Privatizzazioni della ricerca pubblica

L’anno scorso in preparazione del “vertice” su Intellectual Property Rights and Plant Breeding, in USA, gli organizzatori e Seed Matters avevano chiesto a 50 esperti come risolvere i problemi creati dai brevetti alla ricerca pubblica di nuove varietà. Nelle loro (modeste) raccomandazioni, gli esperti si sono ben guardati dal sottolineare che ogni anno la ricerca pubblica produce più brevetti che piante.

Da Science Insider, Virginia Gewin scrive che alcuni ricercatori cominciano a pensare che “i tempi potrebbero essere maturi”, ma solo per facilitare gli scambi tra le università e autorizzare

i coltivatori a salvare semi di cultivar sviluppate dal settore pubblico.

Per il resto basta che le università condividano meglio i profitti che ricavano dai brevetti.

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A proposito del settore pubblico, Andrea Idini segnala “Is the staggeringly profitable business of scientific publishing bad for science?”, un bel saggio di Stephen Buranyi su come si è formato l’oligopolio degli editori scientifici privati.

Aggiungo solo che sono aumentate le università e gli enti di ricerca tedeschi che boicottano Elsevier. Ci sono anche denunce alla magistratura, perché i contratti con gli editori sono segreti, in violazione della legge sulla trasparenza.

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Per quelli che “il riscaldamento globale è una truffa”

Katrin Schroeder et al. dell’ISMAR-CNR hanno confrontato l’aumento della temperatura e della salinità fra il 1993 e il 2016 “in un mare “marginale come il Mediterraneo”, con l’andamento 1960-2005 e pubblicano  i risultati su Scientific Reports: dal 2005, il tasso di aumento è raddoppiato.

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Bayesiani

Su Nature Climate Change, due statistici, un data scientist, un economista e un climatologo stimano le probabilità di limitare il riscaldamento globale sotto i 2 °C rispetto alla media 1861-1880 con le attuali misure di riduzione dei gas serra:

we develop a joint Bayesian hierarchical model for Gross Domestic Product (GDP) per capita and carbon intensity. We find that the 90% interval for cumulative CO2 emissions includes the IPCC’s two middle scenarios but not the extreme ones. The likely range of global temperature increase is 2.0–4.9  °C, with median 3.2 °C and a 5% (1%) chance that it will be less than 2 °C (1.5 °C). Population growth is not a major contributing factor. 

“Likely” nella definizione IPCC sta per 90%. Com. stampa interessante, in un modello bayesiano del primo autore, Adrian Raftery,

The planet likely will reach 11 billion people by 2100.

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Altra vittima del caldo
Secondo il giornalista Pepe Caridi di meteoweb – famoso per aver visto l’era glaciale del 2014 iniziare nel 2013 – questa settimana

Farà caldissimo anche in montagna, con temperature sensibilmente superiori ai +30°C (forse persino ai +35°C) addirittura oltre i 2.000 metri di altitudine: i ghiacciai alpini perderanno ingenti quantità di ghiaccio, come mai accaduto prima negli ultimi anni in cui si sono comunque assottigliati abbastanza.

(h/t Climalteranti)

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Altro antivax “educato”

Attribuiva la colpa dell’autismo del figlio al responsabile del punto vaccinale della cittadina in provincia di Cosenza. Dopo ripetute minacce verbali è passato alle vie di fatto, aggredendo il professionista. Guarirà in 20 giorni

guarirà il professionista, l’antivax non si sa.

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Elle avait des bagues à cha-a-que doigt

23 commenti

  1. Franchini: Perché ogni tanto Oca accenna al rimmel?
    Risposta: la tattica sovente usata dall’oca è l’arte militare di guerriglia di usenet “smerda e fuggi” ma andando ovviamente di corsa il rimmel finisce dentro l’occhio e orbata legge pure male ????

  2. @ EnPassant
    Poteva anche fare lo sforzo di precisare che l’autore della risposta e’ Emidio Laureti, l’amichevole crociato del quartiere del pianeta accanto.
    @ Oca Sapiens
    Vista la passione militare dell’autore, e’ una critica che mi sembra oscilli tra insulto e ammirazione.

  3. @ Oca Sapiens
    l’era glaciale del 2014 iniziare nel 2013 – questa settimana
    Farà caldissimo anche in montagna, con temperature sensibilmente superiori ai +30°C (forse persino ai +35°C)

    Proprio vero…
    Non ci sono piu’ le mezza stagioni le ere glaciali di una volta.

  4. Allora stai a sentire questa, eh:
    due statistici, un data scientist, un economista e un climatologo stimano le probabilità di limitare il riscaldamento globale sotto i 2 °C rispetto alla media 1861-1880 con le attuali misure di riduzione dei gas serra; a un certo punto fanno un paper con su scritto “The likely range of global temperature increase is 2.0–4.9?°C, with median 3.2 °C”.





