Fibrillazioni

Sotto il post “Complimenti anche a neutrino”, Barney Panofsky e Dora segnalano una certa agitazione sui blog che fanno pubblicità ai ciarlatani. Agitati non per le troppe vittime dei loro eroi, di cui parlano i quotidiani in questi giorni, ma per un articolo uscito su The Lancet-Oncology.
Si tratta di una meta-analisi di dati – non omogenei – sul tasso di mortalità entro trenta giorni per alcuni tipi di pazienti con tumore al seno e al polmone, ai quali erano stati somministrati le terapie standard, tra cui la chemio, per la prima volta o meno, e insieme o soltanto cure palliative, negli ospedali del National Health Service in Inghilterra.
Il tasso dipende dalle decisioni cliniche, scrivono gli autori, e occorrerebbe una valutazione sistematica di dati più particolareggiati per capire quali sono sbagliate – un farmaco in dose iniziale troppo elevata per esempio – e quindi migliorabili.
“Come previsto” (espressione ricorrente), la mortalità è maggiore per i pazienti con tumori al polmone e in generale anziani, sovrappeso, diabetici o con altre patologie oltre al tumore, e tra quelli che ricevono solo cure palliative perché non c’è alcuna aspettativa che guariscano. In questo caso

il fardello della malattia è generalmente molto alto,

e occorre comunque rispettare la scelta fatta dal paziente, aiutandolo a stare meglio il più a lungo possibile. Statistica a parte (mi sembra giusta, ma non ho controllato), i dati confermano le ipotesi degli autori e degli altri oncologi, con alcune eccezioni sulle quali fare altri studi.
Il sottotitolo di Repubblica

Uno studio apparso su Lancet Oncology lancia l’allarme sulla nocività delle cure che in alcuni ospedali inglesi avrebbe provocato la morte del 50% dei pazienti. Ma gli oncologi dell’Aiom fanno chiarezza: “I dati dello studio mettono sotto accusa la sanità inglese, non la chemioterapia”.

fraintende lo studio. Scrive la collega

l’indagine ha rilevato che in Inghilterra circa l’8,4% dei pazienti con cancro del polmone e il 2,4% di quelli affetti da tumore del seno sono deceduti entro un mese dall’avvio del trattamento… Ma in alcuni ospedali la percentuale è di molto superiore alla media riscontrata. Ad esempio, in quello di Milton Keynes, il tasso di mortalità per chemioterapia contro il carcinoma polmonare è risultato addirittura del 50,9%, anche se la statistica si basa su un piccolo numero di pazienti. Al Lancashire Teaching Hospitals il tasso di mortalità a 30 giorni è risultato del 28%.

Fosse così semplice, le percentuali riguardano i pazienti ai quali sono state somministrate solo cure terapeutiche. In 19 ospedali compresi quello di Milton Keynes e il Lancashire Teaching, scrive Peter Johnson di Cancer Research, i registri non specificano se le cure sono “terapeutiche” o “palliative”. Ora che il National Health Service ha le percentuali, deve fare in modo che i risultati delle decisioni siano confrontabili raccogliendo dappertutto gli stessi dati qualitativi. Nell’insieme però, gli autori

mostrano che queste morti a breve termine sono relativamente rare come avevano trovato studi più ristretti.

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Era la parte seria. “Mannaggia Barney” che tiene d’occhio i passeri descrive l’altra:

Aspettavo trepidante la reazione dei Monaci Diacci Marmati, s’è fatta attendere un paio di giorni ma poi finalmente è arrivata.

Lasciando da parte il criptonazista Bertoldo, Pagnini si dimostra ancora una volta cerchiobottista anguilliforme del terzo tipo sfoderando un commento da par suo.

Mi sfugge dove, quando e come sarebbe stato pubblicato “qualcosa che mette in discussione la chemioterapia” (forse si riferisce agli articoli del Techunta? Allora, augurissimi al cervello aperto, non vorrei prendesse troppa aria e gli venisse la broncopolmonite…), ma da lì in poi è tutto un testa-coda eccezionale:

“Da qui a dire che le teorie dei suddetti medici alternativi, tra l’altro contrastantesi l’un l’altra, siano corrette, io credo ce ne corra. Credo che sia dimostrato, eventualmente, che queste teorie hanno in comune il fatto, indigesto a big pharma, di costituire un disincentivo alle cure tradizionali e alla chemioterapia.”

