Contraffazioni a catena

La Cina ha “un mercato lucroso per falsi reagenti”, falsi anticorpi monoclonali con tanto di etichette contraffatte che ne certificano la provenienza da aziende con un’ottima reputazione, scrive David Cyranovski su Nature, ma i ricercatori cercano di difendersi.

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È ancora più lucroso il mercato internazionale dei farmaci contraffatti:

As per the 2016 International Trade Administration Top Market Reports on Pharmaceuticals, estimates on the size of the global Fake Drugs market range from $75 to $200 billion and can make up half of all drugs sold in some low-income countries.

Il mercato tira anche nei paesi ricchi, news sul sito del’IRACM, colonna di sinistra.
Da gennaio IMPACT – una task force dell’OMS – distingue tra dispositivo medico “substandard” nel senso di cattiva qualità e “falso”, perché la contraffazione è il termine legale per l’abuso di un marchio e la violazione della proprietà intellettuale. Questo a conclusione di una lunga rissa sul termine appropriato: substandard? spurio? falsamente etichettato? falsificato?

Da quello che dicono le Ong, spesso meritano tutti questi qualificativi oltre a “potenzialmente letale”. Ogni anno le aziende raccolgono migliaia di segnalazioni ma difendono soltanto il proprio marchio, e non le condividono con chi cerca di difendere i pazienti perché sarebbe una “pubblicità negativa”.

Nei paesi ricchi, i pazienti andrebbero anche difesi dalla sovra-prescrizione di farmaci non contraffatti, rif. la resistenza agli antibiotici, “l’epidemia di oppioidi” in USA o l’inchiesta italiana “su 19 medici e imprenditori farmaceutici“.

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Ieri ad Action Aid si parlava – tra l’altro – di strategia a lungo termine, in quali programmi investire per 5-10 anni misurando via via i risultati. Per semplificare, sono raggruppati in difesa dei diritti umani, riappropriazione dei diritti negati (sanità, educazione, acqua potabile, cibo ecc.) e resilienza, forse il termine più difficile da spiegare, e con i progressi più complicati da misurare.

Su Science Advances, segnalo due articoli complementari: Lennart Olsson et al. (2015) per la parte più teorica; Steven Lade et al. (2017) per i modelli applicati alla povertà rurale. Sarebbe bello se anche la bibliografia fosse in open access.
A proposito di progressi misurabili, non trovo niente per l’iniziativa “sequestrare nei suoli il 4 per mille del carbonio“.  Si sarà fermata?

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Lunga discussione con un membro di troppi “comitati editoriali” per riviste spazzatura. Perché tanti accademici – i precari qualche attenuante forse ce l’hanno – diventano complici di truffe simili? Nessuno li obbliga, si discreditano in cambio di un cv infarcito di patacche, una brutta reputazione e a volte pure congratulazioni, premi e avanzamenti di carriera,’na rabbia…

To whom it may concern: se non avete mai sentito parlare di deontologia, per favore informatevi.

Raccomando anche “The Mawson “vaxed/unvaxed” study retraction: The antivaccine movement reacts with tears of unfathomable sadness

(What will be even more entertaining is when Open Access Text, the publisher of The Journal of Translational Science— the journal in which Mawson’s papers were published—explains the reason for the retractions, which it hasn’t done yet.)

3 commenti

  1. “i precari qualche attenuante forse ce l’hanno”
    Si, ma anche un giovane ricercatore che deve fare carriera, allora. Se le regole sono queste un’attenuante la possiamo dare a tutti quelli che le usano.

    1. Riccardo,
      dovevo spiegarmi meglio. Secondo me, i precari sono le vittime designate: si fidano di una rivista-spazzatura proprio perché un loro supervisore sta nel comitato editoriale – e non li mette in guardia contro i predoni, ovviamente.

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