Ciarlatani™, cont.

Il discinto presidente del Codacons prosegue la sua battaglia per la libertà di frode e di disinformare i consumatori che il suo Consorzio dovrebbe tutelare:

avvia una class action per le famiglie che segnalano danni da vaccino. Annuncia anche un ricorso al Tar del Lazio per bloccare con urgenza il Piano nazionale vaccini, e un esposto in Procura contro il presidente dell’Istituto superiore di sanità, in cui si chiede di indagare alla luce della possibile fattispecie di procurato allarme, in merito ad affermazioni che nei giorni scorsi Walter Ricciardi avrebbe rilasciato, secondo quanto ricorda l’associazione, quantificando i futuri casi di malattia prevedibili per le mancate vaccinazioni.

L’allarme lo sta procurando lui, ha risposto il presidente della Repubblica:

Occorre contrastare con decisione gravi involuzioni, come accade, ad esempio, quando vengono messe in discussione, sulla base di sconsiderate affermazioni, prive di fondamento, vaccinazioni essenziali per estirpare malattie pericolose e per evitare il ritorno di altre, debellate negli anni passati.

Il presidente Mattarella deciderà di contrastare prima che il Tar del Lazio faccia come per la truffa Stamina?

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M’arrazzo segnala che l’Associazione dei medici cattolici ha preso posizione sul “caso di Catania” durante il convegno intitolato “Fragilità e dolore nel contesto giubilare della misericordia”

L’associazione Medici Cattolici Italiani da sempre impegnata a sollecitare i medici ad esercitare l’obiezione di coscienza come esercizio di un diritto di valore costituzionale recepito nel codice di deontologia medica, in relazione a quanto avvenuto a Catania, ritiene doveroso ribadire che non puo’ essere invocata l’obiezione di coscienza quando la donna versa in pericolo di vita, come, peraltro, previsto nell’ultimo comma dell’art. 9 della legge 194. Di fronte al pericolo di morte della madre, invece, deve scattare l’obbligo grave e irrinunciabile per il medico di fare tutto il possibile per salvarla.

Se la madre è stata stuprata, se l’embrione non si svilupperà o se morirà poco dopo essere nato, niente misericordia.
I ginecologi obiettori di coscienza che praticano aborti clandestini sono vittime della stessa ipocrisia, ma in privato come tutti i ciarlatani che lucrano sulla disperazione. Ogni volta il/la Ministro/a promette che la legge 194 sarà rispettata in tutta Italia ma sa di mentire. Da quando esiste la legge, è rispettata solo in Val d’Aosta:

Nel Molise sono obiettori il 93,3% dei ginecologi, il 92,9% nella PA di Bolzano, il 90.2% in Basilicata, l’87,6% in Sicilia, l’86,1% in Puglia, l’81,8% in Campania, l’80,7% nel Lazio e in Abruzzo.

Per cambiare qualcosa, l’80% delle assunzioni nei reparti – statali – di ginecologia dovrà essere riservato a chirurghe, anestesiste e infermiere che rispettano le leggi e i diritti umani? In 40 anni, una maggioranza bulgara dei loro colleghi ha dimostrato di non esserne capace.

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Psst…

5 commenti

  1. http://www.amcitorino.it/iniziative/convegno%2014%20settembre%202013/14_09_13%20convegno/Faggioni14sett13.pdf
    questi sono atti di una specie di congresso,in cui si raccomanda in sostanza un intervento mutilante e di per se’ non scevro da rischi come la salpingectomia per la gravidanza ectopica tubarica,in luogo di una terapia non invasiva come quella con metotrexate (ritenuta in base alla coerente teologia del collega “eticamente inaccettabile”). ho esaminato con cura il documento e verrebbe da chiedermi cosa propone il collega in caso di ectopia vaginale : forse un’amputazione addomino perineale?
    nel caso di Catania,se la donna fosse entrata (come pare dalle testimonianze dei familiari) con segni iniziali ma franchi di sepsi e sofferenza fetale di un gemello,condizione che gia’ di per se’ mi risulta indichi un aborto terapeutico,e che tale indicazione si faccia sempre piu’ stringente nelle diverse fasi della storia clinica in questione,e ancor piu’ dopo la diagnosticata morte del primo gemello,in cosa differirebbe la logica del comportamento di un presunto “ginecologo obiettore” dalle indicazioni di questo documento ?
    Avete per caso udito prese di posizione chiarificatrici dell’ordine dei medici o della lega dei ginecologi italiani in ordine a tale convegno,che propone procedute e linee guida a parer mio assolutamente contrarie a quelle internazionali e in uso ?
    cordiali saluti, con l’augurio che per lo meno la stampa libera sappia analizzare in profondita’ il caso e porlo all’attenzione del popolo italiano in maniera corretta ed esauriente.

