell’evoluzione (e non solo) nel paper di William Press e Freeman Dyson sui PNAS:
Il Dilemma del prigioniero iterato contiene strategie che dominano qualunque opponente evolutivo
Alexander Stewart e Joshua Plotkin prendono per buono il formalismo, mi allineo da incompetente manifesta, e ne traggono ulteriori implicazioni in
Estorsione e cooperazione nel dilemma del prigioniero
Un giocatore dal “determinante diseguale”, scrivono, vince sempre su quello con zero determinante che ne esce 1) danneggiato, 2) derubato o 3) partecipante volontario alla propria sconfitta.
E alla propria vittoria? Secondo Daniel Lende
Si può immaginare una madre e un feto in questo tipo di trattativa, la madre gioca spesso una strategia nella quale l’organismo che il lei si sviluppa ha zero determinante. Madri e discendenti sono implicati in una strategia cooperativa in cui la madre conserva un potenziale riproduttivo massimo per dopo il parto (il neonato non sottrae troppo) e investe abbastanza nel feto per stabilirne il potenziale di sviluppo al massimo.
In mammifere senza molta neocorteccia, presumo.
Comunque il pan per focaccia – TfT in gergo – non è applicabile salvo pari opportunità/capacità. Nella strategia di Press e Dyson, un giocatore basa la propria scelta – collaborazione o defezione – sull’esito di quella precedente e non su quanto è successo in ogni partita fino a quel momento. L’altro ha una strategia a lungo termine che tiene conto delle intenzioni del partner/avversario: ne determina il punteggio a proprio vantaggio o stabilisce una relazione lineare da estorsione tra il proprio punteggio e quello dell’avversario.
La miglior risposta del giocatore evolutivo è di accettare l’estorsione. Soltanto un giocatore con una teoria della mente rispetto all’avversario può fare di meglio. In questo caso il dilemma iterato del prigioniero è un gioco dell’ultimatum.
Press e Dyson sono ottimisti:
Merita considerazione il fatto che sebbene il giocatore evolutivo Y sia sconfitto così facilmente entro i confini del Dilemma del prigioniero iterato, è stata l’evoluzione nel quadro immensamente più vasto della vita basata sul DNA che ha finito per produrre X, il giocatore con una teoria della mente.
E considerare le giocatrici XX più dotate in teoria della mente ed empatia, senza vincere granché entro e fuori i confini del Dilemma iterato e altri giochi?
La disuguaglianza di partenza, più realistica della parità, ha conseguenze per l’evoluzione biologica e culturale, le strategie riproduttive o economiche non si giocano tra uguali. Scrive Daniel Lende:
Mentre la rivoluzione dell’agricoltura e la crescita demografica portavano alla capacità di monopolizzare risorse sociali e di creare una ricchezza differenziale, cos’è successo alla classe sociale? La cooperazione umana è passata dall’equità all’imposizione di un gioco ingiusto come quello descritto da Press e Dyson?
Risposte – in parte – nell’articolo dello speciale di Science uscito il mese scorso, Ancestral Hierarchy and Conflict di Christopher Boehm.
Il formalismo è un po’ irritante. Nell’evoluzione, i sessi sono diventati due, ma di solito i giocatori sono di più. Ognuno appartiene a un gruppo che a sua volta appartiene ecc… un gruppo ha rapporti sociali, può ampliarli fino a prevalere sui giocatori dai determinanti disuguali, pochi per definizione. Grazie all’evoluzione culturale – religione, armamenti o “conoscenze scientifiche” come dice Carlo – nella storia della specie hanno vinto spesso, basti pensare agli schiavi o alle donne.
Da rimuginare anche William Poundstone.
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Piezopoli
Altro capitolo del thriller su Oggi Scienza.