Grande successo mediatico

Quando i trubì non ci speravano più, un (1) giornale pubblica un articolo sulla sceneggiata di Andrea Rossi a Stoccolma:

Aftenposten is the only major medium invited to the demonstration, regarded as a possible world event by several participants. This is due to the fact that the newspaper is one of the very few mainstream media that have previously covered this research.

Secondo il cautamente credulo Kristian Bjorkeng erano presenti “almeno due stagionati professori di fisica in università svedesi”, la new entry Elisabeth Rachlew del Real Istituto di Tecnologia che deve essersi addormentata:

I’ve never seen Rossi’s work before, so I thought this was exciting to look at. It was sensational that the device was so small. Some of what he did I know a lot about, and I could see that he did things right, she says. Rachlew thinks there is an energy source on the table.

Certo, alimentava anche il ventilatore.

But it’s not as simple as he thinks to exploit it. It seems likely that neutron radiation is created from the experiment. As soon as this is detected and measured, this research will have to be carried out with much stricter security measures. Therefore, I do not think that LENR could be used in small reactors that fit into cars or inside the house of people.

E Bo Hoïstadt che dev’essere rimasto sveglio:

The potential of the technology is obviously tremendous. But: My task is to show that this experiment really works by repeating it. Replication is not possible because there is too much that is kept hidden. In order to awaken the interest of scientists, he must publish something that can be verified and repeated. There may be an unknown source of energy here, but the truth is that we do not know if that is the case, says Höistad.

Chi meglio di lui poteva confermare così le voci sugli esperimenti, svolti a Uppsala insieme al “ricercatore” Fulvio Fabiani, che hanno replicato i “Rossi says”?

*

Risultati immagini per ocasapiens

Pinocchia Award 2017
Grazie a tutti di avermi segnalato questa “perla su FaceBook”. 

L’affascinate pseudo giornalista Sylvie Coyaud, si è permessa in questi anni di scrivere più articoli in merito alle menzogne di cui io riempirei il mio curriculum, da buona amica di Butac &C. Ad esempio, scrivo di “appartenere ad un dipartimento del CNR che non esiste, e che addirittura il CNR dovrebbe denunciarmi per i danni che creo alla loro immagine”. L’Istec CNR di Faenza è talmente inesistente, che la direttrice della suddetta struttura, per evitare problemi, oltre a confermare di aver lavorato con me, (ma non sui vaccini, certo) ha deciso, senza nemmeno avvisarmi, di “votare la fine del rapporto di associatura” il mese scorso. La Direttrice ha pensato, invece, di comunicarlo alla stampa. A me fa molto piacere, perché finalmente chi continua a diffondere menzogne sul fatto che millantassi di essere Professore Associato al CNR, ha avuto la smentita diretta dalla stessa direttrice. Ora aspetto le scuse dell’Oca e dei suoi compagni di merende…dite che arriveranno?

(Ci sono più bufale che righe.)
Non arriveranno da me, anche perché le immagini che ha postato su FaceBook la smentiscono:
L'immagine può contenere: sMS
Traduco per chi, come la dott. Gatti, non sa l’inglese:

La sua ditta era associata, il che sembra giusto: aveva il famoso microscopio. Chissà cosa significa essere “adottata” dal CNR-Faenza, visto che lei non è fra gli stipendiati – ma la sua intervista non va presa sul serio, è su un sito di “promozione sociale” e si vede.

Mi chiedo se i redattori di Elsevier controllano l’affiliazione degli autori. Dovrebbero davvero, ho appena ricevuto minacce legali perché riferisco l’affiliazione di Finelli [non Gatti, nda] come riferita dalle riviste; “implicherei” così che è tuttora un loro “dipendente” e danneggerei la loro reputazione (per correttezza, va detto che hanno denunciato anche lui).

[La Fondazione, non il CNR, per la quale Finelli, non Gatti, scriveva di lavorare, accusava me, non Gatti, di danneggiarne la reputazione, nda.]

L'immagine può contenere: sMS
Dal gennaio 2016 sulla rivista truffaldina di cui è redattrice la dott. Gatti dichiara di essere del “Dipartimento di Nanodiagnostica” del CNR come tutti possono vedere meno lei che nel marzo 2017 replicava su Oggi Scienza:

Che io appartenga ad un fantomatico “Dipartimento di Nanodiagnostica” è cosa che mi era ignota fino a che non ebbi a leggere lo scritto di M.me Coyaud.

