I cavallini della Giara

Cavallino della Giara (Equus caballus jarae)

Gli ultimi cavalli selvatici d’Europa, Equus caballus jarae, sono circa metà di mille. Forse discendenti di quelli portati dai Fenici, vivono quasi tutti sull’altipiano della Giara di Gesturi, vicino alla reggia di Barumini.

Ai comuni che li devono proteggere, riuniti nell’unione “Marmilla“, sono stati tagliati i fondi e già faticano ad aiutare la gente in difficoltà… Finisce che quando c’è la siccità come nel 2012 e quest’anno, in autunno i pascoli scarseggiano, hanno fame e sete anche is cuaddeddus, e rischiano di non superare l’inverno.

Il Gruppo d’intervento giuridico – ne parlavo l’anno scorso perché difende dall’edilizia abusiva la costa dei Grifoni – lancia una raccolta fondi per comprare fieno, biada e portare acqua, anche 5 euro. Li darà all’unione dei comuni e starà attento a come sono usati. Non ci vuole molto, un po’ di pubblicità…
(h/t Quirico M)

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A proposito di siccità, in California i laghi si stanno prosciugando.

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Skeptical Science ha aperto una nuova annexe,

  • Climate scientists from across the globe feature in our 97 Hours of Consensus campaign addressing one of the most significant and harmful myths about climate change. Each hour, beginning at 9am Sunday EST, September 7th, we’ll publish a statement and playful, hand-drawn caricature of a leading climate scientist. Each caricature lists the scientists’ name, title, expertise and academic institution.

come da annuncio misterioso, che ieri aveva provocato il delirio cospirazionista di Anthony “Big Oil” Watts.

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Watching the dens
Il creazionista Roy Spencer, noto per aver sbagliato ripetutamente le temperature satellitarie e sempre al ribasso, ha scritto che nessuno sa quanta della CO2 atmosferica sia naturale e quanta dovuta alle nostre emissioni. Generalizzata la propria ignoranza, accusa tutti gli altri di un difetto che lui non avrebbe (usanza non solo sua):

  • So, we impose a human explanation on what we observe in nature. A common tendency throughout human history. We are searching for answers at night under the only streetlamp where we can see. 

Fou-rire qua e là:

(fonte NOAA: in rosso, la curva di Keeling)

Un commentatore fa presente che si tratta di isotopi di carbonio diversi e che la concentrazione di quello naturale è nota grazie alle analisi della composizione delle bollicine d’aria nelle carote di ghiaccio, prima della rivoluzione industriale. Al post Spencer ha quindi aggiunto:

  • NOTE: The following post has led to many good comments. The best argument advanced that I am wrong is from a ~1,000 year record of CO2 from the Law Dome ice core (a record I was unaware of) which suggests the recent CO2 increase is almost entirely anthropogenic in origin.

Detto da uno che da decenni accusa i climatologi di incompetenza, but don’t worry, be happy:

  • Update #2: Just to clarify… even if all of the atmospheric CO2 increase is manmade, I continue to believe it is more beneficial than harmful.

11 commenti

  1. Cavalli selvatici (tipo il tarpan) o rinselvatichiti ?
    Per quanto la differenza sia irrilevante rispetto al ricordo tanti anni fa del loro apparire e scomparire in religioso silenzio ai margini di una radura di di sughere mentre bighellonavo sull’ altipiano dopo aver visitato gli splendidi resti del villaggio di Barumini.
    Riguardo alle considerazioni finali di detto Spencer, riflettendoci senza pregiudizi anti-copernicani non escluderei che l’ effetto di riscaldamento climatico dovuto in massima parte alle 3-4 centinaia di Gton di C immesso dai nostri conspecifici nell’ atmosfera finora ed in via di rinforzo ed amplificazione per opera delle diverse altre centinaia che saranno probabilmente immesse nei decenni futuri non si possa ragionevolmente considerare “more beneficial than harmful”.
    Infatti sui tempi geologici (i.e. i periodi significanti per la biosfera) vi sono robuste evidenze scientifiche del verificarsi di imponenti radiazioni adattative già dopo qualche centinaia di migliaia di anni (o al massimo qualche milione di anni) susseguenti ad una grande estinzione di massa.
    Il beneficio tangibile per la biosfera, durante il periodo iniziale del collo di bottiglia in atto ed indipendentente dalle cause dello stesso, è che questa con rilevante probabilità vedrà scomparire insieme ad un numero consistente di altre,comprese quelle filogeneticamente più vicine, una specie oggi infestante ed ubiquitaria sul globo terrestre la quale rappresenta l’ ultimo ramoscello di una famiglia di mammiferi che fin dalla sua origine non è mai stata caratterizzata da elevati tassi di speciazione del cespuglio evolutivo di appartenza (almeno secondo quanto riscontrato empiricamente nella documentazione fossile a partire da poco più di una decina di milioni di anni), ma che recentemente si è impoverita drasticamente sia come numero di generi (3) che di specie (7) sopravvissute.

