In memoriam

Sotto il post “Non è Babele” si discuteva di integrità scientifica, outreach, “ricercatori che sbagliano” e chi ne critica o meno i comportamenti, proprio mentre l’IPCC pubblicava un riassunto per decisori e una sintesi più lunga delle migliaia di pagine uscite in questi due anni, il tutto sotto il segno di uno scienziato che ha riflettuto molto sull’integrità nella scienza e  nella sua comunicazione, a proposito di una questione ben più sostanziosa dell’e-cat e altri tubi miracolosi:

This report is dedicated to the memory of Stephen H. Schneider 1945 – 2010  

Il ritratto che ne faceva Ben Santer, su Real Climate quattro anni fa, spiega in buona parte perché ricercatori di tutto il mondo gli rendano omaggio. Stephen Schneider si è trovato anche lui nel mirino di Big Oil & Carbon e dei globalcoolisti, come racconta nell’autobiografia Science as a contact sport.

The double ethical bind” è stato il suo testo più manipolato per ribaltarne il senso e attaccare lui e gli scienziati del clima in generale: 

On the one hand, as scientists we are ethically bound to the scientific method, in effect promising to tell the truth, the whole truth, and nothing but – which means that we must include all doubts, the caveats, the ifs, and the buts. On the other hand, we are not just scientists but human beings as well. And like most people we’d like to see the world a better place, which in this context translates into our working to reduce the risk of potentially disastrous climate change. To do that we need to get some broad based support, to capture the public’s imagination. That, of course, means getting loads of media coverage. So we have to offer up scary scenarios, make simplified, dramatic statements, and make little mention of any doubts we might have. This “double ethical bind” we frequently find ourselves in cannot be solved by any formula. Each of us has to decide what the right balance is between being effective and being honest. I hope that means being both.

Aggiunta 7/11: Citazione da un’intervista del 1989 su Discover, ripresa in The “double ethical bind” pitfall. 

Da tener presente nel leggere la sintesi, le errata corrige al V rapporto IPCC approvate a Copenaghen la settimana scorsa, gli articoli sui giornali, la Q&A di Michael Mann, il sunto alla terza potenza per decisori di Peter Frumhoff.

C’è un apposito sito fatto dall’EMCC, molto carino, dovrebbe essere utile anche alle scuole.

“Must read” segnalato da Paolo C. sulla depressione di alcuni ricercatori in “science as a contact sport”.

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Altre notizie da accostare: bilanci truccati delle Regioni, 99 ricercatori su 100 sono “precari a vita“, l’ex ministra Gelmini ha detto una bugia…

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E’ l’anno mondiale della cristallografia, e l’associazione italiana non solo ha un sito molto vivace, ma a Parma ha organizzato una mostra – questo video rende l’idea – che chiude a fine mese.

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Per chi sentiva la mancanza della coppia Passerini & Rampado, segnalo che la coppia Ascoli65 &  F****i  pète les plombs e s’inventa di sana pianta quanto avrebbero scritto Riccardo Reitano e il prof. Aleklett di Uppsala – noto estimatore di Kullander e del resoconto del marzo 2011 – e, come è solita fare, una mia “difesa” (giuro) dei FuFisti bolognesi.

Riccardo R., che è angelico, scrive

Ascoli 65, grazie per la segnalazione anche se devo dire di essere rimasto alquanto basito.

Sapessi io.

Per riassumere, ho detto che (semplificando) la fusione fredda non esiste, ho detto esplicitamente di apprezzare l’intervento di Pomp, ho criticato Levi per aver usato impropriamente il logo di Unibo e per la non scientificità dei Report, ho criticato il Dipartimento di Fisica per aver mal gestito la vicenda, non sono certamente contrario all’utilizzo dei blog per discutere di questioni scientifiche visto che sono autore in uno e commentatore abituale qui.

Link a richiesta.

Ciononostante, per te sarei il prototipo di chi metterebbe i bastoni fra le ruote ad un “Pomp italiano” e per Franchini (ma anche per te nonostante credevo di aver chiarito dove fosse il mio disaccordo con Pomp) io cercherei di ridimensionare Pomp. Ma allora davvero ognuno vede quello che vuole, solo mi sarebbe piaciuto che rimanesse una caratteristica di quelli che dispregiativamente vengono chiamati believers.

Io sarei per mandarli dal dottore. F****i si è messo a delirare

Secondo Reitano è unfair mettere in evidenza come faccio da mesi che le reazioni nucleari devono essere accompagnate da emissioni gamma. Lo fanno anche quegli screanzati di Pomp ed Aleklett e chissà quanti altri.  (…)
Se, uscendo dalla sua torre d’avorio, Reitano scrivesse chiaramente, non nel blog di ocasapiens o in questo, non che “la fusione fredda non esiste”, oppure che “Levi ha usato impropriamente il logo di Unibo” ma un bel lavoro tipo peer review di uno qualsiasi dei paper di Focardi, di Levi e di qualsiasi ff italiano per dimostrare ai colleghi accademici che si tratta di spazzatura, farebbe solo il suo dovere. 

Oddioddioddio… crede che le riviste scientifiche pubblichino lavori su paper inesistenti… Chiamate l’ambulanza!

Se ci riesce.

A F****i  non riesce di sicuro.

59 commenti

  1. Mah, il fu Schneider sarà sicuramente stato un bravo o bravissimo climatologo, ma le sue riflessioni da epistemologo naif sono decisamente inadeguate.
    Fosse così semplice stabilire in maniera rigorosa ed oggettiva che caspita è la verità le migliori menti filosofiche (ed epistemologiche) negli ultimi 25 secoli si sarebbero risparmiate un bel po’ di ragionamenti (non conclusivi per quanto ne so).
    Per non parlare di cosa è “etico” per noi esseri umani e cosa non lo è.
    Questi pensieri sul “double ethical bind” mi sembrano non solo inconcludenti ma anche degli assist involontari per le speculazioni più o meno (o ancora di più) capziose dei negazionisti climatici, con buona pace del buon e bravo climatologo contemporaneo.

  2. Beh, giustamente Reitano sta con la GA – e come dargli torto? Il problema semmai è far capire come stanno le cose ai danarosi (che son quelli che rischiano separazioni dai medesimi) e pure ai Lmwillys (vessilli di quella creduloneria da scarsa conoscenza che alla fine potrebbe anche fare massa e ingolosire qualche ruspante politico di turno, che poi chiama l’amico nell’Ente Pinco Pallo, che poi sente il cugino al MIT….).
    Meno male che invece i Lmwillys sembrano davvero una minoranza risicata, soprattutto grazie alle sparate e alle fantastiche demo di Rossi stesso, nonché grazie alla meraviglia di quei TPR – specie il secondo, ma diciamola tutta: è merito di Andrea.s, di Giancarlo e tutto il GSVIT se il castello di Rossi comincia ad incrinarsi per benino anche per qualche believer. Ora, se solo i soci di IH (sono ben probi, no?) si dessero una svegliata…

  3. Cimpy
    mea culpa, non sono addentro allo slang. Che sarebbe la GA con cui io starei?

  4. Colpa mia, non tua – spiego:
    GA=Generally Accepted (Physic o Science).
    Insomma la fisica che si dice Mainstream, quella dove l’E Cat come presentato dal Rossi è una roba per gonzi e (per dire) le reazioni nucleari di norma sganciano neutroni. Senza nulla togliere alla ricerca libera, sia detto.

  5. alberto
    non mi intendo granchè di epistemologia ma devo dire che come scienziato ed allo stesso tempo cittadino di questo pianeta il dilemma lo percepisco.

    1. Riccardo,
      stanno delirando, se vuoi ti do le coordinate della mia avvocata…
      alberto,
      Epistemologia? Stephen Schneider chiamava (scherzosamente) i suoi testi sui rapporti tra scienziati e media “Mediarology”.

  6. Franchini mi usa la “cortesia” di citarmi lungamente su blog diverso da dove commento. Non poteva mancare quella che forse non è nemmeno una distorsione della realtà ma una vera e propria menzogna:
    “Secondo Reitano è unfair mettere in evidenza come faccio da mesi che le reazioni nucleari devono essere accompagnate da emissioni gamma.”
    Davvero non ho parole …

  7. @ Riccardo Reitano
    Chi si occupa di fusione fredda deve fare come facciamo tutti, presentare progetti ad un qualche ente finanziatore o ad un privato disposto a fare ricerca e convincerlo che vale la pena scucire i soldi.
    Certo.
    Sarebbe bello disporre di risorse infinite (o anche solo ragionevoli). Cosi’ non e’ e, inevitabilmente, si deve fare delle scelte; spesso dolorose.
    Ed e’ anche per questo che, da osservatore esterno, se oggi (nel 2014) vedessi una commissione che alloca cifre significative su una ricerca sulla fusione fredda… non dico che griderei allo scandalo… anche perche’ mi verrebbe rapidamente la raucedine… ma certo rimarrei estremamente perplesso.
    Bisogna anche tenere presente che, ad esempio, io potrei presentare e avere approvato un progetto sulla lega NiH e, già che ci sono, metterci accanto un rivelatore gamma in caso venga fuori qualcosa.
    Credo che nessuno scettico si scandalizzerebbe per la presenza di un rilevatore di gamma in piu’. Sono quelli in meno che mi inquietano.
    Battute a parte, si’… non posso darle dettagli (o Franchini intuirebbe qual’e’ la mia formazione, cosa che vorrei evitare) ma ho visto all’opera la creativita’ dei ricercatori e la loro capacita’ di estrarre sangue dalle rape, ovvero (per fare un esempio) di piegare ricerche finanziate per scopi squisitamente utilitaristici per dargli un’impronta piu’ generale. Se la ricerca italiana combina ancora qualcosa di buono — nonostante l’estrema esiguita’ dei finanziamenti — credo sia anche grazie a questa inventiva.
    Franchini mi usa la “cortesia” di citarmi lungamente su blog diverso da dove commento. Non poteva mancare quella che forse non è nemmeno una distorsione della realtà ma una vera e propria menzogna […]
    Benvenuto nel club dei suoi bersagli, sezione “scettici non allineati alla rigorosa ortodossia della Scienza Generalmente Accettata”.
    Comunque, non ci faccia troppo caso: Franchini e’ allergico all’onesta’ intellettuale.

  8. ocasapiens
    Oddioddioddio…
    Scusa, ma scrivi come una donna inseguita da un topo. In italiano le interiezioni sono sempre meno usate. So però che piacciono molto alle donne.

  9. E.K.H
    scettici non allineati alla rigorosa ortodossia della Scienza Generalmente Accettata
    Non so se Reitano apprezzerà; mi sembra che egli si sforzi di restare nella Scienza GA. E’ solo molto tollerante con chi sbaglia, come insegna anche il Papa. Vediamo se sarà tollerante anche verso lo Stato che, tra dubbi vari e suggerimenti interessati, è probabile che continui a investire in denaro e uomini nella ff.

  10. Cimpy
    hai ragione a sospettare che quel sito non l’ho mai frequentato così come nessun altro “specializzato” in fusione fredda. Comunque, non è tanto l’affiliazione a Unibo (che poi ha corretto) ma l’assoluta leggerezza e inventiva con cui si citano e travisano a proprio uso e consumo le cose dette da altri.
    E poi ci si scandalizza se molti colleghi non ne vogliono sapere di frequentare i blog, dove le regole del gioco sono molto diverse da quelle che conosciamo. In ambito scientifico per un centesimo delle menzogne e travisazioni che si leggono in giro ti giocheresti la carriera a vita e spariresti dai radar della comunità.
    ocasapiens
    “A F****i non riesce di sicuro.”
    a nessuno riuscirebbe. L’ultimo ariticolo in tema indicizzato ISI o Scopus pubblicato da Focardi risale al ’99 e Levi non ha pubblicato nulla. E quello di Focardi riguarda la cella con Piantelli, esperimento che altri hanno tentato di riprodurre senza successo. Quale editore (serio) accetterebbe mai anche solo di mandare ai referee un commento su una questione archiviata o su una mai pubblicata?

    1. passanti,
      a proposito dell’e-cat e di UniBo di cui parla questo thread, preciso che l’unico stato che
      continui a investire in denaro e uomini nella ff.
      è la Svezia

  11. @oca: liberissimo il fu Schneider di scherzare.
    Sui rapporti tra scienziati e mass-media mi pare che ci sia poco da scherzare
    anche perché molti scienziati sono sconcertati dalla facilità di travisamento (sembra
    quasi la norma) di concetti scientifici anche non complicatissimi quando i mass-media
    se ne occupano.
    E oltre ad essere sconcertati non sono capaci di trovare le contromisure
    adeguate.

    1. alberto,
      com’è evidente dalla citazione, Stephen S. non scherzava affatto sui rapporti tra scienza e media, usava un titolo scherzoso sotto il quale archiviava i propri interventi in merito.