Ma come tutti possono vedere, meno lei bis, ho scritto qui:

Antonietta Morena Gatti è associata all’Istec-Cnr 

grassetto nell’originale, e nell’articolo di Oggi Scienza che sosteneva di aver letto:

Antonietta Morena Gatti è associata all’Istec-Cnr.

corsivo nell’originale perché è una citazione della mail ricevuta dal CNR.
Ora aspetto le scuse della dott. Gatti “e dei suoi compagni di merende… dite che arriveranno”?

12 commenti

  1. Il quesito ormai non si pono più, pare che l’ISTEC abbia revocato la Gatti come associata e buonanotte ai suonatori.

  2. Sono sempre piu’ confuso riguardo alla questione del titolo di “professore associato al CNR”, titolo che alla dott.sa Gatti viene attribuito anche in questa pagina.
    Ho cercato di capirci qualcosa e ho trovato il Regolamento del Personale del CNR dove di tratta di “personale associato” (Titolo V, il solo art. 17).
    Scopro quindi che
    Gli istituti possono avvalersi di professori o ricercatori universitari di ruolo associati alle attività della struttura in base a criteri di carattere generale deliberati dal Consiglio di amministrazione che preciserà anche l’estensione dell’istituto dell’associatura a ricercatori o tecnologi operanti in altre strutture scientifiche o che siano stati dipendenti del CNR o di altri enti pubblici di ricerca.
    Piu’ avanti trovo anche che
    Il personale associato ha accesso all’uso dei servizi, degli strumenti e delle apparecchiature del CNR, nell’ambito e per le finalità dei programmi e dei progetti ai quali collabora
    che mi sembra interessante ma per una questione su cui torno in un prossimo commento.
    Comunque, mi sembra pacifico che (a) il CNR prevede il ruolo di “associato” per il proprio personale, che (b) professori universitari possono essere “associati” e che (c) la dott.sa Gatti era “associato” al CNR.
    Non mi sembra pero’ che il CNR preveda il ruolo di “professore associato”; mi spiego meglio: prevede il ruolo di “associato” e un “professore universitario” puo’ essere un “associato” ma nell’organigramma non mi risulta il ruolo di “professore associato”.
    Ma e’ una sfumatura: se un “professore universitario” fosse “associato” al CNR, non mi scandalizzerei se si definisse “professore associato al CNR”. Ma — questo e’ il punto che mi piacerebbe mettere in evidenza — il titolo di “professore” deriverebbe (per quanto posso capire) dalla sua docenza universitaria, non dalla sua associazione al CNR.
    Ora… la dott.sa Gatti conferma di essere un “professore associato al CNR”; scrive infatti che
    A me fa molto piacere, perché finalmente chi continua a diffondere menzogne sul fatto che millantassi di essere Professore Associato al CNR, ha avuto la smentita diretta dalla stessa direttrice.
    Premesso che non mi sembra di aver mai *sostenuto* che la dott.sa Gatti non e’ “Professore Associato al CNR” ma di aver *dubitato* che lo fosse, il dubbio rimane poiche’ non capisco in quale universita’ avrebbe il titolo di “professore” e sarebbe di ruolo.
    Dubbio che scaturisce dal fatto nel database del Cineca trovo la dott.sa Gatti come “ricercatrice” (non come “ordinario” o come “associato confermato”) e solo fino al 31 dicembre 2010.
    Dubbio che viene amplificato proprio dalla direttrice Tampieri — alla quale fa riferimento la dott.sa Gatti — che nel suo comunicato la descrive come “dott.sa Gatti” (una volta; due volte come “dott.ssa Gatti”), non come “proff.sa Gatti”.
    Il che mi fa venire un ulteriore dubbio (su quale sia la corretta abbreviazione per “dottoressa”) ma non mi toglie per nulla quello relativo al titolo di “Professore Associato al CNR” che la dott.sa Gatti continua a rivendicare.
    Quindi il mio dubbio rimane: “associato” al CNR si’; ma “professore” dove?
    E mi piacerebbe avere conferme del fatto che e’ “professore” dall’Universita’ in questione, non solo dalla dott.sa Gatti.
    Poiche’ le affermazioni di chi, nell’abstract di un articolo, distingue il tungsteno dal wolframio, gradirei verificarle anche se si limitasse a dirmi che oggi e’ giovedi’.

    1. Francesco ed E.K.Hornbeck,
      ma “professore” dove?
      il quesito si pone perché nei suoi CV scrive in inglese di essere stata ricercatrice a Ferrara e Bologna, professore a Unimore, e in italiano assegnista a Unife e Unibo, e ricercatrice a Modena. L’anno scorso il Rettore di Modena la chiamava infatti “ricercatrice” e “dottoressa”.