  2. alberto,
    “rinselvatichiti” sì, ci vorrebbero analisi genetiche comparate. Concordo sul posto stupendo.
    Per Spencer, penso che il suo iper-liberismo prevalga sulla missione della Cornwall che vuol essere “custode” della Creazione.
    Difficile essere al contempo custodi e predatori n. 1…

  3. Concordo sul fatto che analisi genetiche taglierebbero la testa al cav… ehm toro
    ma nel frattempo, secondo il galateo scientifico , toccherebbe a chi effettua un’ affermazione (i cavallini della Giara sono “gli ultimi cavalli selvatici d’ Europa”) fornire le prove.
    Io ad ogni modo ricorderei che già altre volte questi claim su razze locali (eccetto il “vero” cavallo selvatico oggi esistente, quello di Przewalski, che ha l’ onore tassonomico di sottospecie e secondo alcuni autori perfino il rango di specie) ritenute selvatiche si sono rivelate infondate.
    Inoltre darei per scontato che se questi cavalli in Sardegna fossero davvero stati portati dai Fenici ben difficilmente questi 3 millenni fa (o giù di lì) avrebbero trasportato cavalli selvatici e non domestici quanto basta almeno per affrontare un viaggio per nave …e tenderei ad esclutere che cavalli selvatici si siano intrufolati a bordo alla stregua di ratti.
    Per quanto riguarda il “custode” ribelle segnalo quanto sia difficile essere custodi di sè stessi ,
    oltre che, il fatto che tragicamente noi siamo di gran lunga i maggiori predatori (assai raramente ormai a scopo alimentare) di noi stessi.

    1. alberto,
      sulla Giara sono proprio selvatici, quelli che si vedono alle sagre sono di allevamento. Non credo che in Europa ce ne siano altri fuori dalle riserve e dai parchi. Anche in Mongolia il Przewalski è stato reintrodotto in un parco.

  4. E quindi la prova che questa razza di cavalli (ovviamente quelli che vivono allo stato brado, mai accennato a quelli di allevamento) siano selvatici (=discendenti dalla specie originaria selvaggia Equus caballus o Equus ferus dato che gli zoologi bisticciano spesso sulla nomeclatura e mai addomesticati nei millenni) sarebbero le sue parole?
    O i claim dell’ ente turistico locale o le ipotesi non verificate di qualcun altro?
    Mi permetta di considerarle affermazioni ad oggi non comprovate.

    1. alberto,
      sono parole mie e degli altri che ne parlano, mi sembrano d’uso corrente per descrivere tanti animali che vivono allo stato brado.

  5. Ehm, l’ uso corrente della parola “selvatico” (“wild”) e rinselvatichito “feral” è piuttosto diverso da quello zoologico (si ammetto è da “precisetti”, ma gli amici della zoologia e della botanica lo sono).
    Anche wiki (en, a volte più accurato deella versione italiana) proprio sul cavallo lo chiarisce bene
    http://en.wikipedia.org/wiki/Feral_horse
    Invece se si va sulle fonti zoologiche più “seriose” si trova che non c’è traccia verificata di cavalli “selvatici” (in senso proprio) al di là di quello (specie o sottospecie, come dicevo spesso i tassonomisti bisticciano) di Przewalski.
    http://www.departments.bucknell.edu/biology/resources/msw3/browse.asp?id=14100015
    Nella letteratura poi io non ho trovato traccia della presunta sottospecie E. caballus jarae la quale mi sembra un’ attribuzione un po’ in “latinorum” di una razza particolare interessante e che necessiterebbe di studi seri.

    1. alberto,
      va considerato il contesto: non è una pubblicazione scientifica ma un appello in linguaggio corrente. A quanto ne so, in italiano si dice cinghiale o fagiano “selvatico” proprio nel senso di “non di allevamento”.

  6. @ocaspaiens: u capì.
    E’ che il contesto io lo avevo interpretato come “blog scientifico”
    non tenendo conto del fatto che “fisicastri” ed affini sono un po’ sportivi con la zoologia (per la quale ad esempio, se mi permette l’ intignamento, il Sus scrofa comunemente detto cinghiale è l’ antenato selvatico del maiale Sus scrofa domestica )

    1. alberto,
      un blog – che a volte parla di scienza e a volte no – non è una rivista scientifica, e lei non sta commentando un testo di zoologia.
      “Comunemente” come riconosce anche lei, si usa cinghiale al posto di Sus scrofa, selvatici al posto di inselvatichiti,un uomo, una donna, una persona al posto di Homo sapiens. Lei s’intigna ogni volta?

  7. Ehm, ocasapiens, guardi che io in precedenza avevo confessato di stare intignando
    per cui giocavo a carte scoperte.
    Cinghiale va benissimo anche nel linguaggio comune con o senza aggiunta pleonastica.
    Buffamente segnalo che in alcuni contesti zoologicamente “seri” pure il concetto di “maiale selvatico” potrebbe essere accettabile, riferendosi ad esempio ad una specie non meglio precisata del genere Sus o affini.
    Il mio preferito da ragazzo era l’ ilochero (prima Sus meinertzageni poi passato (sempre per i bisticci dei tassonomisti) al genere Hylochoerus) sia perchè aveva un nome comune affascinante “cinghiale gigante del Meinertzagen” sia perchè non riuscivo a trovarne l’ immagine. Poi dopo anni ho scoperto che aveva l’ aspetto di un cinghialone spettinato il che mi soprese alquanto perchè me l’ ero immaginato ferocissimo.

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