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Su Oggi scienza, continuo a selezionare regali ad alto contenuto scientifico per il Parco delle bufale. Vi viene in mente qualcosa di natalizio?
Guastafeste
– Sull’Economist, “special report” sull’obesità che aumenta;
– su Nature-Geoscience un paper sull’acidificazione oceanica, da emissioni di CO2, che scioglie la “lumaca alata” Limacina helicina antarctica;
– su Nature-Geoscience in coppia con Nat-Climate Science, focus” sulla disponibilità di acqua potabile che diminuisce;
The Lancet pubblica “Global Burden of Disease 2010” dell’Institute for Health Metrics and Evaluation, su dati di 187 paesi dal 1970 in poi. Riassunti, grafici, metodi anche sul sito dell’Istituto.
Monya Baker ha seguito la sessione “Sense and Reproducibility” all’assemblea dell’American Society for Cell Biology. Domanda “La letteratura scientifica si autocorregge?” Risposta: mica tanto,

Robust research takes more time and complicates otherwise compelling stories. This turns scientists who cut corners into rising stars and discourages the diligent. It also produces highly cited scientific publications that cannot be reproduced.

La ricerca biomedica è ferma a John Ioannidis 2005. D’altronde certe riviste ci mettono del loro, PLOS One per esempio:

The reviewer must simply ascertain whether the study has been performed correctly, and whether the data support the conclusions.

– Da Retraction Watch, la risposta del ministro serbo per la ricerca agli scienziati che denunciavano la pubblicazione di bufale, su riviste locali o di editori “predoni”, da parte dell’11% dei loro colleghi.
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Regalo utile sul serio
Da Zooniverse, parte un’iniziativa di “citizen science” per classificare le immagini di cicloni tropicali. Motivi.

5 commenti

  1. Guardi Oca, che di questi tempi non c’è che l’imbarazzo della scelta. Basta chiudere gli occhi e lanciare il browser con un indirizzo quasi a caso. Come scanalare le TV private sopra il canale 10. Non le suggerisco Keshe, troppo facile e già strainflazionato. Ma guardi questi qua che raccolgono bovini, volevo dire muoni, dal cielo con un improbabile semisfera sfaccettata http://www.intequantum.com. Della serie “piovono polpette”?
    Ovviamente tutto ecologico e nel rigoroso rispetto dell’ambiente.
    Se poi ci abbinassero il reattore Petroldragon di Rossi, risolverebbero pure il problema della munnezza di Napoli.
    Povera rete, da un piccolo club di siti universitari e mainframe ibm e digital, è diventata una sterminata e nebbiosa palude disseminata di trappole e trabocchetti.
    Saluti

  2. @Alessio L.
    Peccato che non ci sia il prezzo. Comunque per i reattori ho già messo quello del Medialab, è come il Keshe ma con la spuma al posto del Seven Up.
    Mi manca qualcosa “per le signore”, adesso cerco nella cosmesi quantistica….

  3. Non ho capito bene il riferimento (ngeativo?) a PlosOne. Il problema delle bufale nasce dal fatto che ormai le riviste di punta giudicano i lavori soprtattutto per il loro impatto mediatico e questo porta gli scienziati ad enfatizzare i propri risultati per renderli più appetibili. All’estremo di questo c’è la falsificazione dei dati, che può aiutare entrare nell’olimpo delle riviste ad alto impatto. PloSOne ha cercato di rispondere a questo eliminando la valutazione del probabile impatto (lasciata ai lettori) e limitandosi a controllare che i risultati siano tecnicamente corretti (e quindi se l’articolo fosse una bufala o contenesse degli errori il referee dovrebbe bocciarlo). Quindi non ci vedo nulla di male nella dichiarazione di PloSOne, anzi e’ quello che bisognerebbe tornare a fare: bocciare o promuovere gli articoli dopo averli studiati.

  4. @Stefano
    Ma una valutazione così la fanno già i redattori. Una peer-review dovrebbe anche suggerire migliorie, dare una mano.
    Per sapere se i dati supportano le conclusioni, tu cosa fai? Scommetto che li paragoni con quelli di altri esperimenti, strumenti, modelli – fai un controllo di qualità e dici quello che servirebbe. Costa tempo e fatica, e a posteriori non serve più.
    Magari sbaglio, ma così Plos One mi sembra indebolire la peer-review invece di renderla più efficace.

  5. @Oca
    il problema è che la valutazione dei redattori non riguarda affatto gli aspetti tecnici ma spesso solo quelli mediatici, su molte riviste il 90% degli articoli viene bocciato senza entrare nel merito solo sulla base del fatto che i risultati non sembrano rivoluzionari. La cosa paradossale è che nella scienza moderna di rivoluzioni ce ne sono poche, si va avanti in maniera incrementale con piccoli passi. Da come la interpreto io la mossa di Plos serve a rifocalizzare l’attenzione sul dato tecnico: l’articolo è corretto e convincente? Quello che tu scrivi è quello che io farei seguendo la policy di Plos controllare se l’articolo è corretto anche sulla base delle conoscenze attuali. Togliamo invece ai referee la responsabilità di stabilire se i risultati sono interessanti il un grande pubblico, se verranno recensiti dall’oca o meno. Quello sta all’oca deciderlo non al referee. Un tempo la selezione alla fonte era dettata dai costi di stampa e dal numero delle pagine. Ormai con la pubblicazione online serve solo a mantenere una elite di riviste.
    Un ristretto gruppo di redattori in sostanza decide cosa è importante nella scienza e gli scienziati ormai scrivono gli articoli in modo da compiacere queste persone. Non so se sia un bene.

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