  3. @ Oca Sapiens
    il quesito si pone perché nei suoi CV scrive in inglese di essere stata ricercatrice a Ferrara e Bologna, professore a Unimore, e in italiano assegnista a Unife e Unibo, e ricercatrice a Modena. L’anno scorso il Rettore di Modena la chiamava infatti “ricercatrice” e “dottoressa”.
    Fantastico: una laurea in fisica diventa, nel curriculum in inglese, “Doctor in Experimental Phisics”. (manco sa come si scrive in inglese la materia in cui e’ laureata e si proclama “Doctor”).
    Comunque, il curriculum in italiano mi chiarisce un mistero.
    In quello in inglese si afferma che la Gatti ha un “Ph.D. in Biomedical Technologies” ma non si chiarisce quando l’ha conseguito.
    Ne conoscevo un altro (se non ricordo male questo) nel quale si afferma che tale Ph.D. e’ stato conseguito nel 1976 (dove “phisics” continua a rinnegare la ipsilon ma, almeno, al posto del “Doctor” c’e’ un piu’ accettabile “degree”; ma dove la Gatti viene anche indicata come “Professor of Biomaterials at the Faculty of Biotechnology.Univ. of Modena”).
    E mi domandavo come fosse possibile, visto che il Dottorato di Ricerca e’ stato istituito solo nel 1980.
    Nel curriculum italiano trovo un “diploma di specialita’ in Tecnologie Biomediche”.
    Premesso che non sarebbe male una conferma da UniBo e a parte il fatto che sarebbe “diploma di specializzazione”, e non “diploma di specialita’”, evidentemente tradurlo in “Postgraduate Course” non faceva figo ed e’ diventato un “Ph.D.”.

    1. E.K.Hornbeck
      “Faculty” sarà la traduzione di facoltà, immagino.
      Ieri ha scritto un post “clamoroso” sul blog del marito. Abstract: l’ISTEC le “censura” la ricerca sui vaccini che, conferma, non ha mai fatto all’ISTEC; non le lascia più usare “il suo microscopio” elettronico a scansione (SEM) da 400 mila euro, di cui 130 mila pagati da lei personalmente, perché hanno paura che lo usi per studiare i vaccini; e sommo scandalo, invece di studiare vaccini e dimostrare che sono letali, quei farisei dell’ISTEC fanno la ricerca sui materiali ceramici per la quale sono finanziati:
      evidentemente, si preferisce non imboccare strade non solo impegnative ma che pongano dubbi su molto di quando fatto finora… Dunque, meglio starsene sicuri. Meglio poter dire con un inchino devoto “noi con quella roba non abbiamo niente a che fare.” Leucemia? SLA? Di quelle si può tranquillamente morire.
      Complimenti, Italia!

      Esilaranti anche i suoi commenti:
      La motivazione che mi è stata data è che io mi facevo vedere poco a Faenza e che io analizzavo i vaccini. Che io mi facessi vedere poco è vero ma il motivo c’è: mi era stato detto che l’EDS [energy dispersive spectrometer, un microscopio-sonda da 150 mila euro] era rotto e quello è un accessorio per me indispensabile. Se, poi, quella rottura non ci fosse io non posso saperlo.
      Non si è fatta vedere per due anni, da quando è finita la ricerca sulle piante di cui cerchiamo invano le pubblicazioni dei risultati.
      Chissà perché non vanno bene il SEM e l’EDS della Nanodiagnostics serviti per lo studio citato nella denuncia del Codacons, la perizia per gli anti-vax nel processo in Francia e forse anche per identificare i Morgelloni in una signora…