  12. @ Ascoli65
    Rivolto a Giancarlo, su Fusione Fredda: Ti è venuto il morbo di Reitano-Hornbeck? Quello che fa mettere in bocca agli altri delle parole che nemmeno si sognerebbero di pensare, solo per aver argomenti su cui contestarli?
    Scusa se ti interpello qui, ma non posso farlo liberamente su Fusione Fredda.
    Sarei onorato di contribuire a dare mio nome a un morbo, ma — visti i sintomi che descrivi — non credo di meritarlo; tra noi 400, credo che il paziente zero sia stato Franchini. Tra ieri e oggi ha dimostrato, proprio nei confronti di Reitano, di esserne ancora pesantemente affetto.
    Non dico di non essere affetto dal morbo (Franchini e’ altamente contagioso). E forse non c’e’ neppure una cura; speriamo solo che la prognosi non sia infausta. In tal caso… niente opere di bene ma fiori. E bevete alla mia salute (si fa per dire) un litro di birra doppio malto — trappista possibilmente, o almeno belga — a testa.
    Comunque… cosi’, per curiosita’ (anche perche’ mi sembra che tu, a Giancarlo, chieda qualcosa di molto simile)… ti dispiacerebbe dirmi quali sono le parole, che ti avrei messo in bocca, che nemmeno ti sogneresti di pensare?

  13. ocasapiens
    è la Svezia
    Dimentichi l’Italia; visto che abitiamo qui, sarà il caso di considerarla.
    L’ENEA è un ente pubblico.
    Poi c’è stato per un certo periodo l’INFN. Fino a Dosselli erano attivi un bel po’ di ricercatori. Privato è solo Rossi, anche se si è servito di attrezzature di UniBO.

  14. @ Camillo
    Non so se Reitano apprezzerà;
    Lasciamolo decidere a lui.
    Comunque ha gia’ chiarito che non apprezza le sue menzogne.
    mi sembra che egli si sforzi di restare nella Scienza GA
    A me sembra che si sforzi di evitare che questa diventi un dogma e di mantenere la liberta’ di uscirne, se lo ritiene opportuno.
    E’ solo molto tollerante con chi sbaglia, come insegna anche il Papa.
    Contrariamente a lei, come insegnano anche in cardinali Ximenez, Biggles e Fang.
    Vediamo se sarà tollerante anche verso lo Stato che, tra dubbi vari e suggerimenti interessati, è probabile che continui a investire in denaro e uomini nella ff.
    Lo stato continua a investire in denaro e uomini nella ff?
    O si’; come no?
    Abbiamo visto le decine di miliardi di euro investiti nel sistema Ni-H Focardi. O le migliaia di ricercatori che si affannano a cercare di replicare di fili di Celani.
    Adesso, finalmente, capisco come possiamo risanare il debito pubblico: e’ sufficiente eliminare la tremenda emorragia di risorse conseguente alle ricerche pubbliche sulla fusione fredda!
    Lei, Franchini, e’ uno straordinario regalo per i fusionisti freddi. Come tutti gli estremisti fanatici lo sono, a favore della parte avversa.
    Mi sembra che ormai sia chiaro che, nella sua ossessione per combattere la fusione fredda, ha individuato la liberta’ di ricerca come un ostacolo da rimuovere. Del resto, avendo lavorato per decenni per i militari, ha probabilmente dimenticato l’utilita’ della liberta’ e brama a una ricerca rigidamente gerarchizzata.
    Fortunatamente, Reitano e molti altri hanno ben chiaro che la liberta’ di ricerca e’ un valore enormemente superiore ai miseri risparmi che si riuscirebbero a ottenere dall’inutile ostracismo alle ricerche sulla fusione fredda che lei auspica.
    Cosa crede di ottenere malmenando il buon senso e cercando di far passare Reitano per un paladino della fusione fredda e un sostenitore degli sprechi?
    Io credo che riuscira’ solamente a inimicarsi, ancor piu’, significative frazioni del mondo accademico e della ricerca.
    Anch’io temo che non vedremo un Pomp a Bologna; credo avrebbe timore di essere associato alla sua patetica inquisizione.
    A proposito: lei scrive, su Fusione Fredda, “Il problema è che credo siano molti gli accademici come Reitano, che preferiscono stare divertiti alla finestra, lasciando che le cose si rimedino per legge naturale e la ff venga riassorbita dalla forze positive che esprime il sistema. […] c’è stata la levata di scudi contro Carpenter, ma è stato un episodio isolato. Scommetto che Reitano non l’ha firmato. Sono le cautele dei Reitano che hanno reso necessario l’istituzione di un Comitato ad hoc.”
    L’elenco dei firmatari, contro il piezonucleare, e’ pubblico. Potrebbe anche prendersi dieci secondi per guardare in posizione 94. E magari, una volta tanto, ammettere anche di aver perso la scommessa.
    La cosa veramente sorprendente, con lei, non e’ tanto che cerchi di demonizzare coloro che non sono fanaticamente disposti a seguirla nella sua maldestra crociata, ma che lo faccia in maniera cosi’ superficiale.

  15. Mozione d’ordine. Camillo, rinunci ai commenti a sfondo sessista. “Le donne” in Italia scrivono pari agli uomini, e quello che a lei risulta è anedottica senza valore scientifico. Non mi risulta, per altro, lei sia un linguista.
    Perciò chieda ad Ocasapiens di cancellare quella doppietta di commenti e si scusi, con tutti. Su questo non transigo, altrimenti si cerchi altri interlocutori.

  16. @ E.K.Hornbeck,
    ti dispiacerebbe dirmi quali sono le parole, che ti avrei messo in bocca, che nemmeno ti sogneresti di pensare?
    dando per scontato che il riferimento al “morbo” era una forma retorica, passo a risponderti.
    Nei commenti che mi hai rivolto usi espressioni che vanno ben al di là delle mie intenzioni. Ad esempio hai parlato di “crociata contro Levi”. Non credo che mi si possa attribuire questo intento, anzi per me Levi è uno che, limitatamente ai fatti del 2011, raccoglie le critiche al posto di tutti gli altri. E per di più io non ho mai fatto crociate (il termine lo hai usato più volte) contro nessuno e cerco di ridurre al minimo la citazione dei nomi. Non sempre è possibile. E’ chiaro che i fisici che hanno dichiarato nel 2011 di aver visto kW a gogò hanno un nome e per spiegare cosa è stato detto è inevitabile farvi ricorso, anche per motivi di brevità.
    Poi aggiungi “tu continui ad attribuire all’intero Dipartimento delle colpe sono invece di singoli”. A parte il fatto che qui ribalti l’accusa e mi rimproveri di citare il DF al posto di singoli, quella che trovo sopra le righe è la parola “colpa”. E’ una parola che non uso, proprio perchè va ben al di là di quello che è il mio desiderio e cioè che qualcuno di autorevole valutasse pubblicamente il fondamento dei risultati proclamati nel 2011 dai fisici di UniBo. Assegnare colpe non spetta a me e non mi interessa neppure.
    Mi scrivi poi “ Se, come vorresti tu … uno scienziato che fa un errore *dovesse* *obbligatoriamente* essere inquisito dalla *totalita’* dei suoi collegi”. Inquisito? Totalità? Ti rendi conto del peso che ha la scelta delle parole? Io non ho mai detto ne pensato una cosa del genere. Io avevo manifestato il mio apprezzamento per il comportamento di Pomp, che non si è comportato affatto da inquisitore, ma ha espresso in modo garbato delle critiche pubbliche al documento altrettanto pubblico firmato dai suoi colleghi. Avevo detto che sarei stato contento se almeno uno del DF di Bologna avesse fatto lo stesso. Non la totalità.
    Riferito a Reitano mi hai detto: “Non puoi pretendere che sia suo *dovere* criticare le sciocchezze di fisici di altre universita’.” Ma io non ho detto questo. Ho solo detto che mi sarei aspettato da un professore di fisica un suo parere sui risultati proclamati nel 2011 dai suoi colleghi di Bologna e che, secondo me, era suo dovere informarsi sui quei fatti, non necessariamente criticarli.
    Per non farla troppo lunga salto i travisamenti intermedi e passo direttamente alla “scimitarra”, che tu hai evocato parlando di lotta ad “abusi e sprechi”. Perchè utilizzare proprio questo termine che ha una chiara connotazione negativa, purtroppo rinverdita in tempi recenti? Per sottintendere forse che chi contesta la scelta di finanziare la ricerca alla FF ha l’atteggiamento di chi vuole tagliare teste a tutto spiano senza guardare in faccia a nessuno?
    E’ chiaro ora cosa intendevo con morbo di R-H? Comunque, ciò che abbiamo scritto entrambi si trova sul post “Non è Babele” (1) e le parole che vi sono rimaste sanno spiegarsi bene da sole. Io non ci ritorno più sopra.
    (1) http://ocasapiens-dweb.blogautore.repubblica.it/2014/10/24/non-e-babele/comment-page-1/#comments

  17. camillo
    ti sarebbe bastato davvero poco a verificare le firme dell’appello sulla Presidenza dell’INRIM prima di lanciare la scommessa. Buon per te che sembrava più una domanda retorica che una scommessa perchè l’avresti persa.

  18. @Riccardo Reitano

    Buon per te che sembrava più una domanda retorica che una scommessa perchè l’avresti persa.

    Mi fa piacere essermi sbagliato. Perché non si promuove qualcosa di simile sulla ff? Quando arriverà la decisione dei Ministri sarà troppo tardi. La Guidi promuove l’ICCF19, spendendoci un bel po’ di soldi nostri. Con lei Ermete ha buon gioco.

  19. Gvdr,
    ben tornato e grazie, ma quello è il meno, ti sei perso le sue fantasie sulla mia vita sessuale che ha raccontato ai suoi lettori. Lascerei il commento, fa capire il livello dei suoi argomenti. Preferirei che ritirasse diffamazioni che riguardano altri, per es.
    Secondo Reitano è unfair mettere in evidenza come faccio da mesi che le reazioni nucleari devono essere accompagnate da emissioni gamma.

  20. Quando le offese sono fra voi, vi reputo adulti abbastanza per sbrigarvela da soli (anche se la percezione del ridicolo va scemando). Ma i suoi commenti sessisti sono offensivi per tutti, non solo per la persona che lei, Camillo, attacca. Mi ascolti, per una volta.

  21. camillo
    personalmente non avrei chiaro che cosa si dovrebbe chiedere e a chi, ma se qualcuno ritiene di lanciare una petizione lo faccia, valuterò se firmarla. Dubito però che questa iniziativa potrebbe nascere e avere successo in ambito scientifico, anche se non per le ragioni che immagino penserai tu. Molti (me compreso) notano una certa differenza fra il problema che si era posto alla Presidenza di un Ente come l’INRIM e l’ecat.

  22. ocasapiens
    dai era solo una menzogna di comodo per gettare discredito e aizzare i suoi lettori contro di me, poco male. 😉

    1. Riccardo,
      lo so o ti avevo già mandato il cell dell’amica avvocata! Comunque è l’intento di screditare che definisce la diffamazione, ma a volte è talmente ridicola (come notava Gvdr) che ottiene l’effetto contrario.
      Adesso che ci penso, a furia di dire che il DF ha rovinato la reputazione di UniBo, magari sono riusciti a farlo promuovere miglior DF d’Italia. 🙂

  23. Devo essere stanco. Ho letto la risposta di Sylvie come una risposta di Camillo. Però, in ogni caso, non sono d’accordo: spero Camillo sia grande abbastanza da rendersi conto che anche nelle piú accese diatribe ci sono dei confini che le persone sensibili non superano.

  24. Oca ho l’ impressione che a furia di controbattere (per amore della …) alla scempiaggini di e-cattisti, negazionisti climatici, creazionisti etc, le loro modalità di ragionamento si siano surrettiziamente annidate in alcune sue abitudini.
    “Usare un titolo scherzoso” significa scherzare, niente di più e niente di meno.
    Riguardo al merito degli interventi “seri”, compreso il citato paragrafo finale, è possibile essere in disaccordo con le opinioni sull’ etica scientifica (e trovarle inadeguate) di un famoso climatologo o dobbiamo inchinarci al principio d’ autorità (tra l’ altro usato a sproposito, visto che si parla di etica e di comunicazione e non di climatologia)?

  25. Paolo C.
    grazie, davvero un must read. Se già io stesso che non sono uno scienziato del clima e tanto meno un frontliner nutro sentimenti (credo abbastanza repressi nelle manifestazioni esterne) di frustrazione e rabbia a discutere sul blog, figuriamoci loro. Ma non sono convinto che una maggiore esposizione sia una buona strada, anche se capisco che potrebbe rivelarsi utile ad aumentare la pressione sociale sui decisori. Se penso a quanto mi è appena successo su scala ordini di grandezza inferiore e su una questione proporzionalmente di minuscola importanza (l’ecat e quei pochi che ci lavorano), a quello che è stato detto di me in blog che neanche frequento, alle palesi menzogne usate a chiaro scopo denigratorio anche da persone che non si avrebbe motivo di non considerare oneste e rispettabili; allora ai miei occhi aggiungere un’esposizione emotiva ai frontliner assomiglierebbe troppo a chiedere di “immolarsi per la causa”, cosa che non si dovrebbe mai fare.

