Via radioprozac, come tiramisù dopo le notizie del giornale radio ho trovato ottimo l’articolo di Avi Selk, del Washington Post, un’antologia delle recensioni che i ricercatori scrivono su Amazon dove scoprono strumenti all’origine destinati ad altri usi, e dell’entusiasmo che esse suscitano su Twitter #reviewforscience.
Già l’avvertenza di Selk merita:
Disclaimer: The Washington Post is owned by Jeffrey P. Bezos, who also runs Amazon, though we really don’t think we’re doing the site any favors with this article.
Segue un crescendo di goliardia, espressa in termini rigorosamente scientifici.
Sempre a proposito di goliardia e dei siti più frequentati, ai credenti di passaggio potrebbe interessare “Only Bad for Believers? Religion, Pornography Use, and Sexual Satisfaction Among American Men” di Perry & Whitehead. Non ho accesso al paper e faccio volentieri a meno di leggerlo, comunque nel sondare un campione rappresentativo della popolazione (1501 persone) avrebbero scoperto che
while pornography use was negatively associated with sexual satisfaction for American men (not women), among men who rarely attended religious services or held a low opinion of the Bible this negative association essentially disappeared.
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Passando alle cose serie, prosegue l’indagine del Karolinska sulle attività del chirurgo Paolo Macchiarini. Stando all’ultimo comunicato dell’Istituto, è colpevole di disonestà scientifica insieme a Philipp Jungebluth, Bernhard Holzgraefe e Håkan Kalzén, coautori di
“Autologous peripheral blood mononuclear cells as treatment in refractory acute respiratory distress syndrome”, published in 2015 in Respiration. The article is a case study of a patient suffering from acute lung damage who, in 2011, received ECMO treatment at Karolinska University Hospital and thereafter experimental treatment.
Il Karolinska ha chiesto la ritrattazione dell’articolo. Nel frattempo è stato ritrattato anche quello di Nature Communications, firmato anche da Jungebluth, riguardante un esperimento sui topi. Fatto interessante per le eventuali conseguenze legali: Jungebluth sostiene di non aver collaborato né all’intervento né all’esperimento nel processo che ha intentato a Leonid Schneider, il quale è stato condannato in prima istanza per diffamazione perché lo aveva citato come co-autore.
Altre informazioni da Leonid.
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Avevo scritto del delirio complottista che gli anti-vax Christopher Shaw e Lucija Tomljenovic dell’università della British Columbia, e il creazionista Oller, un vescovo omofobo negazionista del nesso Hiv-Aids & Co. si erano comprati su una rivista spazzatura. Retraction Watch racconta che è stato ritrattato il 5 gennaio e ripubblicato tale quale dopo un presunto “secondo giro” di revisione. Bugiardi come sempre,
In the original paper, Oller and his co-authors did not appear to do any further testing of the vaccine samples from Kenya, however, they wrote:
we analyzed the actual reports of laboratory tests of vials of the Kenya vaccine obtained by the [Kenya Catholic Doctors Association] during the actual vaccination campaign. Those laboratory results were systematically compared with analyses of samples provided later by WHO officials allegedly from supplies maintained in Nairobi.
In January 2017, Business Daily Africa reported that the lab that produced the test results analyzed in the study, Agriq-Quest of Nairobi, Kenya, lost its testing license. According to a former employee:
the lab lacked capacity to carry out the tests it was handling for its clients, including the Ministry of Health…
Nonostante i falsi di Shaw e del suo gruppo, l’università della British Columbia non vuole ostacolarne la “libertà di ricerca”. Finché una fondazione anti-vax la finanzia con mezzo milione di dollari/anno, perché dovrebbe?
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Anche l’Università della Svizzera Italiana premia la disonestà scientifica quando il disonesto riceve abbondanti finanziamenti federali.
Peter Johannes Schulz è il teorico della “comunicazione sanitaria” che dirige l’istituto omonimo, autore di “oltre 70” articoli – dei 5 contenenti plagi 3 sono stati corretti e 2 ritrattati., e di centinaia di saggi raccolti in atti o libri collettivi di cui 3 ritrattati per plagio.
