Ikeda, il Wakefield bis

Gli anti-vax e i misogini giapponesi si erano mobilitati contro il vaccino contro il papillomavirus (l’equivalente del Gardasil), gratuito dal 2010 per le ragazze dai 12 ai 16 anni, cioè prima dei rapporti sessuali e del rischio di infezione. Nel 2013 il Ministero della sanità lo includeva nel programma nazionale per le vaccinazioni  – anche perché in media annua 10 mila tumori erano causati dal virus, e ne morivano 3000 giapponesi. Pochi mesi dopo lo toglieva dai vaccini “raccomandati”, ma non dal programma, senza spiegare perché.

Nel marzo 2016 il neurologo che dirige la Scuola di medicina all’università Shinshu di Nagano, Shuichi Ikeda, raccontava in una conferenza stampa e in tivù di aver scoperto con esperimenti sui topi che il vaccino causava gravi lesioni cerebrali. In tivù la scoperta era condita con interviste a ragazze vaccinate (forse) che dicevano di soffrire di disturbi neurologici.

Da allora nelle ragazze nate dalla metà anni Novanta, la copertura vaccinale è calata dal 70% all’1%.

Come per la frode di Andrew Wakefield sul vaccino trivalente e l’autismo, è calata anche nei paesi dove la “prova” viene sbandierata dagli anti-vax locali appoggiati dai misogini – il vaccino causerebbe pure una libertà sessuale sfrenata.

Come si ricorderà, gli anti-vax italiani sono stati aiutati da Vincenzo D’Anna secondo il quale gli uomini sono predatori notturni, è anche colpa delle prede che fanno tardi la sera se vengono stuprate. Da presidente dell’Ordine dei biologi ha cofinanziato l’analisi genomica del Gardasil pubblicata da Corvelva due mesi fa, altrettanto dilettantesca di quelle fatte a polpette da Enrico Bucci, Pellegrino Conte et al.

Riko Muranaka, medico, docente alla Scuola di medicina dell’università di Kyoto e giornalista, ha indagato sui presunti esperimenti. Nel giugno 2016, ha scritto su Wedge che Ikeda non li aveva fatti, che aveva somministrato il vaccino a un solo topo e che l’immagine della lesione cerebrale proveniva da un altro topo:

  • La conclusione inevitabile è che c’era stata una falsificazione (fabrication) deliberata. 

Per l’indagine, Nature le ha assegnato il John Maddox Prize.

Nel novembre 2016 l’università  Shinshu comunicava che Ikeda aveva presentato come “scientificamente dimostrati” risultati ottenuti su un singolo topo, e il Ministero della sanità che detti risultati

Deplorava la responsabilità di Ikeda nel “causare incomprensione fra i cittadini.” Ikeda querelava comunque Riko Muranaka e Wedge per diffamazione.

L’altro ieri un tribunale distrettuale di Tokyo li ha condannati a un risarcimento di circa 25 mila euro, a pagare parte delle spese legali di Ikeda, cancellare due paragrafi dall’articolo e pubblicare le proprie scuse, perché  la falsificazione non era stata provata in maniera convincente.

Mi aspetto che la notizia sia annunciata con giubilo dall’associazione anti-vax Corvelva con le stesse falsità del gennaio scorso

  • La sentenza della Corte conferma che il vaccino di Gardasil uccide le persone… prove scientifiche al di là di ogni dubbio… quindi, dov’è il clamore?

Le prove erano copiate da un sito anti-vax americano che gioiva per una revisione del “Special Master” per i vaccini della Court for Federal Claims uscita nel 2017. Riguardava una giovane che dopo la prima dose del vaccino è risultata affetta un’aritmia cardiaca che è peggiorata e ne ha causato la morte.

Fra i consulenti della madre, chi se non Yehuda Shoenfeld?

Come si vede dalla decisione (p. 20) lo stesso Shoenfeld ha testimoniato che “non si potrà mai sapere” se il vaccino ha causato la reazione immunitaria e quindi gli anticorpi ai quali attribuiva l’aritmia, perché nella cartella clinica della ragazza non c’erano analisi del sangue che misurassero la presenza o meno di quegli anticorpi. Lo “Special Master” dice che la Corte ha fatto bene a ritenere inesistente una teoria che spiegasse la successione degli eventi, e non dimostrato il nesso causale tra vaccinazione e aritmia, la quale avrebbe potuto insorgere anche priva. Ma doveva riconoscere che nel descrivere la successione degli eventi a lei noti, la madre della ragazza (p. 26)

  • ha presentato una sequenza logica di causa ed effetto nel collegare la vaccinazione all’aritmia successiva.

Per la Corte è quanto basta per assegnare un risarcimento, il rimborso delle eventuali terapie e di enormi spese legali (nota). Da qui l’assenza di clamore: le date della vaccinazione (3 dosi), del battito cardiaco registrato dal medico vaccinante e degli ecocardiogrammi erano nell’ordine giusto.

Anche Riko Muranaka si aspetta i travisamenti anti-vax. Ieri commentava così la decisione che la riguarda:

  • Non riguarda affatto la sicurezza del vaccino HPV. Non garantisce né la qualità di Ikeda come scienziato né quella dei suoi altri lavori. Nel riferirne, chiedo ai media di trasmettere alla società un messaggio corretto che riflette la giustizia sociale e l’interesse pubblico, e anche di impedire che tale decisione venga usata per nascondere una disonestà scientifica, diffondere fake news sui vaccini HPV e anche per azzittire la parola scientifica. 

