Ancora atrocità nei notiziari, leggo un po’ di ricerche fatte da gruppi “multi-etnici” quasi per distrarmi, ma les arrières-pensées non vanno via.
Su Nature Communications, quindi in open access, Petr Keil et al. pubblicano un modello statistico per prevedere i diversi tassi di estinzione:
We find that for amphibians, birds and mammals in nine regions on four continents, simulated inward area loss leads to greater loss of species richness than outward area loss, and that the randomly scattered habitat loss leads to lowest loss of richness.
Le perdite di habitat e di biodiversità sono quasi tutte dovute a una riduzione che parte dalla periferia, ma il problema è come stimare l’impatto sull’insieme delle specie e come mitigarlo. Nel loro modello, la profondità e la direzione della perdita contano più della sua superficie, Non dicono che sia l’unico fattore, ovviamente, ma il più determinante:
Although habitat transformation of small scattered areas within a region may be relatively benign until habitat fragmentation leads to large-scale disappearance of whole species ranges, the destruction of large contiguous blocks of habitat within a region may be fatal. Similarly, estimates of counts of species are agnostic to species’ phylogenetic or functional distinctness or redundancy. Phylogenetic data, together with at least basic geographic distribution characteristics and additional trait information, is rapidly growing and should increasingly allow similar evaluations to ours for other clades and regions and enable a more inclusive conservation science that goes beyond vertebrates.
Anche nella bibliografia, si vede che la scienza della conservazione inizia a dotarsi di modelli integrati, non ancora paragonabili per complessità a quelli del clima, ma ci prova. C’era anche l’idea di un IPCC per la biodiversità che li valutasse, secondo me farebbe comodo.
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A proposito di anfibi. Sulle Biology Letters Jaime Bosch et al. scrivono di aver “liberato” in sei anni alcuni Alytes muletensis (un rospo “ostetrico”, midwife in inglese) dell’isola di Maiorca dal Batrachochytrium dendrobatidis, un fungo che causa la chitridiomicosi e sta sterminando i batraci in tutto il mondo.
Dopo tentativi di disinfezione in situ, i ricercatori hanno pescato i girini da cinque pozze, li hanno lavati in laboratorio per una settimana con un fungicida e riportati alla culla, dove s’infettavano di nuovo. Alla fine hanno prosciugato le pozze e nel ruscello che li alimenta hanno aggiunto Virkon S, un disinfettante ad ampio spettro, prima di riportarci i girini:
We acknowledge that Virkon S is a controversial chemical to use environmentally and our use of it was driven by the urgency of midwife decline on Mallorca. Virkon S is only one of several chemical treatments known to have antifungal properties against chytrid fungi and antifungal treatments do not require extensive investment in time and effort.
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A proposito di invertebrati, nei Proceedings B della Royal Society, Mickaël Henry e otto apidologi dell’INRA “riconciliano” la tossicità del Cruiser (thiamethoxam, un neonicotinoide sospeso nella UE) per le api osservata in laboratorio e l’assenza di tossicità osservata in campo aperto.
Per due anni hanno piantato semi di colza trattati con il Cruiser su 288 ettari, per vedere l’effetto che aveva su 18 colonie e su 100- 250 api taggate per ciascuna, per varie generazioni (metà erano il gruppo di controllo, ma una si è presa un’infezione). Nel nettare dei fiori e in quello rigurgitato dalle api però hanno scoperto tracce di Gaucho (imidacloprid), un altro neonicotinoide usato come conciante per i semi, ma non per quelli di colza, la coltura prevalente nella zona. Nonostante il bando, era presente su un raggio di 450 km.
Analyses comprise the lifelong monitoring of 6847 individual bees from 17 colonies (1638 bees from 17 cohorts tagged at the foraging stage and 5209 bees from 27 cohorts tagged just after emergence)
Risultato: vicino ai campi seminati con colza al Cruiser, le api spariscono davvero “a un tasso accelerato”, il che conferma la tossicità trovata in laboratorio. Però la popolazione delle colonie resta costante perché aumenta il tasso di natalità.
