Qui le residenze studentesche e i campus sono pochi, è vero, ma il problema c’è lo stesso. Solo che le vittime non si organizzano, quindi la CRUI (quota celeste del 94% …) e le titolari del MIUR fanno finta di niente.
Dopo gli USA, anche l’Australia ha “i dati”. Cito dal Guardian, uno dei pochi a fare indagini sul tema:
The damning report, which found that one in 10 female university students had been sexually assaulted in the past two years and less than one in 20 believe their university is doing enough to support victims, was released by the Australian Human Rights Commission on Tuesday.
It was funded by a $1m grant by Universities Australia, which represents Australia’s 39 universities, but Jenkins said the process began years before and was formally started by a group called The Hunting Ground Project Australia, which raised $150,000 through crowd-funding to support the research.
Anche la commissaria sembra illudersi:
[sex discrimination commissioner Kate] Jenkins told Guardian Australia that without the advocacy from groups like The Hunting Ground Project Australia and End Rape on Campus Australia, which are both offshoots of groups focused on reducing sexual assault in US colleges, universities would likely not have realised the scale of the problem.
L’advocacy è inutile senza un collettivo che paga anche la difesa legale delle vittime contro le rappresaglie, e costringe le università a rispettare il proprio regolamento, pena la condanna a multe milionarie.
No sisters, no money, no human rights.
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Nell’abstract dei PNAS Tamma Carleton, una dottoranda della UC-Berkeley già nota per un paper più generale sullo stesso tema, scrive
Using nationally comprehensive panel data over 47 years, I demonstrate that fluctuations in climate, particularly temperature, significantly influence suicide rates. For temperatures above 20 °C, a 1 °C increase in a single day’s temperature causes ca. 70 suicides, on average. This effect occurs only during India’s agricultural growing season, when heat also lowers crop yields. I find no evidence that acclimatization, rising incomes, or other unobserved drivers of adaptation are occurring. I estimate that warming over the last 30 years is responsible for 59,300 suicides in India, accounting for 6.8% of the total upward trend. These results deliver large-scale quantitative evidence linking climate and agricultural income to self-harm in a developing country.
con parecchi margini di incertezza nel testo, perché in India fino a tre anni fa il suicidio era un delitto, raramente denunciato, e non è quantificato l’effetto della maggior frequenza e intensità delle alluvioni. I monsoni che arrivano in tempo abbassano nettamente la media anche nei due anni successivi.
Com. stampa; il contesto sul Guardian: per suicidi in India rif. Wikipedia; fra le contadine rif. Patel et al. e anche Behere e Bhise (più problematico).
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Consensus studies, again
A gentile richiesta ho letto l’articolo di Warren Pearce sul Guardian: lo trovo altrettanto fuorviante e fuorviato del commento “fact and data free” su Environmental Communication.
Se fosse per me, prima di commentare gli errori di comunicazione sul clima e affermare che i consensus studies non vanno fatti in quanto inutili e dannosi, a un sociologo chiederei come minimo perché un tweet dell’allora presidente Obama e il titolo di un blog del Guardian sarebbero campioni rappresentativi di quanto viene comunicato.
Non è per me, quindi rimando a And Then There’s Physics che mette le dita in altre piaghe.