Quota celeste del 100%


Prima del rito del se è giovedì è Nature, un fatto che spero faccia salire la senape al naso anche a chi mi legge.

Laura Gagliardi – link a cv senza nemmeno una patacca e gloria dell’UniBo, mica come certa gente, ma digredisco.

Laura Gagliardi, dicevo, ha scritto una petizione con due colleghe contro l’esclusione delle ricercatrici dalla 15° conferenza internazionale di chimica quantistica che si terrà a Pechino in giugno:

the program features 24 invited speakers and 5 chairs and honorary chairs and does not include a single woman.

Il comitato organizzativo cinese e Josef Michl, presidente dell’International Academy of Quantum Molecular Science – quota celeste del 100% – dicono di aver invitato una (1) donna e di non aver ottenuto risposta. La capisco (credo di sapere chi è, ma potrei sbagliare). Perché dovrebbe fare da foglia di fico a quei signori? Dicono di aver pubblicato l’elenco incompleto degli speakers per errore, ma si usa così.

Un po’ tardi per rimediare alla figura fatta, forse non per imparare come risparmiarsela. La chimica teorica serve a tutti i chimici – e non solo, rif. il cv di Laura – maschi e femmine – perciò

si firma qui: link bis.

E Laura, dico ai fainéants che i link pfft, è quella dell’U2 dal quintuplice legame, rif. immagine sopra, mica paglia… Applausi dalla sua oca, young lady, and keep up the fight.

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O’s digest

L’anno scorso su Nature, un apidologo inglese negava il declino delle api e le sue conseguenze, e accusava gli ambientalisti di allarmismo. Ero un po’ stupita, ogni anno escono centinaia di pubblicazioni in merito.

In copertina oggi, Nature mette una ricerca anglo-tedesca sia in laboratorio che in campo aperto, sulle “malattie esotiche emergenti”, in particolare le infezioni da virus delle ali deformi e da Nosema ceranae che si rafforzano l’un l’altra. Sono entrambe arrivate in Gran Bretagna con il commercio globale di api e derivati e contagiano i bombi nazionali.

E di sicuro la doppia infezione rende entrambe le specie più vulnerabili ai neo-nicotinoidi, i pesticidi sui danni dei quali non esisterebbero “evidenze scientifiche”, secondo l’apidologo di prima…

– Eugenie S. Reich spiega come gli astrofisici stanno recuperando, grazie più dati da lenti gravitazionali e usando più metodi di stima, il 40% di massa che alla collaborazione Planck risultava mancare negli ammassi di galassie. Con l’arrivo di nuovi dati dal Dark Energy Survey e dall’Hyper Suprime-Cam non servirà invocare neutrini grevi o inediti. Stay tuned…
– Smriti Mallapaty racconta lo sciopero della fame – vittorioso – di Govinda KC, un vecchio “accademico”, contro la corruzione politica della scienza e della medicina in Nepal.
– Mark Herrmann commenta con cauto ottimismo  il progresso nel sistema laser di ignizione della fusione calda, anticipato on line la settimana scorsa. Senza troppi peli sulla lingua conclude:

To be clear, much work remains to be done to achieve ignition. It is still not well understood why the earlier implosions studied in the NIC are so far from predictions. Issues such as the coupling of the laser energy to the target and the detailed symmetry of the implosion have been determined largely empirically. How far the high-foot implosions can be pushed remains an open question, and the goal of ignition will require a nearly 100-fold increase in fusion yield over these results. Perhaps the biggest question is: will ignition be achievable at the NIF? The answer is uncertain…

– Thimoty Lyons et al. riassumono il consenso e i dissensi della comunità paleoclimatica sulla concentrazione di ossigeno in mare e in aria prima e dopo il “Grande evento di ossidazione” (GOE)

As debate raged over the mechanistic underpinnings of the GOE, there emerged a far less contentious proof (a ‘smoking gun’) of its timing —namely, the disappearance of distinctive non-mass-dependent (NMD) sulphur isotope fractionations in sedimentary rocks deposited after about 2.4–2.3 Gyr ago.

Vari passi avanti dopo, il GOE non è più un evento ma un lento processo:

Informed by increasing sophistication in elemental and isotopic proxy approaches, we can now say with much greater confidence when and why the redox structure of the ocean and atmosphere varied through time. Through this window, we can view an ocean and atmosphere that were mostly oxygen-starved for almost 90% of Earth’s history.

Ma non basta, segue programma di ricerca particolareggiato in svariate discipline. Un articolo così dovrebbe suscitare vocazioni in microbiologia…

– Altra storia venuta dal tempo profondo dell’Archeano in “Prodigioso degasaggio di elio radiogenico accumulato in miliardi di anni a Yellowstone” dello US Geological Survey. La flatulenza non è avvenuta di botto, ma nel corso degli ultimi due milioni di anni circa:

The hydrothermal system at Yellowstone National Park is famous for its high helium-3/helium-4 isotope ratio, commonly cited as evidence for a deep mantle source for the Yellowstone hotspot. However, much of the helium emitted from this region is actually radiogenic helium-4 produced within the crust by beta-decay of uranium and thorium. …  It seems that helium has accumulated for (at least) many hundreds of millions of years in Archaean (more than 2.5 billion years old) cratonic rocks beneath Yellowstone, only to be liberated over the past two million years by intense crustal metamorphism induced by the Yellowstone hotspot. 

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Da Real Climate, Matthew England spiega – e discute – il suo paper sull’accelerazione degli alisei; se ne occupa anche Tamino, sul versante calore contenuto negli oceani la persistenza dell’ENSO in oscillazione “fredda”. Da qui una questione dell’uovo e della gallina, conclude Tamino

But some (e.g. Mike Mann) suspect that the dominance of la Nina-like conditions recently may actually be a result of climate change. If so, it may be quite a while before we see anything like a strong (or even moderate) el Nino. We can, however, expect warming to continue even in a persistently non-el Nino world, a la this post by John Nielsen-Gammon.

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