  4. Ultimamente non riesco a seguire molto la vicenda — e non so se qualcuno li ha gia’ segnalati — ma ieri mi sono imbattuto in un paio di post, sul sito del dott. Montanari, che mi sembrano interessanti.
    Il primo dello stesso dott. Montanari, il secondo della dott.sa Gatti.
    Entrambi raccontando, dal loro punto di vista, l'”espulsione” della seconda dall’associatura con il CNR e la conseguente estromissione dall’uso del microscopio.
    Consiglio la lettura integrale di entrambi poiche’ sono un tale concentrato di vittimismo complottista ed egocentrismo esasperato che non possono che risultare amaramente divertenti per chi ha un minimo di senso delle proporzioni. “amaramente” per chi ricorda che non tutti trovano questi interventi divertenti e che il microscopico duo ha una schiera (non saprei quanto folta) di ammiratori acritici.
    Volevo osservare alcuni frammenti riguardanti l’associazione della Gatti al CNR.
    Il dott. Montanari afferma che
    Come descritto nel libro Il Grillo Mannaro, mia moglie riuscì ad avere un microscopio elettronico, il primo, pagato in parte dalla Comunità Europea, in parte dal costruttore dell’apparecchio e in parte da denaro nostro. Quell’apparecchio visse una gioventù travagliata minacciata da tentativi di rapimento, fino a che mia moglie che, de iure, ne aveva la conduzione, lo fece trasferire al CNR di Faenza dove si trova tuttora.
    Per dovuta gratitudine, così, a fronte di un regalino del valore di circa 400.000 Euro, quel benemerito ente di stato concesse alla dott.ssa Antonietta Gatti (mia moglie) l’associatura e il grazioso permesso di utilizzare il nostro microscopio.

    Dal che mi sembra di poter concludere che il titolo di “professore associato al CNR”, che non mi convince sul sostantivo “professore” ma al quale la dott.sa Gatti sembra comunque affezionata, sarebbe un favore del CNR in cambio di un regalo pagato in buona parte dal contribuente europeo.
    Per quanto riguarda la cessazione del rapporto di associazione, il dott. Montanari afferma
    La cosa è a dir poco insolita. Per essere espulsi non solo occorrono ragioni robustissime, ma si è per regola, per galateo e per ovvietà avvertiti dell’esistenza di un procedimento, venendo convocati per esporre le proprie ragioni e, nel caso, la propria difesa.
    A prescindere dalle questioni di galateo, a me sembra che (formalmente) non sia affatto cosi’ e che sia insolito che l’associazione sia durata cosi’ a lungo.
    Ma ci torno piu’ avanti.
    Riguardo alle motivazioni sostanziali della cessazione del rapporto, il dott. Montanari afferma che
    la ragione dell’espulsione è il fatto che mia moglie, in complicità con il bieco dottor Montanari, ficca il naso nei vaccini, cosa che, di fatto, terrorizza il regime.
    Sullo stesso tenore l’intervento della dott.sa Gatti
    è ufficiale: il Consiglio Nazionale delle Ricerche ISTEC di Faenza vieta che io faccia ricerca. Insomma, basta con la mia curiosità, peraltro ripagata da risultati non proprio di secondaria importanza, su malattie come la leucemia mieloide acuta e la sclerosi laterale amiotrofica. Perché ? Ma è ovvio: perché ho fatto, pubblicandola pure, una ricerca sui vaccini. […]
    Ma che cosa c’entrano i vaccini con la leucemia? E con la SLA? Niente, a meno che al CNR non abbiano scoperto qualcosa in proposito che, per qualche ragione, vogliono tenere segreto. E perché, leucemia o no, al CNR non tollerano che si analizzino i vaccini? Io non ho risposte ma, qualunque ragione stia a reggere la decisione, gli articoli 9 e 33 della nostra povera Costituzione vengono calpestati senza ritegno. Chi ne dubita, se li vada a leggere.[…]
    Giusto aggiunto tra parentesi, con quel microscopio in particolare io non avevo mai lavorato sui vaccini, ma questo a Faenza non lo sanno: che l’abbia fatto, che possa farlo, lo possono solo temere.