    1. Grazie Paolo C., aggiunto link sopra.
      Come Riccardo, penso che sia meglio se i frontliners sono volontari, come Gavin Schmidt – o Karl Johnson se penso a Ebola e alle zoonosi emergenti, accusati di allarmismo e altre nefandezze per decenni.
      Riccardo,
      brutta esperienza, spero che la solidarietà un po’ aiuti…
      alberto,
      ricambio la franchezza, per me sono scempiaggini nel senso di disinformazione
      – chiamare epistemologia riflessioni sul rapporto tra scienziati e media
      – dire che Stephen Schneider scherzava sui rapporti tra scienza e media (proprio qui dove sappiamo in tanti che è vero il contrario!).
      – ridurre la sua etica scientifica a una sola frase, come fanno i negazionisti climatici
      – sostenere che un titolo scherzoso su cartella significhi scherzare sul tema trattato nei vari documenti.

  26. ocasapiens
    non dico che sia stata piacevole ma non diamogli più peso di quello che ha. Ho lo stomaco abbastanza forte ma comunque la solidarietà fa piacere e aiuta, grazie.

  27. @ Ascoli65
    dando per scontato che il riferimento al “morbo” era una forma retorica, passo a risponderti.
    Dando per scontato che era ovvio che la mia reazione era calibrata per buttarla sul ridere, noto che hai preferito non cogliere l’occasione.
    E’ chiaro ora cosa intendevo con morbo di R-H? […] Io non ci ritorno più sopra.
    Io, invece, ci torno sopra.
    Avevo chiarissimo anche prima cosa intendevi con “morbo Reitano-Hornbeck”; inequivocabile: “Quello che fa mettere in bocca agli altri delle parole che nemmeno si sognerebbero di pensare, solo per aver argomenti su cui contestarli?”.
    Quello che e’ altrettanto evidente che tu soffri di un morbo similare che consiste nell’attribuire ad altri intenzioni “che nemmeno si sognerebbero di pensare”.
    Perche’ io posso anche — per errore — “metterti in bocca” parole che non hai detto, ma certo non potrebbe mai essere “solo per aver argomenti su cui” contestarti.
    Ad esempio hai parlato di “crociata contro Levi”. Non credo che mi si possa attribuire questo intento,
    Ho forse mai detto che hai parlato di “crociata contro Levi”?
    Mi sembra proprio di no.
    L’espressione di “crociata contro Levi” puo’ essere una semplificazione brutale, ma e’ la mia interpretazione di quello che stai facendo. Dove per “Levi” intendevo un rappresentate per l’intero DF&A. Non ho sostenuto che tu affermi questo e neppure che tu *intenda* fare questo. E’ una descrizione iperbolica di quello che — di fatto, secondo me — stai facendo.
    Poi aggiungi “tu continui ad attribuire all’intero Dipartimento delle colpe sono invece di singoli”. A parte il fatto che qui ribalti l’accusa e mi rimproveri di citare il DF al posto di singoli, quella che trovo sopra le righe è la parola “colpa”. E’ una parola che non uso, proprio perchè va ben al di là di quello che è il mio desiderio e cioè che qualcuno di autorevole valutasse pubblicamente il fondamento dei risultati proclamati nel 2011 dai fisici di UniBo. Assegnare colpe non spetta a me e non mi interessa neppure.
    Ah.
    Qui ti lamenti della parola “colpa”?
    Quindi, ricapitolando:
    – sostieni da un mucchio di tempo, se non ho frainteso, che l’intero DF&A (inteso come intero corpo docente) e’ consapevole di una “burla” finalizzata a illudere l’opinione pubblica della ventura disponibilita’ di enormi quantita’ di energia;
    – di recente hai scritto ‘Andrebbe anche aggiunto che “imbrogliare non è scienza” e in questo caso non occorre neppure perseverare, basta la “prima”. Fatti spiegare dalla nostra ospite cosa distingue un igrometro nero da un termometro giallo. Nel caso della FF in salsa bolognese, con il TPR2 siamo arrivati alla “ventesima” presa in giro’
    – hai scritto anche “Loro chi? Gli stessi che a gennaio del 2011 le avevano già fatte e avevano manipolato i dati? Stiamo scherzando? Quella di Bologna è stata una clamorosa presa in giro del cittadino contribuente”
    – hai scritto anche “le nostre idee divergono sulle responsabilità che il DF e l’UniBo hanno in questa vicenda. In particolare tu tendi a circoscrivere queste responsabilità ad un paio di soggetti al massimo”
    – hai scritto anche ‘un vero scienziato, cioè un partigiano della Scienza (non dell’Università, caro Reitano), dovrebbe essere una persona per cui “scienza” deve far rima innanzitutto, nei limiti delle umane possibilità, con “verità”, e pertanto dovrebbe pretendere che nessuno, a cominciare dai propri colleghi, accetti di umiliarla truccando le carte’
    – hai scritto anche “nel caso di cui stiamo parlando, frutto di evidenti manipolazioni dei dati sperimentali?”
    – hai scritto persino “Questa non è scienza, è abuso della credulità popolare”.
    Quindi tu parli di imbroglio, presa in giro, manipolazione dei dati, umiliazione della verita’ e abuso della credulita’ popolare da parte di persone che dovrebbero essere dedicate alla scoperta e alla difesa della verita’… ma mi contesti che uso il termine “colpa”, e non “responsabilita’”, per descrivere questo?
    Mi scrivi poi “ Se, come vorresti tu … uno scienziato che fa un errore *dovesse* *obbligatoriamente* essere inquisito dalla *totalita’* dei suoi collegi”. Inquisito? Totalità? Ti rendi conto del peso che ha la scelta delle parole? Io non ho mai detto ne pensato una cosa del genere.
    Ti ricordo le tue parole, rivolte a Reitano: “Tu sei pure un professore di fisica, non puoi far finta di niente di fronte a quanto è successo al DF di Bologna.”
    “Non puoi far finta di niente” per il semplice fatto di essere un professore di fisica. La totalita’ e’ una ovvia conseguenza.
    Sono convinto che quella frase ti sia sfuggita e che sia andata oltre il tuo abituale convincimento.
    Ma *quella* frase ti criticavo, non mi risulta che quella frase tu l’abbia mai smentita e quella frase continuo a criticarti.
    Per quanto riguarda “inquisito”: non affermo che tu usi quel termine o che pensi in quei termini. Affermo che, leggendo in tuoi interventi, deduco un atteggiamento inquisitorio nei confronti del corpo docente del DF&A di Bologna.
    Atteggiamento inquisitorio che — sicuramente nei confronti di Levi, in parte anche nei confronti dei responsabili della comunicazione del DF&A — provo anch’io; forse in maniera anche piu’ aggressiva e grezza di te. Quello che ti contestavo e’ che non puoi pretendere che Reitano (e altri) si sentano *obbligati* a partecipare.
    passo direttamente alla “scimitarra”, che tu hai evocato parlando di lotta ad “abusi e sprechi”. Perchè utilizzare proprio questo termine che ha una chiara connotazione negativa, purtroppo rinverdita in tempi recenti? Per sottintendere forse che chi contesta la scelta di finanziare la ricerca alla FF ha l’atteggiamento di chi vuole tagliare teste a tutto spiano senza guardare in faccia a nessuno?
    OK.
    Qui ti do ragione.
    L’uso del termine “scimitarra”, visti i tempi che corriamo, e’ stata infelice.
    Forse avrei potuto usare “accetta”, ma rischiava di essere frainteso ugualmente.
    Pero’ era evidentissimo che lo usavo in contrapposizione “cesello”.
    La mia frase era “Sto dicendo che dobbiamo farlo col cesello, non con la scimitarra.”
    Era ovvio che intendevo dire che chi vuole tagliare ricerche basandosi sull’argomento della ricerca stessa, lo fa in maniera superficiale e grossolana.
    Non avrai mica pensato che io indendessi accostarti ad atteggiamenti concretamente sanguinari?
    Se e’ cosi’… io ho sbagliato il termine ma sei tu quello che ha clamorosamente frainteso il pensiero dell’interlocutore.

  28. @Ascoli65
    Scusa. Il commento precedente era, ovviamente, rivolto a te e non ad “Ascolitr”.
    Corretto, l’oca s.

  29. @gvdr
    spero Camillo sia grande abbastanza da rendersi conto che anche nelle piú accese diatribe ci sono dei confini che le persone sensibili non superano.
    Spero anch’io.
    Ma ho molti dubbi, a riguardo.

  30. @Reitano
    Spero sia ovvio ma… pur con vari dissensi, solidarieta’ anche da parte mia

  31. Hornbeck
    non avevi bisogno di dirlo esplicitamente, è bastato che intervenissi a dire la tua.
    Ciò che mi è poco comprensibile di tutta questa vicenda non sono state tanto le idee e certe frasi di Ascoli65 quanto il comportamento di Franchini. Non ha partecipato alla discussione qui ma quando Ascoli65 gli ha dato l’occasione sul suo blog ne ha approfittato facendomi dire cose così evidentemente lontane da quanto ho realmente detto da non essere giustificabili con un fraintendimento. E’ stato chiaramente intenzionale e lucido, ma perchè? In un romanzo poliziesco si direbbe che manca il movente 🙂

  32. @ E.K.Hornbeck,
    avevo capito che a proposito di “morbo” stavi scherzando, ma non avevo tempo per rispondere con le stesso tono, così ho cercato un modo più rapido chiudere quell’aspetto. Mi rendo conto di aver mancato di spirito.
    Per il resto, ti ringrazio per aver estratto e raccolto insieme diverse mie frasi. Le confermo tutte, anche se il loro senso esatto dipende in parte dal contesto dei commenti che le contengono. Lascio a loro stessi il compito di spiegarlo. Quindi ribadisco che non ci ritorno più sopra.
    Devo però aggiungere, a proposito di Reitano, che grazie ad un link apparso in questo post ho potuto leggere alcuni dei suoi commenti espressi a pochi giorni di distanza dalla demo di Bologna del 14 gennaio 2011 (1). Ne commento un paio di passaggi:
    ” Nel caso di questa presentazione i colleghi si sono prestati al ruolo di “notai” per qualcosa di cui non hanno il controllo. Non è un male in sè, solo non capisco perchè farlo.”
    E’ esattamente l’impressione che ho avuto anch’io vedendo i video di quella demo e leggendo ed ascoltando le dichiarazioni successive: professori e ricercatori pubblici che fanno da “notai” a qualcosa di cui non hanno il controllo. Sono perfettamente d’accordo con lui, fin qui. Non sono affatto d’accordo quando aggiunge che questo non sarebbe un male in sè. Fare il “notaio”, anche in scienza, è un compito molto serio e delicato. Vorrei tanto che qualcuno di autorevole svelasse il perchè lo hanno fatto a tutti coloro che hanno avuto la stessa impressione di Reitano e mia.
    Dopo qualche altro commento, questa è stata la conclusione di Reitano sulla demo:
    “Per poter parlare davvero di scienza ci tocca aspettare; più ci penso e più mi sembra che qui si possa parlare solo di un’operazione di marketing.”
    Anche qui mi trovo d’accordo con lui. Ora che abbiamo aspettato quasi 4 anni, credo che questa sia diventata la convinzione di molti altri. Però non penso affatto che il prestarsi ad “operazioni di marketing” sia il motivo per cui la collettività paga lo stipendio ai professori universitari e gli altri ricercatori pubblici.
    Aspetto che i Ministeri interrogati rispondano ai Parlamentari e chiariscano così, se possibile, i dubbi dei cittadini in merito alla ricerca pubblica sulla FF in Italia. Non ho da aggiungere altro.
    (1) http://ocasapiens-dweb.blogautore.repubblica.it/2011/01/25/rifusione-fredda-ii/comment-page-1/#comment-93629

  33. @ Reitano
    Ciò che mi è poco comprensibile di tutta questa vicenda non sono state tanto le idee e certe frasi di Ascoli65 quanto il comportamento di Franchini. Non ha partecipato alla discussione qui
    Il perche’ non sia intervenuto qui, me lo domando anch’io.
    Anche se qui sa di aver a che fare anche con la mia ostilita’, non credo che la cosa lo preoccupi piu’ di tanto (anzi: forse lo diverte).
    Eppure, mi sembra evidente che le ripetute provocazioni che le ha rivolto su Fusione Fredda avevano (anche?) lo scopo di trascinare la’ la discussione.
    Non so pero’ spiegarmi perche’ lo desiderasse.
    Che sia perche’ si sente piu’ sicuro in un blog dove ha il coltello (la censura) dalla parte del manico? D’altra parte, anche se ha dimostrato di non farsi scrupoli a usarlo contro un peso piuma ringhioso come me, non credo avrebbe mai avuto il coraggio di usarlo contro un professore universitario come lei.
    ma quando Ascoli65 gli ha dato l’occasione sul suo blog ne ha approfittato facendomi dire cose così evidentemente lontane da quanto ho realmente detto da non essere giustificabili con un fraintendimento. E’ stato chiaramente intenzionale e lucido, ma perchè?
    Temo che questo sia (almeno da un anno a questa parte) il suo comportamento abituale.
    E si’, intenzionale e lucido.
    Quando le davo il benvenuto nel club dei bersagli di Franchini, buttavo sul ridere quello che temo sia un dato oggettivo.
    Perche’?
    Difficile valutare le motivazioni.
    Certo e’ che, per gli argomenti che gli stanno a cuore (e quello dei finanziamenti per la fusione fredda e’ sicuramente uno dei principali) non si fa nessuno scrupolo.
    Tenga conto che, piu’ volte, ha espresso insofferenza per lo stesso concetto di “onesta’ intellettuale”.
    Ho anche notato un suo comportamento abituale estremamente discutibile: se qualcuno esprime delle opinioni che concordano con le sue, questa persona e le sue opinioni sono da considerare autorevoli e non gli viene neppure chiesto quale sia la preparazione (laurea). Non appena questo qualcuno inizia a esprimere un parere discordante con Franchini, questi inizia a domandare quale sia la preparazione per poter trovare modo di sminuire e deridere il parere sgradito.
    Infatti, finquando andava d’accordo con Oca Sapiens, la portava in palmo di mano e non aveva nessunissima importanza quale fosse la sua laurea e neppure se fosse laureata. Ora che e’ in forte attrito, Oca Sapiens diventa una “laureata in storia e filosofia” e anche l’ordine dei giornalisti (alla quale Oca Sapiens non e’ iscritta) diventa, improvvisamente, importante e autorevole.
    Insomma, credo che lavorando con i militari abbia assorbito il principio à la guerre comme à la guerre e che veda quasi tutto come una guerra. Diversamente dai militari, sembra che non riesca a rendersi conto che, per vincere le guerre, e’ opportuno avere il maggior numero di alleati possibile.

