Ieri sera, si parlava dell’inchiesta sugli scienziati milanesi. “Tu credi che abbiano imbrogliato? Io no. Non dopo quello che è successo a Ilaria Capua… Il Fatto è l’unico ad aver riportato le conclusioni dell’inchiesta, guarda caso”. Sottinteso: grillino = antiscienza, devo essermi rimbambita se avevo protestato quando era toccato a Ilaria e adesso no.
Riassumo per chi non ha letto Io, trafficante di virus. Cinque anni fa, un procuratore romano dava a due giornalisti dell’Espresso una sua vecchia indagine su complotti internazionali immaginari.
In tutti i processi che seguirono un articolo assurdo, i fatti imputati a Ilaria e ai suoi collaboratori venivano giudicati “insussistenti”. Non avevano commesso alcun reato, ma per il suo laboratorio era troppo tardi. Campionessa di multitasking, prima di dimettersi da deputata riusciva a coordinarne le ricerche, ma non mentre doveva anche difendersi nei tribunali. Così, lo ha fatto da direttrice di One Health e dell’Institute for Emerging Diseases all’università della Florida.
Ai virologi nel resto del mondo, le visioni del procuratore sembravano tragicomiche. Nessuno ci credeva, figurarsi a quelle ancora più deliranti di politici e giornalisti.
In Italia le contro-inchieste e i proscioglimenti in serie cambiavano l’opinione pubblica e della maggioranza dei cronisti. Ogni volta che Ilaria rientrava in patria per una conferenza o per presentare un libro era accolta come un’eroina e incoraggiata a “fargliela pagare”.
Tre anni fa giustizia era stata fatta, ma soltanto a metà. L’anno scorso, il gip di Velletri aveva archiviato la sua querela contro l’Espresso con una motivazione sbalorditiva:
- il testo dell’articolo è una fedele ricostruzione delle risultanze investigative acquisite dalla procura della Repubblica di Roma […] non è una semplice invettiva personale ai danni della Capua, dato il concreto interesse della collettività a conoscere tale vicenda ad alto impatto sociale.
Falsità sui virus umani e aviari (nell’inchiesta e nell’articolo dell’Espresso erano intercambiabili…) e su come si fa ricerca sui vaccini sarebbero nel “concreto interesse della collettività”. Per dare alla vicenda un “alto impatto sociale”, l’avevano sbattuta in copertina e descritta come una criminale da condannare all’ergastolo, certo, ma si trattava solo di
- artifizi e mere enfatizzazioni letterarie, impiegati per una personale ma fedele ricostruzione dei fatti, senza avere un carattere denigratorio e lesivo alla reputazione della querelante.
Sotto l’articolo online del Fatto Q. – e di altre testate, probabilmente, che citavano l’archiviazione – molti commentatori insultavano Ilaria e i giudici che l’avevano assolta, esattamente come i politici del M5S cinque anni prima.
Ieri su Twitter, ha scritto
- Oggi è il 5 luglio 2019. Sono stata prosciolta da reati che mi volevano all’ergastolo esattamente 3 anni fa. Sto ancora aspettando che la giustizia penale e civile faccia il suo corso nei confronti di chi mi ha massacrata e sconvolto la mia esistenza.
Sotto, tutti le esprimono solidarietà. “Sono stati vaccinati,” scherza un’amica che ho convinto di esser nata bayesiana, “si sono rafforzati gli a priori, sarai contenta”. Mica tanto. Da come la pensa sul Fatto Q., è ovvio che non ho saputo spiegarle la differenza tra un a priori e un pregiudizio.