    Osserviamo ed accantoniamo subito la citazione a sproposito della Costituzione: evidentemente la dott.sa Gatti ritiene che “lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” e il fatto che “L’arte e la scienza sono libere” implica che lo Stato abbia l’*obbligo* di concedere l’uso di costose attrezzature pubbliche (perche’ tale e’ ormai il microscopio in questione) a una ben precisa coppia di ricercatori. E magari anche di riverirla.
    Lasciamo perdere anche la ridicola affermazione da tragenda secondo la quale la cessazione del rapporto di associazione costituirebbe un divieto di fare ricerca.
    Il mio dubbio e’: per quali ricerche usava il microscopio la dott.sa Gatti?
    Da quanto diceva il dott. Montanari (“la ragione dell’espulsione è il fatto che mia moglie […] ficca il naso nei vaccini”) sembrava che facesse ricerche sui vaccini; ma la moglie (“con quel microscopio in particolare io non avevo mai lavorato sui vaccini”) smentisce.
    Da quanto scrive la dott.sa Gatti mi sembra di capire (ma non e’ esplicito) che, con quel microscopio, facesse ricerche “su malattie come la leucemia mieloide acuta e la sclerosi laterale amiotrofica”.
    Ora cambio discorso (apparentemente) e ricordo il Regolamento del Personale del CNR, che ho linkato ieri, e trascrivo alcune parti dell’art. 17 (quello che regola il rapporto di associazione del CNR).
    Per la precisione, il comma 2 e le parti iniziali dei commi 3 e 4.
    comma 2. L’associazione deve essere disposta per programmi specifici stabiliti nell’ambito delle procedure di programmazione e per un periodo determinato comunque non superiore alla durata del programma.
    comma 3. L’associazione è disposta o revocata dal direttore dell’istituto sentito il consiglio di istituto. […]
    comma 4. Il personale associato ha accesso all’uso dei servizi, degli strumenti e delle apparecchiature del CNR, nell’ambito e per le finalità dei programmi e dei progetti ai quali collabora, partecipando a pieno titolo alle attività della struttura di ricerca cui afferisce con le modalità stabilite dalla delibera del Consiglio di amministrazione di cui al comma 1. […]
    Leggendo il comma 3 mi sembra di poter concludere che il dott. Montanari ha torto quando afferma che “La cosa è a dir poco insolita. Per essere espulsi non solo occorrono ragioni robustissime“.
    Essere “espulsi” (la cessazione del rapporto di associatura) puo’ essere disposta, senza “ragioni robustissime” ma solo consultando il consiglio di istituto, dal direttore dell’istituto.
    E, in ogni caso, l'”espulsione” sembrerebbe automatica (comma 2) al termine del programma che ha motivato l’associatura.
    Secondo il comunicato della direttrice dell’ISTEC, “la Dott.ssa Antonietta Gatti, nel periodo in cui è stata associata ad ISTEC-CNR, si è occupata di un progetto europeo su nano-inquinanti nelle piante […] successivamente alla conclusione del progetto […]”.
    Se (comma 2) “L’associazione deve essere disposta per programmi specifici […] e per un periodo determinato comunque non superiore alla durata del programma”, mi sembra che questa debba cessare alla conclusione del programma e non oltre. Essendo concluso (ma quando?) il progetto nel quale la dott.sa Gatti era coinvolta e per il quale (presumo) era stata associata, l'”espulsione” mi sembra fosse inevitabile ed automatica. C’e’ solo da domandarsi perche’ non e’ avvenuta prima, se il progetto (come mi sembra di capire da quel “stante l’assenza di attività in collaborazione con ISTEC-CNR”) era concluso da tempo.
    Riguardo all’uso del microscopio osservo che il comma 4 consente l’uso delle attrezzature “nell’ambito e per le finalità dei programmi e dei progetti ai quali collabora”. Mi sembra non sia previsto l’uso di attrezzature CNR per progetti personali ed estranei ai programmi di collaborazione.
    Quindi, a questo punto, ho un altro dubbio: le ricerche su “la leucemia mieloide acuta e la sclerosi laterale amiotrofica” (se la dott.sa Gatti le ha effettuate col microscopio CNR) erano parte di un progetto (del progetto in collaborazione con) ISTEC? O si e’ trattato di un uso non autorizzato per ricerche personali?
    Il dubbio mi sembra lecito sia perche’ la Gatti afferma che “io non avevo mai lavorato sui vaccini, ma questo a Faenza non lo sanno” (dal che deduco che l’ISTEC non sapeva che cosa la Gatti facesse col microscopio) ma anche perche’, a una domanda di un lettore che le chiedeva “a quando risale la sua ultima ricerca per conto dell’ISTEC?”, la dott.sa Gatti risponde
    Temo di non comprendere. I soldi, i mezzi e le idee per le mie ricerche me li sono sempre trovati da sola e l’ISTEC di Faenza ha ricevuto sempre e solo regali da me, comprese le affiliazioni che io ho pubblicato su vari articoli. Non so se fosse questo ciò che la incuriosisce, per totalmente irrilevante che la cosa sia. Comunque, io non ho mai lavorato “per conto”. Forse non le è chiaro: io ho usato saltuariamente il microscopio che io mi sono guadagnata e che a Faenza è piovuto dal cielo.
    Il che non mi da precisamente l’idea di una persona che opera in collaborazione col CNR sulla base di un accordo su un ben preciso progetto di ricerca ma, al contrario, ne ricavo l’impressione di un ricercatore che e’ stato lasciato (“a Faenza non lo sanno”) usare attrezzature CNR senza alcun controllo.

