La cronaca, nonostante i cronisti

Ho parafrasato il titolo di Enrico Bucci che interviene oggi sul “vizietto di Photoshop” di ricercatori famosi, e in particolare sul “finanziami tu che ti finanzio io” – “tutto in famiglia” per dirla con Gianni Barbacetto – praticato all’Airc. Senza alcun pudore, anche se tutti gli oncologi d’Italia (e i lettori dell’oca s.) lo sapevano dai tempi del caso Alfredo Fusco e dei suoi co-autori più assidui.
Alcuni hanno fatto una bella carriera. L’anno scorso Maria Domenica Castellone è stata eletta senatrice del M5*, per esempio.
Enrico Bucci cita altre tre collaboratrici attive “negli organi Iarc” e lascia gli altri “all’arguto lettore” – il quale, spero, troverà pure lui incomprensibile che

  • sulla scorta delle lezioni passate, in AIRC non si siano approntate misure correttive, atte a fare in modo che l’obolo pietoso dei tanti donatori non finisse in cattiva scienza o -peggio – in frodi. 

Fermare gli abusi non è il ruolo della magistratura, non ne ha nemmeno i mezzi:

  • E’ la comunità scientifica che deve intervenire, in questo caso acclarando i fatti e poi, se del caso, correggendo e punendo i responsabili.

Una nanofrazione della comunità acclara i fatti. Un progresso rispetto a dieci o vent’anni fa. Ma siccome i responsabili non sono licenziabili, la comunità se li tiene in casa a scaldar la sedia – se va bene.

Ho parafrasato quel titolo, perché trovo incomprensibile anche il silenzio stampa.
Tutti i media assecondano le campagne dell’Airc, anche Radio popolare nel suo piccolo. I colleghi che si occupano di medicina vantano i successi di quei ricercatori da decenni. Perché nessuno se l’è sentita di riprendere lo scoop di Gianni e di vedere se è collegato ad altre notizie?

Agli scandali ricorrenti nella sanità lombarda in mano a Comunione & Liberazione prima e alla Lega poi? Ai tanti rettori eletti con i voti delle facoltà di medicina? Agli 850 milioni di euro per lo Human Technopole? agg. 8/3: 850 milioni fino al 2023 e dopo 140 milioni/anno per sempre (h/t JDF).

E a proposito di soldi su Vita, il mensile delle Ong e del terzo settore, in marzo Luca Carra e Sergio Cima scrivevano che in Italia,

  • l’oncologia, che costituisce un quinto della ricerca biomedica per un investimento annuo di 5-600 milioni di euro, deve ad Airc un sesto del finanziamento complessivo, che però sale al 70% se si considerano solo i bandi.

Nel 2017 doveva 102 milioni all’Airc e alla sua Fondazione, creature di Umberto Veronesi e fiori all’occhiello della Milano da bere mai sfiorati da “Mani pulite”.
In maggio, la redazione di Vita applaudiva i 20 milioni destinati a tre “programmi speciali” sui 64.482.793,51 euro raccolti con il 5 per mille. Secondo l’Agenzia delle Entrate, nel 2018 era di nuovo “il primo ente beneficiario della fiducia di milioni di italiani”:

  • Un risultato che consolida il ruolo di Fondazione AIRC come primo polo privato di finanziamento della ricerca indipendente sul cancro in Italia con circa 5.000 ricercatori: un successo possibile grazie alla fiducia di 4,5 milioni di sostenitori e alla partecipazione di 20 mila volontari.

In questi giorni Fondazione AIRC chiede il 5 per mille ai fiduciosi, e va lasciata fare senza chiedere spiegazioni, senza una piega, gnanca un plissé?

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La settimana scorsa, Enrico Bucci raccontava la triste sorte toccata alla pubblicazione di sette ricercatrici e di Paolo Bellavite del Dip. di medicina all’università di Verona che dimostrava l’efficacia dell’arnica omeopatica Boiron.