Lupi solitari e guerriglia archivista

Foto John Vucetich/Michigan Tech

Della popolazione di lupi studiata sull’Isle Royale da 58 anni restano soltanto loro, fratellastri nonché padre e figlia. Con il riscaldamento globale, il lago Superiore non gela più abbastanza per formare il “ponte” usato da altri lupi per arrivare sull’isola.
Ne avevo parlato quando il National Park Service aveva deciso di terminare lo studio, ma il 16 dicembre ha cambiato idea, scrivono Christine Mlot su Science ed Emma Maris su Nature. Sta raccogliendo commenti di esperti sull’introduzione di altri lupi, da 20 a 30 nei prossimi tre anni.

Secondo John Vucetich, potrebbe essere troppo tardi per evitare che gli alci, rimasti senza predatori, facciano fuori la foresta dalla quale dipendono per sopravvivere.

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Nella baia di Hudson, la banchisa ricomincia a crescere, gli orsi polari a stecchetto da mesi hanno lasciato Churchill e dovrebbero riuscire a procurarsi un po’ di cibo prima di ibernare. Sull’Artico il caldo record sta finendo, forse.

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Scrive domenico

Da qualche settimana, alcuni gruppi di guerrilla archiving, cercano si salvare I database pubblici dei siti governativi americani: una presidenza Trump potrebbe rendere inaccessibili I dati climatici governativi per I prossimi quattro anni; non penso che si arrivi alla cancellazione dei dati climatici, ma in Canada è successo per alcuni dati in passato, anche se solo per dati statistici

Stando a leggi risalenti a Nixon e a quella sull’accesso all’informazione, i dati raccolti da enti federali sono accessibili a tutti gratuitamente, ci vorrebbero parecchi anni per cambiarle.

Di solito, i globalcoolisti al governo usano una tecnica diversa.
In North Carolina per esempio, hanno provato a vietare per legge all’amministrazione pubblica di usare previsioni aggiornate sull’innalzamento del livello del mare.
Da quello che so, le temperature sono archiviate dal WMO, le altre serie climatiche e paleoclimatiche globali lo sono (almeno in parte) da centri di ricerca stranieri.

Il problema riguarda gli Stati Uniti, dove Eric Holthaus ha lanciato il Data Refuge, con l’aiuto di università locali e non, e John Baez l’Azimuth Backup Project che sembra andare benino.

Quei dati sono archiviati anche da molte società private: agricoltura, sanità, turismo, trasporti, commercio, energia, investimenti, assicurazioni ecc. dipendono da modelli di previsione che non si possono fare senza indici climatici aggiornati.

Aggiornamenti su twitter: #DataRefuge e GuerrillaArchiving – per ora.

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Il Bulletin of the American Meteorological Society ha pubblicato “Explaining Extreme Events in 2015 from a Climate Perspective“.
Avvertenza: prima di negare, leggere almeno il sommario e un paio di capitoli, per evitare commenti esilaranti come quello sui ghiacciai

6 commenti

    1. Ciao Neutrino,
      grazie, non avevo visto che era partito il crowdfunding.
      Bravissimi. Action Aid aiuta un po’ il decollo, ma sarebbe bello poter contare su di voi come per la ricostruzione a L’Aquila (lo so, pretendiamo un po’ troppo…)

      Riccardo,
      già, le 800 Argo nuove entro il 2017, quelle già in costruzione mica le possono buttar via.

  1. Io pure non credo che il problema sia la “scomparsa” dei dati già pubblicati quanto creare un sito che li raccolga e li cataloghi per semplicità d’uso. Semmai il problema si porrà al momento, per dire, di uscire i soldi per sostituire un satellite a fine vita o mantenere il network di boe Argos.
    A proposito invece di Parchi Nazionali e ghiaccio che si riduce, la regione Glacier National Park nel XIX secolo aveva 150 ghiacciai mentre oggi ne sono rimasti 27, meno del 20%.

  2. @oca s.
    “Sull’Artico il caldo record sta finendo, forse.”
    Interessante il link danese… mostrano che il ‘caldo record’ degli ultimi mesi significhi temperature di “solo” 18 C sotto zero invece di 28… cosa fa l’acqua a partire da 0 C (quella salata -1.8 C)?
    Terribili conseguenze, di sicuro… chiediamo subito all’esperto climatologo Leonardo Di Caprio…
    http://www.climalteranti.it/2016/12/21/before-the-flood-un-film-da-vedere/
    (un po’ di sano cross-blogging, per aumentare il traffico dei sodali climalterati… che, non dimentichiamolo, tu fai parte del loro prestigioso Comitato Scientifico)… 🙂

  3. Don’t shoot the messenger!
    “A reassessment of temperature variations and trends from global reanalyses and monthly surface climatological datasets”, Q. J. R. Meteorol. Soc. (2016) DOI:10.1002/qj.2949
    … si puo’ scaricare senza pagare…
    … che dice cose come queste:
    “Placing these numbers in the context of the Paris Agreement requires that an estimate be made of the extent to which the 1981–2010 norms for temperature lie above the global temperature for a pre-industrial period that is not precisely defined in the Agreement. ”
    … grandissimo accordo quello di Parigi, CoP21, no? 🙂
    “What constitutes damaging climate change cannot be encapsulated in the value of a single metric such as global-mean surface temperature, even if the latter arguably provides the best single quantity for which to express an overall target (Knutti et al., 2015).
    Nevertheless, whatever metric is used in a particular case, the critical value or range of values must be an absolute one, even if imperfectly known, not one relative to a pre-industrial level of uncertain value that is likely to change as data, modelling and understanding are refined.”

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