  34. @ Ascoli65
    avevo capito che a proposito di “morbo” stavi scherzando, ma non avevo tempo per rispondere con le stesso tono, così ho cercato un modo più rapido chiudere quell’aspetto. Mi rendo conto di aver mancato di spirito.
    Mi fa piacere che tu te ne sia reso conto; avevo il timore che il tuo senso dell’umorismo si fosse atrofizzato.
    Per chiuderla con spirito, propongo di terminare la giornata con un brindisi virtuale (a distanza) a base di grappa (e non dirmi che sei astemio o inizio a darti dell’eretico).
    Per il resto, ti ringrazio per aver estratto e raccolto insieme diverse mie frasi.
    Prego.
    Le confermo tutte, anche se il loro senso esatto dipende in parte dal contesto dei commenti che le contengono.
    Certo.
    Vale anche per le mie.
    Tieni conto che siamo umani; pur con tutta la nostra buona volonta’, non riusciamo a essere perfettamente coerenti 24 su 24, 7 su 7. E che, in contesti diversi, cercando di argomentare su questioni diverse, ci ritroviamo a fare affermazioni che possono apparire incoerenti o eccessive.
    Anche se mi preoccupano le conseguenze di alcune delle tue idee, e sono in feroce disaccordo con te sull’interpretazione della vicenda ECat, sono assolutamente convinto della tua buona fede e delle tue buone intenzioni. Mi dispiacerebbe se, come poteva sembrare ieri, tu pensassi che, al contrario, ci fosse malafede da parte mia.
    E’ esattamente l’impressione che ho avuto anch’io vedendo i video di quella demo e leggendo ed ascoltando le dichiarazioni successive: professori e ricercatori pubblici che fanno da “notai” a qualcosa di cui non hanno il controllo. Sono perfettamente d’accordo con lui, fin qui.
    Bene.
    Spero che tu abbia rivisto il tuo giudizio su Reitano.
    Non sono affatto d’accordo quando aggiunge che questo non sarebbe un male in sè.
    In quelle circostanze, credo che sia stato *il* male.
    Ma, come ti scrivevo, e’ una delle mie ossessioni e forse vedo la cosa in maniera distorta.
    Dopo qualche altro commento, questa è stata la conclusione di Reitano sulla demo:
    “Per poter parlare davvero di scienza ci tocca aspettare; più ci penso e più mi sembra che qui si possa parlare solo di un’operazione di marketing.”

    Anche qui mi trovo d’accordo con lui.
    Quasi esattamente il cardine di quello che sostengo anch’io da quando ho letto il papero Focardi/Rossi.
    Piu’ esattamente, io sostengo che il problema non e’ che e’ un’operazione di marketing, ma il fatto che e’ un’operazione di marketing che si cerca di far passare per scienza.
    Ed e’ sostanzialmente questo (e non la partecipazione a ricerche di fusione fredda) che — a mio modestissimo parere — potrebbe e dovrebbe essere contestato a Levi.
    Aspetto che i Ministeri interrogati rispondano ai Parlamentari e chiariscano così, se possibile, i dubbi dei cittadini in merito alla ricerca pubblica sulla FF in Italia.
    Temo non avverra’.
    Non in maniera soddisfacente, almeno.

  35. @ E.K.Hornbeck,
    Bene, mi pare che le posizioni si siano alquanto chiarite ed avvicinate. Mancano un paio di dettagli.
    Se il nostro, comunque modesto, auspicio comune fosse:
    – che la contestazione a Levi riguardasse anche tutti i suoi colleghi di Dipartimento che hanno contribuito consapevolmente alla stessa operazione di marketing, camuffata da scienza;
    – e che venissero contestati anche i comportamenti degli altri ricercatori pubblici che nel corso di ricerche sulla FF, sia pur affrontate con spirito scientifico, alterano o malinterpretano volutamente i dati allo scopo di attribuirsi meriti infondati e di farle durare più del necessario,
    allora possiamo brindare assieme (grappa o cognac che sia) e invitare Reitano ad unirsi virtualmente a noi. 🙂
    Ora però aspettiamo se e quando il Ministero ci darà l’opportunità di espimere valutazioni su elementi più fondati ed autorevoli.

  36. Penso che farà piacere a molti la notizia che un dipendente della California State University è stato licenziato perchè, a suo dire, creazionista. La brutta notizia è che il tizio “managed to survive for years in a mainstream academic institution and to publish research in a respected peer-reviewed journal”.
    La CSUN ha declinato la richiesta di commento e non sappiamo cosa sia successo davvero. Ipotizzando per un momento che sia davvero questa la ragione del licenziamento e considerato che il dipendente licenziato non era un docente ma un tecnico del laboratorio di microscopia, possiamo ritenere giustificato il licenziamento? Se si e considerato che (spero) ovviamente lui è libero di pensare ciò che vuole, quali sono i comportamenti che possono portare al licenziamento? Sono questioni molto delicate come tutte quelle che riguardano le libertà individuali, non si può reagire “di pancia” nè non provare ad immaginare l’applicazione di certe regole in forma generale al di la del caso specifico.
    Ne approfitto per ricordare ai distratti che un Vicepresidente del CNR (De Mattei, per non fare nomi 🙂 ) ha organizzato un convegno dichiaratamente anti-evoluzionista (o creazionista che dir si voglia) e questo è per me senz’altro inaccettabile. Faccio anche notare che all’epoca ciò ha suscitato le proteste della comunità scientifica similmente al caso INRIM. Chi lamenta la debolezza o il mancato intervento nel caso ecat, prima di parlare di connivenze o coperture corporative dovrebbe chiedersi come mai si è stati invece disposti a protestare contro il Presidente di un Ente e un Vicepresidente del CNR, bersagli ben più ostici e “pericolosi”.

    1. Riccardo,
      faccenda complicata anche secondo me, però CSUN non gli ha rinnovato il contratto annuo, dubito che un giudice costringa l’università ad assumerlo a tempo indeterminato, i repubblicani farebbero un 68!
      Ascoli65,
      la contestazione a Levi riguardasse anche tutti i suoi colleghi di Dipartimento che hanno contribuito consapevolmente alla stessa operazione di marketing
      Non ho idea della consapevolezza o meno dei 5 entusiasti, di cui ne resta uno. Molti di noi (credo) hanno provato a immaginarla, ma perché dovremmo rendere pubbliche le nostre fantasie?
      Ci sono casi di mala scienza che mettono a rischio ben più della reputazione di 5 docenti bolognesi. Per Riccardo – e parecchi fisici, anche di UniBo – è più urgente contestare ricercatori incompetenti e/o disonesti che cercano di impedire un accordo mondiale sui gas serra. Abbiamo bisogno del suo aiuto – noi delle Ong e non parlo solo di Action Aid – e se Riccardo perdesse tempo con la FF, gli farei una piazzata che se la ricorda tutta la vita.
      Non condivido il suo secondo auspicio, per me le priorità sono altre. Non pretendo che siano quelle di tutti, ma credo che lei possa capirle e farsi una grappa con Riccardo e E.K. Hornbeck lo stesso.

  37. @ Ascoli65
    Se il nostro, comunque modesto, auspicio comune fosse:
    – che la contestazione a Levi riguardasse anche tutti i suoi colleghi di Dipartimento che hanno contribuito consapevolmente alla stessa operazione di marketing, camuffata da scienza;

    Questo aspetto e’ molto delicato.
    A grandi linee sono d’accordo ma presupponendo:
    – che le “contestazioni” siano individuali, e non collettive;
    – che siano relative ai fatti inequivocabilmente dimostrati;
    – che persone diverse possano avere contestazioni (e “punizioni”) diverse, in base al loro ruolo e in base a quello che viene dimostrato sul loro ruolo.
    Per fare un esempio, per coloro che hanno applaudito quando sarebbe stato meglio se avessero tenuto gli occhi aperti, mi sembra che sarebbe opportuno un semplice (ma energico) “cazziatone” (se hai fatto il servizio militare, sai cosa intendo) a porte chiuse; per coloro che hanno messo le loro firme su documenti che era evidente che non avevano nulla a che fare con la scienza, pur cercando di farlo credere, credo ci vorrebbe (se e’ prevista) una nota di biasimo ufficiale (senza ulteriori conseguenze, in assenza di provvedimenti precedenti); se dovesse saltar fuori — inequivocabilmente — che qualcuno ha imbrogliato (falsificato consapevolmente i dati, o qualcosa del genere), ritengo dovrebbe essere cacciato a pedate fuori dall’universita’ (o dall’ente di cui fa parte) e ostracizzato dal mondo della ricerca.
    Ho pero’ il sospetto che, tu ed io, ci troveremmo in forte disaccordo nello stabilire quali sono i ruoli, le responsabilita’ e le consapevolezze dei singoli.
    – e che venissero contestati anche i comportamenti degli altri ricercatori pubblici che nel corso di ricerche sulla FF, sia pur affrontate con spirito scientifico, alterano o malinterpretano volutamente i dati allo scopo di attribuirsi meriti infondati e di farle durare più del necessario,
    Formulata cosi’, non sono d’accordo.
    Perche’ dici “pubblici”? E “sulla FF”? E “allo scopo di attribuirsi meriti infondati e di farle durare più del necessario”?
    Per quanto mi riguarda, chi altera consapevolmente i dati merita di essere cacciato dal mondo della ricerca scientifica. E se viene beccato a farlo, e’ giusto che sia cacciato. Punto.
    Non mi importa se lavora nel pubblico o nel privato.
    Non mi importa se si occupa di fisiologia animale, di fusione fredda, di indagini filogenetiche, di piezonucleare, di stratigrafia geologica, di liofilizzazione dell’acqua, di fisica stellare, di omeopatia o di psicopatologia fenomenologica.
    Non mi importa qual’e’ il motivo per cui lo fa.
    Fare ricerca scientifica e’ uno dei mestieri piu’ affascinanti che mi vengono in mente. Con tantissime menti brillanti che non possono dedicarvisi a causa della scarsita’ dei fondi e, quindi, posti disponibili.
    Trovo che sia giusto che un ricercatore abbia la massima liberta’ possibile di scegliere su cosa e come lavorare; ma anche (oggi mi sento veltroniano) che se viene inequivocabilmente beccato a imbrogliare — stile segretaria di Benveniste, per intenderci — non meriti di continuare a fare ricerca e che sia opportuno che il suo posto sia preso da qualcun’altro.

  38. @oca:
    guardi che se un qualunque soggetto (non importa in quale ramo del sapere competente) riflette sul metodo galileiano ed i suoi rapporti con l’ etica e con il mondo dell’ informazione parlando di “verità”
    sta facendo, consapevolmente o meno, dell’ epistemologia (non è una brutta parola anche se pare pretenziosa) spicciola.
    Se poi a lei piace santificare questo o quello scienziato indipendentemente dal merito degli argomenti che affronta, io non considero ciò una scempiaggine
    ma un riflesso condizionato, abbastanza comprensibile e che ricorda un atteggiamento del tipo
    “noi possediamo la verità e dobbiamo combattere senza se e senza ma contro l’ oscurantismo di chi non la possiede … gli altri da noi”.
    Ammetto di non aver seguito gli interventi di Riccardo e le reazioni ad essi (l’ e-cattismo mi ributta in ogni sua manifestazione) ma ha tutta la mia solidarietà per l’ attacco volgare ed inconsulto a cui è stato sottoposto.

