Su Nature Geoscience, Richard Millar et al. del gruppo di Myles Allen a Oxford pubblicano un modello “semplice” del ciclo del carbonio abbinato a un insieme di modelli di “Earth system”. Se si adottano vigorose misure per limitare l’accumulo di emissioni a 880-920 Gt di CO2 aggiungendo 200-250 Gt (da 20 a 25 volte le emissioni annue attuali) senza bruciare carbone, c’è un 66% di probabilità che la temperatura a fine secolo aumenti di circa 0,6 °C rispetto al 2015.
Quindi
Ventata di ottimismo nei media, per es. Guardian, BBC, Wired, Independent (omissis) l’immancabile Daily Fail… e ripensamenti dell’Independent; per il Times, “gli esperti ammettono di aver sbagliato, il riscaldamento globale è minore del previsto”. Myles Allen ritiene che
We haven’t seen that rapid acceleration in warming after 2000 that we see in the models. We haven’t seen that in the observations
forse non ricordando che “le osservazioni” usate nel paper mostrano invece un’accelerazione del riscaldamento (1). Anche per il Telegraph “i modelli climatici sono sbagliati” (2).
Bufale ricopiate da Foglio e foglietti locali, of course.
Millar spiega lo studio da Carbon Brief e conclude
Our results show that very aggressive future emissions reduction pathways, in which rapid and deep mitigation begins today (not 5-10 years earlier as in many emissions scenarios), would be approximately consistent with the long-term temperature goals of the Paris Agreement.
Quei risultati dipendono dagli assunti, ovviamente, per esempio dalla possibilità di eliminare del tutto le emissioni di metano (un gas dall’effetto serra molto più potente della CO2, che però rimane in atmosfera per poco tempo); calcolare l’accumulo delle emissioni a partire dal 1880; usare un aumento attuale della temperatura globale di 0,9 °C rispetto alla media 1861-1880 mentre risulta di 1,1 °C se si parte dal 1800 ecc.
Perplessità di Gavin Schmidt;Energi & Klima; Climate Home; altri ricercatori – se ne discute da aTTP.
(1) Andy Skuce aveva già mostrato che una visione “ingenua” dello sviluppo tecnologico, in questo caso della cattura e sequestro del carbonio, porta Myles Allen al cherry- picking/wishful thinking.
(2) Repetita non juvant, ma pazienza: per ora i modelli non simulano bene la variabilità naturale, ma la tendenza della temperatura media sì.
*
Sull’ultimo numero dell’Astrolabio, “autorevole” bollettino degli Amici della Terra espulsi dalla federazione omonima per la scarsa attenzione all’ambiente che affermano di voler proteggere, Giovannangelo Mazzecchi Palazzi – forse ancora presidente del Comitato Scientifico Confindustria Assafrica & Mediterraneo per il quale l’amicizia con la Terra non pare una priorità – scrive senza un’ombra di ironia:
L’articolo di Lomborg meriterebbe una maggiore diffusione mediatica rispetto a quella derivante da un articolo comparso su un giornale economico in piena stagione estiva [Wall Street Journal, 28 luglio]. Soprattutto perché riporta alcune cifre sorprendenti, delle quali l’autorevolezza dell’Autore non ci consente dubitare…
Forse dovrebbe parlare per sé?
In naming roustabout, lumberjack, ironworker, and dairy farmer America’s “worst jobs,” CareerCast.com omitted one whose awfulness is counterbalanced only by its public-spiritedness: fact-checking Bjørn Lomborg.
*
Aggiornamento della serie GisTemp per agosto, il secondo più caldo dopo quello del 2016
which was still affected by the 2015-2016 El Niño and was 0.99 degrees Celsius warmer than normal. However, August 2017 was about +0.2 degrees warmer than the August following the last large El Niño event in 1997-1998.
Nell’Artico invece, la situazione della banchisa è un po’ migliorata rispetto all’anno scorso, quando aveva raggiunto l’estensione minima in novembre per via del caldo autunnale:
This year, temperatures in the Arctic have been relatively moderate for such high latitudes, even cooler than average in some regions. Still, the 2017 minimum sea ice extent is 610,000 square miles (1.58 million square kilometers) below the 1981-2010 average minimum extent.