"Colpisce l'estremo cinismo"

In occasione dei primi 11 arresti per truffe alle assicurazioni, il procuratore aggiunto di Palermo, Salvatore De Luca, diceva nell’agosto scorso: “Colpisce l’estremo cinismo degli associati” che prendevano di mira gente così disperata da farsi “mutilare” in cambio di poche centinaia di euro e ne intascavano decine di migliaia.
I metodi erano meno brutali, ma mi sembra estremo anche il cinismo dei medici e dei chirurgi della clinica Santa Rita.

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Un cinismo blasé

In novembre quando era scoppiato lo scandalo delle gemelle cinesi, il cui genoma era stato “redatto” con la tecnica CRISP-Cas per inserire un gene che (forse) le avrebbe protette dall’HIV, il New York Times aveva intervistato Stephen Quake, un prof. di biotecnologie all’università Stanford di cui He Jiankui era stato un post-doc fino al 2012.

Sei mesi fa, Quake sosteneva di avere saputo delle intenzioni di He nel 2016, di avergli detto che era una pessima idea, e di non avere avuto nulla a che fare con “l’esperimento” – ovviamente, non è un medico. (Stanford ha aperto una propria indagine.)

Prima della sua intervista sul NYT di ieri, ha mandato a Pam Belluck delle mail scambiate con He fino a parto avvenuto. Raccontano una storia diversa. Appena He aveva confermato di avere ricevuto le autorizzazioni (quella etica forse truccata), lo aveva incoraggiato augurandogli buona fortuna e facendogli i complimenti per il successo.

Aveva anche informato altri del lieto evento in arrivo, rivendicandone una mezza paternità perché He lo aveva tenuto al corrente “passo dopo passo”. A quel punto aveva chiesto un parere etico sulla procedura a un collega che gli aveva risposto con tono “blasé”: era inevitabile che qualcuno ci provasse.

Evento non tanto lieto: le bambine sono nate “molto premature” in ottobre, non il mese prima come He lasciava intendere, ed erano rimaste per “varie settimane” in ospedale. Così si spiega come mai l’Associated Press che aveva l’esclusiva della notizia non aveva potuto fotografarle in tempo per lo scoop.

Forse spiega anche come mai Quake aveva fatto togliere il suo nome dai “ringraziamenti” nel paper di He, e in ottobre provava ancora a convincerlo di non annunciare nulla finché non usciva su una rivista peer-reviewed.

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Un cinismo ingenuo

Nel genoma di 5 macachi, un gruppo di genetisti cinesi dell’Accademia cinese delle scienze e di un’università americana ha aggiunto fra due e undici copie di un gene umano (huMCPH1 in più del MCPH1 endogeno), “associato” come migliaia di altri allo sviluppo del cervello umano e all’evoluzione delle facoltà cognitive umane.

I macachi sono quelli nati vivi dopo che gli embrioni erano stati impiantati in macache. Erano sotto peso e prematuri (con taglio cesareo), ma come tre dei loro discendenti mostravano in misura molta variabile una miglior memoria a breve termine e un minor tempo di reazione nell’eseguire un compito, oltre a un livello più elevato di microcefalina nel cervello (la proteina principale codificata dal MCPH1), rispetto ai macachi non transgenici.

L’esperimento sembra in parte fallito perché a tre anni il volume del cervello era identico nei due gruppi. (Il volume del nostro continua ad aumentare dopo la nascita.)

Il tutto viene descritto sulla National Science Review dell’Accademia cinese delle scienze, con una miriade di associazioni tra possibili marcatori della possibile differenza tra macachi e macachi “umanizzati”, tra macachità e umanità insomma.

Fra gli autori figura Martin Styner del Dip. di Psichiatria e Informatica all’università della North Carolina che però non è elencato in fondo al paper tra quelli che hanno contribuito all’esperimento. Lo ha intervistato Antonio Regalado della Technology Review (che aveva soffiato lo scoop delle gemelle all’A.P.)

  • Styner says his role was limited to training Chinese students to extract brain volume data from MRI images, and that he considered removing his name from the paper, which he says was not able to find a publisher in the West. “There are a bunch of aspects of this study that you could not do in the US,” says Styner. “It raised issues about the type of research and whether the animals were properly cared for.”

Con soltanto cinque animali, è difficile capire se due differenze cognitive sono dovute alla sovrabbondanza di microcefalina, tanto per cominciare sono stati più accuditi di quelli del gruppo di controllo. Lo ammette anche il primo autore Bing Su – finanziato dall’Accademia cinese per fare ricerche sull’evoluzione dell’intelligenza umana – ma non si scoraggia per così poco. Ha già provato ad aggiungere un gene umano più promettente:

  • SRGAP2C, a DNA variant that arose about two million years ago, just when Australopithecus was ceding the African savannah to early humans. That gene has been dubbed the “humanity switch” and the “missing genetic link” for its likely role in the emergence of human intelligence.