    E poi?
    E poi basta. E’ finita.

    Non mi fa ridere per niente

  5. @ EnPassant
    Commovente il suo sforzo di spargere zizzania tra questo blog e quello di F***i.
    Commovente ma superfluo.

  6. Quale zizzania Hornedbeck? Ho notato che il blog era molto, ma molto poco frequentato, tanto da far pensare che a parte una micro-claque di habitué plaudenti, obbedienti, salariati e allineati nessuno frequentasse questi lidi. Di conseguenza, mosso da compassione, ho pensato di fare cosa gradita nel postare dei link che permettessero un vivace dibattito con un altro blog, “leggermente” più professionale, sfruttando l’occasione unica di un post interamente dedicato alle oche e al relativo pollaio
    https://fusionefredda.wordpress.com/2017/07/23/oca/#comment-59973

    @CimPy
    Giusto per curiosità, può farci avere una foto di Oca (non rubata) con gli occhi cosparsi di rimmel e una con il rimmel diffuso sulle gote dopo una risata prolungata?
    oggi Gianluca ha fornito un indizio sonoro (rimmel).

    Forse questo documento un po’ in inglish e un po’ no (more rimmel)?
    http://ocasapiens-dweb.blogautore.repubblica.it/2017/07/30/rinfreschi/
    Insomma, sembra che Oca passi più tempo a sganasciarsi che a scrivere. Un po’ s’era capito, vero CimPy?

  7. @ EnPassant
    ho pensato di fare cosa gradita nel postare dei link che permettessero un vivace dibattito con un altro blog, “leggermente” più professionale
    Piu’ professionale, dice.
    Ma lei ce l’ha con me?
    Guardi che qui io cerco di fare l’umorista.
    Se mi piazza altre battute come questa, rischia di farmi sentire superfluo.

  8. “Aggiungo solo che sono aumentate le università e gli enti di ricerca tedeschi che boicottano Elsevier.”
    Confesso che un brivido di piacere mi è corso lungo la schiena leggendo quel paragrafo.

    1. E.K.Hornbeck,
      Guardi che qui io cerco di fare l’umorista.
      Gliene sono grati in tanti, stando a page rank.

      EnPassant,
      Ho notato che il blog era molto, ma molto poco frequentato ecc.
      Lo ha stimato con la sua logica booleana personale?

      Andrea,
      per scrivere qui, ti pagano i poteri forti che tramano contro la FuF e Rossi in particolare.
      Sono per la fine del paywall anch’io, ma… big subscription journals aren’t mere archives, fanno informazione, inchieste, analisi ecc. E nell’open access il lavoro redazionale non solo richiede ancora più competenze ma continua dopo la pubblicazione.
      Oltre agli anticorpi ci vuole mano d’opera qualificata, risorse per le biblioteche universitarie, per curare i database e altre ancora. O le IA risolveranno tutto e ci sarà un world science publisher nel cloud? Accessibile anche sotto una dittatura magari creazionista?

  9. “Sono per la fine del paywall anch’io, ma… big subscription journals aren’t mere archives, fanno informazione, inchieste, analisi ecc. E nell’open access il lavoro redazionale non solo richiede ancora più competenze ma continua dopo la pubblicazione.”
    Mah… Se il Guardian o il Sud Deutsche Zeitung dovessero fare lo stesso “informazione, inchieste, analisi ecc” di Springer a parita’ di utile avremmo un articolo l’anno.
    Il 99% dei big subscription are mere archives, e il money viene funneled nelle poche riviste vetrina che non sono archivio ma che praticamente starebbero in piedi da sole o quasi o stare in piedi con altro modello di business.
    Se i fisici ci riescono a stare in piedi praticamente senza giornali esterni alle associazioni di categoria, non vedo perche’ non ci devono riuscire le altre discipline.
    Posso capire i latinisti che sono pochi, poco pagati, analfabeti informatici (:P)…
    Ma i Chimici? Perche’ i chimici dovrebbero aver cosi’ tanto bisogno di Elsevier?

    1. Andrea,
      a parità di utile sembra esserci solo Hindawi (solo open access) con un 50 % di utile lordo…
      praticamente starebbero in piedi da sole
      non credo, Nature ha circa 50 mila abbonati privati, Cell 8 mila…
      Il fatto è che le riviste di divulgazione, un business model alternativo, non hanno quasi giornalisti e dipendono dai com. stampa.
      perche’ non ci devono riuscire le altre discipline
      Forse perché biologia, chimica, scienza dei materiali ecc. hanno applicazioni e un mercato? Con la massa del protone, cosa vendi?