“Peccato cardinale”
Uno di questi saggi lo ha appena reso famoso e l’USI pure. Insieme all’editore, Dario Martinelli dell’università di Helsinki e di Torino, ha subito informato la comunità dei semiologi e Retraction Watch che il capitolo “Subjectivity from a Semiotic Point of View” era stato ritrattato da un libro del 2001, in quanto firmato da Schulz sebbene scritto prevalentemente da Anthony Kenny di Oxford in un saggio pubblicato dallo stesso editore, da “John Paul II / Karol Wojtyla”.
Due illustri sconosciuti.
In agosto, Schulz perdeva il ruolo di “professore ordinario” per un semestre. Un’indagine del comitato etico dell’USI iniziata nel dicembre 2016 (1) aveva infatti accertato che le sue 250 e passa pubblicazioni degli ultimi sedici anni contenevano due “violazioni minori del copyright” e cinque errori involontari. Niente che meritasse un provvedimento più serio.
Da aprile l’USI era al corrente di altri plagi ormai in corso di ritrattazione o correzione, e li aveva ignorati. Era più difficile ignorare il “peccato cardinale” di cui era stata informata in dicembre. “Ammesso e non concesso che questa segnalazione sia realmente problematica dal profilo accademico”, comunicava il 18 gennaio scorso a Ticinonline, il poverino era vittima di una persecuzione. Le segnalazioni provenivano tutte dalla stessa fonte:
l’accanimento con il quale questa persona procede impone una certa cautela nell’agire e un’accurata valutazione del buon fondamento delle continue “denunce”.
La “persona” era stata descritta nello stesso modo in un articolo della Neue Zürcher Zeitung, nel dicembre 2016:
Le accuse arrivano da un professore americano di filosofia sociale totalmente sconosciuto [a Schulz] la cui passione si estende non solo a Tommaso d’Aquino, ma anche alla caccia al plagio.
Nella realtà, la “persona” è Michael V. Dougherty, docente di filosofia tout court, e gli studenti del corso biennale sull’etica della comunicazione, che è una passione nel senso di oggetto di una sua ricerca. Un “cacciatore di bufale”, uno “senza scrupoli, un crociato convinto di avere il diritto dalla sua parte”, deplorava la NZZ, per poi criticare l’assenza di coraggio dell’università sia verso l’accusato, punito così pesantemente per peccati senz’altro veniali, che verso un anonimo “procuratore”, lasciato perpetrare impunemente una “caccia alle streghe”.
Ora l’USI e il suo comitato etico hanno trovato il coraggio necessario. Scrive Retraction Watch
Federica De Rossa Gisimundo, head of the Ethics Committee at the University of Lugano (USI), told Retraction Watch that Schulz will be reinstated in his prior position of full professor.
Così risulta sul sito dell’USI infatti. E “l’accurata valutazione” annunciata al quotidiano locale?
La prof. De Rossa Gisimundo, docente alle università di Lugano e Lucerna, giudice supplente del Tribunale federale e titolare di altri importanti incarichi non ha tempo da dedicarci, probabilmente. Secondo l’USI sarebbe tempo sprecato perché gli eventuali plagi sarebbero stati commessi nel periodo già “preso in considerazione” dall’indagine conclusa sei mesi fa.
Un’indagine così “accurata” da esser più bucata di un groviera. Ha identificato soltanto 7 degli 8 plagi “presi in considerazione” sulla ventina che Dougherty e i suoi studenti avevano accur… accanitamente evidenziato a colori, uno per ciascun autore plagiato, accanto al testo originale.
(1) Obtorto collo. Indagini dell’università di Amsterdam e del Virginia Tech, dove lavorano i co-autori di Schulz rispettivamente in un articolo del 2014 e in un libro del 2012, avevano confermato mesi prima che “il plagio era sostanziale” e che ne era responsabile Schulz.
Tutto ciò mi rattrista… Quis custodiet ipsos custodes?