Monkey business

Fra una risposta e l’altra al dott. cav. F*****i,  E.K.Hornbeck, Neutrino e Riccardo parlavano del passaggio dalla scienza accademica (i CUDOS di Merton) a quella post-accademica (i PLACE di Ziman) come di una deriva di tutta la società.

Mi ha fatto venire in mente quello che James Tobin ci diceva – non solo a un collega del Sole e a me, immagino – vent’anni fa a proposito degli effetti dell’Information Technology sulla produttività collettiva e individuale in un regime di scambi globali e di libero mercato.

Il primo era la gara al ribasso per sfruttare il “comparative advantage”.  Gli effetti non si vedevano ancora. Ci avrebbero messo “ten years or more” a diventare altrettanto “disruptive” di quelli dell’industrializzazione. Lo preoccupava la disuguaglianza tornata a crescere da poco e che si sarebbe aggravata.

Thomas Piketty lo cita, ovviamente, e mi sembra che Il Capitale nel XXI secolo sia più incisivo del libro di Ziman.

Leggo poco le opinioni degli economisti, sbaglierò di sicuro, ma l’impatto di quel libro (e di altri lavori del gruppo di Piketty) mi sembra evidente. L’iniquità è chiara, quelli che ne pagano le conseguenze anche, e il timore di una loro ribellione pure. Basta vedere il panico all’idea che Syriza diventi il primo partito in Grecia o Podemos in Spagna, proprio mentre la Cina smette di “tirare” l’economia mondiale, i repubblicani diventati maggioranza anche al Senato si apprestano a “ridurre il deficit” nel senso del welfare e a bloccare la ripresa economica negli Stati Uniti, Russia e Brasile  in recessione, UE in stagnazione ecc.

L’Economist pubblica una classifica degli economisti più influenti del 2014, accostando il “ranking” di 450 autori in base alle citazioni dei loro paper e di altri 50 di sua scelta, in
the mainstream media, the blogosphere and social media over a 90-day period up to December 11, 2014.

Tra i primi 15 ci sono soltanto quattro accademici “puri”, i.e. non sono membri ed ex membri di governi, banche centrali o federali che quando parlano “fanno notizia”. Classifica in base alle citazioni tra parentesi:
3. Paul Krugman (22);
8. Robert Shiller (96);
13. Thomas Piketty (407)
15. Daniel Kahnemann (124)

Ho sbagliato come previsto.

Eppure la copertina, l’editoriale “leader” e il briefing sono dedicati ai “Workers on tap: Technology, freelancing and the future of the labour market”. Gli scenari sono quelli di Tobin e di Piketty (anche di altri, immagino): una frammentazione sempre più minuta del lavoro “on demand”, e conseguente irrilevanza e scomparsa delle associazioni che dovevano garantirne la dignità, dai sindacati agli ordini professionali.

Una volta sminuzzati per benino anche i servizi, i lavoratori saranno sostituiti da robot, stampanti 3D, data mining, analytics. Per es. Uber non userà più freelance retribuiti, ma le auto senza guidatore che ora girano nel campus di Google; algoritmi intelligenti sostituiranno Mechanical Turk o riconosceranno un tumore nella schermata della MRI e chiuderanno i service centers di Hyderabad.

Il cloud e la diffusione delle app rendono possibile il micro-lavoro senza alcuna tutela, e anche la gratificazione immediata di desideri per lo più indotti.

Sempre sull’Economist, “Schumpeter” recensisce Hooked, il saggio di Nir Eyal sui prodotti digitali che inducono un’abitudine se non una vera e propria assuefazione, talmente sono gratificanti. I loro creatori sono chiamati “behaviour designers”.  Progettano il nostro comportamento: più diventa coatto e più ci guadagnano i “silicon sultans” ancora più ricchi e monopolisti dei “robber barons”, stando a un altro articolo.

Se ne chiacchiera tra amici preoccupati dal “cambio di paradigma” o “funesta visione”. Esitiamo tra dove andiamo a finire e che fare? per via delle elezioni in Grecia, di quelle in Spagna, del prezzo del brent e attualità varie. La mail arrivata l’altro ieri a qualcuno di noi ci evita di prenderci troppo sul serio e fornisce il titolo di questo post:

N’ayant pas de portable, j’ai demandé, pour vous dire de vive voix tout le bon et le bien que je vous souhaite en cette nouvelle année, à mon assistant (ci-attaché) de vous appeler.  Mais comme j’ai quelques doutes sur son efficacité, tout japonais qu’il soit, je redouble ce message par écrit.

 

Il “ci-attaché” (fonte e storia della foto).

 ***

Su Oggi scienza, è uscita la penultima puntata di  “Facevano esplodere i criceti con la mente” (riservato alle lettrici: oggi fanno altre cose).

