Xylella, diagnosi precoce

Pablo Zarco-Tejada dello European Joint Centre di Ispra e 16 colleghi spagnoli, italiani e tedeschi scrivono su Nature Plants che sono riusciti a identificare l’infezione, pianta per pianta, con una macchina fotografica “iperspettrale” e sensori termici montati su un aereo. Andrebbe bene anche un drone.

La diagnosi avveniva mesi prima che il dessiccamento – che rende le foglie più calde, e ne degrada la clorofilla cambiando radianza e riflettanza della chioma – fosse visibile dai satelliti nell’infrarosso o nell’indice di vegetazione (NDVI) o a occhio nudo. Con l’analisi delle immagini, si possono sradicare unicamente gli alberi appena infetti dalla X. fastidiosa.

Su oltre 7000 piante in 15 uliveti pugliesi con varietà diverse – 1700 delle quali sottoposte a tre “visite” e prelievi tra giugno 2016 e luglio 2017 – i falsi positivi sono stati molto inferiori rispetto al test del DNA che rileva la presenza del batterio nella linfa.

We obtained accuracies of disease detection, confirmed by quantitative polymerase chain reaction, exceeding 80% when high-resolution fluorescence quantified by three-dimensional simulations and thermal stress indicators were coupled with photosynthetic traits sensitive to rapid pigment dynamics and degradation.

“Più dell’80%” riguarda la media dei cultivar, ma per alcuni superavano il 90% perché i “sintomi pre-visibili” sono diversi per ciascuno. La macchina è già in commercio, sono i filtri e sopratutto gli algoritmi interpretativi a rendere la diagnosi precoce così accurata.

All’inizio, i risultati erano meno brillanti, i falsi positivi erano attorno al 35%. D’altronde le variabili da analizzare si basavano sui dati raccolti negli uliveti, quindi sul “visibile”. Ma sono migliorati di pari passo con le “ispezioni multi-annuali” sul campo:

Moreover, we found that the visually asymptomatic trees originally scored as affected by spectral plant-trait alterations, developed X. fastidiosa symptoms at almost double the rate of the asymptomatic trees classified as not affected by remote sensing.

Rif. anche Le Scienze che usa “olivo” e “oliveto” mi sa che sbaglio io, e The Guardian

3 commenti

  1. Ma tanto non servirà; la Xylella non è la causa del disseccamento (Perrino docet), anzi forse non esiste, è tutto un complotto di big-estirpazione, illuminati, rettiliani e klingon e, comunque, la cura migliore sarà un mix di pratica biodinamica (tipo pelle di topo selvatico scuoiato con la luna piena, bruciato su di una pira di rami di olivo, così il rimedio sa quale pianta deve curare, in un giorno pari con la luna in capricorno e Marte e Giove in quadratura), cariche magnetiche idrocpmpresse computerizzate con scappellamento a destra e un po’ di zenzero, che fa sempre bene…
    E per identificare gli alberi malati, si chiameranno un rabdomante oppure un sensitivo col pendolino o la casalinga di Voghera, che tanto è uguale

    1. pappagallorosa,
      certo, senza il mix manca l’energia alle particelle dell’intelligenza planetaria per le cariche da 9 Gw/mm3.
      E se ci crede Mario Tozzi che è primo ricercatore al CNR, chi siamo noi per dubitarne?

  2. @Pappagallorosa:
    uh…manca solo un accenno al fenomeno della telepatia come mezzo di comunicazione tra le formiche (lo diceva Gioia Locati nel suo blog, mica pizza & fichi) :DDD

I commenti sono chiusi.