Burp

Nel Teal Ridge del cratere Gale, su Marte, la rover Curiosity ha sniffato una grossa “vampata” di metano, nel senso di 21 parti per miliardo (h/t GiorgioIV) rispetto alle 6-7 del 2013. Sulle riviste scientifiche, tutti si chiedono l’origine del rutto (“burp”), chissà che non sia dovuto a dei batteri come succede qui.

Su Science, settimanale americano, i badanti di Curiosity dicono che sul pianeta le fughe (seeps) di gas sono normali. Sono anche troppo modeste perché il Trace Gas Orbiter, un satellite europeo che ha strumenti molto più sofisticati, ne rilevi le molecole nell’atmosfera.

Su Nature che è più internazionale, sono meno sciovinisti. Il TGO potrebbe non rilevarli perché

  • “il metano è diluito o distrutto mentre sale nell’atmosfera”, dice Michael Mumma, un planetologo del Goddard Space Flight Center della NASA.

Non si trovava nemmeno nel posto giusto. Adesso è stato mandato sopra il cratere Gale, e ci passerà anche il Mars Express, un altro satellite europeo che lo misura.

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Xiangdong Li e due colleghi cinesi ricordano che ogni anno l’aria inquinata uccide oltre 4 milioni di persone, “un problema globale che richiede soluzioni locali”. Il mix di inquinanti e i loro danni variano da città a città:

  • Risks from dirty air vary between cities. Londoners and New Yorkers are at greater risk of dying when smog concentrations surge than are inhabitants of Beijing3. Each milligram of PM2.5 in dirty air in Milan is more likely to generate reactive species of oxygen (free radicals) that stress the body than it is in Lahore or Los Angeles4

(Ma dico, proprio Milano?) La tossicità dei PM 2.5 varia anche fra le megalopoli cinesi.

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L’estrazione del carbone e le emissioni delle centrali a carbone sono tossiche ovunque, e quindi sono sovvenzionate dai governi che si dicono preoccupati dalla mortalità da smog e da Trump il cui slogan è Make America Gasp Again. Proprio oggi, è uscito il rapporto dell’Overseas Development Institute di Londra, sui miliardi spesi nel 2018 dai paesi del G20 per soffocare la cittadinanza nonostante si fossero impegnati a non farlo più dieci anni fa.
Nel rapporto c’è la Gran Bretagna, ma non altri paesi dell’Unione Europea. Rif. anche l’articolo di Damian Carrington sul Guardian.

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A marzo, Philip Alston (un australiano senza peli sulla lingua, prof. di diritto alla New York School of Law) aveva presentato i “dati preliminari” del rapporto su povertà estrema, diritti umani e clima che il Consiglio dell’Onu per i diritti umani (HRC) gli aveva chiesto. I governi firmatari della Carta per i diritti umani hanno fatto finta di niente, così oggi l’HRC ha pubblicato il rapporto con un comunicato stampa un po’ più incavolato.

  • Even the unrealistic best-case scenario of 1.5°C of warming by 2100 will see extreme temperatures in many regions and leave disadvantaged populations with food insecurity, lost incomes, and worse health. Many will have to choose between starvation and migration.“Perversely, while people in poverty are responsible for just a fraction of global emissions, they will bear the brunt of climate change, and have the least capacity to protect themselves,” Alston said. “We risk a ‘climate apartheid’ scenario where the wealthy pay to escape overheating, hunger, and conflict while the rest of the world is left to suffer.”

In sostanza, dice che Trump guida la crociata dei ricchi contro i poveri, i giovani e i reietti, a capo degli eserciti di Big Oil & Coal… e dei baroni globalcoolisti della Chieti-Pescara Petition.

Da far girare nelle Ong per la Climate Justice. Se non ne fate parte e non avete tempo di leggere il rapporto, Carrington ne riassume alcune parti sul Guardian.

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La FAO ha eletto direttore generale Qu Dongyu, l’attuale vice ministro cinese per l’agricoltura, scrive Declan Butler, senza molto entusiasmo. Lo capisco, all’OMS Margaret Chan aveva in parte seguito la linea del Partito.
Questa volta potrebbe essere una buona notizia. Quand’era direttore scientifico dell’Accademia delle scienze agrarie, Qu Dongyu aveva pianificato la campagna 2005-2015 di esperimenti svolti da decine di migliaia di agronomi con milioni di piccoli coltivatori. Lo scopo esplicito era di rendere l’agricoltura più efficiente e sostenibile.  Dal paper su Nature, sembra esser stato raggiunto.

Quello implicito era di fermare l’esodo dei giovani e lo spopolamento rurale.

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