Quanto deve rendere la matematica? (in sterline)

Andrea Idini mi segnala una protesta della Società Europea di Matematica, dopo quella di ricercatori famosi e della London Mathematical Society. L’università di Leicester licenzia un 4,5-5% del personale per “difficoltà economiche“. A mio avviso sono giustificate semmai dagli alti stipendi dei dirigenti amministrativi (lucrosa occupazione in crescita dai tempi della riforma Thatcher) e al calo di studenti stranieri, che pagano tasse più elevate dei locali, da quando il governo Cameron ha tagliato i visti disponibili.

Al Dip. di Matematica però, la percentuale è attorno al 20%:

ai 21 ricercatori (assunti ma non per sempre, in UK non c’è più il posto fisso) è stato detto di ricandidarsi a 15 posti più 1 di docente, sebbene Leicester abbia una buona reputazione sia per la ricerca che per l’insegnamento della matematica.

Nell’ultimo REF non c’erano ricadute economiche sufficienti e il gradimento studentesco era sotto la media, altre ragioni che richiederebbero un “riposizionamento”. Sebbene l’università sia al 18° posto nella classifica del Times Higher Education, sebbene >il 10%  del PIL e il 14% delle esportazioni britanniche siano generati da “servizi finanziari”.

Una petizione della University & College Union, un sindacato, raccoglie firme sul sito del governo.

I “meno performanti” non saranno riassunti. La protesta si è diffusa dopo un post di Timothy Gowers che parla del processo di concertazione, di cui gli amministratori non hanno tenuto conto, e della misura della “performance”:

 It’s based on things like research grants, research outputs, teaching feedback, good citizenship, and “the ongoing and potential for continued career development and trajectory”, whatever that means. In other words, on the typical flawed metrics so beloved of university administrators, together with some subjective opinions that will presumably have to come from the department itself — good luck with offering those without creating enemies for life.

Solito problema delle metriche. Commenti interessanti come sempre da Sir Tim.

Altra lettura raccomandata “Must mathematics  brand to survive?” sul contesto americano. Mi ha fatto venire in mente…

Negli anni ’90, Gian-Carlo Rota veniva a Milano per partecipare come discussant alle conferenze “10 Nobel per il futuro”. Nessuno lo riconosceva, o forse metteva in soggezione, bref se restava isolato durante i momenti mondani, iniziavo a fargli la conversazione chiedendogli notizie dei suoi studenti (mica potevo parlargli di superalgebre!). All’inizio del triennio aveva al massimo 12-15 studenti, l’ultimo anno ne restavano tre o quattro appassionati e appassionanti.

Quanto valeva la performance di Rota e dei suoi dottorandi che facevano da teaching assistants? Quale brand l’avrebbe resa “vendibile” agli amministratori di Leicester?
Magari a Leicester gli amministratori avevano assunto lavativi, in questo caso dovrebbero ricandidarsi loro. Ma forse la matematica soffre di uno snobismo inverso. Sento spesso “di matematica non capisco niente” con una sorta di soddisfazione da chi si vergognerebbe di dire la stessa cosa di Orgoglio e pregiudizio o dei Promessi sposi.

3 commenti

  1. Da un Sampling statistico dei CV sul sito non mi risultano matematici particolarmente lavativi a Leicester, le performance del dipartimento sono comunque nella media nazionale!
    La cosa sconvolgente dal mio punto di vista e’ la percentuale di Krumiri… Com’era? No honor among thieves?

  2. Quello non lo so,
    intendo nel senso più genuino nel termine, gente che presa dalla strizza ha buttato fuori 4/5 arXiv.
    Però almeno i Krumiri, in quanto tali, erano superpagati…
    Sono veramente preoccupato per questa condizione di feralità, se neanche il licenziamento dell’intero dipartimento li fa completamente interrompere la didattica non so cosa dovrebbe succedere per richiedere una reazione che non sia da schiavo (neanche da servo).

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