Pettinare il bradipo

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Per la serie Non dite a mia madre che faccio ricerca, mi crede pianista in un ecc.

Giovedì = Nature, ma ho un debole per i “paresseux” per via del nome che incanta i bambini francesi e per due ricercatori, volontari sull’isola di Barro Colorado che circa 15 anni fa, dopo aver operato un Bradypus hoffmanni che s’era rotto una spalla, avevano approfittato dell’anestesia per censire le centinaia di specie che ospitava nella pelliccia, un hot spot di biodiversità e un paper entrambi indimenticabili (ma non i nomi degli autori, l’Alzheimer avanza).

Bref, Sarah Higginbotham et al. dello Smithsonian hanno lo stesso debole. Su PLOS One, pubblicano “Il pelo di bradipo, quale nuova fonte di muffe dalla potente bioattività anti-parassitaria, anti-tumorale e anti-batterica”. In un’altra riserva del Panama, hanno raccolto peli dai  sed “lower backs” – di 9 bradipi variegatus, foto sopra.
Li hanno lavati – i peli – uno per uno per sloggiarne “debris and loosely associated microorganisms”, li hanno sigillati in provette per coltivarne i microrganismi rimasti che hanno poi sequenziato. Risultato in questa tabella:

the isolation of fungi with bioactivity against Trypanosoma cruzi, the causal agent of Chagas disease; Plasmodium falciparum, the causal agent of malaria; the human breast cancer cell line MCF-7; and a range of Gram-negative and Gram-positive human pathogenic bacteria. 

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Da più di un secolo, si osservano ogni tanto sulle piante delle particelle d’oro, senza sapere se sono trasportate dall’aria o attinte dal suolo e quindi da una futura miniera. Su Nature Communications Melvyn Lintern e altri due australiani risolvono la questione. Almeno nel caso degli eucalipti e nelle zone dove l’abbondanza di oro nel suolo è già nota:

we show the first evidence of particulate Au within natural specimens of living biological tissue (not from laboratory experimentation). This observation conclusively demonstrates active biogeochemical adsorption of Au and provides insight into its behaviour in natural samples. The confirmation of biogeochemical adsorption of Au, and of a link with abiotic processes, promotes confidence in an emerging technique that may lead to future exploration success and maintain continuity of supply.

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Un’altra questione risolta, su Nature tout court e non per la prima volta, mi sembra – semmai Steph mi corregge – è quella del “paradosso antartico”, dell’estensione e ridistribuzione dei ghiacci marini osservata in questi anni. Questa volta però è colpa soprattutto delle oscillazioni atlantiche, non di quelle pacifiche, scrivono Xichen Li et al. del Courant Institute:

 in the north and tropical Atlantic Ocean, the Atlantic Multidecadal Oscillation (a leading mode of sea surface temperature variability) has been overlooked in this context. Here we show that sea surface warming related to the Atlantic Multidecadal Oscillation reduces the surface pressure in the Amundsen Sea and contributes to the observed dipole-like sea-ice redistribution between the Ross and Amundsen–Bellingshausen–Weddell seas and to the Antarctic Peninsula warming.  Support for these findings comes from analysis of observational and reanalysis data, and independently from both comprehensive and idealized atmospheric model simulations.

Con tonnellate di dati e modelli à l’appui, danno ragione a quelli della carota EPICA: tout se tient.

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Alle donne – e a chi crede ancora nel “metodo Stamina” – raccomando il paper di Daisuke Nakada et al. sugli estrogeni che accrescono il rinnovo delle staminali ematopoietiche del midollo, durante la gravidanza delle topoline. Gli autori sono cauti, ma la spiegazione dovrebbe valere – ormoni mutandis – per molte altre differenze (dimorfismi) fra i sessi, un vantaggio della “medicina di genere” che spesso sfugge ai maschi.

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Editoriale e articolo di David Cyranoski sul “come back” di Woo Suk Hwang, di cui parlava Science la settimana scorsa con maggiore entusiasmo. D’altronde Science aveva pubblicato la sua clonazione taroccata di un embrione umano, mentre Nature aveva pubblicato quella, non taroccata, della clonazione di un cane.

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