L'uovo, la gallina e le carote


Presumo che Carlo Barbante abbia finito di sbrigare le mail a McMurdo, dov’era andato in campeggio e a pescare microbi sotto ghiaccio nel lago Whillans. Così sarà tornato a Venezia in tempo per festeggiare – spritz del campus che scioglieva pure Gavin S.? – l’uscita di un paper su Science con Frédéric Parrenin, Valérie Masson-Delmotte e altra bella gente anglo-svizzera-tedesca. Paper che desolerà un noto zootecnico del clima che però può consolarsi con il fatto che Suinicoltura risulta tuttora – forse – tra le riviste “scientifiche” dell’ANVUR.

Durante l’ultima deglaciazione iniziata circa 18 mila anni fa, in Antartide l’aumento della CO2 sembrava in ritardo di 800 +/-600 o +/-200 anni su quello della temperatura. Non fa effetto serra, non sappiamo niente delle cause del risc glob, diceva lo zootecnico confondendo con la comunità scientifica se stesso e i dilettanti di Climate Monitor che copiano dai dilettanti anglofoni. Invece:

Analyses of polar ice cores have shown that the concentration of atmospheric CO2 (aCO2) and surface air temperature are closely related and that they have risen and fallen in tandem over most of the past 800,000 years. However, whether changes of temperature occurred first and how large that lead may have been have been topics of considerable controversy.

Con due isotopi di azoto, oltre alla CO2 e al metano usati prima dagli altri, hanno ricalcolato la cronologia delle carote Epica e Taldice, hanno esteso il sistema all’insieme di Epiche, Vostok, Dome Fuji e Taldice, e correlato quest’ultima cronologia con l’andamento della calotta e della temperatura in Groenlandia (ipotesi dell’altalena).

Messi insieme tutti i sistemi – ma con nuovi dati in arrivo il metodo proposto*** andrà perfezionato, dicono – alla fine della fiera, la temperatura ha seguito da molto vicino la CO2 che ha fatto il suo bravo effetto serra con un’incertezza di un secolo in più o in meno:

We find no significant asynchrony between them, indicating that Antarctic temperature did not begin to rise hundreds of years before the concentration of atmospheric CO2, as has been suggested by earlier studies.

BTW:

This is EPICA publication no. 291.

*** Dettagli da steph

16 commenti

  1. Sarà anche vero che questa nuova datazione agiterà i sonni dei sedicenti scettici che non hanno mai capito come funziona la CO2 come feedback; c’è da dire, però, che pone problemi anche agli altri. Se la presenza di un lag tornava abbastanza bene con i tempi oceanici, ora bisognerà capire come la CO2 venga fuori così rapidamente. Spero che non salti fuori il permafrost, sarebbe un brutto presagio di ciò che ci aspetta.

  2. costa è servito; e adesso che si inventa? bello il lavoro di Zeng, un esempio di uovo di colombo

  3. Steph, non mi pare che il ritardo troppo lungo fra l’innalzamento delle temperature e quello della co2 fosse un argomento degli scettici. Casomai, qualche volta, il ritardo in se’, ma la spiegazione che ne veniva data (feedback positivo a causa del riscaldamento degli oceani) mi sembrava accettabile (al di la’, in effetti, di considerazioni sull’ampiezza del lag temporale). Quello che non ho mai capito (e non so se tu possa risolvere il dubbio oppure confermare che questi studi lo eliminano alla radice) e’ il lag fra temperatura e co2 nella riglaciazione: il ritorno delle temperature a livelli glaciali sembra precedere di parecchio quello della co2. Come si concilia questo con l’idea che il ciclo di Milankovitch offra solo un forcing relativamente debole e che la maggior parte del riscaldamento derivi in effetti dalla co2? Ovvero, come mai nel classico grafico co2+temperatura degli ultimi 400k anni, per periodi relativamente lunghi sembrano convivere alte concentrazioni di co2 atmosferica e temperature molto basse e in fase di ulteriore discesa?

  4. steph
    mannaggia, sempre qualcuno che ha l’idea prima di me 🙂
    Scherzi a parte, grazie, non lo conoscevo.
    Io credo che il problema della sorgente di CO2 si ponga anche con lag di uno o due secoli. Per “tirare fuori” 100 ppm di CO2 dagli oceani non credo siano sufficienti le acque superficiali e intermedie, bisogna che intervengano le acque profonde che al momento si crede che abbiano tempi più lunghi. Sarò io innamorato degli oceani ma credo che questi ultimi ci riservino delle sorprese.
    Udik
    mettiamola così, chi “comanda” è Milankovitch e la CO2 risponde. Se mi consenti un’analogia, pensa ad un peso attaccato ad una molla che tieni in oscillazione con il movimento della mano. Il moto del peso sarà sempre un po’ in ritardo rispetto alla mano. E’ un comportamento caratteristico di tutti i sistemi forzati. Il ritardo dipende dalle caratteristiche del sistema e dalla frequenza e non deve sorprendere se è asimmetrico come nel caso dei cicli delle glaciazioni.
    Non capisco il francese ma a guardare le figure è quanto è spiegato nella pagina linkata da claudio della volpe.