44 commenti

  1. “L’iniquità è chiara, quelli che ne pagano le conseguenze anche, e il timore di una loro ribellione.” <- Quel timore pertiene ai "culinelburro" che hanno molto (monetariamente) da perdere con suddette ribellioni. Le contromisure sono evidenti: repressione, repressione, repressione. Il rischio (per tutti noi altri) anche: una deriva della ribellione (sacrosanta) in lotte fra poveri (e la xenofobia montante in Italia ne e' esempio). Era gia' tutto scritto, benissimo, da Steinbeck in "The grape of wrath" (dovrebbe essere distribuito come "manuale delle giovani marmotte nell'era post-crescita").
    Ma quel timore e' anche speranza. La ribellione c'e', per chi la vuole vedere. Nella scienza sono i movimenti per l'open access, i fratelli Eisen; Gowers e Tao che dicono no alle "tre sorelle" dell'editoria; Ben Goldacre e il supporto che l'ha da subito circondato; i "concerned scientists" che si sporcano le mani lottando localmente e globalmente per limitare l'impronta ambientale antropogenica; …
    Credo che la sfida, politica, piu' importante per l'avvenire sia quella di saldare queste lotte, radicarle nel territorio e fare in modo che comunichino con quelli che "pagano le conseguenze". Ne abbiamo, tutti tranne pochi, da guadagnare. Non sono pessimista.

  2. Sono daccordo, ci sono gli anticorpi, il problema è che non possono garantire di non ammalarsi. E quanto possa durare la “malattia” non lo sappiamo ed è forse questa la vera domanda. Comunque sia, siamo chiamati a fare del nostro meglio. Guerre non ne possiamo combattere; il nostro compito, per dirla poeticamente, è di tenere accesa la fiaccola.

  3. “Guerre non ne possiamo combattere” <- Di sicuro non siamo un esercito. Ma che non si combattino guerre lo provi a raccontare a quelli che difendono la Val di Susa. O a quelli di Sea Shepherd. O al popolo Ogoni. O… Le guerre possiamo, al piu', far finta di non vederle o, come piacerebbe a Michele Serra, chiamarle con altro nome. Ma a qualcuno tocca combatterle.

  4. Per essere programmatici. L’8 dicembre di quest’anno, un po’ ovunque (si spera) in Italia, si combatte per UGO: “Una Grande Opera, una sola di cui l’Italia abbia concreto bisogno, ed è salvare il territorio, metterlo in sicurezza, risanarlo”. Come reagira’ la comunita’ scientifica a questo? Unendosi a questo montante grido, che racchiude posizioni e giudizi armonici a quelli che ho sentito spesso su questo blog, o rimanendo nella torre d’avorio “perche’ altrimenti ci si sporca le mani”? Nel secondo caso, non lamentiamoci poi, dopo aver disertato, che il discorso pubblico e’ monopolizzato da politicanti ruffiani ed ecofuffari. http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=19913

  5. @gvdr
    domanda semi-seria…
    Io dalla torre esco volentieri, e non ho problemi a sporcarmi le mani ma …
    Per quel poco che e’ la mia esperienza non mi sembra che molti dei partecipanti a movimenti a difesa della terra siamo campioni di logica-scientifica ?
    Personalmente ricordo una estenuante discussione sul blog di cattaneo (Le Scienze) con il Comitato AntiNucleare Roma-Nord. A confronto Camillo e’ iperragionevole …

  6. Neutrino, domanda serissima, risposta pure.
    Sono d’accordo. E molti non hanno nemmeno una cultura scientifica di base. Tanti, probabilmente, seguono l’oroscopo, credono in complotti, deplorano le biotecnologie, prestano orecchio a Vandana Shiva. Altro che campioni di logica-scientifica! Perche’? E come se ne esce?
    Probabilmente non abbandonando il terreno, ed essendo disponibili a compromessi (che non significa cedere su punti scientifici, ma accantonare tematiche che possono dividere e sforzarsi di lavorare su quelle che accomunano). Lottando assieme e non contro. Perche’ cosi’ e’ piu’ facile trovare terreno comune e perorare per un approccio piu’ scientifico alla sostenibilita’ ecologica (ed economica).
    E convenire su lotte vere, quotidiane, e’ forse piu’ facile che convenire su discorsi ipotetici formulati in un blog. In Val di Susa, ad esempio, l’avvicinamento fra comunita’ scientifica e movimento e’ avvenuto. Alcuni scienziati sono andati in Valle, ad ascoltare e a parlare, a sondare e a verificare le tesi del governo italiano. La protesta li ha accolti e ha fatto sua quella scienza, vedi il convegno scientifico al Politecnico di Torino del 2012, gli articoli su riviste scientifiche di Clerico et al. e via discorrendo.
    Per una volta, proviamo a essere piu’ scaltri della “speaker di lusso” Vandana Shiva. Lei va all’EXPO pagata decine di migliaia di euro. Noi andiamo dall’altra parte della trincea, tra quelli che all’EXPO e al modello di sviluppo fallimentare che propone si oppongono. Dimostriamoci vicini alle lotte e interessati al territorio piu’ di Vandana. Ribaltiamo il tavolo. Poi, sui punti che ci dividono, si parlera’ con la coscienza di essere sulla stessa barca.

  7. gvdr
    mi sono espresso male, il mio era un discorso incentrato sul ruolo degli scienziati come categoria. Ognuno di noi deve dare il massimo secondo le proprie capacità e competenze; come scienziati il miglior contributo che possiamo dare è di “supporto scientifico” più che di partecipazione diretta. Singolarmente, poi, si può anche decidere di impegnarsi in prima persona nella “guerra” (James Hansen docet) e ben venga. Ma pesa molto di più il contributo alla solidità scientifica di un movimento politico.