Poi si passa alla chiosa gombloddistah maancheno:
“Comunque io non voglio sparare a zero sulla chemio in tutte le situazioni (magari in alcuni casi può anche avere una reale utilità), ma guarda caso appena esce un documento ‘serio’ che dice praticamente “occhio, che qui la chemio ne sta ammazzando davvero troppi” (e non entriamo neppure nella discussione della sua reale efficacia), ecco che subito si scatena la caccia alle streghe. Tempismo sospetto, molto sospetto. “

Aspetto trepidante la versione di Silvio e quella di GP “bevipipi'” Vanoli su Usenet…

Silvio è il propagandista delle tesi omicide dello psicopatico Hamer, preciso per i passanti occasionali. Le streghe da cacciare sono il ciarlatano Valdo Vaccaro. Rimando gli adulti a Palle quadre perché non ho parole, ma Dora le ha

Un personaggio interessante, con decine di migliaia di follower. Nel suo ultimo libro – Diabete – spiega come tutto quel che ci dicono sul diabete sia falso e insegna a liberarsi dall’insulina. Vedremo altri morti?

Non credo neanche per un momento che i NAS gli abbiano fatto visita a metà luglio per le bestialità negazioniste che ha detto durante la trasmissione delle Iene a marzo (quella in cui hanno mostrato Mastrangelo – lui, sì, un medico – che sconsigliava con veemenza a un malato di HIV di assumere antiretrovirali). Inoltre, non riesco proprio a capire che c’entrino i carabinieri per la tutela dei Beni Culturali con l’eventuale esercizio abusivo della professione medica e con il denaro che potrebbe aver ricevuto dimenticandosi di denunciarlo al fisco.

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Bello farsi scrivere i post da altri…
Di mio aggiungo che ieri la commissione che assegna il Nobel per la medicina ha chiesto ad altri due membri di dimettersi, e fanno quattro, perché all’istituto Karolinska avevano approvato i contratti di Paolo Macchiarini e mostrato troppa “nonchalance” verso le regole ancora prima che arrivasse.
Era appena stata presentata alla stampa l’indagine indipendente chiesta dall’istituto a Sten Heckscher, a Carl Gahmberg dell’università di Helsinki e alla giornalista del Dagens Nyheter Ingrid Carlberg, dopo il reportage “allarmante” della tv svedese sulle operazioni fatte da Macchiarini in Russia e le rivelazioni di Vanity Fair sul suo cv.
Dal comunicato del Karolinska, fra virgolette le dichiarazioni di Heckscher in conferenza stampa:

Sten Heckscher, former president and justice of the Supreme Administrative Court of Sweden and under-secretary of state in the Ministry of Justice, was astonished by much of what the inquiry uncovered.

“They ignored statements made in connection with Macchiarini’s recruitment, and there was a stunning lack of interest in learning more about his work before extending his contract.”

Spontaneous references were received by KI from other European countries indicating that Macchiarini had provided incorrect information in his CV, questionable data in his publications, that he lacked judgement and had obvious difficulties cooperating with others.

“I’ve never seen such negative references. It’s quite remarkable that the vice-chancellor didn’t have the matter probed more extensively…”

Chi una giornalista ferisce di giornalisti perisce…

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Cross blogging (deprecabile)

L’ospedale universitario di Sassari, intanto, conferma il rinvio sine die degli “esperimenti” iniziati tre anni fa con le scatolette di plastica che dovevano ammazzare i batteri nelle tubature dell’acqua, come nella foto del dépliant.
Non è stata big pharma, signor Pagnini, è stata la sfi*a passerina.