    1. E.K.Hornbeck,
      a quando risale la sua ultima ricerca per conto dell’ISTEC?
      Buona domanda, alla quale non risponde (un’abitudine). Nel 2012 ha pubblicato i risultati del progetto INESE dell’ISTEC-CNR di cui era responsabile da affiliata alla Nanodiagnostics. Nessuno dei collaboratori di INESE firma quell’articolo – un po’ li capisco, anche la rivista è il minimo della vita.
      Sarà quello il regalo all’ISTEC? Sul sito in inglese, lei è dell’università di Modena – che lascia alla fine del 2011.
      Le pubblicazioni successive sulle nanoparticelle di vaccini, Morgelloni, leucemia, tumori, SLA ecc. sono della Nanodiagnostics, da sola o in collaborazione con l’università di Modena, di Urbino alla quale era associato (?) il marito, e altre ditte.

  5. @ Oca Sapiens
    “Faculty” sarà la traduzione di facoltà, immagino.
    Non ci avevo fatto caso ma, si’… temo proprio di si’.
    Non si è fatta vedere per due anni, da quando è finita la ricerca sulle piante di cui cerchiamo invano le pubblicazioni dei risultati.
    Se la fine della ricerca sulle piante ha coinciso con la conclusione del progetto che ha motivato l’associatura, sarebbe interessante sapere su quali basi questa e’ proseguita per i due anni successivi.
    Ho pero’ il sospetto che al CNR non abbiano molta voglia di informarci a riguardo.

  6. @ Oca Sapiens, @ E.K.Hornbeck,
    non sarò certo io ad insegnarvi che le Università (e in certa misura anche gli altri enti di ricerca) tendono a non affrontare direttamente problematiche che possano inficiare l’immagine, compromettere i finanziamenti o anche solo richiedere troppo tempo e personale. D’altra parte chi vorrebbe mai, se non è danneggiato personalmente? Chiunque abbia un poco di esperienza con personaggi “problematici” all’interno della facoltà avrà notato che è più facile vederli trasferiti o “promossi” che esplulsi. Insomma, si nascondono sotto lo zerbino e si spera che nessuno se ne accorga. Questo genera però la diffusa ambiguità: “se non mi hanno detto stop significa che quello che facevo andava bene”, ovvero il “permesso di fare quel che mi pare fino a prova contraria”. E ad ogni nuova azione si tende a spostare l’asticella più in alto.
    Sulla questione dottorato, confrontando tutti i CV apparsi in rete, la scuola di specializzazione post-laurea è stata arbitariamente rinominata dottorato. Nel caso che vi sia sorta la stessa domanda, ho chiamato l’Ateneo per controllare e mi hanno garantito che: a) la “conversione” non è stata autorizzata; b) la conversione non è accettabile trattandosi di due livelli di istruzione diversi; c) non esiste e non esisteva quella scuola di dottorato.
    Ora, se il CV presentato con il bando europeo che ha finanziato il microscopio contiene un titolo di dottorato mai acquisito sorge un problemuccio non trascurabile…

    1. Elia,
      grazie delle informazioni.
      Ora, se il CV presentato con il bando europeo
      se era il bando Nano-Pathology, il sito rimanda al quello dove c’è scritto “Ph.D. in Biomedical Technologies (Bioengeneering) at the Faculty of Medicine of the University of Bologna”
      La cosa buffa è che non avevo mai scritto articoli sui suoi curriculum. Se non se lo inventava, mica li leggevo.

  7. @ Oca Sapiens,
    mi aspetto dica che il CV non l’aveva scritto lei, che lei non ne sapeva nulla e mai si sarebbe permessa di commettere un errore simile su un aspetto come il titolo accademico che, vale la pena ricordarlo, gioca un ruolo importante nella valutazione di un principal investigator.

  8. @ Elia Marin
    Chiunque abbia un poco di esperienza con personaggi “problematici” all’interno della facoltà avrà notato che è più facile vederli trasferiti o “promossi” che esplulsi.
    Il buon vecchio “Promoveatur ut amoveatur”
    Anche nel nascondere la testa sotto la sabbia e’ difficile inventare qualcosa di nuovo.
    Ora, se il CV presentato con il bando europeo che ha finanziato il microscopio contiene un titolo di dottorato mai acquisito sorge un problemuccio non trascurabile…
    In effetti…
    Rimarrebbe pero’ da capire se la volonta’ di nascondere la polvere sotto lo zerbino ha contagiato anche l’Unione Europea.

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