  8. @Riccardo Reitano
    Sono (più) d’accordo con Neutrino. È pur vero che gli scienziati devono prima di tutto dare il loro contributo alla solidità scientifica. Ma gli scienziati sono anche cittadini e credo sia dovere di ogni cittadino prendere una posizione chiara e non trincerarsi dietro le proprie competenze per evitare la “guerra”.
    Non possiamo lasciare l’ambiente ai pessimi ambientalisti, se lo facciamo non possiamo poi lamentarci di come vanno le cose. Sporcarsi le mani a volte è difficile, ma necessario. E farlo in tanti è sempre meglio che essere da soli. Non sono d’accordo sul “singolarmente”. Di questi tempi ai singoli (nel senso egoistico-egotico) ci pensano in tanti. Alla collettività (che parola fuori moda: orrore!!!) ci pensano in pochi. Ogni rinuncia pesa.

    1. Gvdr,
      Metti il dito sulle piaghe. Nel caso del MUOS, quella è una riserva protetta ceduta abusivamente da amministratori come minimo incompetenti. Lo scopo, secondo me, è far rispettare la legge a tutela la biodiversità, non mi sembra che servano argomenti scientifici. Citi la Val di Susa – salto la gestione disastrosa in generale – ma non è che la scienza aiuti a risolvere il conflitto tra gli interessi legittimi, quando si costruiscono infrastrutture collettive. Alla fine bisogna arrivare a compromessi fra utilità e valori sociali, al massimo la scienza evita i più dannosi.
      L’Expo si annuncia come prevedi tu, chi non ci sta si ritrova alla cascina Trilussa e dintorni.
      Capisco la diffidenza di Neutrino e di Riccardo, di solito i movimenti tollerano poco il dissenso, evidence based o gender based che sia.
      Come se ne esce? Boh. Forse cercando un consenso sui fini (più universali sono meglio è). Metti, sono contro il bioetanolo da piante alimentari perché difendo l’accesso al cibo, anche se fa risparmiare CO2. Come contributo, dagli scienziati vorrei che trovassero soluzioni migliori, e che difendano l’accesso al cibo da cittadini, per dirla con Ivodivo.
      Ivodivo
      be’, Riccardo e altri si sporcano le mani proprio perché pensano alla collettività. Hansen è più visibile come scienziato, ma è Bill McKibben che ha fatto il lavoro politico e “mobilitato la base”.

  9. Per una volta, Oca, dissento con convinzione. 😉
    “far rispettare la legge a tutela la biodiversità, non mi sembra che servano argomenti scientifici” <- Servono argomenti scientifici, supportati fortemente da scienziati, per 1) far passare sui media che la biodiversità è importante in generale, 2) che quel posto è effettivamente un hotspot di biodiversità, 3) farlo capire e apprezzare ai politici, 4) fargli vedere il lato economico a lungo termine, 5) dimostrare loro che la "grande opera" in costruzione è dannosa per quella diversità. Inoltre, serve la vicinanza, il mischiarsi, di scienziati e "locali arrabbiati" per dare ad entrambi più credibilità: perché i primi non sono "calati dall'alto senza contatto con le persone del posto" e quest'ultime non sono bestie irrazionali "che dicono no al progresso".
    In Val di Susa son serviti scienziati per mostrare qual'era il reale trend di flusso commerciale e passeggeri sulla tratta storica e quali erano previsioni ragionevoli sulla tratta ad alta velocità; per mettere allo scoperto le magagne del contenuto radioattivo di quelle montagne; per ricordare l'importanza ambientale della valle; per quantificare il danno che sarebbe prodotto dal completamento del tratto. Scusa se è poco.
    L'EXPO si annuncia a gran rischio di fallimento, e per la congiunzione storica e per la gestione particolarmente traballante. Fra i "portavoce" oltre a Vandana, c'è anche Sgarbi che non ha mancato di rallegrarsi pubblicamente del rogo della città della scienza. Veramente volete perdervi il gusto di provare a ribaltare il tendone di quel circo?
    Capisco le perplessità sulle componenti antiscientifiche dei movimenti, ma è proprio prendendovi parte e non lasciando tutto lo spazio a quelli componenti che si può fare la differenza. Temo che, ancora una volta, la comunità scientifica rimarrà al palo, sbavando per un posto elimosinato all'interno dell'EXPO, incapace di dialogare per troppo amore della "logica-scientifica".

    1. Gvdr,
      Temo che siamo d’accordo! Per il MUOS, gli scienziati avevano già fatto il necessario, tant’è che la riserva è protetta dalla dalla legge regionale, italiana ed europea. Intendevo dire che non è un compito da scienziati in quanto tali, ma per tutti esigere che gli amministratori pubblici le rispettino (e non solo quelle per la biodiversità). Per es. smettendo di eleggere politici noti per violarle.
      Val di Susa: d’accordo bis, quel progetto era un disastro. Ma se pensi alle infrastrutture in generale – trasporti, rifiuti, energia, basi militari – ci sono sempre conflitti su dove e come farle. Secondo me, non si risolvono soltanto con dati scientifici.
      Expo: altro disastro. Nei programmi che ho visto finora scienziati niente. Forse li porteranno i partners ONU, EU e CERN (che sfama il mondo come, di preciso?) e il com. scientifico delle università milanesi sarà invitato all’inaugurazione… A quanto ne so, i dibattiti con scienziati ed esperti vari sono tutti esterni.

