Pignolerie a parte

Le contestazioni dei PM milanesi ai 25 articoli di una decina di oncologi fanno discutere, giustamente secondo me, perché è difficile capire che cosa esattamente viene contestato. Ma 25 articoli fanno ridere rispetto alle migliaia comprate su riviste spennapolli dalla quasi totalità delle università italiane – e quasi tutti nelle discipline biomediche.

Nell’ennesimo articolo in materia,

Alex Gillis racconta storie che se siete qui conoscete per forza, con alcuni aggiornamenti. Fra gli strumenti che aiutano a distinguere la scienza-pattume dal quella vera

  • Cabell’s International, per esempio ha ampliato la Beall’s list originale e pubblica una Lista Bianca di 11 mila riviste legittime [meno della metà di quelle in inglese] e una Lista nera di 10 mila riviste ingannevoli [idem]     

Sarebbe un buon inizio sennonché l’abbonamento alla Lista Bianca e alla Lista Nera costa “decine di miglia di dollari” (canadesi). Entrambe farebbero comodo per identificare “pubblicazioni affidabili nei CV” e, senza nemmeno leggerli, pensare di assumere una persona onesta. In Canada  però, soltanto 15 istituzioni si sono abbonate.

Mi vengono i nervi. A furia di minacce legali, Frontiers – che ho messo nella mia Lista Nera – è riuscito a bloccare la Beall’s List gratuita. E la Federazione delle accademie scientifiche, l’Unesco, l’Organizzazione mondiale della Sanità  e altre istituzioni non hanno avuto il coraggio di ampliarla loro. E i ministeri per l’educazione e la ricerca fanno finta di nulla, salvo in India (particolarmente ricca di predoni ricchi, va detto).

E tutto questo avviene con i soldi dei contribuenti, polli per definizione. Che i 1500 donatori antivax che finanziano il Codacons siano i veri difensori della vera scienza e dei suoi “consumatori”?

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Avevo raccontato degli esperimenti clinici “PACE” che in Gran Bretagna avevano, presumibilmente, accertato l’efficienza terapie implausibili per i pazienti affetti da sindrome di stanchezza cronica (o encefalomielite mialgica). Sennonché nei risultati usciti inizialmente sul Lancet nel 2011, le statistiche non stavano in piedi. Per cinque anni John Peters, portavoce dei pazienti e difensore della vera scienza, ha tentato di ottenere i dati grezzi, almeno per capire quanti pazienti avevano rifiutato di partecipare oltre e quanti di loro – come quelli che rappresentava – erano stati danneggiati.

La settimana scorsa l’Autorità britannica per la salute ha finalmente deciso, come il suo comitato etico aveva fatto l’anno scorso tra l’altro, che l’università Queen Mary, destinataria dei fondi pubblici per svolgere gli esperimenti, non aveva alcuno motivo di rifiutarglieli.

Tanto più che Plos One, la rivista dove sono usciti i risultati conclusivi due anni da, richiede che i dati siano resi accessibili ad altri ricercatori e aveva già pubblicato una “expression of concern” sulla loro validità quando gli autori si erano rifiutati.

Otto anni per potere rianalizzare dati, quando il direttore del Lancet poteva farli rianalizzare subito ed evitare altre vittime… D’altronde per 12 anni, non aveva ritrattato le falsificazioni sul vaccino trivalente e l’autismo di Wakefield – idolo del Codacons – documentate nel 1999 da 8 dei suoi co-autori su 12, in una lettera pubblicata dal Lancet – altrimenti usciva il giorno dopo sul  BMJ.

The Lancet non sarebbe una rivista spennapolli.

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Lieta novella
Per la gioia dei suoi fan, da Climalteranti è ricomparso Claudio Costa, celebre attivista del globalcoolismo padano. In poche ore ha sparato 13 commenti e link a caso, rigorosamente off topic, contro la curva a mazza da hockey uscita vent’anni fa e Michael Mann, un uomo che lo ossessiona dal 2009.

L’unica novità è che ha abboccato perfino alle “boiate pazzesche” che Valentina Zharkova s’è comprata su Scientific Reports.

Scientific Reports non sarebbe una rivista spennapolli.

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Rimmel del lunedì
Alla mitica Elizabeth Bik, un ammiratore ha segnalato due lavori degli “scienziati” che hanno scoperto la fotosintesi umana perché “se il glucosio fosse davvero una fonte di energia, i pazienti diabetici sarebbero in grado volare.” La “vera” fonte di energia è la dissociazione da parte della melanina sia dell’acqua in idrogeno e ossigeno che del morbo di Alzheimer in atomi non specificati.

Tutto su riviste rigorosamente spennapolli. Nel primo, gli “scienziati” sono l’oftalmologo messicano Arturo Solis Herrera, titolare dell’omonimo “Human Photosynthesis Study Center Arturo Solís Herrera, Poland”, la moglie, le figlie e Jerzy Leszek della “Medical University in Wroclaw, Poland” nel cui Dipartimento di psichiatria sarebbe professore associato di psichiatria.

Divertimento gratis se prima di cliccare allontanate le bevande dalla tastiera

Ieri il secondo lavoro si trovava qui. In attesa che ricompaia, raccomando

in cui manca Jerzy Leszek e lo “Human Photosynthesis Study Center, Research, Development and Innovation Department” si trova ad Aguascalientes, Mexico
Un po’ rozza la contraffazione di una rivista del gruppo Nature, “Nature Precedings”. Qui la melanina non viene usata per curare l’Alzheimer bensì per fare celle fotovoltaiche e potenzialmente un po’ di tutto:

Solis Herrera ha inventato infatti una batteria a melanina che dura almeno 100 anni, oltre alle panacee che promuove su You Tube.

3 commenti

  1. Ogni tanto mi chiedevo come stesse il Costa. Ora sappiamo che è ancora ben vispo.. 🙂
    Quello che è sconfortante è che dieci anni fa mi dicevo “alla fine capiranno anche loro (anche se sarà tardi), l’evidenza sarà schiacciante”, e invece i soliti noti continuano imperterriti nella loro battaglia donchisciottesca… Ormai temo che sarà così anche tra altri dieci o vent’anni..

    1. Sconfortante? Dai Paolo, confessa, è venuto da ridere anche a te.
      sarà così anche tra altri dieci o vent’anni
      quando la credulite è diventata cronica, non c’è più niente da fare purtroppo.

  2. E ogni tanto spuntano anche nuovi adepti/e. Anche questo speravo di non vedere più nel 2019…

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