Cari oreccchietti di radiopop,
è stata una settimana tremenda per la ricerca negli Stati Uniti, il Potus le vuol mettere la museruola. E non è l’unica nei guai.
Venerdì scorso, vi avevamo promesso che avremmo sentito Claudia Barelli del MUSE di Trento, a proposito di una stima dalle specie di primati nei guai che insieme a Francesco Rovero del MUSE e altri di 28 centri di ricerca in giro per il mondo, aveva appena pubblicato su Science Advances. Ma erano sull’aereo di ritorno dalla Tanzania.
Vorremmo sapere come si calcola la stima. Ci si fida di quelle della Lista Rossa dell’IUCN perché non c’è altro o si verifica con studi sul campo? Due anni fa, Claudia aveva scritto con Francesco, Alessandro Araldi del MUSE pure lui, e Keith Hodge del Centro primati di Gottinga un articolo che riguardava il metodo sperimentale, la procedura per stimare l’abbondanza dei primati arboricoli, i colobi, nelle montagne dell’Udzungwa, in Tanzania. Mica si può fare l’appello
– Procolobus gordonorum Filippo?
– Presente.
– Colobus angolensis Claudia?
Ci sono modelli per estrapolare da un tot metri quadrati all’intera catena? Insomma come si compila un grafico come questo
VU: vulnerabili; EN: minacciate (di estinzione); CR: criticamente minacciate
e si conclude che “è allarmante: circa il 60% delle specie di primati sono minacciate di estinzione e per circa il 75% la popolazione sta declinando” e si fa addirittura una classifica delle cause nei vari paesi?
Le altre domande – com’è la storia dell’infedeltà tra i gibboni? – che vorremmo e vorreste fare a Claudia sui suoi primati preferiti, le farà Cecilia Di Lieto lunedì 30 gennaio dalle 14.30 alle 15.30 a Considera l’armadillo-noi e altri animali.
Intervallo musicale (d’obbligo)
Il secondo ospite, non crederete a vostri orecchi, è un economista: il prof. Mauro Sylos Labini dell’Università di Pisa.
Mentre la settimana scorsa gli scienziati onesti deploravano la dipartita della “Beall’s List”, una lista nera cui il prof. Jeffrey Beall dell’università del Colorado elencava le riviste scientifiche in open access potenzialmente o seriamente predone che è meglio evitare, il Sylos Labini suddetto, Manuel Bagues e Natalia Zinovyeva dell’università Aalto di Helsinki pubblicavano un “working paper”:
– Copioni!
an investigation into the quantity and quality of `predatory’ publications in Italian academia
Hanno incrociato la lista nera di Beall e quella bianca delle riviste “legittime” secondo Scopus in una serie discipline, per vedere quanti autori italiani avevano scelto la prima. E poi a un campione casuale di circa mille di loro, hanno mandato un questionario.
Non si fanno illusioni
In realtà, ci aspettiamo che [una serie di storture] portino a una sottostima delle malefatte e da questo punto di vista i nostri risultati vanno probabilmente interpretati come un limite inferiore del grado reale di frode [editoriale].
Ma perché degli economisti si sobbarcano un lavoro simile? Che cosa si aspettavano di trovare? Quali risultati lo hanno sorpreso in bene o in male? Ha qualche idea su come lottare contro questa “corruzione” della produzione scientifica – e della fiducia che noi non addetti abbiamo nella ricerca?
Più qualche notizia se resta tempo.
post scriptum: il tempo non restava. Questo è l’articolo di Claudia Barelli sui gibboni meno monogami di quanto si pensasse.
Mauro Sylos Labini parlava di articoli sugli Ogm, fatti a polpette in Senato da Elena Cattaneo, del prof. Federico Infascelli e co-autori dell’Università Federico II di Napoli. Ne avevano pubblicato uno su una rivista predona del cui comitato editoriale Infascelli faceva parte: V. Mastellone et al., Food and Nutrition Sciences 2013. Per ora è l’unico ritrattato.
Il prof. Infascelli è tuttora direttore di una rivista di American Scientific Publishers, un editore incluso nella lista nera di Jeffrey Beall.
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Dalle 10.35 alle 11.25 sul 107,6 FM o in streaming o in podcast dopo. Per domande agli ospiti sms 331 62 14 013, per dirci se abbiamo sbagliato qualcosa FaceBook e mail oche at radiopopolare.it