  10. @tutti
    In Val di Susa son serviti scienziati per mostrare qual’era il reale trend di flusso commerciale e passeggeri sulla tratta storica e quali erano previsioni ragionevoli sulla tratta ad alta velocità.
    Vero ! Questo perche’ molte volte le proiezioni fatte per giustificare la necessita’ di un opera sono più’ simili a dogmi di fede che ad risultati si un’analisi.
    Ma la mia preoccupazione e’ un altra: cosa sarebbe successo se un analisi del trend reale di flusso commerciale e passeggeri avesse giustificato l’esecuzione dell’opera ? Basta il sentimento di appartenenza ad una terra per bloccare un opera economica essenziale per la collettività’ ?
    “Non nel mio giardino” non mi e’ mai sembrata una bella idea.
    Risanare i territorio italiano, bella idea, ma come portarla avanti che una parte della devastazione e’ dovuta a micro-abusi a sud come a nord ?
    Io sono contro il nucleare solo perché’ fondamentalmente antieconomico, per ora, e se costruito in Italia potenzialmente insicuro. Quando ho sostenuto questa posizione tutti gli antinuclearisti che conosco mi hanno bollato come nemico …
    Difficile districarsi … in una situazione molto confusa e con molte ombre.
    Come quelli, visti in un collegamento che protestavano contro un elettrodotto dell’ENEL e non esitavano ad attaccarsi il telefonino all’orecchio per una 20 di minuti ….

  11. Ivodivo e gvdr
    entrambi avete preso quanto ho scritto per un volersi tirare indietro. Visto che non mi riconosco in quanto dite ho evidentemente qualche difficoltà a chiarire. Ci riprovo.
    Il punto chiave e delicato forse è proprio il fatto che siamo sia scienziati che cittadini. Abbiamo doveri in entrambe le nostre vesti e talvolta possono entrare, se non in conflitto, in parziale contrasto quanto meno nei modi. Come dirimere questa dicotomia non è ovvio ed è anzi argomento di continua discussione. Diversi equilibri sono la norma ed è opportuno accettarli.
    Parlando di cambiamenti climatici, ma possiamo generalizzarlo a tutte le grandi questioni, Jason Box ha parlato di una situazione da “all hands on deck”, espressione di origine nautica che potremmo tradurre con “tutto l’equipaggio ai posti di manovra”. Concordo, ma in manovra ognuno ha le sue competenze e il suo compito per ottenere il massimo dell’efficenza.
    Questo per dire che non intendo affatto un “trincerarsi dietro le proprie competenze per evitare la “guerra””. La guerra la fanno anche medici e infermieri, chi si occupa di logistica e rifornimenti, i marconisti, i meteorologi, gli operai in fabbrica, etc.. In linea di principio si può mandare un medico in prima linea fucile in spalla ma probabilmente è più utile nell’ospedale da campo.
    Se vogliamo uscire dalla (orribile) metafora guerresca e andare sul concreto, personalmente mi interesso di cambiamenti climatici anche se non sono un climatologo. Vista l’enormità del problema, della relativamente scarsa informazione scientifica corretta e di una discreta dose di negazionismo che gira, ho ritenuto di dare il mio contributo partecipando attivamente ad un blog di informazione scientifica e impegnandomi nei commenti. Ho organizzato dei seminari per gli studenti del mio Dipartimento e ho cercato, finora con scarso successo, di coinvolgere alcune scuole superiori.
    Quando faccio queste cose chi sono, il cittadino o lo scienziato? Separando per un momento i due ruoli, come cittadino mi sentirei libero di esprimere opinioni politiche sulla situazione e sulle possibili scelte politiche per il futuro; come scienziato no, ritengo di dovermi attenere rigorosamente a fatti scientificamente sostenibili. Essendo ovviamente entrambi, sia cittadino che scienziato, farò delle scelte volta per volta senza che esista un equilibrio definibile giusto. E qui entra il “singolarmente” di cui parlavo, io ne troverò uno, altri si sposteranno più da una parte o dall’altra.
    In definitiva, gvdr nell’ultimo commento lo dice bene, “In Val di Susa son serviti scienziati per mostrare […]”. Questo è ciò che sappiamo fare meglio e che ci dovreste chiedere di fare, ognuno secondo la sua personale sensibilità come tutti, cittadini o scienziati che siano. L’esempio fatto da ocasapiens di McKibben e Hansen è calzante, Hansen non risulta nemmeno fra i consulenti di 350.org ma è lo scienziato che ha dato forza ai 350 ppm. Quindi non chiedeteci, per dire, una iscrizione ad un qualche movimento, che comunque non ci vorrebbero se non alle loro (inaccettabili per noi) condizioni.
    gvdr
    “sbavando per un posto elimosinato all’interno dell’EXPO, incapace di dialogare per troppo amore della “logica-scientifica”.”
    Questa affermazione è pura cattiveria gratuita.

