Su Nature, la buona notizia è che a Ottawa esiste un “Gruppo di studio sul contenuto delle riviste predone”.
Incavolati neri, in 32 raccontano una loro analisi. Per valutarne i danni all’integrità scientifica e alla società, hanno estratto 185 editori a caso dalla lista di Beall, confrontandone i “criteri” con quelli di Medline.
Per quasi 2000 articoli di 200 riviste, i “servizi” promessi in cambio di pagamento sono smentiti dagli articoli stessi. Ne hanno “caratterizzato rigorosamente” il tenore rispetto a quanto previsto dai Consolidated Standards of Reporting Trials:
collectively, the articles we examined were atrocious in terms of reporting,
I responsabili degli esperimenti clinici non erano poveri sprovveduti. Oltre metà provenivano da paesi ad alto e medio reddito, come definiti dalla Banca Mondiale.
Gli Stati Uniti risultano il maggior produttore di pattume dopo l’India, con Harvard e l’università del Texas fra le otto istituzioni più produttive, e “ricerche” finanziate dagli NIH. Seguono Nigeria, Iran e Giappone.
Nei paesi ad alto reddito, l’Italia si piazza al terzo posto.
Just the subset of articles that we examined contained data from more than 2 million individuals and over 8,000 animals. By extrapolation, we estimate that at least 18,000 funded biomedical-research studies are tucked away in poorly indexed, scientifically questionable journals. Little of this work will advance science. It is too dodgily reported (and possibly badly conducted) and too hard to find.
Due milioni di pazienti abusati, decine di miliardi sottratti a ricercatori onesti…
Hanno scritto alle università, pochissime hanno risposto – ovviamente; e agli 87 primi autori che si erano comprati 119 articoli: dei 18 che hanno risposto 3 cadevano dal pero – ovviamente bis, e soltanto 2 ammettevano di conoscere la lista di Beall.
Just one of the ten most common funders reported in our study, the University Grants Commission, India, provides guidance about journal selection on its website.
Stop the rot
We believe that publishers, research institutions and funders should issue explicit warnings against illegitimate publishers and develop cohesive recommendations on publication integrity together.
If not, predatory journals will continue to erode the integrity of scientific scholarship. Substandard publications have permeated authentic electronic databases. A problem largely unknown a decade ago, there are now a roughly estimated 8,000 predatory titles that collectively ‘publish’ more than 400,000 items a year. We need to cut off the supply of manuscripts to these illegitimate outfits.
Dubito che ai responsabili del MIUR, del Ministero della Sanità, delle università e degli istituti di ricerca italiani importi qualcosa finché gli onesti non si ribellano.
Una delle autrici, Kelly Cobey – “publication officer of the Ottawa Hospital Research Institute” – parla della sua esperienza:
The e-mail’s subject line read, “Trouble with a duplicate publication.” As soon as it landed in my inbox, I knew it was important: the sender, an accomplished senior scientist, had flagged it as urgent. His message described a troubling encounter with a predatory journal.
Su invito del predone, il/la senior scientist scrive una bozza insieme a un/a collega e la manda:
Soon, along with receiving some modest feedback, they were informed that the article had been accepted. After resubmitting the paper with minor revisions, they were sent a bill — US$979 — to cover the costs of publishing. Alarm bells went off. The invitation had not indicated any fee. The authors were wary of the journal’s integrity, and had no funding to pay the article-processing charge. They rescinded their submission and ignored a spate of follow-up invoices.
They next submitted their work to a familiar, legitimate journal. It was accepted after peer review and revision, and the authors thought that their brush with a predatory journal had ended.
Se non minacciano rappresaglie legali da parte della propria istituzione, di solito la relazione non finisce. Perché dovrebbe finché un accademico vanta decine di relazioni ben più strette sul sito della propria università, pur sapendo da mesi che discreditano sia lui che il suo ateneo?
Ai nati ieri, raccomando il solito grafico:
***
Questa settimana su Nature ci sarebbe da segnalare quasi tutto, a cominciare del necrologio di Maryam Mirzakhani. Negli editoriali, l’elogio di Angela Merkel che merita di vincere le elezioni perché, da fisica, non si lascia infettare dall’antiscienza di certi suoi colleghi, da qui l’eccellenza scientifica tedesca di cui parla Alison Abbott.
L’ennesimo appello
Science must acknowledge its past mistakes and crimes: Injustice in the name of research should not be forgotten — nor should those injured by scientists.
in realtà è una storia di statue simboliche del razzismo, riscritta perché la prima versione “offensiva e confusa” aveva suscitato proteste. Comunque non tiene conto di due milioni di pazienti abusati.
In copertina, c’è il paper di Hudson Pinheiro et al. sull’evoluzione delle creature marine attorno all’arcipelago di Trindade e Martin Vaz, in risposta ai cambiamenti climatici e ambientali. Più mobili di quelle terrestri, se la cavano meglio e nel tempo la biodiversità aumenta.
Quirin Schiermeier descrive l’esperimento di “riscaldamento globale” fatto da Gail Ashton et al. pubblicato su Current Biology:
They began in 2014, when scuba divers dug trenches, laid cables and installed 12 panels 15 metres under water on flat sea bed near the Rothera Research Station of the British Antarctic Survey (BAS), which is on a small island off the west coast of the Antarctic Peninsula. Four panels were heated so that they were always 1 °C above the ambient temperature — which in the region varies from around –2 °C to +2 °C during the year — and four were heated to 2 °C above ambient temperature. The remaining four were left unheated, as controls. […]
Metabolic theory predicts that biological growth rates increase by around 10% for every 1 °C of warming. But some species grew twice as fast on the heated panels as they did on the controls,
La Fenestrulina rugula s’è trovata così bene con 1 °C in più che ha cacciato via le altre.
Avevo detto del satellite cinese che manda a terra fotoni entangled, per dimostrare la possibilità del teletrasporto quantistico… Qualche IbeC era dubbioso. Lo interesseranno i risultati descritti da Ren et al. e da Liao et al. in “Ground-to-satellite quantum teleportation” e “Satellite-to-ground quantum key distribution“.
Poi leggo il paper sull’evoluzione umana segnalato da Bruno Martin.