    1. alberto,
      a differenza di Riccardo, Stephen Schneider non ha più bisogno di solidarietà ma l’idea di santificazione lo farebbe molto ridere.
      Lei sembra aver dimenticato la seconda parte della frase “sulla verità nient’altro che”, ho semplificato e aggiunto link alle “fonti primarie” Se avrà tempo di leggerne qualcuna, forse le sarà più chiaro il double bind di cui parlava anche Riccardo.

  39. @ E.K.Hornbeck,
    il tuo commento dell’altro ieri mi ha un po’ spiazzato, non è facile rispondere alla prima parte. Ti sei avventurato nella compilazione di un variegato elenco di sanzioni, anche molto pesanti, da applicare ai vari gradi di infrazione riscontrabili in questa vicenda. Temo però di essere stato frainteso. Non sono qui per discutere “dei delitti e delle pene”, ma solo dei fatti tecnico-scientifici (ben pochi) e procedurali (quasi tutti) dei test e per chiedere che venga rettificato ciò che è falso o infondato. L’argomento sanzionatorio non mi compete e ritengo che non sia da affrontare sul web.
    Conto di spiegare meglio quali sono i limiti che mi pongo nel discutere pubblicamente della vicenda della FF in Italia. Per ora, per non ritardare ulteriormente la mia replica, rispondo solo alle tue domande successive.
    Perche’ dici “pubblici”? E “sulla FF”? E “allo scopo di attribuirsi meriti infondati e di farle durare più del necessario”? Per quanto mi riguarda, chi altera consapevolmente i dati merita di [omissis]. Non mi importa se lavora nel pubblico o nel privato.
    Ho parlato di FF perchè io, a differenza di OcaSapiens e di molti abituali frequentatori del suo blog, ho seguito e mi sono documentato soltanto su questa particolare bufala scientifica e mi pronuncio solo di ciò che conosco, o reputo di conoscere, a sufficienza. Ovviamente l’alterazione di un dato sperimentale è grave qualsiasi sia il settore della ricerca in cui viene commesso.
    L’interesse per il “pubblico” deriva invece dal fatto che il “privato” ci pensa per proprio conto a proteggere la propria immagine, mentre capita spesso che la cosa pubblica sia considerata di nessuno, invece che di tutti, e quindi nessuno se ne preoccupa. Paga Pantalone.
    Fare ricerca scientifica e’ uno dei mestieri piu’ affascinanti che mi vengono in mente. Con tantissime menti brillanti che non possono dedicarvisi a causa della scarsita’ dei fondi e, quindi, posti disponibili.
    Su questo sono pienamente d’accordo.
    Trovo che sia giusto che un ricercatore abbia la massima liberta’ possibile di scegliere su cosa e come lavorare
    Su questo lo sono un po’ meno, dato che comunque la ricerca pubblica deve fare i conti con la limitatezza delle risorse che la società può metterle a disposizione. Ammetto però che in Paese normale può essere opportuno concederle il privilegio di decidere al suo interno le priorità. L’importante però è che chi è dentro al sistema non si metta d’accordo per approvare a turno le proposte degli altri, turandosi il naso.

  40. @ Ascoli65
    il tuo commento dell’altro ieri mi ha un po’ spiazzato,
    Grazie.
    Ti sei avventurato nella compilazione di un variegato elenco di sanzioni, anche molto pesanti, da applicare ai vari gradi di infrazione riscontrabili in questa vicenda
    *Ipoteticamente* riscontrabili. E del tutto da dimostrare.
    Almeno, e’ tutta da dimostrare l’unica infrazione per la quale ipotizzavo una sanzione veramente pesante. Del resto, una singola nota di biasimo (se esiste in ambito pubblico) non dovrebbe quasi avere effetti pratici. E se hai fatto il militare sai che un amichevole ma energico cazziatone, in privato, non si nega a nessuno; e sarei sorpreso se non ne fossero gia’ stati propinati, nel caso ECat/UniBo.
    Non sono qui per discutere “dei delitti e delle pene”, ma solo dei fatti tecnico-scientifici (ben pochi) e procedurali (quasi tutti) dei test e per chiedere che venga rettificato ciò che è falso o infondato
    Tieni conto anche rispondevo a una tua domanda generica che aveva un’applicazione molto piu’ ampia del caso ECat/UniBo.
    Tu puoi anche non esserne interessato, ma se ipotizzi che qualche ricercatore abbia alterato dei dati (uno dei “reati” peggiori, in ambito scientifico; l’unico veramente grave che mi viene in mente), non puoi non immaginare che questo — se scoperto e dimostrato — comporti delle “sanzioni” molto ma molto pesanti.
    Comunque, a me interessa l’aspetto scientifico.
    Una delle mie ossessioni e’ chiarire che quello che e’ stato fatto e’ irrilevante a livello scientifico. Non mi interessa neppure molto stabilire cos’e’ successo veramente (anche se, per pura curiosita’, mi farebbe piacere saperlo).
    Non sono particolarmente esperto, ma mi sembra che la scienza non sia esageratamente interessata a “rettificare cio’ che e’ falso o infondato”, a meno che questo non sia necessario a stabilire cio’ che e’ vero o fondato. Per quanto riguarda il rapporto con le pseudoscienze, mi sembra che ci si limiti a sviluppare delle teorie efficaci e lasciare che le pseudoscienze evaporino per i fatti propri.
    Per fare un esempio, non mi sembra sia un interesse prioritario per i biologi evoluzionisti confrontarsi con i creazionisti. Anzi (Pievani docet): si tende a non discutere con loro proprio per non dar loro l’occasione di affermare che c’e’ un dialogo e, quindi, che la loro posizione e’ di pari dignita’.
    Non pensi che (in generale, non dico nello specifico caso ECat/UniBo), cercare di “rettificare cio’ che e’ falso e infondato”, possa essere di aiuto ai fusionisti freddi?
    Ho parlato di FF perchè io, a differenza di OcaSapiens e di molti abituali frequentatori del suo blog, ho seguito e mi sono documentato soltanto su questa particolare bufala scientifica e mi pronuncio solo di ciò che conosco, o reputo di conoscere, a sufficienza.
    Appunto.
    Io ne ho seguite altre e mi sembrava che le precisazioni stonassero.
    Ovviamente l’alterazione di un dato sperimentale è grave qualsiasi sia il settore della ricerca in cui viene commesso
    E’ esattamente il punto che volevo sottolineare.
    L’interesse per il “pubblico” deriva invece dal fatto che il “privato” ci pensa per proprio conto a proteggere la propria immagine, mentre capita spesso che la cosa pubblica sia considerata di nessuno, invece che di tutti, e quindi nessuno se ne preoccupa. Paga Pantalone.
    A livello economico sono d’accordo.
    A livello scientifico no. Mi sembra che alterare i dati sia, comunque, gravissimo; anche se il ricercatore e’ pagato da un privato.
    Anzi: in quel caso, puo’ anche capitare che il ricercatore sia pagato dal proprio datore di lavoro per imbrogliare sui dati. Pensa ai ricercatori che, finanziati dalle industrie del tabacco, per decenni hanno cercato di sostenere che le sigarette non facevano male (o, addirittura, che facevano bene). O alla segretaria di Benveniste. O a coloro che oggi, pagati dalle industrie petrolifere, cercano di negare l’influenza antropica nel cambiamento climatico (mi sembra che abbiano un senso del ridicolo abbastanza sviluppato da aver rinunciato a sostenere che non c’e’ cambiamento climatico).
    Su questo lo sono un po’ meno, dato che comunque la ricerca pubblica deve fare i conti con la limitatezza delle risorse che la società può metterle a disposizione
    Io parlavo di “massima liberta’ possibile”; e’ chiaro che dobbiamo fare i conti con la realta’ e con i limiti che ci pone.
    Ma ritengo che il principio della massima liberta’ possibile debba essere difesa con le unghie e con i denti.
    Ammetto però che in Paese normale può essere opportuno concederle il privilegio di decidere al suo interno le priorità
    Credo sia questo il punto fondamentale.
    Detto brutalmente: non e’ opportuno che siamo tu o io a stabilire — nel dettaglio — cosa deve essere finanziato e cosa no. A noi, in quanto cittadini, e’ opportuno che spetti l’ingrato compito di fissare l’importo complessivo del finanziamento.
    E, comunque, il nostro puo’ anche non essere un paese normale, ma a livello scientifico — tenendo anche conto della straordinaria scarsita’ dei finanziamenti — non mi sembra che ce la caviamo male.
    Anzi: ti posso assicurare — avendo seguito le vicende di alcuni amici e di molti conoscenti — che i laureati delle nostre universita’ (almeno quelli delle facolta’ scientifiche) sono decisamente apprezzati all’estero.
    Quindi mi sembra il nostro sistema universitario — per quanto imperfetto e migliorabile — meriti piu’ elogi che critiche.
    L’importante però è che chi è dentro al sistema non si metta d’accordo per approvare a turno le proposte degli altri, turandosi il naso.
    Questo e’ sicuramente un rischio. E non ho idea di come evitarlo.
    Temo pero’ che, almeno nella ricerca in ambito universitario, il problema non si ponga neppure: sbagliero’, ma mi sembra che — tolta la spesa per gli stipendi e l’ordinaria amministrazione — le risorse rimanenti siano calate al punto che rimanga veramente poco per poter approvare qualcosa. Figuriamoci il farlo a turno.