  12. No, Riccardo, non fraintendermi: mi prendo dentro anche io in quell’eccessivo amore. Non perché ritengo vi sia nulla di sbagliato nel mio, simile al tuo, approccio epistemico, ma perché noto spesso una certa rigidità, e.g., si rifiutano alleanze strategiche con chi non è perfettamente e coerentemente scientifico, immobilizzandosi.

  13. A me pare nel complesso gli scienziati nel mondo contemporaneo (globalizzato nel commercio e localizzato in politica, a livello di Nazioni-tribù,) in fondo siano degli utili idioti (sebbene del tipo idiot-savant per le loro brillanti capacità nei settori specifici). Grazie alla loro neotenica curiosità scimmiesca (in senso tassonomico) infatti producono alacremente quella base di scoperte ed innovazioni indispensabili per il cosiddetto progresso tecnologico
    e alimentano così le forze economiche nella loro crescita incontrollata che modifica il pianeta e gli ecosistemi in cui sopravvivono (e si estinguono) gli esseri viventi, umani inclusi.
    Ironicamente gran parte di loro non arriva a capire ciò o lo comprenderebbe meglio se non fosse accecata dalla vanità intellettuale e da un inadeguato livello di conoscenze storico-filosofiche.

  14. @RR
    Grazie per la precisazione. Quello che volevo dire è che gli scienziati hanno diverse responsabilità: una è quella di agire con rigore scientifico nel proprio lavoro; un’altra è di (tentare di) divulgare i risultati delle proprie ricerche ogni volta che siano di interesse pubblico (nel senso più ampio del termine); un’altra ancora è di cercare di intervenire nei dibattiti politici per darne le basi corrette, qualunque sia l’impatto sulle fazioni in lotta. Il mio “schierarsi” non era inteso come “far parte di un gruppo politico”, qualunque esso sia, ma stare dalla parte della limitata ed imperfetta “verità” scientifica.
    Per intenderci, io non sono per niente convinto che la TAV in Val di Susa sia la panacea di tutti i mali, ma neanche quel mostro assurdo che i No-Tav dipingono. Vorrei anche sapere quale sia (se esiste) l’alternativa alla Tav. Per ora la mia sensazione è di due cortine fumogene, opposte, che non mi permettono di capire davvero chi abbia ragione e chi no.
    Viceversa, per i cambiamenti climatici la situazione è scientificamente davvero molto chiara (con tutti i limiti intrinseci alla dinamica dei sistemi complessi, ça va sans dire), gli scienziati hanno il dovere di farlo sapere.
    @alberto
    Gli scienziati ti hanno brutalizzato da piccolo? 🙂

  15. Ivodivo
    mi sa che ha ragione ocasapiens, temo che siamo sostanzialmente daccordo 🙂

  16. @mikecas. in effetti per gli etologi l’ attività di grooming che le scimmie antropomorfe impellicciate praticano manualmente alla ricerca di pulci (in gran parte inesistenti) noi “scimmie nude” la compiamo quotidianamente parlando tra di noi od anche scrivendo su blog, per rassicurarci tra di “noi” e ridere delle idee dei “loro”.
    @ivodivo: battuta un po’ stupida non trovi?
    Purtroppo gli scienziati (intendendo ciò in senso ampio) non si rendono conto di essere degli ingranaggi preziosi ma senza potere nel mondo capitalistico-globalizzato moderno, così come succedeva, tranne poche eccezioni alla Sakharov, agli scienziati nel mondo sovietico.
    Riguardo ai dibattiti politici, spesso le basi hanno ben poco a che fare con le conoscenze scientifiche (ed inoltre anche quando ce l’ hanno si intrecciano con problematiche di tutt’ altra natura, sovente di tipo economico) e l’ eventuale intervento di scienziati nel dibattito si rivela sovente inefficace se non inconcludente
    vedi i casi su centrali nucleari (con scienziati pro e contro, tra l’ altro), ogm (stesso discorso, sebbene i pro almeno a parole siano più numerosi) etc
    Riguardo al GW gli scienziati stanno provando in tutti i modi a lanciare l’ allarme
    ma per ora l’ impatto pratico di tale, giustificata attività, è purtroppo inadeguato.

    1. alberto,
      alla ricerca di pulci (in gran parte inesistenti)
      Ma davvero?
      Ironicamente gran parte di loro non arriva a capire ciò o lo comprenderebbe meglio se non fosse accecata dalla vanità intellettuale e da un inadeguato livello di conoscenze storico-filosofiche.
      Purtroppo gli scienziati (intendendo ciò in senso ampio) non si rendono conto

      ha qualche dato a sostegno di queste generalizzazioni?
      Riguardo al GW gli scienziati stanno provando in tutti i modi a lanciare l’ allarme ma per ora l’ impatto pratico di tale, giustificata attività, è purtroppo inadeguato.
      Di quanto ne aumenta l’impatto pratico dire che sono accecati “dalla vanità intellettuale e da un inadeguato livello di conoscenze storico-filosofiche” e di altre conoscenze ancora, come usa fare lei? (altri esempi a richiesta)

  17. alberto
    passi per gli “ingranaggi preziosi” ma sul “senza potere” credo sia ben chiaro a tutti.
    Su centrali nucleari e ogm, non è la la scienza a poter dare una risposta in quanto la determinazione del rischio tollerabile è sociale e politica.