L’ultima caggiata

Sempre su 22 passi, il difensore della truffa Stamina, Hermano Tobia, segnala il 6 settembre 2016 21:36

  • una rassegna statistica – non qualitativa – di 55 articoli – tutti positivi – sugli effetti di diete ipocaloriche e chetogeniche (quelle del ciarlatano Mercola tanto per capirci) su topi geneticamente predisposti a sviluppare certi tumori;
  • lo studio di una (una) paziente affetta da un glioblastomaaltro tumore con predisposizione genetica nota da anni, temporaneamente limitato dopo un digiuno chetogenico e un’asportazione chirurgica del tumore principale seguita da una chemioterapia piuttosto aggressiva.

Rassegna e studio su riviste poco esigenti dove si paga per pubblicare. Al propagandista dell’associazione a delinquere a fine di lucro, quello delle pratiche omicide dello psicopatico antisemita Geerd Hamer risponde il 6 settembre 2016 21:44.

@Hermano Tobia
Oh, qualcuno che contesta l’origine genetica dei tumori…
Ma sono pazzi, assassini, nazisti o che altro stavolta?

L’aspettano per un lavoro all’Eternit, signor Caggia, ma se non le piace il mesotelioma può sempre fumare tre pacchetti di sigarette al giorno o prendersi il papillomavirus…

6 commenti

  1. Silvio è il propagandista delle tesi omicide dello psicopatico Hamer
    La prima tentazione davanti a quei due link è stata di scappare. Ma ho resistito, sto studiando (mi mancano i commenti). Sono davvero affascinata dal ribaltamento della logica e del metodo scientifico fatti appellandosi (a parole, ovviamente) alla logica e al metodo scientifico per poter arrivare a considerare seriamente i deliri di Hamer. C’è qualcosa di diabolico – molto oltre gli aspetti di crank magnetism che sono la prima cosa che mi ha attirato in quel blog.

  2. Tra i vari blog che fanno pubblicità ai ciarlatani e che sono in Fibrillazione Quantica™ per l’articolo di The Lancet figura pure quello di Montanari: http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2901-chemioterapia-e-censura.html Anche lui fraintende lo studio e gli fa dire di tutto e di più; non pago, conclude con un’esperienza aneddotica per dimostrare l’inutilità ed inefficacia della chemio. Manca solo la citazione a Nicola Tesla ed Hamer e poi siamo a posto. Ah no! Pure Hamer viene citato nei commenti, dove Montanari lancia un paio di leccate all’ex medico psicopatico, per poi asserire di non avere opinioni sulle sue teorie. Mah, misteri.

    1. Mauro Toffanin,
      quanto a falsità, riesce quasi a battere Caggia, con la stessa logica: “NON DO CONSIGLI … non sono competente per sconsigliare alla gente di farsi uccidere dagli hameriani” sotto un post che sconsiglia la chemio in assoluto.
      Però Montanari ci campa o ci campava, com’è finita la storia del microscopio?

  3. Veramente nell’ articolo di Lancet Oncology, che mi sono letta, parlano di mortalità durante ricovero con chemioterapia (che nella maggior pare dei casi era palliativa), NON di mortalità dovuta alla chemioterapia. Anzi, specificano di non aver analizzato nello specifico la causa di morte (che comunque in >90% dei casi era classificata “Tumore” nel certificato.
    Quindi non sono necessariamente morti A CAUSA della chemioterapia ma probabilmente, nella maggioranza dei casi, NONOSTANTE essa.
    Infatti la conclusione dell’ articolo era un suggerimento a monitorare meglio alcune realtà (quelle con la mortalità maggiore) e a ripensare la politica delle terapie (che può semplicemente voler dire: “Ha senso fare la chemioterapia a qualcuno che è in uno stadio così avanzato che morirà comunque entro poche settimane?)

    1. Chiara,
      ripensare la politica delle terapie
      mi sembra quello che gli autori vogliono. Sai se c’è un lavoro simile per Italia?
      Immagino che ripensarla sia difficile sempre e di più senza dati comparabili, anche per quello che scrive Peter Johnson. Per es. dice che a volte le cure terapeutiche sono somministrate come cure palliative. Magari è giusto così, ma perché?

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