Ricorrerà in appello, scrive Dennis Normile su Science e conclude:

  • Resta da vedere se il verdetto avrà qualche impatto fuori dal Giappone. “L’importante, penso, è che i media non lo travisino implicando che è una vittoria per la scienza del dott. Ikeda. Hanno perso i modi e il linguaggio della dott. Muranaka”, dice Heidi Larson, direttrice del Vaccine Confidence Project alla London School of Hygiene & Tropical Medicine.

Proprio l’altro ieri, al convegno organizzato da Elena Cattaneo alla Statale di Milano, Roberto Burioni diceva che i debunker dai modi educati e dal linguaggio cortese dovrebbero riflettere sulla propria impotenza. I suoi modi spicci e il suo linguaggio franco hanno invece creato un dibattito nazionale dal quale gli anti-scienza sono usciti sconfitti (edulcoro, prof!).

Spero che abbia ragione. Ma quando scienziat* dai modi spicci e dal linguaggio franco l’avevano creato ai tempi della “cura Di Bella”, avevo pensato la stessa cosa. E l’ho ripensato ai tempi della truffa Stamina…

Nota
La legge americana sulla responsabilità federale per i vaccini pediatrici è stata approvata nel 1986. Qualche anno prima, dalla California (a memoria) era partita un’ondata di fake news su encefalopatie causate dal vaccino contro la pertosse. Non c’era internet, ma si erano diffuse anche in Europa. In USA la produzione era stata sospesa, i bambini morivano di pertosse e un gruppo bi-partisan del Congresso, guidato dal democratico Henry Waxman, ha detto basta.

La legge si applica in base a una Vaccine Injury Table aggiornata quando ci sono novità nella letteratura bio-med o giuridica. Se non c’è un consenso prevalente sulla causa dei danni, il giudice deve decidere a favore del “petitioner” una volta accertato che è attendibile e in buona fede.

4 commenti

  1. Il problema sulla farmacovigilanza sui vaccini è la diffusione delle notizie su internet, ed i mezzi di comunicazione, che è sbilanciata sui casi avversi: cioè se accadono effetti deleteri sulla mancanza di vaccinazione, la notizia non viene riportata con lo stesso clamore dell’unico caso problematico (magari uno su un miliardo) causato da effetti noti (penso anche a quelli della encefalopatia postinfettiva).
    Se la diffusione dei vaccini è elevata, allora la probabilità che avvengano rari casi problematici, e nessuna malattia infettiva, è elevata; ed è facile che gli antivax utilizzino solo i casi estremi al fine di rafforzare le proprie opinioni.
    E’ parzialmente colpa dello stato, che non diffonde statistiche note sugli effetti collaterali (magari ad una data prefissata, da qualche ufficio stampa): basterebbe riportare ogni anno I casi problematici (le reazioni avverse) rapportati ad una stima della mortalità (o effetti invalidanti) per singola malattia infettiva nella popolazione attuale.

    1. domenico,
      sì, fanno notizia gli eventi inaspettati. Per il resto non sono molto d’accordo. Il problema esisteva prima di internet. In Francia le bufale allarmistiche sui vaccini risalgono alla prima guerra mondiale.
      Per il vaccino HPV, la probabilità di encefalopatia post-vaccinale è di 0,2 su un milione qualunque sia il numero dei vaccinati, perché dovrebbe aumentare?
      In Italia, l’AIFA pubblica il rapporto sulle reazioni avverse ogni anno. Tutti gli stati membri dell’OMS devono farlo. Non sono sempre puntuali…

  2. Per le persone comuni lo 0.2% o lo 0.02% della popolazione attuale non rappresentano un dato semplice, se si riportassero i 121.120 o i 12.120 persone soggette a effetti deleteri (sulla popolazione italiana) sarebbe più comprensibile.
    Il rapporto AIFA è utile, ma non sufficientemente pubblicizzato: dovrebbe avere sempre una diffusione equivalente, o superiore, alle bufale degli anti-vax (magari misurata in modo scientifico); penso che, anche se sono sconfitti dai fatti, la ripetizione, e la copertura, di notizie false può essere sconfitta da una diffusione sui medesimi mezzi di comunicazione utilizzati dagli anti-vax: i canali istituzionali mi sembrano un po’ deboli sui social media.
    Devo dire che fra i blog scientifici che leggo, ocasapiens ha una qualità eccezionale: è sempre un piacere leggerlo.

    1. domenico, grazie del giudizio troppo gentile!
      sarebbe più comprensibile
      e sarebbe sbagliato, in Italia nascono meno di 500 mila bambini all’anno
      Il rapporto AIFA è utile, ma non sufficientemente pubblicizzato
      non fa notizia finché non c’è un picco di casi segnalati e finora non è successo. Però è la fonte di tutti quelli che parlano di vaccini quando dei genitori intentano una causa, quindi lo conoscono. Da quello che ho visto, gli anti-vax lo ritengono un falso pagato da BigPharma. Cosa direbbero se l’AIFA spendesse risorse (già insufficienti) per pubblicizzarlo sui social?

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