Digest del giovedì, avanzi

Da Nature, oltre all’articolo di Stefano Zapperi che dicevo ieri:
– Dan Fagin riassume il dibattito sugli effetti, a volte maggiori a basse dosi che a dosi elevate, degli interferenti endocrini. Ricorda quello sul piombo e rischia di proseguire per anni. Con la differenza che dal punto di vista del rischio per la salute, c’è una buona notizia.

A gennaio esce su Green Chemistry un paper che

gives industrial chemists detailed advice on how to screen newly synthesized compounds for endocrine-related effects, how to test at very low doses and how to look for non-monotonic dose-response curve.

Il principio di precauzione si potrà applicare alla fonte.
– Lizzie Buzzen riferisce di ricerche secondo le quali geni e ormoni influenzano le scelte politiche – a me pare un po’ la solita voodoo science  prodotta negli Stati Uniti e usata per prevedere e manipolare quelle scelte.
– per chi lavora in un’Ong o ne sostiene qualcuna: l’articolo di Frederick Kaufman su un mercato dei “futures” anche per l’acqua. Se ne parla da un po’ perché è privatizzata o in via di privatizzazione in molti paesi. Non mi sembra una buona idea, le multinazionali dell’acqua possono tranquillamente finanziarsi borse normali. Lui se ne intende, io no, gli lascio la parola:

There is no easy panacea for the world’s water needs, least of all the global derivatives business, which has proved that it is not to be trusted with mortgage-backed securities, much less our most precious resource. There is no need to initiate a futures market in water only to create yet more financial madness that seems to resist all attempts at regulation. This time around, let the business stop before it starts.

Fate passare, per favore?
– a proposito di business da fermare prima che inizi, Jeff Tollerson ha trovato un risvolto positivo nell’ultima fecondazione del mare tentata da Russ George:  a scandalo scoppiato, ha messo tutti i dati del suo “esperimento” a disposizione dei ricercatori canadesi.
– in open access, fitogenetisti cinesi hanno sequenziato il genoma di

446 geographically diverse accessions of the wild rice species Oryza rufipogon, the immediate ancestral progenitor of cultivated rice, and from 1,083 cultivated indica and japonica varieties

(pazzesco, per fare la prima mappa nel 2002 c’erano voluti anni!). Da un confronto di 8 milioni di SNPs,  fanno risalire la prima selezione umana del rufipogon lungo il fiume delle Perle nel Guangxi. E non lungo lo Yangtze, qua crolla un mito nazionale. L’O. japonica sarebbe stato selezionato per la prima volta a Or-Illa in Cina meridionale (sulla mappa geografica dell’articolo mica si vede dov’è…) e ne deriverebbe l’indica. Prima che quelli dello Yangtze s’arrabbino, va detto che gli autori elencano parecchi motivi d’incertezza.
– i dati sismici e il modello di B. Phrampus e M. Hornbach indicano che

changes in Gulf Stream flow or temperature within the past 5,000 years or so are warming the western North Atlantic margin by up to eight degrees Celsius and are now triggering the destabilization of 2.5 gigatonnes of methane hydrate (about 0.2 per cent of that required to cause the PETM).

La causa dell’instabilità – o se ce n’è una sola – non è tanto chiara. Comunque ci vogliono circa 5.000 anni prima che tutti quei clatrati escano dal mare sotto forma di metano, tanto per “tranquillizzare”. Ma non si sa bene quando è iniziata la destabilizzazione, tanto per “allarmare”.

Dall’Economist
– “Una ragione per tremare” sulla sentenza di L’Aquila, nelle conclusioni più simile alla protesta di Nature che all’articolo di Science che, citando Paolo Scandone, lamenta un declino della “tensione morale” dei sismologi negli scorsi decenni. Però finisce con l’avvertimento di Willy Aspinall

scientists will “need to become much more litigation aware”.

Anche quelli che non apprezzano le ricerche auspicate dal presidente dell’INRiM, mica solo i sismologi…

7 commenti

  1. Dall’articolo su Science sull’infausta sentenza:
    “analysis of natural hazards needs to be “much more formalized and structured,” with advice contained in a written document and “off-the-cuff remarks” avoided. ”
    Come devo tradurlo? Mettete tutto nero su bianco, ma solo i dati, e non parlatene con i giornalisti?
    Ma non siete stati voi giornalisti e tante altre menti illuminate a spingerci a comunicare di più perchè in una società moderna … e la torre d’avorio … e la cultura scientifica … e l’interesse del pubblico … Cos’era, una trappola ben orchestrata?
    Mah, tanto si sa come va a finire, come Maiani che visto il terremoto in Calabria dice vabbè, non ci tiriamo indietro, ci saremo. Almeno finchè non si aprono le porte della galera.

  2. @Roberto
    Bel programma con gente simpatica.
    Per chi è di passaggio a Brindisi, aggiungo solo che per i seminari al Rettorato e a palazzo Codacci-Pisanelli basta andare in viale dell’Università e chiedere.

  3. Se uno è di passaggio a Brindisi per andare in viale dell’Università, a seguire il primo seminario, deve farsi altri 40 km, dato che è a Lecce! 😉
    Si gente simpatica e preparata! Tutti molto gentili e disponibili tra l’altro!

  4. Non c’e scritto effettivamente…sono comunicati stampa locali e quindi, probabilmente, si danno per scontate alcune cose. La sede del rettorato e la gran parte delle facoltà sono su Lecce. Il giornalista avrà probabilmente omesso la città, essendo un giornale on line salentino.
    Cara Oca, se capita da queste parti, sarà un piacere fare la sua conoscenza!

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