Riciclaggi

Come al San Raffaele, anche alla Cattolica di Roma è normale riusare gli stessi gel in pubblicazioni che riguardano esperimenti diversi? Nel lab di Paola Palozza – che partecipa al progetto europeo di ricerca sui licopeni dei pomodori che proteggerebbero dalle malattie cardiovascolari – sembra di sì:
http://www.plosone.org/annotation/listThread.action?root=62119
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20699249
http://pubpeer.com/publications/15358633
Sarà un’usanza da “laboratorio cristiana a maggioranza cattolica”, per dirla con il “prof.” Cardone?

Anche gli orsi si riciclano… (h/t Retraction watch)*

L’International Energy Agency pubblica un’edizione speciale del WEO 2013, Redrawing the energy-climate map, nel caso i paesi membri fossero interessati, non si sa mai, a non superare 450 ppm di CO2 atmosferica e 2 °C di aumento della temperatura come pattuito, “senza costi economici”.  Se così fosse, da qui al 2020 il settore dell’energia potrebbe ridurre le emissioni dell’80%  – precisazione: di quanto richiesto per restare entro i 2 °C, h/t Riccardo – cioè di 3,1 Gt di CO2 equiv (p. 10):
– adottando misure di efficienza energetica (-49% di emissioni)
– limitando costruzione e uso delle centrali a carbone meno efficienti (-21%)
– minimizzando le emissioni di metano a monte della produzione di petrolio e gas (-18%)
– accelerando l’eliminazione (parziale) dei sussidi ai consumi di combustibili fossili (-12%)
come tutti sanno dal 1992.

Altrimenti il settore dell’energia subirà i danni del risc glob e ci rimetterà un sacco di soldi perché le assicurazioni ciccia (proiezioni pessimiste pp. 83-102).

Per l’Agenzia è improbabile che vengano adottate misure di buon senso e atte pure a migliorare la salute della cittadinanza mondiale, perché il rapporto punta sulle tecnologie per la carbon capture & storage per le quali servono subito investimenti in R&D. Con quella attuale, qualora entrasse a pieno regime, si cattura al massimo l’1% della CO2 emessa dal settore energetico nel 2012 (box p. 17, pp. 24-25 e pp. 76-82).
In realtà “senza costi economici” significa che è meglio decarbonizzare prima che dopo:

The 4-for-2 °C Scenario buys precious time to keep the 2 °C target alive, while international negotiations continue, avoiding much carbon lock-in, but it is insufficient to limit the long-term temperature increase to 2 °C. A framework conducive to more ambitious abatement after 2020 needs to be developed, not least to provide clear market signals to businesses and long-term investors, notably including a global carbon price and roll-out of low-carbon technologies at scale. In the 450 Scenario, delaying CCS deployment by ten years would increase the cost of decarbonisation in the power sector by $1 trillion and result in lost revenues for coal producers ($690 billion) and oil and gas producers ($660 billion).

Grassetto mio. In dieci anni come si fa?

Se si applica subito lo “scenario 4 per 2 °C ” invece del New Policies Scenario – un eufemismo per business as usual + Prot. di Kyoto – servono meno investimenti fino al 2035 e si recuperano prima (prospettive rosee da  p.102  in poi).
Da confrontare con lo speciale  Carbon Capture dell’IPCC, la valutazione economica della McKinsey e quella dei rischi dell’Agenzia britannica per l’ambiente.

2 commenti

  1. Il settore energia potrebbe ridurre dell’80% di quanto richiesto per restare nei 2 °C, non l’80% in assoluto. Lo so, è una pignoleria, ma meglio chiarire prima che il saputello di turno pianti una grana senza nemmeno curarsi di andare a leggere il testo.
    P.S. Gli orsi sono furbi davvero, mica solo nei cartoni animati 🙂

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