  5. @cdv, grazie per il link. In un certo senso risponde perfettamente ai miei dubbi.
    Il modello semplificato descritto si basa sulle due equazioni:
    dT/dt= sin(t) + 0,25C ? 0,01T^2
    dC/dt= 0,1T ? 0,01C^2
    E in effetti la forma del grafico risultante mostra oscillazioni che ricordano i cicli di Milankovitch per temperatura e co2.
    Pero’ c’e’ qualcosa che non capisco. Se la forzante della co2 e’ molto superiore a quella del ciclo di Milankovitch, il sistema non dovrebbe divergere verso un riscaldamento catastrofico? E infatti a guardare meglio le due equazioni vedo che entrambe finiscono con un termine che impedisce al sistema di divergere: ? 0,01T^2 per quella sopra, e ? 0,01C^2 per quella sotto.
    Hmm.. ecco il punto! C’e’ bisogno di un termine “frenante” di questo tipo. Ma qual e’ il significato fisico dei due termini? Ebbene, questo:
    “Je soustrais enfin les quantités 0,01T^2 et 0,01C^2 pour introduire dans le système les creux et les bosses dont l’existence est attestée.”
    Cioe’: sottraggo infine le due quantita’ [cioe’ inserisco una retroazione negativa] per introdurre nel sistema i picchi e le valli la cui l’esistenza e’ attestata.
    Detto ancora in altri termini, in pratica significa: “dato che cosi’ com’e’ il sistema non funziona, introduco due retroazioni contrarie per far venire fuori il grafico che mi aspetto”. Uhm…
    E infatti mi pare (ma potrei sbagliarmi) che l’esempio finisca abbastanza male, perche’ subito dopo viene mostrato cosa accade inserendo nel sistema di equazioni un’impennata della co2: l’impennata risultante nel grafico delle temperature e’ talmente piccola da essere praticamente invisibile ad occhio nudo (ha un’ampiezza di circa 1/20 dell’ampiezza dell’oscillazione normale).
    Idee?

  6. Udik, ma quella è una descrizione della situazione, non contiene il meccanismo; cioè da matematico puro il tizio ha descritto la situazione ma non ha introdotto il soffio vitale dato dai reali meccanismi climatici; quelli li stiamo scoprendo adesso e l’articolo di Oca è proprio questo, il soffio della vita nell’arida matematica

  7. Il termine di smorzamento nella prima equazione è l’emissione radiativa. Per piccoli scostamenti viene in genere usata l’approssimazione lineare, ma la sostanza non cambia. Analogamente, nella seconda equazione rappresenta un qualche meccanismo di assorbimento della CO2.
    Il post non ha pretese di rappresentare realisticamente i cicli delle glaciazioni, solo mostrarne i principi di base.

  8. Le considerazione di Udik mi sembrano talmente giuste che non posso non esprimere il mio accordo su quanto siano pertinenti i quesiti che ha posto. Anche in merito all’articolo del matematico francese, mi pare naturale domandarsi a cosa si riferiscano le retroazioni negative (perchè mai a temperatura costante la concentrazione dovrebbe diminuire in proporzione al suo quadrato?) ed evidenziare che senza quelle il sistema divergerebbe.

  9. Qui andiamo davvero alle basi. Un sistema in cui esiste solo il termine sorgente diverge, mi sembra davvero ovvio. E altrettanto lo è che in un sistema in equilibrio dinamico se fisso il termine sorgente la quantità fisica sotto esame decresce.
    Poi, come al solito, si vuole dare a quell’articolo un significato che non ha per poterlo criticare. Banale.

  10. per far diminuire una concentrazione col suo quadrato basta pensare ad un meccanismo di assorbimento che abbia quella equazione cinetica; senza alcuna pretesa di completezza basterebbe una equazione in cui compaiono 2 molecole di CO2 nello step decisivo che vale a quella temperatura; è solo un esempio: che so è solo un esempio ripeto: CaSiO3 + 2H2CO3 = Ca+2 + 2HCO3- + SiO2 + H2O
    la co2 sta nel bicarbonato al quadrato; chiaro?

  11. nell’acido carbonico volevo dire ma anche nel bicarbonato; nel primo caso scompare al quadrato e nel secondo “ricompare” al quadrato la dipendenza è sempre del quadrato; un meccanismo del genere spiegherebbe che scompare o compare in ragione del quadrato della concentrazione

I commenti sono chiusi.