Prima si chiamava Sputnik Planum, ma poi è risultato che era meno elevata di un planum…
È la parte superiore del ventricolo sinistro nel cuore chiaro sulla superficie di Plutone (fonte dell’immagine), un immenso ghiacciaio di azoto che dovrebbe avere sotto un oceano, Ne raccontano l’origine, la composizione e la formazione quattro papers su Nature di oggi. Si basano in gran parte sui dati registrati dalla sonda New Horizons nel luglio 2015 mentre andava verso la cinta di Kuyper, ma non su tutti: gli ultimi sono arrivati un mese fa.
Come su Science la scorsa settimana, c’è un necrologio di Susan Lindquist, un’ospite molto amata dalle Oche per le ricerche sul protein folding. In particolare sui prioni quando erano ancora controversi, e non sapevo bene cosa scrivere dei lavori di Prusiner (tks for all the corrections, sweet Sue), al Whitehead ne aveva mostrato l’effetto in un esperimento spettacolare con il lievito di birra, “my totem”. Si vedeva diventare sempre più rosa – a occhio nudo.
Senza di lei, Prusiner non avrebbe avuto il premio Nobel ed ero un po’ sorpresa che non l’avesse ricevuto insieme a lui.
In radio, anche la sua voce era spettacolare. Un’eredità della nonna italiana che coltivava sotto la doccia. A Creta – 12 anni fa? – “Sì, mi chiamano Mimì” le era venuto benissimo, ma avevo promesso di non registrare…
Nelle lettere al direttore, tre riguardano l’elezione del Potus – come l’editoriale “Academia must resist political confirmation bias“, che riprende le autocritiche di due accademici “liberal” e l’intervista di Trump uscite sul New York Times:
Academics must be vigilant and resist normalization of Trump’s crude vision of society, but must also look in the mirror. A significant chunk of the US population voted for Trump. Are some bigots and racists? Yes; but most aren’t, and progressive academic liberals can’t simply dismiss them as retrograde. More unites Americans than divides them, and building on that common ground is the best antidote to extremism.
Refrain benintenzionato, ma non mi sembra che iniziative come l’Heterodox Academy, citata dall’editoriale, abbiano migliorato la situazione.
Nei papers, oltre a Plutone segnalo giusto quello di Tom Crowther, Mark Bradford e una quarantina di altri che studiano le retroazioni tra humus, microbi compresi, e clima. Calcolano la quantità di carbonio rilasciato dai suoli con 1 °C di riscaldamento globale in base ai risultati di 49 esperimenti in giro per l’emisfero nord. Questo per oggi. Per il futuro la loro proiezione è semplificata e soffre di “considerevoli incertezze”, scrivono, comunque stimano che un andamento come oggi della temperatura e delle emissioni di gas serra
would drive the loss of 55±50 petagrams of carbon from the upper soil horizons by 2050. This value is around 12–17 per cent of the expected anthropogenic emissions over this period.
È un primo tentativo, da prendere con le solite pinze quindi. Dal com. stampa di Yale:
For Bradford, the analysis provides important clarity on the question of why soil-warming studies appear to provide contradictory evidence, with some showing losses of soil carbon and some showing no change. “The effects are strongly dependent on where you look,” Bradford said.
Grassetto mio.
***
US executive Martin Shkreli [1] became a symbol of greed when he raised the price of a tablet of Daraprim from $13.50 (£11) to $750.
Aiutati da una ricercatrice di Open Source Malaria, gli studenti di un liceo australiano hanno sintetizzato 3,7 grammi del principio attivo (pirimetamina) per $20.
In the US, the same quantity would cost up to $110,000. In most countries, including Australia and Britain, the drug retails for less than $1.50 per pill.
[1] Non era la prima volta, ma in USA il Daraprim ha destato più scandalo perché è un generico. “Pharma Bro” Shkreli è stato poi arrestato per altri problemi, secondo l’accusa i suoi fondi d’investimento erano schemi Ponzi. Rif. anche The Guardian.