  18. @Riccardo: sono d’ accordo che la scienza (che molti tirano per la gonna affibbiandole per dar loro valore le proprie opinioni) non possa e non sia in grado di dare una risposta, solo che tanti scienziati (anche in senso lato) si sentono in dovere di fornirla all’ opinione pubblica, certissimi di averla.
    @oca: se lei rispondesse meno emotivamente, linkando passi a sproposito, capirebbe che le mie valutazioni sono opinioni personali sul ruolo complessivo dei portatori di sapere tecnico-scientifico nel leviatano globale in cui l’ odierna umanità si è evoluta grazie al “progresso” degli ultimi 3 secoli (con qualche ironia che a quanto pare lei non ha apprezzato).
    Ovviamente, al contrario di altri non mi ritengo un salvatore del mondo o un portatore di verità da diffondere ma uno che usa la sua testa e può tranquillamente sbagliare.
    Solo non mi pare che di aver ricevuto nel caso in questione risposte razionali.

    1. alberto,
      a sproposito
      un corno, sono link alle “valutazioni” che dall’alto della sua onniscienza si degna di comunicarci in merito al lavoro di scienziati e “bloggaroli” di cui non sa nulla.
      Ivodivo,
      qualcosa che noi poveri fessi non potevamo mai e poi mai sospettare
      E’ una mania

  19. alberto
    alcuni si, altri no; è così che va il mondo. L’importante e non fare generalizzazioni per categorie.

  20. @alberto
    Guarda che non era una battuta… Tanto astio si giustifica solo con pessime esperienze infantil-adolescenziali.
    In più, il retrogusto da complottista che sa come va il mondo e ci dispensa la propria sapienza mi dà sempre riflusso gastroesofageo e incipiente emicrania. Alle parole “leviatano globale” è salita un po’ la lancetta del manometro nella caldaia dove tengo compressi gli insulti più sanguinosi.
    Grazie per averci detto qualcosa che noi poveri fessi non potevamo mai e poi mai sospettare…
    Meno male che c’è qualcuno che ci tiene a dire che lui non si ritiene “salvatore del mondo” (tranquillo, nessuno lo ha mai pensato, non di te, di sicuro…) o “portatore di verità da diffondere” (anche questo non ci ha mai sfiorato, tranquillo).
    Questa, come vedi, non è una risposta razionale, è una risposta a quello che hai scritto tu.

  21. @ivodivo: ha capito davvero male, nessun astio da parte mia, ma solo un po’ (forse troppa) di dissacrante ironia in aggiunta ad una spassionata valutazione che nella sua serietà (senza aggiunte ironiche) può trovare ben esposta ed argomentata leggendo questo saggio http://www.bompiani.eu/libri/dagli-animali-a-dio-2/
    P.S: per “leviatano” deve intendere quanto sosteneva Hobbes, applicato al mondo moderno globalizzato.
    @oca: guardi che “bloggarolo” verso Tamino era rudemente affettuoso.
    Che poi lui non sia un climatologo è un dato di fatto, come pure è un fatto che il cosiddetto hiatus sia un fenomeno reale e ben indagato dalla comunità scientifica dei climatologi (ovviamente nel modo corretto, con articoli su riviste scientifiche).

  22. Alberto, io capisco quello che lei (siamo passati al lei?) scrive. Di ironia non c’era traccia, neanche un ppb.
    Non capisco cosa possa esserci nel libro da lei indicato, che non conosco ma mi pare un onesto libro divulgativo di storia dell’umanità, che abbia a che vedere con “A me pare nel complesso gli scienziati nel mondo contemporaneo (globalizzato nel commercio e localizzato in politica, a livello di Nazioni-tribù,) in fondo siano degli utili idioti“.
    Ma si sa, io capisco male…
    Il Leviatano di Hobbes mi fa lo stesso effetto di Babbo Natale a Ferragosto. Una cosa che non dovrebbe nemmeno esistere e dà il senso dell’assurdo. Di solito viene usato dai liberisti all’amatriciana come il pecorino sulla pasta. E la spia luminosa del liberistometro comincia a lampeggiare.
    Ma Hobbes fa venire in mente anche i bei tempi di quando la Controriforma andava a gonfie vele, quando i Galilei venivano ridotti al silenzio! Nel “mondo moderno globalizzato” (che bella espressione! sembra di sentir parlare un cronista sportivo…) come facciamo a controllare questi utili idioti? Impedendo che parlino (in pubblico), ad esempio. Sistema antico, ma sempre efficace.