  2. L’ obiezione di coscienza è un tema delicato. Se un ginecologo è veramente convinto che l’ aborto è un crimine morale la sua scelta è rispettabile.
    Quello che è inaccettabile per me è che anche i non ginecologi si mettano in mezzo ( ho criticato anche una mia cara amica che -come cardiologa- si rifiuta di refertare l’ elettrocardiogramma preoperatorio nelle interruzioni di gravidanza per non essere “complice”).
    Assolutamente criminale (e meritevole secondo me di radiazione) è invece il medico obiettore nella struttura pubblica che poi fa gli aborti nel privato. Perché la morale non può essere a due velocità.
    Comunque la commissione d’ inchiesta ministeriale ha già verificato che nello sciagurato caso di Catania l’ obiezione non c’ entrava proprio nulla.
    La signora ha avuto un aborto spontaneo in corso di sepsi, complicato da una patologia emorragica (verosimilmente una coagulazione intravascolare disseminata, sindrome GRAVISSIMA e spesso mortale, anche perché di difficiel gestione terapeutica http://www.msd-italia.it/altre/manuale/sez11/1310987c.html ) per cui non era possibile operarla e quindi è stata provocata l’ espulsione del secondo feto con ossitocina.
    Nella relazione, redatta dal dottore Francesco Enrichens, si ricostruisce il ricovero della paziente, dal 29 settembre scorso, per “minaccia d’aborto in gravida gemellare”. E si rileva che “la paziente era in trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero” e che “i parenti sono stati sempre informati e sostenuti dall’intera equipe degli ostetrici e degli anestesisti”. La crisi scatta a mezzogiorno circa del 15 ottobre, con “picco febbrile a 39 gradi, con somministrazione di antipiretici e ripresa immediata di terapia con antibiotici”. Esami ematici evidenziano “una situazione compatibile con un quadro settico e una coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e progressivo calo dei valori pressori”. E per questo sono allertati gli anestesisti, al fine, scrivono gli ispettori, di “un approccio coerente con le condizioni donna, che vengono comunicate ai parenti presenti con tempestività”.
    Alle 23.20, in sala parto, la paziente espelle il primo feto morto. Alle 24 inizia l’infusione con ossitocina, in “coerenza con la necessità clinica di indurre l’espulsione del secondo feto, che avviene all’1.40 del 16 ottobre”. Nell’assistenza è “coinvolto un secondo anestesista” e sono “somministrati farmaci appropriati”. Per gli ispettori “alle 13.45, nonostante il massimo livello assistenziale ed un transitorio miglioramento delle condizioni generali” alle 13.45 si registra il decesso della donna. Probabilmente, ipotizza la relazione, per “un quadro septico e una coagulazione da consumo”. Diagnosi che dovrà essere confermata dall’autopsia disposta dalla Procura, che prosegue con l’inchiesta.
    Quello che è scritto nella relazione è molto verosimile (è quello che noi medici avevamo ipotizzato leggendo i giornali) e se è vero i medici hanno fatto esattamente quello che dovevano e potevano fare.

  3. Non ci siamo capiti evidentemente. io anzitutto ho sottoposto all’attenzione di chi passa di qui un documento presentato da un’associazione, chiedendo quali iniziative l’ordine dei medici abbia intrapreso in merito,dato che in esso si prospetterebbero norme di comportamento e terapie in assoluto contrasto con la letteratura internazionale e con la norlmale pratica clinica. Documento che dimostra,se ce ne fosse bisogno,quanto questo “diritto all’obiezione di coscienza” sia soggetto di per se’ a interpretazioni sempre piu’ preoccupanti da parte dei cosiddetti “medici cattolici”,anche a prescindere dall’assurdita’ evidente di quelle prospettate “strategie terapeutiche”.
    Nella fattispecie del caso di Catania invece,pur non essendo a conoscenza direttamente della vicenda,e a dispetto delle incredibilmente rapide conclusioni degli ispettori ministeriali,mi chiedo perche’ a quella donna in stato di franca sepsi con sofferenza fetale non sia stato praticato precocemente,a feti ancora vivi, un aborto terapeutico come mi pare prescriva la buona pratica clinica i questi casi. Nel prosieguo della vicenda poi,alla morte del primo gemello, devo dire che francamente non mi era mai capitato di sentire che una donna in DIC e shock settico conclamato potesse essere sottoposta a parto indotto da ossitocina dopo MEF,unendo i rischi legati allo stato di sepsi con quelli della fatica e del dolore somatico. Per quello che ho capito del caso mi chiedo se tale situazione potesse essere risolta da un raschiamento con aborto terapeutico,e mi unisco ai familiari e all’avvocato della povera ragazza nella volonta’ di capire come mai non sia stato adottata tale strategia terapeutica. Come medico chiedo anche,sulla scorta di quei preoccupanti documenti che ormai circolano liberamente in rete,se un “ginecologo cattolico” sia in grado di operare un aborto terapeutico in condizioni di stabilita’ emodinamica,evitando l’instaurarsi di quell’ “imminente pericolo di vita” e di quell’ “emergenza” che come si vede ha decretato la morte di una giovane trentaduenne.
    E vorrei anche capire fino a che punto arrivi la pervasivita’ di quella teologia che sino a che non fu fermata dalle baionette di Napoleone giunse a far squartare donne gravide ritenute in pericolo di vita al precipuo fine di battezzarne i feti,senza anestesia e con morte certa (caso Cangiamila).
    Sasluti.

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