Uccisi dalla cometa, sì o no?


Dalla metà del decennio scorso, in archeologia, paleoclimatologia, geologia e zoologia, c’è una rissa sulla cometa – o forse più di una comunque in tutto circa 10 milioni di tonnellate – che attorno a 12.800 anni fa sarebbe cascata sugli USA, mettendo fine alla civiltà Clovis, estinguendo la megafauna americana e innescando il millennio freddo del Dryas recente.

L’ipotesi – detta YDIH – pareva confermata l’anno corso dalla rianalisi di 18 siti. Sui PNAS di ieri, David Metzler et al. criticano questi e altri dati: 

Proponents of the YDIH state that a key test of the hypothesis is whether those indicators are isochronous and securely dated to the Younger Dryas onset. They are not. We have examined the age basis of the supposed Younger Dryas boundary layer at the 29 sites and regions in North and South America, Europe, and the Middle East in which proponents report its occurrence.

A voler essere generosi, scrivono, in 3 siti su 29 i marcatori di un possibile impatto – nanodiamanti, principalmente – sono stati analizzati in modo decente e coincidono con la cronologia dei fautori. In attesa della reazione dei pro-YDIH,  ricordo che l’impatto di Tunguska non ha causato tutti quei disastri e che il cratere scavato da quei 10 milioni di tonnellate non s’è ancora visto.

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A proposito del clima futuro invece,  negli ultimi anni sono uscite stime al ribasso della sensibilità del clima all’equilibrio – nel senso che il clima raggiunge temporaneamente un nuovo equilibrio, mica nel senso che diventa stabile – a un raddoppio della CO2 atmosferica rispetto alla fine del ‘700.

La stima viene validata sulle forzanti osservate dal 1900 in poi, le quali forniscono una sensitività minore di quella prevista dai modelli e derivata dalle carote di ghiaccio e di sedimenti.

Sulle Geophysical Res. Lett., John Kummer e Andrew Dessler (link all’articolo sul giornale dell’A&M Texas Univ.) scrivono che quelle stime postulano un effetto uguale dappertutto – valore 1 – degli aerosol e dell’ozono e rifanno i calcoli, usando le ricostruzioni più dettagliate pubblicate da Drew Shindell su Nature Climate Change:

Increasing the aerosol and ozone efficacy to 1.33 increases the ECS to 3.0 K (1.9-6.8 K), a value in excellent agreement with other estimates.

Dana Nuccitelli dà altre info sui motivi della discrepanza e sulla riconciliazione.
Jon Abrahams scrive che Mario Rubio il governatore della Florida racconta bufale. Be’ sì, ma almeno non decide per legge l’aumento del livello del mare lungo le coste del suo stato per far contenti gli immobiliaristi.

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Richard Semba della Johns Hopkins et al. pubblicano su JAMA Internal Medicine il risultato d’InCHIANTI,

Prospective cohort study, the Invecchiare in Chianti (InCHIANTI) Study (“Aging in the Chianti Region”), 1998 to 2009 conducted in 2 villages in the Chianti area in a population-based sample of 783 community-dwelling men and women 65 years or older.

Dovevano stabilire se c’era una correlazione tra il livello di revestrarolo (dei suoi metaboliti, cioè) nell’urina degli over 65 e i casi di infiammazione, tumori, malattie cardiovascolari, mortalità. Risultato:

Resveratrol levels achieved with a Western diet did not have a substantial influence on health status and mortality risk of the population in this study.

Il revestrarolo è un anti-ossidante della buccia dell’uva, più presente nella dieta mediterranea, e dovrebbe rendere i popoli che bevono vino più longevi e aiutare i francesi a mitigare gli effetti del foie gras, del cassoulet e di altri cibi che dovrebbero far venire la gotta e l’obesità.

Non sembra così, a dispetto delle pubblicità per certi integratori alimentari, comunque i cibi e i vini che contengono revestrarolo non mostrano nemmeno un’influenza negativa. Dipenderà dalla dose…