  10. Per i Brevetti: le universita’ UK spendono molto, molto di piu’ di quanto ricavano dai brevetti. Un fattore 10. Ho i numeri esatti nel mio taccuino magico a casa.
    E’ estremamente raro che un brevetto universitario sia profittevole, sia per l’atteggiamento dell’universita’, sia per l’atteggiamento dell’industria nei confronti dell’univerista’ (sanno che l’universita’ lo lascia scadere, quindi inizia ad usarlo tanto ora che il prodotto e’ pronto l’uni non l’avra’ rinnovato… mal che vada fa causa, e le uni non hanno soldi/voglia per perseguire).
    UK e’ estremamente inefficiente, grazie a uffici con eserciti di burocrati strapagati (rispetto ad accademici alla fame) e Business Analyst che considerano il portfolio brevetti come medaglia da appuntare.
    Ma pure USA getta la spugna. MIT e’ quasi tutto open, e hanno un numero di addetti alla custodia dei brevetti inferiore al numero di impiegati di una qualsiasi delle nostre universita’ sfigate. Pero’ hanno molto piu’ sheparding per fare spinoff, ed e’ questo che porta soldi se non all’universita’ quantomeno alla societa’… che alla fine e’ la cosa che conta…
    L’idea che l’universita’ deve fare i soldi direttamente e’ un abominio anglosassone che e’ utile per fare di conto, ma anche in tal caso non viene quasi mai usato pienamente.
    Come sarebbe facile organizzare un bello sciopero di docenza come Dio comanda… Quanti cinesi incazzati ci sarebbero a fare uno sciopero della valutazione come quello Italiano di Settembre? Quanti miliardi di perdita direttamente calcolabili? (E’ facile, UK dai foreign student prende 13 miliardi di fees/housing universitario e 25 miliardi di spese accessorie per housing esterno, vitto, shopping…etc… + extra per i circoli virtuosi, ovviamente) Pero’ tanto non lo fanno… quindi tutta questa accountability va comunque sprecata, rimangono solo i concetti di tagliare il superfluo ed streamline the efficiency, che funziona molto bene per quanto riguarda una buona gestione dei grant e del patrimonio (che pero’ non viene gratuitamente ma a fronte di un buon carico amministrativo accessorio), ma diventano concetti perversi quando si tratta di didattica e service.

  11. “Nature ha circa 50 mila abbonati privati”
    Ammesso e non concesso che Springer crollasse… Nature potrebbe benissimo apportare un abbonamento “Enterprise”. Vendi 1000 copie a una universita’ al modico prezzo di boh… XX mila euro l’anno?
    Credo che tutte le universita’ pagherebbero volentieri il gettone, qualunque esso sia, pur di tenersi sia la peer review, che tenere vive le inchieste e tutto quanto, ed inoltre avere un Nature in ogni sala pranzo dipartimentale…
    Come gia’ piu’ o meno avviene, solo che sono buttate dentro a gratis nell’abbonamento da X milioni l’anno di Elsevier, con cui mantengono i loro utili stratosferici.
    Con abbonamenti garantiti a un numero indefinito di entita’ accademiche a un prezzo indefinito una rivista non puo’ stare in piedi e continuare le sue inchieste usando dati altrui? Suvvia siamo seri, che l’editoria normale affronta problemi ben piu’ grossi, come sai ben meglio di me…

    1. lo so, Andrea, li affronta così bene che i giornalisti sono al 90% precari pagati una miseria, al 99% per la scienza perché non porta né pubblicità né click né appoggi politici.
      Elsevier, tutto l’oligopolio in realtà, è uno strozzino, Tim Gowers et al. avevano trovato le tariffe in UK in barba ai NDAs.
      Resta il fatto che un’informazione indipendente, in primis dai com. stampa istituzionali, costa molto e che certi big subscription journals la fanno spesso bene. L’editoria normale mica tanto.

  12. Undici miliardi previsti al 2100!. A me sembrava un incubo, ma poi ho trovato che “Population growth is not a major contributing factor” nelle future emissioni di CO2; chissà come si spiega ciò?
    “That is because most of the population increase will be in Africa, which uses few fossil fuels”, dice [1].
    Africane ed Africani possono quindi sperare (conclusione mia) di mantenersi ancora a lungo nella loro attuale felice condizione.
    Saluti.
    H
    ———————————————————-
    1: http://www.washington.edu

    1. Hortensio,
      Africane ed Africani possono quindi sperare (conclusione mia) di mantenersi ancora a lungo nella loro attuale felice condizione.
      Per i bayesiani, dipende dagli “a priori”, quando cambiano – meno conflitti o più diritti o più ridistribuzione delle risorse – cambia anche il risultato.

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