  41. @ E.K.Hornbeck,
    Estrapolo solo un paio di passaggi dal tuo ultimo intervento per riagganciarmi alla preannunciata intenzione di delineare meglio gli obbiettivi e i limiti del mio interessamento.
    Tieni conto anche rispondevo a una tua domanda generica che aveva un’applicazione molto piu’ ampia del caso ECat/UniBo.
    Il mio interessamento ruota attorno alla vicenda Ecat/UniBo perchè è la più clamorosa e significativa di questi ultimi anni. Lo è per il prestigio dell’istituzione coinvolta, per la notorietà dei protagonisti, per l’ampiezza della documentazione disponibile in rete, per il clamore che ha suscitato sui media, per l’eccezionalità dei risultati proclamati e soprattutto per la capitale importanza del tema energetico in cui la presunta scoperta pretende di risolvere i problemi. La vicenda Ecat/UniBo è paradigmatica dell’intreccio di relazioni tra i mondi accademico, affaristico, giornalistico, politico ed altri ancora.
    E’ vero che ci sono tanti altri esempi di bufale. Ogni giorno ne spunta qualcuna e anche quando si parla di ecat, c’è sempre qualcuno che propone le sue bufale preferite, magari andandole a ripescare in tempi remoti e Paesi lontani. Ma tutto ciò non fa altro che distogliere l’attenzione dalla vera vicenda per cui la maggior parte di noi si interessa ancora di FF e cioè quella dell’Ecat/UniBo.
    Tu puoi anche non esserne interessato, ma se ipotizzi che qualche ricercatore abbia alterato dei dati (uno dei “reati” peggiori, in ambito scientifico; l’unico veramente grave che mi viene in mente), non puoi non immaginare che questo — se scoperto e dimostrato — comporti delle “sanzioni” molto ma molto pesanti.
    Vorrei spiegare nel prosieguo di questo commento, e mi scuso se sarò molto lungo, per quale motivo è utile porsi la questione dell’intenzionalità della alterazione dei dati, senza necessariamente interessarsi delle sanzioni conseguenti.
    La parola chiave è “correzione”. Nei giorni scorsi qualcuno aveva sostenuto che il sistema della ricerca è in grado di correggere se stesso. La vicenda Ecat/UniBo dimostra che questo non è vero, per lo meno non sempre.
    Nell’ambito della ricerca scientifica vanno considerati due livelli di “correzione”, quello dei singoli lavori scientifici e quello del sistema della ricerca nel suo complesso. Queste correzioni dovrebbero intervenire nel corso e al termine di un processo che potremmo suddividere nelle seguenti fasi:
    a. individuazione degli errori;
    b. consapevolezza della loro presenza;
    c. valutazione dell’intenzionalità;
    d. rettifica degli errori;
    e. individuazione delle responsabilità personali o sistemiche;
    f. eventuali provvedimenti sanzionatori e correttivi del sistema.
    Il processo che mi interessa discutere termina alla fase (d). Le successive fasi (e) ed (f) le lascio agli organi ed istituzioni preposte, le più interessate a salvaguardare il patrimonio di autorevolezza ed affidabilità di cui il sistema della ricerca campa.
    Provo a spiegare in cosa consistono secondo me le prime 4 fasi soltanto, mantenendomi il più possibile sul generico.
    (a) La ”individuazione” degli errori, o carenze di altra natura, presenti nei documenti e nelle dichiarazioni rese pubbliche da ricercatori, richiede una conoscenza tecnica sufficiente a farsi un’idea degli argomenti trattati nei documenti e necessita della raccolta di tutte le informazioni al contorno che possono fornire dei riscontri oggettivi ai rilievi che si intendono sostenere. Non tutti sono in grado di farlo. Molti commentatori pretendono di dar giudizi di ammettendo candidamente di essere digiuni della materia, avvalendosi di generici presupposti di buonsenso del tipo professori=verità scientifica. Questa equivalenza non vale sempre, se non altro perché tutti possiamo sbagliare. In tal caso però l’obbligo deontologico del ricercatore è quello di segnalare e correggere quanto prima questi errori e rettificare, se necessario, le conclusioni del suo lavoro (fase d). Per farlo però è necessario che sia consapevole di aver sbagliato.
    (b) La “consapevolezza” da parte dell’autore di un documento, dei suoi superiori o dei colleghi che ne riportano i risultati, della presenza di errori e quindi della insussistenza delle conclusioni ivi riportate può essere acquisita personalmente (a seguito di un proprio riesame), confidenzialmente (a seguito della segnalazione di colleghi e amici) o pubblicamente (a seguito di obiezioni sollevate su forum pubblici, tipicamente su internet). E’ chiaro che le prime due modalità sono meno traumatiche per chi ha sbagliato. Sta però a lui e a chi gli è vicino l’onere di verificare quanto prima la sussistenza di errori che a quel punto vanno corretti tempestivamente, dandone comunicazione pubblica con modalità simili a quelle utilizzate per divulgare i risultati errati. Se ciò non avviene è inevitabile e sacrosanto che le obiezioni vengano sollevate pubblicamente. Ciò può avvenire ad opera sia dei colleghi preoccupati di salvaguardare il buon nome della propria istituzione e la credibilità della ricerca pubblica in generale (vedi Pomp e compagni), sia dei normali cittadini destinatari degli annunci infondati. Se anche a seguito di queste segnalazioni esterne gli autori della ricerca si sottraggono ad un confronto utile a chiarire le proprie conclusioni, credo che sia inevitabile che altri soggetti istituzionali si prendano cura di provvedere ad una loro verifica, a cominciare dalle istituzioni il cui nome viene speso per dare autorevolezza ad affermazioni errate (Dipartimento ed Ateneo di appartenenza). Se ciò non avviene dovrebbe farsene cario l’autorità a monte, cioè quella ministeriale.
    Fin qui si è parlato di consapevolezza “a posteriori”, cioè di errori commessi inconsapevolmente. Se la consapevolezza invece è “a priori” si dovrebbe parlare di “intenzionalità”.
    (c) La valutazione della ”intenzionalità” dell’alterazione di un dato sperimentale od un calcolo è la fase del processo più difficile e delicata, sia perché richiede anche un’attenta analisi temporale del flusso di informazioni che risultano disponibili nel corso dell’attività sperimentale, sia perché, a differenza della precedente, non trova mai la collaborazione degli autori. E’ sicuramente una fase utile per le successive (e) ed (f), ma lo è anche per la prima parte del processo quello che si dovrebbe concludere con la rettifica dei risultati (d). Infatti essa consente di “caratterizzare” il comportamento di un certo soggetto nei confronti della specifica ricerca scientifica esaminata. Questo permette di ridurre drasticamente il peso dell’onere del processo (non va dimenticato infatti che anche le attività di riesame e correzione degli errori hanno un costo per la collettività, che va contenuto il più possibile). Mi spiego con un esempio. Se un soggetto nell’ambito di una ricerca è autore dei documenti D1, D2 e D3, che proclamano tutti le stesse conclusioni, ma si ha motivo di ritenere che i dati del D1 sono stati intenzionalmente alterati per sostenere quelle conclusioni, non c’è alcun bisogno di entrare nel merito di quanto detto nei documenti D2 e D3 successivi, con un deciso risparmio di tempo e costi per chi deve effettuare la valutazione. Un ricercatore deve rendere conto dei propri errori secondo la successione cronologica dei documenti in cui essi compaiono. Questo varrebbe anche in assenza di “intenzionalità”, cioè nel caso l’autore degli errori acquisisse una consapevolezza a posteriori degli stessi.
    (d) La “rettifica” degli errori è il punto di arrivo della prima parte del processo. Non è opzionale, è obbligatoria perché ristabilisce la verità e ripristina il clima di mutua fiducia tra l’opinione pubblica e il mondo della ricerca. Non si può sbagliare senza correggersi. I cittadini pagano i ricercatori pubblici non solo per procedere nella ricerca, ma anche per fare dei passi indietro quando si procede nella direzione sbagliata. Se gli errori, come talvolta capita, sono involontari, cioè la consapevolezza della loro esistenza è successiva alla divulgazione dei risultati, e se l’autore si comporta correttamente egli provvederà per proprio conto ad emendare o a ritirare il proprio lavoro. Non gli accade nulla di grave, anzi acquista in affidabilità. Se però la disponibilità ad auto-emendarsi non c’è, dovrebbe essere l’istituzione di appartenenza, o il Ministero, a farsi carico di questa fase ineludibile del processo di correzione, affidando ad una commissione di persone competenti il delicato compito di affrontare tutte e 4 le fasi fin qui considerate.
    Ora provo a calare questa procedura di valutazione e rettifica al caso specifico della vicenda Ecat/UniBo e in particolare della demo di Bologna del 14 gennaio 2011, secondo l’idea che mi son fatto io.
    a – Il report calorimetrico firmato da Levi ed emesso sotto l’egida di UniBo, oltre ad essere carente di molte informazioni necessarie per dar credito alle eccezionali conclusioni ivi contenute, contiene almeno 3 gravi errori, che rendono insussistente la conclusione della produzione di 12 kW di eccesso a fronte di un solo kW elettrico assorbito.
    b – Vista l’elementarità delle nozioni necessarie per valutare il bilancio energetico dell’ecat non c’è dubbio che chi ha visionato a qualsiasi titolo il documento (l’autore delle misure, chi le ha relazionate, chi ha letto e controllato le bozze) ha potuto rendersi conto della insussistenza dei dati utilizzati per il bilancio calorimetrico. Non ti chiedo di credere alla mia valutazione, ma a quella di un professore universitario di fisica come Reitano, il quale, a meno di due settimane di distanza dalla demo e pur lavorando in una sede diversa da quella di Bologna (quindi non potendo raccogliere informazioni privilegiate sul posto) è giunto ad una conclusione grave ed inequivocabile: “più ci penso e più mi sembra che qui si possa parlare solo di un’operazione di marketing.” Reitano usa il termine “solo” (non “anche”), cioè in quella operazione non c’era scienza, c’era solo la sua parvenza, cioè si trattava di una farsa ascientifica.
    Vorrei agganciarmi al giudizio di Reitano per sottolineare anche un altro aspetto. Lui insegna a centinaia di km da Bologna. Nonostante ciò, come è ovvio visto il clamore suscitato in quei giorni dalla demo, si è interessato della vicenda, si è informato (avrà sicuramente visto i filmati e letto i report) e, applicando le sue conoscenze professionali, ha raggiunto una consapevolezza tale da esprimere un giudizio così netto e negativo. Ti pare concepibile che lo stesso percorso non sia stato compiuto da ciascuno dei professori del DF di UniBo? A me no! A meno che non si fossero trovati in uno stato comatoso. Gli stessi professori erano stati chiamati 3 mesi dopo, il 21 aprile, ad approvare il contratto di ricerca biennale su quel dispositivo. E lo hanno approvato! Capisci cosa intendo quando dico che la responsabilità del coinvolgimento di UniBo nella vicenda Ecat è collegiale, cioè dell’intero DF? Credo che l’approvazione di contratti di ricerca ad opera dei consigli di Dipartimento sia un modo per mantenere all’interno del mondo della ricerca il compito di vagliare la fondatezza delle ricerche. E’ uno dei modi per mantenere all’interno della loro categoria l’autonomia di giudizio tanto invocata dai ricercatori stessi. Ti pare che i professori del DF di Bologna ne abbiano fatto un buon uso in relazione alla vicenda Ecat?
    c – Una lunga serie di dettagli reperibili nella documentazione cartacea, fotografica e video relativa alla demo induce a pensare che questi errori siano stati intenzionali. Non sto a descriverteli, ma sicuramente un professore di fisica come Reitano avrebbe potuto rendersene conto. Peccato che non abbia voluto confrontarsi su questo aspetto. L’intenzionalità delle alterazioni dei dati su cui si basano le conclusioni del report calorimetrico del 2011, rende superflua la valutazione di attendibilità dei report a firma dello stesso autore emessi nel 2013 (TPR1) e 2014 (TPR2). Questa è, secondo me, l’importanza della valutazione dell’intenzionalità degli errori relativi alla demo di Bologna, e non ha a che fare con l’aspetto sanzionatorio.
    d – Dato che il report calorimetrico del gennaio 2011 contiene numerosi errori e gravi lacune, le sue conclusioni sono sbagliate, tanto più che per ammissione dello stesso autore richiederebbero una nuova fisica per essere spiegate. Quindi il report doveva essere corretto o ritirato, ma NON E’ STATO FATTO, quindi le sue conclusioni, secondo UniBo, sarebbero ancora valide. Le conclusioni in esse contenute sono state riprese e riaffermate pubblicamente da molti colleghi dell’autore e non sono state smentite.
    Quelle autorevoli affermazioni sono state riprese da diversi nostri rappresenti in Parlamento per sostenere la necessità di finanziare maggiormente la ricerca sulla FF, una tecnologia che, secondo i ricercatori pubblici italiani, promette ai cittadini di risolvere la maggior parte dei loro futuri problemi energetici e degli attuali problemi ambientali. I Ministri interrogati, diversi mesi fa, hanno istituito un Comitato Scientifico allo scopo di rispondere a queste interrogazioni. Ma le risposte non sono state ancora date.
    Io mi auguro, e qui concludo, che questo Comitato si sia reso conto di ciò che è avvenuto all’UniBo, ed negli altri prestigiose istituzioni di ricerca pubblica italiana impegnati in una 25ennale ricerca sulla FF, che ne abbia informato adeguatamente il Ministro che lo ha istituito e che questo risponda al più presto e in modo appropriato in Parlamento, in modo che anche i cittadini possano essere autorevolmente informati su questa questione che li riguarda da vicino.
    Spero di aver chiarito compiutamente la mia posizione.