  23. @ivodivo: mi scuso per aver usato il lei.
    Riguardo al sarcasmo e all’ ironia, c’era, anche se non palese. Nella frase da te tagliata basta sostituire l’ ironico “utili idioti” con “agenti in buona fede di un meccanismo pericoloso” e si puó vedere come il ragionamento fila.
    Allo stesso modo la metafora del leviatano non andava applicata al contesto storico di quel reazionario monarchico che fu hobbes, ma all’ attivitá globale della specie umana oggi e negli ultimi secoli. In altri termini noi umani, grazie al potere creativo e distruttivo allo stesso tempo fornito dalla scienza e dalla tecnologia, siamo diventati i predatori al vertice della catena alimentare della massima parte degli ecodidtemi del pianeta e con la nostra insostenibile attività concreta li stiamo modificando e spesso devastando in maniera irreversibile. Purtroppo la fiducia irrazionale nel progresso continuo che la cultura scientifica professa è una enorme fonte di guai. E gli scienziati nel loro complesso anche se in parte, seppur minoritaria, consapevoli di ciò non si rendono conto di essere del tutto corresponsabili di questa situazione

  24. Alberto, non sono per niente d’accordo, ma almeno adesso usi toni ed espressioni più comprensibili (per me).
    La tua interpretazione del Leviatano mi sembra alquanto diversa da quella dei liberisti-libertini nostrani, che lo usano come metafora dell’odiatissimo Stato tassatore.
    Ora parli di cose completamente diverse, come l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi (e come non essere d’accordo?) e la fiducia irrazionale nel progresso. Ma ancora una volta sbagli il bersaglio.
    Perché chi ha sollevato il problema se non proprio quegli scienziati che tu (ironicamente? lasciami qualche dubbio) chiami “utili idioti”?
    E se si parla di fiducia irrazionale nel progresso, anche qui l’irrazionalità non può certo venire dagli scienziati, semmai da quelle frange di sedicenti umanisti entro i quali trovi sia i cultori delle magnifiche sorti e progressive, sia i tecnofobi per i quali scienza e tecnica sarebbero da bandire e il progresso tecnologico sarebbe la causa di tutti i mali. Mi par di capire che tu sia più vicino a questi ultimi.
    La tua “analisi” è di una superficialità impressionante, infarcita di luoghi comuni e, come già più volte ti è stato fatto notare, priva di alcun sostegno fattuale. Ciò nonostante, continui imperterrito ad ergerti a fustigatore dei costumi, tanto per mettere in campo la tua originalità contro il “pensiero dominante” che nella tua fantasia sarebbe qui rappresentato.
    Non stupirti se nessuno ti risponde, finora non hai detto praticamente nulla…

  25. Ivodivo
    “Perché chi ha sollevato il problema se non proprio quegli scienziati che tu (ironicamente? lasciami qualche dubbio) chiami “utili idioti”?”
    Tanto per citare l’ultimo esempio di cui sono a conoscenza, un nutrito gruppo di professori di Stanford scrive una lettera al proprio Rettore chiedendo di disinvestire da gas e petrolio (dal carbone Stanford l’ha già fatto). Cito dalla lettera:
    “If a university seeks to educate extraordinary youth so they may achieve the brightest possible future, what does it mean for that university simultaneously to invest in the destruction of that future?”
    Sarebbero questi gli “utili idioti” di cui parla alberto?

  26. Ma com’è che la cultura scientifica, o meglio i rappresentanti di questa, (che by the way amo e pratico anche professionalmente, purtroppo o per fortuna anche più di quella artistica e letteraria) è così permalosa rispetto all’ ironia nei suoi confronti
    e si incacchiano irrazionalmente a pensare che in fondo noi tutti siamo degli utili idioti?
    Vabbè, lasciamo perdere, ma ti segnalo due cose.
    1) la razionalità o l’ irrazionalità NON sono concetti scientifici, e se, ad esempio, si guardasse alla storia della scienza del secolo scorso (e di gran parte dell’ 800) riguardo alla superiorità (sancita secondo i criteri scientifici di allora) della razza bianca che i biologi, gli antropologi etc etc hanno sostenuto e mantenuto a lungo (Jay Gould vi scrisse sopra un bel saggio storico) ci si renderebbe conto che “l’ uomo più facile da ingannare siamo noi stessi” e che l’ irrazionalità altro che se può albergare nelle teste degli scienziati, comprese in quelle dei grandissimi (esempio massimo e raccapricciante Newton).
    2) Io non sono per niente tecnofobo, ma com’è che nelle risposte di ivodivo, l’ oca etc si trovanocosì tanti giudizi ad hominem o tentativi errati di incasellarmi in scuole di pensiero che non condivido?
    @Ivo e Riccardo: ma possibile che vi fate vanto di essere logico-scientifici e poi palesemente incorrete in errori logici che vorrebbero ad esempio negare l’ affermazione (che credo in generale corretta non perché mi piaccia ma per motivi storico-econonomici) “NEL COMPLESSO GLI X sono serviti e servono di fatto, consapevolmente o meno, con la loro attività alla modifica irreversibile ed insostenibile (sul lungo termine) delle condizioni di vita sul nostro pianeta” con “ALCUNI di questi X segnalano il gigantesco problema esistente riguardo a ciò e cercano faticosamente di individuare delle risoluzioni” ?
    Dove X = scienziati e tecnici.
    E’ possibile che non vi rendiate conto dell’ immenso numero di scoperte tecnologiche e scientifiche relative allo sfruttamento e all’ utilizzo delle tanto aborrite (ma di fatto dominanti) fonti fossili che hanno consentito e consentono anche oggi (pure a me, a voi all’ oca e ai professori di Stanford) di vivere in una società opulenta come la nostra?

