Le oche, l'ONU, il Papa et al.

Cari orecchietti di popol network,

grazie, per cominciare, di essere intervenuti nel microfono aperto sugli Obiettivi dello sviluppo sostenibile 2016-2030, e a Roberto Sensi di Action Aid, disponibile malgrado la campagna “cibo per tutti” (Etiopia e India, sms 45599 da 2 euro, fino al 18 ottobre) e i tanti impegni di questi giorni.

Scusate l’inconveniente tecnico iniziale, le semplificazioni, le richieste di abbreviare, ma il tempo stringeva come al solito. Se ve ne avanza e volete documentarvi un po’, via via che me li ricordo metto sotto articoli (in inglese) che mi hanno aiutata a riflettere.

Sul sito degli OSS e delle agenzie dell’ONU come UNDP, World Food Programme, UNEPFAO, OMS, UNHCR, CGIAR, UNESCO ecc. trovate i link ai trattati internazionali e valanghe di dati e di documenti ufficiali.

Mi sono un po’ arrabbiata per gli OSS mancanti come la libertà di pianificare le nascite, di parola, di informazione, per l’ipocrisia di governanti che approvano buone intenzioni future mentre nel presente ne contrastano la realizzazione. Tagliano i fondi che si erano impegnati a versare alle agenzie dell’ONU e perseguitano pure le Ong locali e internazionali che cercano di tappare qualche buco.

Per finire, ma forse ne riparleremo, la penso come Roberto Sensi: “meglio gli OSS che niente”.

Non c’è dubbio che l’ONU vada riformata, e ripensati gli aiuti umanitari e per lo sviluppo (solo i ricchi dei paesi ricchi possono permettersi la “decrescita felice”, mi sembra). Per esempio il Centre for Global Development dice che – salvo esodo per catastrofi naturali  – ai profughi è meglio dare denaro, magari sotto forma di carte prepagate, che beni di consumo. Motivi in breve, e paradossi

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Anche per non orecchietti

La sfuriata di Paul Ehrlich fa parte del “Focus” di Nature Climate Change su Laudato sì, insieme ai commenti di altri ricercatori. Dall’editoriale

… the encyclical explicitly calls on the Church to enter a “dialogue with all people about our common home”, rather than passively accept its message. This Focus issue attempts to provide a scholarly foundation for that dialogue. It aims to acknowledge that the Pope has worthwhile things to say about climate change, while highlighting items that have been overlooked.

 Ecology and public health scholars highlight the gaps in the Pope’s thesis, questioning whether it satisfactorily addresses the complex linkages between sustainable development and a booming population (p907). Economics and governance researchers discuss the applied policy implications of the encyclical, highlighting the Pope’s reframing of arguments around the global commons (p904). Sociologists call for more practitioners to join a collective effort to utilize the social sciences to address climate change (p900), reinterpret the encyclical as a challenge to dominant political and consumer cultures (p905), and caution against relying on powerful elites undergoing a Damascene conversion regarding political solutions (p902). These pieces are exemplars of the social sciences contributing to the climate change debate.

Purtroppo le scienze sociali tendono a evitare il dibattito, in questo il Papa dà una lezione a tutti, conclude l’editoriale. Purtroppo bis i suddetti contributi sono a pagamento.

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Ieri si parlava di velivoli elettrici, e nella sezione scienza dell’Economist usciva “Bevenuti nell’era dei droni“, oltre a un editoriale e a un briefing sugli “sporchi segreti dell’industria automobilistica” (e due articoli su capitalismo e pornografia on line).

Sempre ieri, segnalavo a E.K. Hornbeck, ma potrebbe interessare anche altri, una ricerca sui danni delle emissioni da diesel nelle città, uscita un po’ prima dello “scandalo VW” e una su Science che mi pare un bell’esempio di progresso in energia rinnovabile, in questo caso di batterie a flusso per stoccare in casa o in cantina l’elettricità prodotta da pannelli solari sul tetto  – com. stampa di Harvard.

A proposito di scienze sociali, un paper di economisti svizzeri e sudanesi smentisce  una teoria secondo la quale le mutilazioni genitali delle ragazze sono una norma di “coordinazione sociale” e che sotto una certa soglia – resa pubblica – smettono di esserlo e la società si adegua alla norma di non mutilazione. Gli autori dicono che le Agenzie per lo sviluppo basano i loro interventi dissuasivi su questa teoria, non mi sembra che sia così.

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Andrew Solow, di Woods Hole, protesta contro l’attribuzione di singoli eventi estremi al cambiamento climatico, quando ad essere attribuito è l’aumento della loro frequenza:

Up to now, efforts to connect single events to anthropogenic climate change have been confined to the scientific literature, including special issues of the Bulletin of the American Meteorological Society [e.g., (10)]. However, the market expanded this year with a widely cited report by the private organization Climate Central attributing this summer’s European heat wave to anthropogenic climate change (9). As with any expanding market, it is important that consumers have a clear understanding of what they are getting.

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Povero bombo Lino…

Fonte: National Science Foundation

Avevo segnalato un declino inspiegabile dei bombi nelle montagne USA. Il guaio è che il cambiamento climatico interferisce con l’adattamento mutualistico tra caratteri dei fiori e degli impollinatori:

long-tongued bumblebees are well adapted for obtaining nectar from flowers with long petal tubes. Working at high altitude in Colorado, Miller-Struttmann et al. found that long-tongued bumblebees have decreased in number significantly over the past 40 years. Short-tongued species, which are able to feed on many types of flowers, are replacing them. This shift seems to be a direct result of warming summers reducing flower availability, making generalist bumblebees more successful than specialists and resulting in the disruption of long-held mutualisms.

Rif. anche l’articolo sull’Atlantic.

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Se scommettete sui premi Nobel, sono usciti i pronostici di Thomson Scientific basati sul numero di citazioni. Per la Chimica le tre signore della tecnologia CRISPR-Cas che suscita risse bioetiche da mesi…

A propos di premi, per le bufale climatiche del 2014 il com. scientifico di Climalteranti non ha trovato nessuno nei media mainstream a cui assegnare A qualcuno piace caldo. Menzione onorevole per Piero Vietti anche se scrive su un foglio marginale – per incoraggiare i ggiovani.