Dubito che la mutazione di un singolo gene abbia prodotto l’intelligenza umana comunque la si definisca.

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L’arroseur arrosé

Ferric Fang e Arturo Casadevall sono microbiologi che da anni denunciano le misconduct dei colleghi, in particolare le immagini truccate, dovute alla “cultura” del pubblicare o perire” (in breve: per far carriera, occorre pubblicare risultati clamorosi in riviste con un impact factor elevato).

Due settimane fa su Nature, a proposito dei $112,5 milioni che l’università Duke è stata condannata a rimborsare al governo federale come parte dei fondi ottenuti da Erin Potts-Kant con dati falsi, Casadevall era un po’ preoccupato:

  • I semi della disonestà, sebbene germoglino in pochi individui, sono piantati nel cuore stesso delle scienze biomediche universitarie.

Eppure con Ferric Fang tre anni fa, aveva già proposto una soluzione

  • basata sui cinque pilastri di logica, ridondanza sperimentale, riconoscimento degli errori, onestà intellettuale e analisi quantitativa usando probabilità e statistica

Fa parte della cultura del pubblicare o perire avere molti collaboratori e fidarsene. Quindi non fa parte dei pilastri la verifica dei dati raccolti e analizzati dai co-autori o l’astenersi dal firmare un lavoro al quale non si partecipa dall’inizio alla fine.

Ora tocca a Casadevall riconoscere i propri errori in 14 articoli segnalati su PubPeer. Dopo una riluttanza iniziale, sembra disposto a farlo.

Così scrive Leonid Schneider che lo paragona a Paolo sulla via di Damasco e cita una versione precedente della soluzione, che Casadevall e Fang avevano battezzato modestamente un “Pentateuco per il rigore scientifico”. Casadevall rispetterà davvero il proprio Pentateuco? E i suoi collaboratori? Per esempio la prof. Anna Vecchiarelli che dirige la Scuola di specializzazione in microbiologia e virologia all’Università di Perugia, ed è co-autrice di tre degli articoli?

Forse sì, perché ha scritto a Leonid:

  • You can be sure that I am committed to getting to bottom of these issues and I have no problem in urging retraction if warranted, or repeating the work if there are any remaining questions about the results.

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Notre-Dame de Paris, le cœur chaviré…

7 commenti

    1. Lol, sei cantonate in una frase:
      Direi di lasciare perdere l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che ha un’agenda politica ben chiara e molto poco di scientifico: vari ‘audit’ hanno dimostrato che la metodologia previsionale dell’IPCC non rispetta le regole di base e di fatto altro non fanno che fare una media di 29 modelli fondamentalmente errati.
      29 modelli non bastano neanche per un insieme CMIP.5
      Per inciso il modello previsionale che sembra funzionare al meglio è russo, ma temo che non si possa dire.
      Qui ha ragione. Se va dai climatologi di Mosca o di Kazan a dire loro che fanno un solo modello e per di più previsionale, secondo me lo fanno volar via a pernacchie.
      La cosa ancora più esilarante è che inizia con:
      Io credo che nessuno possa negare che l’attivita’ umana abbia contribuito al riscaldamento globale. Questo è un dato di fatto.
      e conclude:
      Sbaglierò, ma ho l’impressione che clima e natura siano largamente indipendenti dall’attività umana.

  1. A proposito di cinismo, Signora Oca,
    su https://it.businessinsider.com/febbre-suina-in-cina-milioni-di-maiali-morti-crisi-alimentare-globale/amp/
    si legge di cinquanta/cento milioni di maiali morti in Cina, mentre dal web ricavo
    che ne sono morti circa UN milione (1)!
    A me sembra che se poi qualcun si inca’

    ehm

    se poi qualcun, dicevo, perde l”aplomb e chiede che
    tale modo di fare informazione venga messo sotto
    controllo, magari non avrà tutte le ragioni, ma
    nemmeno tutti i torti.
    Saluti obliqui.
    R

    1. Renato,
      A ogni buon conto
      è difficile farlo, sono stime che variano parecchio. Da agosto ne sono stati abbattuti (culled) circa 1.010.000 stando al com. stampa FAO del 12 aprile.
      Secondo il ministero cinese dell’agricoltura i maschi sono calati del 16,6% e le femmine del 19,1%, rispetto al febbraio 2018.
      Sono circa 50-60 milioni in meno, ma non sono tutti morti di febbre suina, sono calate anche le nascite.

  2. @Paolo C.: Yaaaaaawnnnnn. Ma a proposito dello sciopero (un altro) di venerdì. Ma dico io, vista l’importanza dell’evento, il convicimento che c’è dietro, la consapevolezza, l’importanza, bla bla bla vari, ma non era meglio tipo fare la manifestazione a pasqua? Tutti occupati a festeggiare, manifestanti compresi ovviamente, mentre il pianeta brucia come notre dame? A volte far bene le cose non è difficile, certo, bisogna volerlo fare, chiaro…

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