Strawman award?

Certi predicozzi fanno salire la senape al naso. Da anni, opinionisti come Daniel Sarewitz, Pielke Jr. e colleghi del Breakthrough Institute, per esempio, spiegano che la propaganda anti-scienza è dovuta all’inettitudine degli scienziati e dei comunicatori della scienza. Mai e poi mai di quelli che ci partecipano a scopo di lucro, quelli sono intelligenti per definizione.

Quindi se scienziati e comunicatori dessero retta agli opinionisti, anti-vax, omeopatiti, globalcoolisti, FuFisti, hameriani, sciachimisti e complottisti vari sparirebbe d’incanto, insieme ai truffatori che li spennano.
Esagero?

Oggi Richard Grant scrive sul Guardian che se uno scienziato mostra la curva della temperatura globale in tv come ha fatto Brian Cox, s’inimica gli spettatori, Grant compreso:

And yet … it leaves me cold. Is this really what science communication is about? Is this informing, changing minds, winning people over to a better, brighter future?

Informare di sicuro, della propria mente ognuno faccia quello che gli pare, e di gente che ci vuol rifilare un futuro radioso ce n’è fin troppa. IMO.

First, people don’t like being told what to do.

Guai a dire “alla gente” di non bere cicuta…

People want to feel wanted and loved. That there is someone who will listen to them. To feel part of a family. 

Giuro. Tant’è che aggiunge

The physicist Sabine Hossenfelder gets this. Between contracts one time, she set up a “talk to a physicist” service. Fifty dollars gets you 20 minutes with a quantum physicist … who will listen to whatever crazy idea you have, and help you understand a little more about the world.

Mentre

Atul Gawande says scientists should assert “the true facts of good science” and expose the “bad science tactics that are being used to mislead people”. But that’s only part of the story, and is closing the barn door too late.  Because the charlatans have already recognised the need, and have built the communities that people crave.

Gli scienziati che non imitano i ciarlatani, fingono di rivolgersi al pubblico. Ma sono così scemi che si tradiscono e dicono di riferire quello che risulta alla loro comunità di riferimento. Quindi si rivolgono solo e sempre alla propria famiglia, in una

self-affirmation for those already on the inside. Look at us, it says, aren’t we clever? We are exclusive, we are a gang, we are family. That’s not communication. It’s not changing minds and it’s certainly not winning hearts and minds.

It’s tribalism.

Invece quando i complottisti dicono che la NASA falsifica i dati, non si rivolgono alla propria famiglia e/o a chi li paga per mentire. I dati dicono il contrario, ma siccome non scaldano né conquistano il cuore di Grant, qualunque sia la comunità dei complottisti, nel loro caso il tribalismo è escluso…

Grant confonde mente e pancia, informazione e propaganda, e prende “la gente” e i suoi lettori per degli idioti. IMO

1 commento

  1. In effetti quanto sostiene Grant è un po’ eccessivo e retorico. Ma una parte delle sue idee è condivisibile.
    Senape a parte nella constatazione “most science communication isn’t about persuading people; it’s self-affirmation for those already on the inside. Look at us… aren’t we clever?”
    solo il most mi parte esagerato mentre il resto individua bene l’ atteggiamento da “maestrine con la penna rossa” di parecchi comunicatori scientifici.
    Ironicamente un atteggiamento analogo si ritrova oltre che in diversi “informatori” anche in molti “contro-informatori”.
    Questi, come ad esempio tanti scettici climatici “fai da te”, possono anche possedere alti livelli di cultura scientifica (quasi sempre in altri settori) o al limite essere dei premi nobel (vedi Rubbia) ma è la loro vanità nel ritenersi più intelligenti e più accorti degli altri che li illude. Credono di saperla più lunga in generale e arrivano spinti da questa eccessiva fiducia nelle proprie abilità e conoscenze su posizioni erronee ma da essi ritenute del tutto valide e corrette, non per mancanza di senso critico ma per l’ unidirezionalità di esso .

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