Alla BBC, un ricercatore della Syngenta è contento di sapere che il Cruiser non spopola le colonie. No, se gli apicoltori ne rinnovano spesso le regine, ma i dati di Henry et al. spiegano il declino di altri insetti impollinatori – bombi, api solitarie, vespe – che non possono ricorrere alla stessa “regolazione demografica”.
Agg. altra ricerca che trova danni da neonicotinoidi nei bombi, oggi su Nature:
Bumblebee colonies exposed to a neonicotinoid pesticide provided lower visitation rates to apple trees and collected pollen less often. Most importantly, these pesticide-exposed colonies produced apples containing fewer seeds, demonstrating a reduced delivery of pollination services. Our results also indicate that reduced pollination service delivery is not due to pesticide-induced changes in individual bee behaviour, but most likely due to effects at the colony level.
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Un amico mi ha parlato di Bee-Ethic, una nuova forma di termo-terapia contro la Varroa destructor, meno brusca e complicata da gestire del varroa-controller. Era stata presentata all’Expo, ma non lo sapevo. A un paio di apicoltori professionisti (>80 arnie) pare una buona idea anche se li preoccupa l’investimento iniziale, va detto che quest’anno le loro api hanno prodotto poco miele. Adesso devo ancora sentire degli apidologi, poi riferisco – sto accumulando ritardi…
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Verso la COP21
I missionari Comboniani partecipano a Divest Italy con l’Italian Climate Network et al. (Va bene salvare i ricchi da BigOil & Coal, fratelli, ma fatevi dare il 10% del risparmiato. Per es. se la Fondazione Gates vi avesse dato retta, quante scuole e ospedali attrezzavate con $190 milioni?)
E’ la giornata dell’open access alla Royal Society? Nelle Philosophical Transactions A, Reno Knutti e Maria Ragenstein – due amici di Steph all’ETH di Zurigo – pubblicano un paper di critica e di metodo, che è anche un programma di ricerca (rif. le domande finali), sui modelli lineari di retroazioni non lineari, che dovrebbero stimare la sensibilità del clima a un raddoppio della CO2.
Michael Mann scrive su Scientific American che limitare le emissioni di CO2 è due volte più conveniente del “business as usual”, parola di Exxon Mobil:
The cost of taking action is only half as much as the cost of inaction. This is not the conclusion of the Intergovernmental Panel on Climate Change. It comes from ExxonMobil, which has pegged the true cost of carbon to society at $60 a ton. Other estimates are even higher. Can we afford to stabilize planetary warming below two degrees C? We can’t afford not to.
Steph prende atto della “disumanità” di Roy Spencer, che ritiene il Daesh alleato di chiunque pensi che i danni del riscaldamento globale aggravano i conflitti. Se Spencer legge quello che il direttore della CIA diceva l’altro ieri al Center for Strategic and International Studies di Washington, gli viene un coccolone:
When CIA analysts look for deeper causes of this rising instability, they find nationalistic, sectarian, and technological factors that are eroding the structure of the international system. They also see socioeconomic trends, the impact of climate change, and other elements that are cause for concern. Let me touch upon a couple of them. (…)
Mankind’s relationship with the natural world is aggravating these problems and is a potential source of crisis itself. Last year was the warmest on record, and this year is on track to be even warmer. Extreme weather, along with public policies affecting food and water supplies, can worsen or create humanitarian crises.
Gli analisti della CIA non credono alle tesi arieggiate, oggi per esempio, sull’Almanacco della scienza (sic) del CNR da Giovanni Gregori perché hanno scoperto che da specialista di sensori acustici per la geologia ed ex dipendente dell’ISDAC
- non ha mai fatto ricerca né sul clima né sui gas serra
- la sua “monografia del 2002” parlava d’altro
- si appropria indebitamente della “teoria del fornello” di cui il mondo è grato al prof. Mazzarella
- è smentito dai dati (preliminari) del satellite OCO-2 che cita a sostegno delle sue tesi
- è uso arieggiare tesi infondate
- e ritiene il risc. glob. di origine antropica un complotto ordito da chi fa “terrorismo culturale”?