  42. @ Ascoli65
    Sinceramente: devi imparare la via della sintesi.
    Se te lo dico io (che ho lo stesso difetto) puoi credermi.
    Il mio interessamento ruota attorno alla vicenda Ecat/UniBo perchè è la più clamorosa e significativa di questi ultimi anni
    Come fai ad affermare questo se, altrove, affermi di aver seguito e di esserti documentato “soltanto su questa particolare bufala scientifica”?
    Non mi metto a fare confronti (e probabilmente non ci troveremmo d’accordo nel fissare la necessaria relazione) ma a me, ad esempio, la vicenda piezonucleare sembra assolutamente paragonabile.
    Nei giorni scorsi qualcuno aveva sostenuto che il sistema della ricerca è in grado di correggere se stesso.
    Si’, ma ho l’impressione che abbiamo idee radicalmente diverse sul significato di quella frase.
    Il processo che mi interessa discutere termina alla fase (d). Le successive fasi (e) ed (f) le lascio agli organi ed istituzioni preposte,
    Non interesseranno i punti (e) ed (f), ma possono essere conseguenze inevitabili del punto (c).
    Provo a spiegare in cosa consistono secondo me le prime 4 fasi soltanto, mantenendomi il più possibile sul generico.
    Mi sembra che il tuo stare sul generico sia eccessivamente focalizzato sulla vicenda Ecat/UniBo.
    l’obbligo deontologico del ricercatore è quello di segnalare e correggere quanto prima questi errori e rettificare, se necessario, le conclusioni del suo lavoro (fase d).
    Se per correggere gli errori intendi correggere i *propri* errori, mi sembra corretto: pur nella mia ignoranza, lo vedrei come obbligo deontologico.
    Se ciò non avviene è inevitabile e sacrosanto che le obiezioni vengano sollevate pubblicamente
    “Sacrosanto” (nonostante il mio anticlericalismo) mi convince, “inevitavile” no.
    Ammiro molto Pomp, Reitano, Giancarlo, te, Oca Sapiens, Cimpy e molti altri. Ma non considero un dovere quello che fate.
    credo che sia inevitabile che altri soggetti istituzionali si prendano cura di provvedere ad una loro verifica, a cominciare dalle istituzioni il cui nome viene speso per dare autorevolezza ad affermazioni errate (Dipartimento ed Ateneo di appartenenza). Se ciò non avviene dovrebbe farsene cario l’autorità a monte, cioè quella ministeriale.
    Per nulla d’accordo sull'”inevitabile”.
    Per nulla d’accordo sul *dovere* delle istituzioni (accademiche o statuali) di farsi carico dell’onere di procedere alla rettifica di un generico errore in un generico lavoro scientifico.
    La “rettifica” degli errori è il punto di arrivo della prima parte del processo. Non è opzionale, è obbligatoria perché ristabilisce la verità e ripristina il clima di mutua fiducia tra l’opinione pubblica e il mondo della ricerca. Non si può sbagliare senza correggersi.[…] Se però la disponibilità ad auto-emendarsi non c’è, dovrebbe essere l’istituzione di appartenenza, o il Ministero, a farsi carico di questa fase ineludibile del processo di correzione, affidando ad una commissione di persone competenti il delicato compito di affrontare tutte e 4 le fasi fin qui considerate
    Dissento totalmente.
    Credo fosse per questo che Giancarlo sentisse il tintinnio di manette.
    Sicuramente e’ per questo che anch’io lo sento.
    Anche se tu ti rifiuti di prendere in considerazione la questione delle pene e delle punizioni, quello che descrivi mi sembra molto piu’ simile al sistema giudiziario, deve si deve indagare su un reato e stabilire la verita’ ufficiale, che al sistema della ricerca scientifica.
    Non so da dove ti sia venuta in mente l’idea che sia un *dovere* di singoli o istituzioni correggere gli errori altrui. A me non risulta affatto. Se hai un codice deontologico di qualche universita’ che lo dice, fammelo sapere. Ma, se cosi’ fosse, credo mi passerebbe la voglia di interessarmi alla scienza.
    E poi, cosa c’entra l’opinione pubblica con una ricerca scientifica e le sue modalita’ di autocorrezione? Al piu’, avra’ a che fare con la divulgazione scientifica.
    Vedi che cerchi di parlare in senso generale ma poi sei sempre focalizzato sulla vicenda ECat?
    Per quanto mi riguarda e’ dovere morale, del singolo ricercatore, fare al meglio il suo lavoro; e questo comprende rettificare gli errori gravi (se un ricercatore dovesse rettificare *tutti* gli errori, starebbe fresco).
    Posso anche trovare ammirevole aiutare i colleghi a correggersi (segnalando gli errori). Ma non obbligatorio.
    La correzione puo’ avvenire attraverso segnalazioni formali o informali.
    Il collega corretto, se d’accordo (non dimenticare che quella che tu chiami “correzione” e’, il piu’ delle volte, una difformita’ di vedute), dovrebbe rettificare e ringraziare, ma non si puo’ pretendere che lo faccia. Se non si corregge, si puo’ procedere con un articolo in cui si mette in evidenza l’errore. E la cosa puo’ allegramente finire li’. E, piu’ o meno allegramente, mi risulta che (il piu’ delle volte, fatto salvo qualche altro scambio di articoli e/o di insulti) finisca li’.
    Gli altri scienziati che si occupano della materia, confrontando gli articoli potranno valutare chi ha ragione e chi torto. La posizione di chi ha palesemente torto (se uno dei due ha palesemente torto) viene prima derisa e poi dimenticata.
    Magari mi smentisce, ma credo che fosse questo (almeno in parte) che Reitano intendeva con “correggere se stesso”, riferito al sistema della ricerca.
    E’ un sistema lento ma funziona.
    Mi fa semplicemente orrore l’idea che — in assenza di una dimostrata falsificazione dei dati — le istituzioni (accademiche o civili) siano chiamate a “rettificare” delle ricerche scientifiche.
    Visto il totale dissenso sulle procedure di valutazione e rettifica, come puoi immaginare dissento totalmente anche dalla sua applicazione al caso ECat/UniBo.

  43. @ Ich bin ein Cimpy (E.K.Hornbeck),
    Sinceramente: devi imparare la via della sintesi.
    Lo che sono stato prolisso. Speravo di farmi intendere, ma non ci sono riuscito. Proverò ad aggiungere altre parole.
    Come fai ad affermare questo [che la vicenda Ecat/UniBo è la più clamorosa] se, altrove, affermi di aver seguito e di esserti documentato “soltanto su questa particolare bufala scientifica”?
    Lo affermo perchè questo giudizio, che è mio personale, dipende da evidenze esterne facilmente riscontrabili, senza bisogno di approfondimenti. Te ne puoi rendere conto anche dal numero di commenti che raccoglie la vicenda Ecat su questo blog, che è molto superiore ai commenti raccolti da qualsiasi altra bufala.
    Non interesseranno i punti (e) ed (f), ma possono essere conseguenze inevitabili del punto (c).
    Sì, lo so. L’ho anche scritto. Ma il mio interesse si ferma al punto (d). Nel mio piccolo la sanzione l’ho già comminata: quando sento i media annunciare una clamorosa scoperta di un ricercatore italiano mi vien da ridere, quando sento i politici auspicare maggiori finanziamenti pubblici alla ricerca mi vien da piangere. So che sono reazioni non sempre giustificate, ma dopo 4 anni di Ecat/UniBo mi vengono d’istinto.
    Mi sembra che il tuo stare sul generico sia eccessivamente focalizzato sulla vicenda Ecat/UniBo.
    Probabilmente ti è sfuggito il fatto che per separare il generico dallo specifico avevo passato in rassegna 2 volte le fasi da (a) a (d). Solo nella seconda rassegna ho calato nella vicenda Ecat/UniBo le considerazioni generiche svolte nella prima.
    E poi, ribadisco, io son qui per parlare della vicenda Ecat/UniBo. Può non piacerti, ma il mio argomento è questo. Hai presente? Picco del petrolio, sconvolgimenti climatici, inquinamento urbano … no worries … i professori di fisica della più antica università del mondo occidentale hanno misurato un eccesso di 12 kW per 40 minuti in uscita da un dispositivo che utilizza un po’ di nichel e meno di un grammo di idrogeno!! Se non ti va di parlare di questa quisquiglia non sei obbligato a farlo, la rubrica di OcaSapiens propone bufale a iosa.
    “Sacrosanto” (nonostante il mio anticlericalismo) mi convince, “inevitavile” no. Ammiro molto Pomp, Reitano, Giancarlo, te, Oca Sapiens, Cimpy e molti altri. Ma non considero un dovere quello che fate.
    Credo che tu confonda “inevitabile” (nell’insieme) con “obbligatorio” o “doveroso” (per ciascuno). Se si annuncia al mondo, come hanno fatto i professori di Bologna, di aver testato un dispositivo che produce 12 kW a fronte di uno consumato è statisticamente inevitabile che tra i milioni di persone che ne vengono a conoscenza qualcuno chiederà delle spiegazioni o, se ne ha motivo, solleverà delle obiezioni. Tra questi ci saranno anche dei loro colleghi. Ad esempio Reitano è stato uno dei 1000 professori universitari di fisica che ha espresso un’obiezione molto pesante su quella demo. Mi sarei aspettato che anche qualcuno dei 100 fisici del DF bolognese avesse fatto lo stesso, se non altro per tenere alta la reputazione del proprio Istituto. Ma non intendo affatto dire che TUTTI e 1000 i professori di fisica italiani o TUTTI e 100 i bolognesi sarebbero dovuti intervenire.
    Per nulla d’accordo sul *dovere* delle istituzioni (accademiche o statuali) di farsi carico dell’onere di procedere alla rettifica di un generico errore in un generico lavoro scientifico.
    Neanche quando si tratta di metodi curativi dubbi o dannosi? Guarda che il tema energetico insito nelle rivendicazioni dei professori bolognesi non è meno importante della salute. Sostenere che esiste e può essere disponibile a breve una forma di energia capace di sostituire quelle attuali crea delle enormi aspettative in quasi tutti i cittadini. Non per nulla questi risultati sono stati oggetto di una decina di interrogazioni parlamentari. Resto convinto che istituzioni avevano il dovere di verificare la fondatezza di queste affermazioni. Non l’hanno fatto e me ne rammarico. In ogni caso i Ministri hanno il dovere di rispondere alle interpellanze. O non sei d’accordo neppure su questo.
    Credo fosse per questo che Giancarlo sentisse il tintinnio di manette. Sicuramente e’ per questo che anch’io lo sento.
    Chi ha problemi di acufenismo, si rivolga ad un buon otorino. 🙂
    Non so da dove ti sia venuta in mente l’idea che sia un *dovere* di singoli o istituzioni correggere gli errori altrui. A me non risulta affatto. Se hai un codice deontologico di qualche universita’ che lo dice, fammelo sapere.
    Il vecchio Codice Etico di UniBo, quello in vigore all’epoca dei fatti di cui parliamo, recita: ”Nell’esercizio della libertà accademica i membri dell’Università sono tenuti a mantenere una condotta onesta e responsabile, anche tramite l’adozione di sistemi di autoregolamentazione volti ad illustrare alla comunità scientifica e alla società la metodologia, i risultati, l’integrità e l’impatto etico delle ricerche. “ Secondo me la vicenda Ecat/UniBo avrebbe meritato una approfondita verifica dei “doveri” qui sopra descritti.
    Per quanto mi riguarda e’ dovere morale, del singolo ricercatore, fare al meglio il suo lavoro; e questo comprende rettificare gli errori gravi
    Non sto parlando di errori di calligrafia, sto parlando di errori gravissimi, cioè di quelli che fanno sgorgare 12 kW dal nulla. Diciamo che in chirurgia sarebbe come se invece di asportare il rene sinistro di un paziente, si fosse amputato il piede destro … al suo compagno di stanza.
    Toglimi una curiosità. Ma tu hai presente di quali errori stiamo parlando?
    La correzione puo’ avvenire attraverso segnalazioni formali o informali. Il collega corretto, se d’accordo (non dimenticare che quella che tu chiami “correzione” e’, il piu’ delle volte, una difformita’ di vedute), dovrebbe rettificare e ringraziare, ma non si puo’ pretendere che lo faccia.
    Io non so che cosa si siano detti i fisici di UniBo all’indomani della demo e nei mesi ed anni successivi. Lì dentro vige quello che potremmo chiamare benevolmente “silenzio stampa”. Correzioni e rettifiche comunque non ce ne sono state. Dobbiamo quindi ritenere che i professori bolognesi il 12 gennaio 2011 abbiano correttamente misurato 12 kW in uscita dall’Ecat per 40 minuti? Oppure dobbiamo pensare che i ricercatori pubblici siano liberi di elargire bufale scientifiche ai contribuenti italiani?
    Se non si corregge, si puo’ procedere con un articolo in cui si mette in evidenza l’errore. E la cosa puo’ allegramente finire li’.
    E chi procederebbe all’emissione dell’articolo correttivo? Lo Spirito Santo? E quando? Prima o dopo la fine dei tempi? Che poi una vicenda grave e annosa come quella dell’Ecat/UniBo possa finire “allegramente”, cioè a tarallucci e vino, ho i miei dubbi.
    Magari mi smentisce, ma credo che fosse questo (almeno in parte) che Reitano intendeva con “correggere se stesso”, riferito al sistema della ricerca. E’ un sistema lento ma funziona. Mi fa semplicemente orrore l’idea che — in assenza di una dimostrata falsificazione dei dati — le istituzioni (accademiche o civili) siano chiamate a “rettificare” delle ricerche scientifiche.
    Amico caro, te lo dico da cittadino contribuente, a me fa orrore che il sistema pubblico della ricerca prenda per il naso la gente per decenni. Se il sistema è questo, per me possono chiudere la baracca.

    1. Ascoli65 e passanti,
      Dopo 7 anni di scandalo Stamina, mi fa orrore vedere scritto qui
      la vicenda Ecat/UniBo … è la più clamorosa e significativa di questi ultimi anni
      Detto questo, non esiste né obbligo né dovere di protestare contro quelli che lucrano sul dolore altrui e i loro complici nelle istituzioni dello stato.

  44. @ Ich bin ein Cimpy (E.K.Hornbeck),
    Dopo 7 anni di scandalo Stamina, mi fa orrore vedere scritto qui …
    Se ti resta un po’ di orrore da dispensare leggi queste dichiarazioni:
    Il 10 marzo 2011, la rivista svedese NyTeknik pubblica la seguente dichiarazione di Rossi:
    “The 500,000 Euros I am paying to the University of Bologna is my last money, but when I deliver the one-megawatt plant to Defkalion I get cash back. From then on, 50% will be used for expansion and 50% to treat children with cancer. I will personally look for the children whose families cannot afford their care,”
    La traduzione della suddetta dichiarazione viene riportata sul blog 22passi il 12 marzo 2012:
    “I 500.000 euro per l’Università di Bologna sono gli ultimi soldi che ho, ma quando consegneremo l’impianto da 1 megawatt ai Greci rientrerà liquidità. Da quel momento in poi, il 50% degli introiti servirà per l’espansione aziendale e il 50% per curare bambini malati di cancro, ad personam; cercherò io stesso bambini le cui famiglie non hanno denaro e li farò curare”
    Il 18 marzo 2011, ancora la rivista svedese NyTeknik pubblica le risposte di Rossi ad alcune domande poste dai lettori, tra cui la seguente:
    GC: You don’t seem to have much sense of global urgency. The world’s worst problem is really not children with cancer! Do you ever read the papers? We’re approaching a severe energy crisis and breakdown of the global economy! It’s happening right now!
    Rossi: I work 16 hours per day, more than this I cannot. I am human. And children with cancer are anyway a priority, versus the tank of your car to be filled up. Unless you ride a horse. To give the money to heal children is not a brake to the development of this work, is a stimulus. For me, as well, I am sure, as for all the persons of good sense.