  27. Vabbé, è difficile rispondere a chi cambia la propria (!) prospettiva da un post all’altro, ma a noi piacciono le sfide!
    1) L’irrazionalità non fa parte della scienza, che è per definizione razionale. Chi si fa prendere dall’irrazionalità non agisce scientificamente e dunque non da scienziato. Sembra di doverlo insegnare a un bambino, ma in fondo noi mica sappiamo quanti anni ha Alberto! Il povero Stephen Gould è stato maltrattato ugualmente da chi lo ha letto e non l’ha capito e da chi non l’ha letto, ma lo cita a sproposito. Non so quale sia dei due casi, comunque che l’irrazionalità faccia parte della natura umana e ne influenzi i risultati fa parte delle avvertenze del mestiere di chiunque faccia lo scienziato per davvero. Gould, che lo ha messo in evidenza, era proprio uno scienziato!
    2) Ad hominem, per quanto mi riguarda, c’è forse “Mi par di capire che tu sia più vicino a questi ultimi”. Che però non è un attacco, ma l’ennesima riprova di quanto sia difficile capire dove vuoi andare a parare. Sempre colpa delle mie difficoltà cognitive, s’intende. D’altra parte, quando uno inizia dando degli idioti (per quanto utili!) all’intera categoria degli scienziati, non può esattamente aspettarsi di essere considerato Lord Brummel.
    3) Hai una strana concezione della logica, nel senso che pare che sia logico solo quel che ti dà ragione. Anche perché, ti rendo noto, la tua affermazione è un non sequitur colossale. La conoscenza e l’uso che se ne fa sono due cose diverse, così come sono diversi scienziati e tecnici, anche se fa comodo, nelle chiacchiere da bar, confonderli tra loro.
    Tanto per fare un esempio, io non aborro affatto le fonti fossili, anche se sono consapevole delle loro pesantissime conseguenze. Conseguenze che gli utili idioti studiano per mitigarle e se possibile eliminare del tutto.
    L’invettiva populista la puoi fare tranquillamente sul FQ, qui c’è (anche) gente un po’ diversa…

  28. alberto
    quindi il riscaldamento globale di oggi sarebbe colpa della tecnologia e della scienza di persone tipo James Watt o di Sadi Carnot, se non dei cinesi che già 3000 anni fa estraevano e bruciavano carbone. Se esistesse un premio alla decontestualizzazione storica sarebbe tuo honoris causa. Personalmente vedrei meglio come responsabili tutti quelli che, dopo che gli “utili idioti” si sono accorti del problema, hanno fatto e fanno finta di niente.
    In ogni caso, come dice Ivodivo la produzione di conoscenza e il suo impiego sono momenti diversi. Del secondo siamo responsabili tutti come società nel suo complesso.

  29. Primo: mi daresti una definizione (rigorosa beninteso) in senso scientifico del terminerazionalitá. Io non l’ ho mai trovato. Secondo il libro di Gould non era un testo scientifico ma un saggio di storia della scienza e portava un gigantesc esempio storico di comepurtroppo anche la scienza possa venireprofondamente influenzata e distorta dalla culturadominante.
    Terzo mi dispiace che te la sei presa considerandoti nel gruppo degli utili idioti ma a noi populisti individualisti piace solleticare le vacche sacre.
    @riccardo: se adoperi il termine colpa vuol dire che
    hai capito proprio male. Riguardo al GW sono razionalmente convinto che sia opera didel leviatano che siamo diventati negli ultimi 3 secoli e delle emissioni di gas serra soprattutto nel secolo scorso ma sono altresì razionalmente convinto che politicamente non agiremo in tempo utile e che tecnologicamente le alternative alle fonti fossili sono molto piú inadeguate di come si immaginano i fideisti scientifici.

  30. alberto
    affermazioni del tipo che “tecnologicamente le alternative alle fonti fossili sono molto piú inadeguate di come si immaginano i fideisti scientifici” sono di una generecità tale da non poter nemmeno essere contestate. Della serie “not even wrong”.

  31. @ivodivo: qua puoi trovare qualche utile aggiunta alla genericità.
    http://ourfiniteworld.com/2014/11/18/eight-pitfalls-in-evaluating-green-energy-solutions/
    @oca: guardi che tocca a chi fa delle affermazioni, tipo quella “L’irrazionalità non fa parte della scienza, che è per definizione razionale” provarle. E prima di iniziare a provarle empiricamente dimostrare come minimo che abbiano un significato preciso e quale esso sia.
    Purtroppo per lei non troverà in nessun dizionario (e nemmeno in alcun testo scientifico che abbia raggiunto un livello adeguato di consenso nella comunità internazionale) una definizione rigorosa del concetto.
    Ci sarà un motivo se in 25 secoli di philosophia perennis molti signori hanno provato a definirlo a definirlo senza arrivare ad un punto condiviso?
    Io mi diverto solo a segnalare come a volte alcuni alti intelletti credano nelle proprie affermazioni in base alla propria credenza
    e alla richiesta di spiegazioni …

    1. alberto,
      Io mi diverto solo a segnalare come a volte alcuni alti intelletti credano nelle proprie affermazioni in base alla propria credenza e alla richiesta di spiegazioni …
      Yawn (bis). Gli utili idioti e noi bassi intelletti sappiamo che E.K. Hornbeck citava Diderot, e che dall’alto della sua onniscienza di 25 secoli di filosofia lei non ci arriva nemmeno quando il contesto è l’Illuminismo.

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