Cross-blogging della domenica

Sotto una réclame per il TrimProb, l’11 novembre 2016 07:53 il dott. Passerini fa una proposta:

Se vuoi ti posso scrivere un report in cui ti dimostro che, supposto che i ricchi siano l’1% della popolazione mondiale, dunque approssimando siano 700.000 su 7 miliardi di persone, basta regalare 1 miliardo di dollari a ciascuno di loro per rendere in media la popolazione mondiale più ricca di 100.000 $ a testa.

Sappia il dott. Passerini che io leggerei e recensirei molto volentieri il suo report. (h/t Giancarlo).

Oggi tanto, do un occhiata alle riviste di neuroscienza dell’editore Frontiers, del giro “basta pagare per pubblicare”. Avevo già parlato dell’esperimento compiuto da Patrizio Tressoldi dell’univ. di Padova in fisica quantistica de teletrasporto di biofotoni e, per non infierire sulle stranezze degli psicologi padovani, avevo tenuto da parte un capolavoro in gastroenterologia psichiatrica dei suoi colleghi Paola Bressan e Peter Kramer.
Me l’ha fatto tornare in mente una coincidenza: il paper di Raffaella Rumiati et al. – in un numero speciale di Brain & Cognition curato da Raffaella e da un suo collega della SISSA, purtroppo non in open access, sarebbe costato troppo immagino – e  le presunte proprietà terapeutiche della zeolite clinoptilolite micronizzata di cui parlavo ieri.
Bressan e Kramer hanno scritto una “rassegna” intitolata

Bread and Other Edible Agents of Mental Disease

basato su una ricerca di Fasano et al. riguardante l’intestino di conigli (che non si nutrono di cereali, preciso), ipotesi smentite e testi religiosi (no surprise…).

Perhaps because gastroenterology, immunology, toxicology, and the nutrition and agricultural sciences are outside of their competence and responsibility, psychologists and psychiatrists typically fail to appreciate the impact that food can have on their patients’ condition. Here we attempt to help correct this situation by reviewing, in non-technical, plain English, how cereal grains—the world’s most abundant food source—can affect human behavior and mental health.

Da specialisti della percezione visiva, parlano dei cereali commestibili, non di quelli attaccati da qualche muffa che contengono alcaloidi velenosi. Infatti a causare turbe del comportamento e della psiche, sarebbe il glutene (nel riso e nel mais non c’è…) che trasforma l’intestino di tutti in un colabrodo:

Yet gluten triggers some action as soon as it turns up in the gut—not only in a few sensitive people, but in all of us.

Da 12 mila anni pertanto, la specie umana non essendo più esclusivamente carnivora starebbe diventando più piccola, più fragile e affetta da malattie psichiatriche, schizofrenia in particolare. Conclusione:

Bread is the very symbol of food, and learning that it can threaten our mental wellbeing may come as a shock to many. Yet bread is not alone; like it, other foodstuffs, such as milk, rice, and corn, release exorphins during digestion. Wheat, rice, and corn are the staples of over 4 billion people. Another popular substance, sugar, is prominent in many of our supermarket products and hidden in a myriad others. While not a source of exorphins, sugar provokes the release of endorphins and can induce—with addiction-associated neurophysiological changes—impressive craving, bingeing, and withdrawal problems.

Nel caso vi venisse il dubbio che sia una réclame per presunte cure dell’autismo con diete prive di cereali e latticini, c’è questa dichiarazione finale

Despite currently receiving royalties from a publication based on the use of dietary intervention for autism and related conditions and being a shareholder of an online company that provides dietary information about the use of a gluten and casein free diet, the Reviewer PW and handling Editor declare that the process nevertheless met the standards of a fair and objective review.

Il reviewer Paul Whiteley, altro cliente di Frontiers, è il direttore di ESPA Research, una ditta inglese di consulenza sull’autismo quale malattia metabolica.
Fanno più ridere e meno danni le presunte conversazioni tra le menti dei morti e la mente dei vivi che si scinde dal corpo, conversazioni riportate come “fatti” da Enrico Facco, pure lui del Dip. di Psicologia di Padova, su  una rivista di Frontiers, costoso e spocchioso editore di crackpottery.

5 commenti

  1. Signora Oca, è vero!
    Il pane, i latticini, gli zuccheri, fanno impazzire e creano dipendenza! Infatti, è tutta la vita che ogni mattina mi sparo una baguette calda, foderata internamente di burro, e zeppata di marmellata, tuttavia non mi sento incline ad accoppare quei Bressan e Kramer; di certo ho perso la ragione a causa della mie disgraziate abitudini alimentari.

    Beh, pazienza, penso che ormai non ci sia più niente da fare: lasagne e timballi, risotti e polente, tortillas e paellas, formaggi e salumi, fegatelli chicharrones e arrosticini non lasciano scampo.
    Saluti alienati.
    H
    .

  2. E’ evidente come pane latte e riso etc alterino il comportamento: chi ha di queste fisse legge ossessivamente l’etichetta di cio’ che mangia, spende l’intero sabato pomeriggio alla ricerca di biocose che non contengano glutine e altre porcherie che hanno portato il genere umano al punto in cui siamo, autismo compreso, e litigano in continuazione con i propri simili per sensibilizzarli al problema delle farine tossiche.
    E questi non sarebbero comportamenti derivanti da disturbi di tipo cognitivo associato
    a determinati alimenti ?
    Noi di Voyager pensiamo di si.
    Comunque io un “impressive craving” o astinenza da cannolo vorrei proprio vederla. 🙂

  3. Hydra viridis e Hortensio,
    con la zeolite clinoptilolite attivata Panaceo ( rif post precedente), possiamo mangiare di tutto senza soffrire di
    addiction-associated neurophysiological changes—impressive craving, bingeing, and withdrawal problems.

  4. “avevo tenuto da parte un capolavoro in gastroenterologia psichiatrica […]”
    Natale è arrivato in anticipo quest’anno; questo capolavoro mi ha messo decisamente di buon umore e ravvivato una giornata altrimenti tristemente uggiosa e piatta.
    Mi sono piegato a metà dalle risate quando leggendo le referenze bibliografiche trovo indicato pure un filmato di Youtube. Questa è scìenza 2.0, mica pizza e fichi! 😀

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