    La traduzione in italiano di queste domande e risposte viene riportata sul blog 22passi il 21 marzo 2011. Riporto solo la traduzione della risposta di Rossi:
    Lavoro 16 ore al giorno, più di questo non posso fare. Sono un essere umano. E i bambini con il cancro sono comunque una priorità, rispetto al serbatoio della Sua auto da riempire. A meno che non si vada col cavallo. Finanziare le cure ai bambini non è un freno allo sviluppo di questo lavoro, è uno stimolo. Funziona così per me come, sono sicuro, con tutte le persone di buon senso.
    Dopo circa un mese, il 21 aprile 2011, si riunisce il Consiglio di Dipartimento del DF che approva il contratto biennale di ricerca sull’Ecat (1). Riesci a cogliere il nesso? No? Provo a spiegartelo.
    Quelle dichiarazioni di Rossi non potevano essere ignorate dai fisici del DF di Bologna, almeno non da tutti, certamente non da Levi che è amico intimo del titolare del blog 22passi. Possiamo esser certi che tutti i fisici del DF sapessero della faccenda dell’ecat e possiamo anche essere ragionevolmente confidenti, visto che fanno parte del Dipartimento italiano più quotato, che fossero giunti alla stessa conclusione cui era pervenuto dopo appena un paio di settimane il loro collega Reitano, che aveva seguito la faccenda da un PC posto a 1000 km di distanza.
    Un po’ di orrore? Non ancora? Allora vado avanti. I fisici del DF di Bologna hanno approvato (o hanno lasciato che i loro colleghi approvassero) un contratto di ricerca su un aggeggio di cui alcuni di LORO avevano certificato pubblicamente il funzionamento sulla base di dati sperimentali inventati. Questo a fronte del pagamento di 500 kEuro, gli ultimi soldi dell’inventore del dispositivo. A sua volta quest’ultimo rilasciava interviste in inglese, da diffondere quindi nel mondo, dicendo che avrebbe utilizzato i proventi della sua straordinaria invenzione, quella testata dai professori di Bologna, per curare i bambini malati di cancro.
    Ci siamo adesso. Ti sei orrificato abbastanza? Io all’epoca mi ero parecchio nauseato e avevo capito, oltre al fatto che l’ecat non funzionava, che chi era dentro quella vicenda, compresi alcuni dei fisici bolognesi, qualunque fosse stato il vero motivo della sua partecipazione a quella farsa, doveva avere un bel pelo sullo stomaco.
    Ed ora tu mi vieni a fare la morale venendomi a contestare di aver detto che la vicenda Ecat/UniBo è la più clamorosa e significativa di questi ultimi anni? Beh in un certo senso hai ragione, ho omesso di dire che è anche la più vergognosa!
    Se però a te piace molto di più appassionarti della vicenda STAMINA occupati di quella. Ti pregherei però di non venire a contestare chi preferisce occuparsi di quella Ecat/UniBo.
    (1) http://22passi.blogspot.it/2011/06/accadde-il-21-aprile.html

  45. @ Ascoli65
    Lo che sono stato prolisso. Speravo di farmi intendere, ma non ci sono riuscito. Proverò ad aggiungere altre parole. […] Chi ha problemi di acufenismo, si rivolga ad un buon otorino. […] Amico caro, te lo dico da cittadino contribuente,
    Meno male!
    Temevo che il tuo senso dell’umorismo fosse in coma.
    Lo affermo perchè questo giudizio, che è mio personale, dipende da evidenze esterne facilmente riscontrabili, senza bisogno di approfondimenti.
    I casi sono due: o affermi che segui piu’ vicende (e in tale caso puoi fare confronti) o affermi che ne segui solo una (e in tal caso non puoi fare confronti).
    Posizioni entrambe legittime.
    Ma, se hai un minimo di rispetto per il principio di non contraddizione, ti sconsiglio di sostenerle entrambe contemporaneamente.
    Probabilmente ti è sfuggito il fatto che per separare il generico dallo specifico avevo passato in rassegna 2 volte le fasi da (a) a (d).
    Probabilmente ti e’ sfuggito il fatto che le mie contestazioni erano sulla parte generica. E che, dissentendo radicalmente sulla generica, ritenevo inutile applicarla alla specifica.
    Ai miei dissensi sul ragionamento generico, rispondi sistematicamente con esempi sulla vicenda ECat.
    Infatti scrivi
    e si annuncia al mondo, come hanno fatto i professori di Bologna, […] Non sto parlando di errori di calligrafia, sto parlando di errori gravissimi, cioè di quelli che fanno sgorgare 12 kW dal nulla. […] Io non so che cosa si siano detti i fisici di UniBo all’indomani della demo e nei mesi ed anni successivi. […] Che poi una vicenda grave e annosa come quella dell’Ecat/UniBo possa finire “allegramente”, cioè a tarallucci e vino, ho i miei dubbi
    Quanto sopra in risposta a miei ragionamenti generali. E’ evidente che non riesci a ragionare in senso generale — come faccio io — e che scivoli costantemente sullo specifico.
    Il vecchio Codice Etico di UniBo, quello in vigore all’epoca dei fatti di cui parliamo, recita […]
    La citazione che riporti del codice etico non centra nulla con quello che ti avevo chiesto: “Non so da dove ti sia venuta in mente l’idea che sia un *dovere* di singoli o istituzioni correggere gli errori altrui […]”. Stavo chiedendoti riguardo agli errori nella produzione scientifica, ti mi citi un pezzo del Codice che riguarda la divulgazione al pubblico non specialistico.
    Ribadisco: non mi risulta che, in generale, dato un errore (piu’ o meno evidente, piu’ o meno grave) in un articolo scientifico (o sedicente tale), ci sia un *dovere* (formalizzato o anche no) di singoli scienziati o di organizzazioni accademiche di intervenire a rettificare l’errore, qualora non lo faccia l’autore errante (nel senso che sbaglia, non nel senso che se ne deve andare).
    Se mi parli di *divulgazione* scientifica, il discorso puo’ essere diverso; e, nel caso ECat, posso essere d’accordo con te che DF&A di UniBo avrebbe avuto il dovere (almeno morale) di chiarire *inequivocabilmente* che Levi e altri parlano per se stessi e non per il Dipartimento. Ma questa e’ una questione diversa dalla generica correzione di generici errori scientifici.
    Credo che tu confonda “inevitabile” (nell’insieme) con “obbligatorio” o “doveroso” (per ciascuno).
    Esattamente.
    Confondo “inevitabile” con “necessario”, “obbligatorio”, “doveroso”, “consequenziale”, “indispensabile”, “imprescindibile”, “ineluttabile” e con altri termini che sono una inevitabilmente associabili a “inevitabile”.
    E poi, ribadisco, io son qui per parlare della vicenda Ecat/UniBo. Può non piacerti, ma il mio argomento è questo. […] Se non ti va di parlare di questa quisquiglia non sei obbligato a farlo, la rubrica di OcaSapiens propone bufale a iosa.
    Deciditi pero’: ragioni anche in termini generali o ti interessa solo il caso specifico?
    Perche’ se vuoi fare un ragionamento generale, io lo tratto come tale e ti contesto (quando e se c’e’ qualcosa che ritengo utile contestare) il ragionamento generale.
    Se invece vuoi ragionare solo sul caso ECat/UniBo, io ragiono sul caso ECat/UniBo e ti contesto (quando e se c’e’ qualcosa che ritengo utile contestare) il ragionamento sul caso ECat/UniBo.
    Ad esempio, quando scrivi
    i professori di fisica della più antica università del mondo occidentale hanno misurato […] Se si annuncia al mondo, come hanno fatto i professori di Bologna, […] nelle rivendicazioni dei professori bolognesi […] Dobbiamo quindi ritenere che i professori bolognesi il 12 gennaio 2011 abbiano
    continui a fare lo stesso errore dei sostenitori di Rossi e continui a portar acqua alla sua pubblicita’.
    Scrivi i “i professori” quando dovresti scrivere “alcuni professori”.
    Puo’ non piacerti, ma finquando farai questo errore grossolano, io mi riservo di intervenire a correggerlo.
    Se il sistema è questo, per me possono chiudere la baracca.
    Frequentare Franchini ha un brutto effetto su di te: su questo argomento parli piu’ o meno come lui.
    Poi non stupirti se Giancarlo vi confonde.
    Comunque, se il sistema fosse trasformato in quello che descrivi con le tue procedure di rettifica, potrebbero benissimo chiuderla la baracca: l’avanzamento scientifico che produrrebbe calerebbe asintoticamente a zero. Molto, molto rapidamente.
    @ Ich bin ein Cimpy (E.K.Hornbeck),
    – Dopo 7 anni di scandalo Stamina, mi fa orrore vedere scritto qui…

    Errata ricognizione.
    Quello che referenzi era stato scritto da “Ich bin ein Cimpy (ocasapiens)”
    Io sono “Ich bin ein Cimpy (E.K.Hornbeck)”.
    Comunque: sottoscrivo quello che scrive Oca Sapiens.
    Se però a te piace molto di più appassionarti della vicenda STAMINA occupati di quella. Ti pregherei però di non venire a contestare chi preferisce occuparsi di quella Ecat/UniBo.
    Non c’e’ bisogno di urlare.
    A me piace occuparmi di entrambe. E di altre ancora.
    Quindi ti contesto eccome se fai delle affermazioni che ritengo errate e/o pericolose.

  46. @ E.K.Hornbeck,
    Errata ricognizione. Quello che referenzi era stato scritto da “Ich bin ein Cimpy (ocasapiens)”
    Mi scuso per averti scambiato con OcaSapiens. Non mi ero accorto di questa moda del nick condiviso. Per di più il termine “orrore” mi aveva tratto in ulteriore inganno: pare che siate tutti “orripilati” dalle mie parole piuttosto che dalla ripugnanza della situazioni che esse descrivono. Comunque visto che sottoscrivi il parere di OcaSapiens, ciò che ho detto era ugualmente ben indirizzato.
    Per il resto ho cercato di spiegarmi al limite delle mie possibilità. La mia opinione resta la solita:
    – La vicenda Ecat/UniBo è la più clamorosa, significativa e, aggiungo, vergognosa vicenda della fisica di tutti i tempi.
    – Il DF di Bologna è la fonte principale del credito di cui gode Rossi nella vicenda Ecat.
    – Chi si affanna a negare il coinvolgimento del DF agevola di fatto il protrarsi di questa situazione.
    – Auspico che una istituzione autorevole del sistema della ricerca pubblica italiana valuti i documenti e le dichiarazioni dei membri del DF che in questi ultimi 7 anni hanno certificato ed avallato gli enormi eccessi e guadagni di energia provenienti dai dispositivi di Rossi ed informi adeguatamente l’opinione pubblica sulla loro fondatezza.
    – Mi aspetto che i Ministri interrogati rispondano al più presto alle interrogazioni pendenti in Parlamento relative alla ricerca sulla FF in Italia.
    Se ciò non ti convince non ci posso far nulla. Non pretendo che tu condivida il mio parere. Vorrà dire che rinvieremo il brindisi virtuale che avevi proposto ad altra occasione. 🙂
    Oramai questo post è uscito dalla prima pagina del blog che lo ospita e quindi è tempo di chiudere il confronto. Ti ringrazio per il tempo che vi hai dedicato.

  47. @ Ascoli65
    Mi scuso per averti scambiato con OcaSapiens.
    E dire che dovrebbe essere facile distinguerci: io ho la barba e lei le piume.
    Per quanto mi riguarda, niente di cui scusarsi ma, forse — per essere stata scambiata per un giullare come me –, e’ OcaSapiens che ha motivo di essere offesa.
    Non mi ero accorto di questa moda del nick condiviso.
    Ecco: questo e’ un po’ piu’ difficile da scusare.
    Comunque visto che sottoscrivi il parere di OcaSapiens, ciò che ho detto era ugualmente ben indirizzato.
    Certo.
    Avevo esplicitato la mia sottoscrizione anche per ridurre un po’ il tuo imbarazzo.
    La mia opinione resta la solita […]
    Condivido solo il secondo punto (e il quinto se a “mi aspetto” mi permetti di sostituire “auspico”).
    En passant: ti segnalo, e ti suggerisco di approfondire, la vicenda dei Raggi N.
    Passi il “vergognosa”, ma — tenendo conto di quest’ultima — definire la vicenda ECat/UniBo “la più clamorosa, significativa […] della fisica di tutti i tempi” mi sembra leggermente insostenibile.
    Non pretendo che tu condivida il mio parere. Vorrà dire che rinvieremo il brindisi virtuale che avevi proposto ad altra occasione. 🙂
    Anneghero’ il dispiacere in una bottiglia di Whisky 🙁
    (un etilista creativo non lo fermi facilmente)
    Ti ringrazio per il tempo che vi hai dedicato
    Grazie a te.

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