Belle parole


Si è aperto e chiuso ieri il vertice dell’Onu sul clima. In breve, il POTUS e il vice primo ministro cinese sono d’accordo “to take the lead”, il primo resta nel vago sapendo di non poterlo fare, il secondo promette impegni da precisare e ratificare al vertice di Parigi l’anno prossimo, il prés. della rép. francese annuncia $1 miliardo, il pres. del cons. italiano ripete quanto detto da Barroso, con qualche OT come le giostre italiane per i bambini di Shanghai.

Faccio una breve rassegna stampa estera per radio pop, do un’occhiata. Anche se a Juneau, Alaska, continua a fare un caldo insolito, il quotidiano locale parla d’altro.

Ampia copertura della giornata sul Guardian, rif. per esempio gli impegni per far calare il tasso di deforestazione; più focalizzata quella della BBC; info schizofrenica sull’Australian di Rupert Murdoch, organo di propaganda di Big Oil & Coal. Da un lato nega l’effetto serra dei gas serra, applaude il governo che ha abolito la carbon tax e sovvenziona le aziende che emettono gas serra per “incentivarle” a ridurli; le conseguenze climatiche ci saranno, ma casomai tra 30 anni, quindi non è il caso di occuparsene anche perché il clima manda segnali contraddittori e magari da quindici anni si raffredda.

Però si alza il livello del mare, 

  • MORE than $226 billion of properties, roads and rail lines on the Australian coast could be at risk from rising sea levels.
  • Storm surges would become more frequent in Sydney despite the city already dealing with flooding events that became three times more common during the 20th century as a result of seal level rises.

Quindi il governo investa miliardi per mettere in sicurezza edifici, strade e ferrovie (alcune delle quali proprietà di compagnie minerarie) lungo le coste. Tutto questo senza aumentare le tasse, ovviamente, il quotidiano è contro a priori.

Il punto cruciale qual è chiede la conduttrice, Michela Sechi. Sono parecchi, il primo – per una di Action Aid – è “chi paga?” per ridurre le emissioni, aumentare l’efficienza energetica, mitigare i rischi e risarcire i danni. Chi mette soldi nel Fondo Verde per il Clima da $100 miliardi, previsto dai pochi accordi già raggiunti, insomma.

Gli USA no, con il Congresso che si ritrova. La Cina è ormai campione indiscusso di emissioni  scrive il Guardian:

promette $6 milioni a un fondo locale, una miseria. Stando all’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, con un lancio che il quotidiano China Daily non riprende, la posizione degli “esperti” nazionali (cioè governativi) resta quella che cinque anni fa aveva contribuito al fallimento del vertice di Copenaghen:

  • we cannot put aside the past when we look into the future. The carbon dioxide currently in the atmosphere was mostly produced during the industrialised process of the developed countries 

In realtà, il governo cinese è quello che investe di più in energie alternative e rinnovabili perché il degrado ambientale causato in primis dalle centrali a carbone sta rallentando il suo sviluppo economico e suscita proteste crescenti.

Intanto i paesi più poveri  stanno già pagando i danni da risc. glob. in particolare dalla crescente intensità degli “eventi meteo estremi”. Per fare un esempio, la maggior variabilità dei monsoni provoca in Pakistan e India alluvioni catastrofiche che ne distruggono i raccolti. Entrambi sono paesi esportatori di frumento…

Oggi riposo salvo per chi interviene al Consiglio di sicurezza, domani ci sono incontri a latere, a volte più concreti come quello sull’agricoltura e lo sviluppo in un clima che cambia così rapidamente, organizzato dalla CGIAR domani alla Columbia University con parecchi governanti che ieri erano all’ONU, altre conf. previste per i prossimi “scopi del millennio”.

Sulla stampa scientifica, Corinne Le Quéré et al.  pubblicano “Global carbon budget 2014” e  – gratis anche quelliNature Climate Change e Nature Geoscience 8 editoriali, rassegne e commenti.

1 commento

  1. Non sarei così sicuro del valore estetico di quest’ alluvione di parole, parole, parole.
    Però chissà perchè credo che il loro valore pratico sia di rilevanza perfino inferiore se possibile.
    Sulla Cina: sì con la statistica di Trilussa i “gialli” pro-capite emettono come noi bianchi del Vecchio continente (e la metà dei bianchi-neri-caffelatte del Nuovo), però datoche la loro bilancia commerciale è piuttosto in attivo una parte non trascurabile di quelle emissioni è dovuta alla produzione di beni che consumiamo noi non-gialli.
    Riguardo all’ investimento cinese in energie rinnovabili (idroelettrico incluso)mi pare di notare una certa miopia: investono tanto in esse perchè sono grandi ed affamati di energia, per cui investono altrettanto (anzi di più) in centrali a carbone (il cui boom ha causato il boom delle emissioni ed ha alimentato il boom dell’ economia, oltre a far oltrepassare la soglia delle povertà ad 0,1-0,2 miliardi di essere umani) ed in quelle nucleari. Riguardo all’ imponenete inquinamento locale di cui molte aree urbanizzate cinesi soffrono, le centrali a carbone sono solo un (enorme) fattore non saprei nemmeno se il più importante.

I commenti sono chiusi.