Modelli alimentari

Passo dal Cassandro che per una volta vede la vie en rose , così mi ricordo di dare un’occhiata alle cose per Action Aid (Marco, diglielo a quelli di Vita che non va bene, il blog non è mica mio!). La Rabobank neerlandese ha pubblicato l’Outlook del cibo per l’anno prossimo, come al solito ci sono scenari dal roseo al grigio scuro.

Un po’ come l’Economist –  acquisti statali di riserve quando il raccolto è abbondante, no eh “Bagehot”? – tiene conto della siccità in USA, Russia, Australia, parte dell’India, insomma i paesi esportatori, che ha fatto salire il prezzo dei cereali, meno il riso. Teme gli effetti del protezionismo – già iniziato nel sud-est asiatico. Garantisce la sicurezza alimentare nei paesi che limitano le esportazioni, ma ne lascia altri affamati: la domanda supera l’offerta e i prezzi impazziscono.

In più,  Rabobank tiene conto dell’abbattimento di milioni di capi di bestiame in giro per il mondo che farà aumentare del 31% il prezzo della carne di maiale. Le altre a seguire perché in USA il bestiame verrà soppresso a un ritmo accelerato nella prima metà del 2013, per via dei prezzi del mangime. Per ora c’è ancora una sovrabbondanza di carne macellata, il prezzo dovrebbe calare, ma anche se piovesse sei mesi di fila e gli allevatori se la sentissero di rischiare, manzi niente fino a metà del 2014. Per un maiale invece bastano sei mesi, a fine 2013 ce ne saranno di nuovo.

Comunque, carne e latticini rappresentano il 52% del “paniere” globale del cibo e vien fuori un aumento del 175% rispetto al 2000. La carne è consumata di più nei paesi ricchi dove i poveri per permettersela dovranno rinunciare ad altri consumi e ritarderanno l’uscita dalla crisi economica.

I giornalisti del Guardian hanno sentito Nick Higgins, un degli autori dell’Outlook che, bontà sua, non prevede rivolte per il pane nei paesi poveri come nel 2008. Concludono:

Mentre l’impennata dei prezzi del cibo poterà probabilmente a un aumento della fame e della denutrizione nel mondo, i traders globali si aspettano profitti record. Il multimilionario capo del food trading alla Glencore aveva detto (in agosto, ndt) che la siccità statunitense “farà bene” ai traders perché darà loro occasioni di sfruttare prezzi ascendenti.

Per l’Asia e il Pacifico la FAO è più ottimista, il mese scorso i prezzi sono rimasti stabili, ma sta iniziando un Niño.

Una casa per Mr Biswas
Su Nature c’è il genoma dell’ostrica e delle perle, e una ricerca che promette risparmi energetici, di nuovo la prima firma è del post-doc indiano alla Northwestern University che l’anno scorso aveva fatto un materialino termoelettrico con prestazioni mica da ridere. Ezio Puppin spiega oggi su Nature e domani su Oggi Scienza perché è importante. Non seguo tanto quel settore, ma il post-doc magrolino sì, si chiama come il protagonista del romanzo più divertente di V.S. Naipaul.

C’è anche la storia di Yoshitaka Fujii, l’anestesiologo che è riuscito a pubblicare 200 papers taroccati in 20 anni, ma l’avevo già letta su Retraction Watch. A proposito, sono finiti i trials clinici e sembra che il presunto virus murino non c’entri proprio niente con la fatica cronica e sindrome associata.

6 commenti

  1. Solo una precisazione zootecnica.
    I tempi di recupero dopo crolli del patrimonio zootecnico sono molto lunghi, perchè si parte dalle fattrici.
    Ci sono due tipi di allevatori i moltiplicatori e gli ingrassatori, i primi gestiscono le fattrici e se chiudono i cicli per ricominciare devono avere capitali e tempo. I secondi possono chiudere e ricominciare quando vogliono.
    L’esperienza della mucca pazza e dell’aviaria lo insegna: solo i polli hanno un ciclo davvero corto, per i maiali servono 2 anni per i manzi 3 perchè prima si devono creare le scrofette o le manze, coprirle e poi aspettare il ciclo di ingrasso, per i suini in Italia è 9 mesi, ma non tutti saranno macellati perchè molte femmine saranno destinate a scrofette.
    L’approvigionamento delle derrate è un tema assolutamente sottovalutato dalle politiche globali eppure è fondamentale.

  2. La National Pig Association inglese sostiene che “a world shortage of pork and bacon next year is now unavoidable.” La causa? La siccità.

  3. @C. Costa
    Ha ragione: nello scenario più probabile, secondo Rabobank, il numero dei capi torna nella media a fine 2013 e il prezzo cala nel 2014.
    Vista l’epidemia in Ucraina, Russia ecc. che avanza verso Est, non so se sia realistico.
    @Riccardo
    Be’ kippers instead of bacon = dieta più sana.
    Il problema sono le siccità ricorrenti, nei suoli il microbiota non fa in tempo a rigenerarsi.

  4. Articolo molto interressate! Io i occupo di formazione e talvolta quando faccio corsi di educazione nutrizionale prendo spesso e volentieri spunti da articoli come questo. Il mio sito e’ il seguente: http://www.formazione-manuale-haccp.it ; se siete interessati sono disponibilie a collaborare.

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